giovedì 11 giugno 2015

Letti&Piaciuti: "VIAGGIO NELLA PAURA" di Eric Ambler- Radio Patela Magazine

 LA BUONA LETTERATURA SUPERA AGEVOLMENTE I CONFINI DEL TEMPO

Eric Ambler

VIAGGIO NELLA PAURA  (1940)

Adelphi editore (2015)

 

 

 

di Claudio Montini



Un uomo buono che va alla guerra, pare si dica dalle parti della perfida Albione, pensa a portare a casa la pelle senza perdere la testa; anzi, approfitta a piene mani del fatto che quest'ultima sia ben attaccata al collo e contribuisca a tenere i piedi per terra, gli occhi aperti, il sangue freddo, i nervi saldi per portare a termine la sua missione e tornarsene agli affari propri.
VIAGGIO NELLA PAURA di Eric Ambler, pubblicato per la prima volta nel 1940 e ripubblicato nel 2015 in Italia da Adelphi, è un lavoro ad orologeria di ottima fattura e qualità tanto letteraria quanto drammaturgica, nel senso più britannico possibile dei termini che ho adoperato per definirlo.
Si inserisce nel solco della tradizione letteraria inglese, cosi detta, dell'intrattenimento intelligente calato in una scena non isolana domestica e storicamente datata ma contemporanea, allo scrittore, e di respiro europeo evitando gli stereotipi attraverso il tratteggio di scene e personaggi utilizzando pochi elementi essenziali, ovverosia lasciando alla fantasia del lettore il compito di arricchire con dettagli e colori il teatro degli avvenimenti.
La trama è, in apparenza, semplice da riassumere: un ingegnere navale esperto di armi e tecnologia bellica, vinto l'appalto della ristrutturazione della marina militare turca per conto dell'azienda britannica in cui è impiegato e progettista, affronterà il rientro nel Regno Unito inseguito dallo spionaggio nazista deciso a eliminarlo per ritardare l'avvio dei lavori e procrastinare l'ingresso della Turchia nel conflitto, a ingrossare le fila degli Alleati Nord Atlantici contro le forze dell'Asse Roma-Berlino-Tokyo.
Ma il protagonista, è tutto tranne che una spia: è, come ho detto, l'uomo buono che bada ai propri affari alla propria moglie, tiepidamente patriottico, che va alla guerra ignorandone quasi l'esistenza e l'incombenza nonchè le implicazioni e le conseguenze.
Tuttavia, una volta messo in mezzo, sfrutterà tute le sue doti razionali e umane per tornare a casa e scampare la morte, analizzando situazioni e persone e informazioni con il piglio dell'ingegnere abituato alla risoluzione dei problemi; gli antagonisti e le figure di contorno non solo esalteranno le caratteristiche del protagonista, ma si staglieranno al suo fianco sulla scena per la nettezza, la profondità, la professionalità con cui vivono il proprio ruolo nell'intera vicenda: tanto che il lettore si trova, talvolta, persino a provare simpatia per loro.
Eric Ambler non realizza un VIAGGIO NELLA PAURA ma una esplorazione della complessa fenomenologia della natura umana, una miscela esplosiva e instabile e imprevedibile di istinto di sopravvivenza e capacità razionali di elaborazione di azioni complesse: così consegna, anche a noi lettori del terzo millennio schiavi inconsapevoli della tecnologia, un meccanismo elegante, lucido e scintillante sui cui ingranaggi non si è mai posato nemmeno un granello di polvere.
Un lavoro a orologeria dai movimenti precisi come un cronografo svizzero che, dopo settantacinque anni dalla sua costruzione, ad ogni giro di ruota dentata svela una sorpresa e ti costringe a non perdere nemmeno una riga per vedere se l'uomo buono, andato alla guerra, riesce a cavarsela.
Ribaltando lo schema di Agatha Christie, di Conan Doyle, di Stout, dove l'eroe svela le trame dei cattivi e inchioda i colpevoli alle loro colpe (dove l'eroe, altri non è se non l'alter ego dell'autore), Ambler sembra, ma è solo una mia opinione, aver udito l'eco di Joyce e dei Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello perchè sono i personaggi stessi artefici delle proprie fortune, sono loro a rivelare le proprie trame oscure e le colpe e i progetti, lasciando all'autore, apparentemente, il solo compito di registrare le azioni come un cineoperatore, in presa diretta sul mondo e sull'animo.
Questo è il punto di forza del romanzo, la caratteristica che lo rende vincente anche ai nostri giorni.
Del resto, Eric Ambler (1909-1998) è stato anche sceneggiatore, oltre che giornalista e scritttore; tra le tante sceneggiature realizzate, si ricorda quella di Topkapi (con Peter Ustinov, Capucine, David Niven) nella aletta di copertina dell'edizione di Adelphi e, immagino sicuramente, anche quella di Journey into fear (del 1943 per la regia di Norman Foster, arrivato in Italia col titolo Terrore sul Mar Nero, con Joseph Cotten) la cui locandina, o meglio un particolare di essa, campeggia sulla copertina del libro donandole una eleganza e un fascino senza pari.

Testo (c) 2015 Claudio Montini         Foto (c) 2015 Orazio Nullo

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