Antonio Manzini
NON E' STAGIONE
2015 SELLERIO
Letti & piaciuti
a
Radio Patela Magazine
di Claudio Montini
Quando termini la lettura di un romanzo come NON E'
STAGIONE di Antonio Manzini, edito da Sellerio, e resti
piacevolmente stupito, sorpreso dall'ottima fattura e soddisfatto
dalla brillantezza della prosa tanto quanto della trama agilissima,
la banalità del commento è sempre in agguato ad ogni capoverso di
frase e di pagina.
Infatti, al di là dei complimenti alla perizia
dell'autore, la beatitudine che regala un'opera d'ingegno ottimamente
confezionata è difficile da illustrare a coloro i quali si vorrebbe
caldamente consigliare di seguire le vicende di Rocco Schiavone e
compagni, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, romano de'
Roma, spedito in servizio punitivo ad Aosta.
NON
E' STAGIONE, edito da Sellerio,
è il terzo episodio della saga ideata da Antonio Manzini, già
attore e sceneggiatore diplomato all'Accademia d'Arte Drammatica, e
viene dopo LA COSTOLA DI ADAMO
e PISTA NERA.
Ad Aosta è primavera ma il cielo è in vena di scherzi,
poiché un giorno accende i colori della natura e quello successivo
li spegne piovendo o sciorinando una nevicata fuori tempo massimo.
L'andamento dell'umore e dei tormenti di Rocco Schiavone
ne risentono e ci consegnano un uomo fragile e confuso, ma saldo nei
suoi principi: su tutti l'istinto dell'investigatore di razza, la
compassione per l'umanità dolente e la pervicacia nel perseguire i
propri interessi, economici e sentimentali e professionali.
Ma
la provincia più grande d'Italia,tra le pieghe delle montagne, non è
l'insula felix che
si sarebbe portati a immaginare: malaffare e malavita, con il
corollario di usura e ricatti e riciclaggio di denaro sporco, hanno
attecchito e prosperano come altrove coinvolgendo vittime innocenti.
Scompare una giovane liceale figlia di imprenditori
edili che, dall'oggi al domani, ritrovano liquidità con cui escono
da un periodo di crisi sull'orlo del fallimento.
Le indagini sveleranno quanto il rapimento della giovane
altro non sia che un ricatto per ripagare il pegno dell'aiuto
finanziario, ricevuto da canali non ortodossi; altresì riveleranno
quanta meschinità e quanta ipocrisia condisca i rapporti umani in
apparenza cortesi e civili: sarà una corsa contro il tempo che però
darà buoni frutti, mentre il destino prepara un tiro mancino a Rocco
Schiavone evocando un malvagio fantasma del passato che lo colpirà
negli affetti più cari, quelli rappresentati dagli amici di Roma,
che per sono più di una famiglia.
Si nota una consapevole maturazione dello stile
narrativo di Antonio Manzini il quale, attingendo a piene mani dal
mestiere imparato nel corso degli studi, costruisce e modella un
racconto mai scabroso, mai melodrammatico o truculento ma innervato
da una quota ottimale di tensione coniugata a un ritmo vivace,
condito con gustose macchiette e profondo rispetto anche per i
personaggi minori cui non manca mai di dare spessore umano e tratti
indimenticabili; lo stesso rispetto lo riserva anche alla lingua, un
italiano fluente ma non pedante colorito, solo dove è necessario, da
accenti e inflessioni regionali evitando l'imitazione di Camilleri.
Entra
un nuovo personaggio e la voce della coscienza e del ricordo doloroso
chiede il permesso di andarsene, di essere lasciata libera di
scivolare nell'oblio perchè “<<....i
ricordi se ne vanno, amore mio. Giorno per giorno, tu magari non te
ne accorgi ma se ne vanno. Quelli belli e quelli terribili. Se li
ingoia la notte e si vanno a mischiare coi ricordi degli altri. Non
li ritrovi più, neanche se ti impegni. Fino a quando anche tu
diventerai un ricordo. E allora sarà tutto più facile.>>...
Lupa vuole scendere. Si sgrulla, si fa una corsetta... Abbaia con
voce tenera e acuta. Torna da me. Scodinzola e storce la testa...
Lupa vuole la pappa.”
E'
Marina che
parla: la moglie morta al posto suo come Adele, la compagna
dell'amico Sebastiano, da lui ospitata ad Aosta affinchè l'amico la
venisse a cercare e rimettesse sui binari giusti la loro lunga storia
d'amore: entrambe si sono trovate nel posto sbagliato al momento
sbagliato e Schiavone non se lo è perdonato e non se lo perdona
perdendo ogni gusto per la vittoria dei buoni sui cattivi.
Però
arriva Lupa, la cagnolina meticcia trovata dall'ispettrice Rispoli
nel corso delle ricerche della ragazza rapita, la quale, come solo i
cani sanno fare, elegge (nel senso più latino del verbo) Rocco a suo
padrone e capo branco; lui, a sua volta, ricambia immediatamente
tanto affetto e la battezza da romano verace qual'è perchè “<<
Quando un cane ti trova, lo devi tenere. Non è mai per caso se nella
vita ne incroci uno. Te lo manda qualcuno.>>
come dice Schiavone al questore Andrea Costa.
Sarà lei a interrompere la deriva nichilista e
depressiva del vicequestore vedovo inconsolabile che prende la vita a
morsi, accontentandosi degli avanzi che trova sulla tavola della vita
per non chiudere il bilancio col passato e passare oltre, aspettando
invece un colpo di malasorte che chiuda il suo fascicolo
definitivamente?
Lo
saprò e lo sapremo col prossimo episodio della saga di Rocco
Schiavone, vicequestore romano in esilio alla questura di Aosta: per
ora godetevi, così come me lo sono goduto io, NON
E' STAGIONE
di Antonio Manzini edito da Sellerio editore in Palermo.
Testo: (c) 2015 Claudio
Montini