sabato 27 gennaio 2018

Meditate che questo è stato (Primo Levi, 1919-1987)

Homo homini lupus
di Claudio Montini

Sono trascorsi oltre settant'anni da quei tempi in cui l'uomo ha dimostrato di essere la bestia più feroce e infame di tutto il creato, una volta di più. Non culliamoci nell'illusione che una efferatezza di tale portata non fosse mai accaduta e che non potrà mai più accadere, nei quattromila anni precedenti e in quelli successivi: è tuttora in corso, con la sola differenza che non c'è più bisogno di campi di concentramento, carri bestiame piombati e camere a gas. Basta un click, un colpetto di polpastrello, un comando vocale e si spostano armate in giacca e cravatta, armate di mazzette di banconote o blocchetti di assegni o carte di credito a plafond illimitato che a loro volta muovono pedoni dal grilletto facile, chiudono fabbriche, interrano o spandono rifiuti tossici, regalano paradisi chimici ai moderni schiavi della lussuria che fanno sfoggio di perbenismo in pubblico e si pasciono di oscenità invereconde in privato, incravattano incauti bisognosi ricattati da banchieri con una piastrina di silicio al posto del cuore per farli strisciare nella polvere, fino a ridurli a brandelli. Non hanno più bisogno di filo spinato, reticolati elettrificati, docce finte e forni crematori: hanno continenti interi a disposizione e braccia e sangue e organi e tessuti organici da spartirsi per organizzarsi l'eternità: la chirurgia e l'alta finanza faranno il resto, la politica e la malavita il lavoro sporco, la paura della bomba atomica cementerà l'indifferenza e accorcerà la memoria. Quando si spegnerà anche la luce e la voce di coloro che hanno ancora quelle cifre sulla pelle, forse, non basteranno più le fotografie nè i filmati e neppure le opere d'ingegno che si sono alimentate dei dati oggettivi di quei trucidi momenti: homo homini lupus ebbero a dire nell'antichità classica (romana nello specifico) e noi, la mia generazione in particolare perchè è quella che ha goduto più di tutte del benessere scaturito dalla lotta a quell'orrore, siamo condannati a rivivere tutto quanto perchè non ci rendiamo conto che nelle periferie, nelle banlieuses, nelle are marginali e dismesse va già in onda da tempo.

© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Shoah memorial day"

domenica 21 gennaio 2018

Parole e promesse scritte sull'acqua

Il linguaggio politico è concepito in modo che le menzogne suonino sincere e l'omicidio rispettabile, e per dare una parvenza di solidità all'aria    
(George Orwell)
Promesse tradite
di Claudio Montini
 Mancano poco più di quaranta giorni alle elezioni politiche nel Bel Paese dove il "si" suona, per dirla col padre putativo della lingua italiana Dante Alighieri (guarda caso pure lui di Firenze come quel baldo giovane sbruffone che si crede uno statista: i due nani da circo mediatico, quello rifatto e miracolato o, peggio, quello affumicato e telecomandato dalla Spectre-Casaleggio & Associati, hanno già dato ampia prova di ignorare totalmente persino l'esistenza del termine...figuriamoci il significato!). Già prima di Carnevale, ci tocca subire questa estenuante quaresima al contrario che ci ostiniamo a chiamare campagna elettorale, nella quale saremo ingozzati di favole, lusinghe, strali, previsioni e proiezioni statistiche che nemmeno George Lucas o Steven Spielberg sarebbero in grado di concepire, per moltiplicare all'infinito le saghe fantascientifiche che hanno riempito le sale cinematografiche e le loro tasche di dollari sonanti nell'ultima parte del secolo scorso. Allora, le parole lasciate ai posteri dall'autore di 1984 e La fattoria degli animali, morto nel 1950 giusto oggi, suonano non solo sinistramente profetiche ma addirittura universali rispetto al tempo e allo spazio; nel 1984, appunto, votai per la prima volta e lo feci per eleggere i rappresentanti italiani nel parlamento europeo: me ne pento ancora oggi, poichè diedi il "la" alla carriera politica del peggior ladrone che abbia mai posato le sue terga su di uno scranno parlamentare o sulla poltrona di presidente della Regione Lombardia il quale, seppur indagato e praticamente schiacciato dall'evidenza dei fatti, non ha mostrato alcun pentimento inventando barzellette, con cui Charlie Chaplin avrebbe prodotto un'altro Il grande dittatore, per scagionare se stesso e mantenere intatta l'aura celeste di cui crede sia ammantata la sua persona. L'anno successivo ci furono le politiche in Italia e, chissà perchè i lestofanti mi affascinano così tanto??, votai per Craxi che consideravo l'antitesi e l'antidoto ai democristiani come quello di cui sopra perchè, piaccia o non piaccia, il suo pragmatismo decisionista e fortunate congiunture economiche internazionali avevano fatto dell'Italia la quarta grande d'Europa e la quinta nel mondo (per combinazione ricorre oggi anche il suo anniversario di dipartita da questa terra nell'esilio di Hammamet). Poi è venuta l'era dei topi di segreteria di partito, dei parolai, dei forcaioli, dei celoduristi e dei pagliacci: e ho sempre sentito ripetere le medesime ricette, le medesime promesse, le medesime soluzioni disattese e inattendibili e puntualmente tradite il giorno successivo alla proclamazione dei risultati. Accadrà la stessa cosa anche questa volta? Io ne sono certo.

© 2018 testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Betrayed hopes"
 

martedì 16 gennaio 2018

Il sole dell'avvenire?

DISPERSO NELLA NEBBIA

di Claudio Montini
Sognare, raccontare e sperare: questo solo possiamo fare noi poveri, artisti della sopravvivenza e acrobati della convenienza, cessionari di forza lavoro in odore di meretricio sempre pronti a saltare sul carro dei vincitori anelando ritagli e frattaglie, tanto quanto lesti a sputare in faccia ai vecchi padroni e nei piatti da cui si sono aspirate anche le briciole. Lo sanno, lo sanno bene, lo sanno da sempre, ancora prima di scendere in campo o di lavarsene solennemente e legalmente le mani, gli affascinanti affabulatori eleganti e impomatati che ci riempiono la testa di belle idee, di parole d'ordine, di promesse e di conquiste a portata di mano: mentre noi guardiamo la luna e le altre stelle da dovrebbero piovere oro e fiori e latte e miele e pane e vino e salame, qualcuno (forse loro? No, è sicuramente l'Europa o la malavita o gli emigrati del terzo mondo) fruga nelle nostre tasche e ci sfila anche gli spiccioli. Certo, succede che qualche maldestro venga pizzicato con le mani nel sacco e i baffi di marmellata sulla bocca, ma i più la fanno franca e sono proprio quelli che sbraitano maggiormente riguardo all'inasprimento dei controlli, all'adozione di misure drastiche, alla rifondazione e alla riforma degli apparati di controllo dimenticando puntualmente quanto siano stati autori dello smantellamento e dell'indebolimento degli stessi; basterebbe che si autotassassero, si riducessero gli emolumenti principeschi, facessero una colletta vera (non fasulla come quella sbandierata dal partito più virtuale che c'è) e la girassero alle casse delle forze dell'ordine e all'ordine giudiziario per aggiornare mezzi e personale: perchè in Italia c'è ancora gente che ama il proprio mestiere e ci tiene a farlo sempre meglio, a dispetto di quanto dicano i mezzi di comunicazione di massa. Pensateci, tra una interruzione pubblicitaria e l'altra, mentre andate a fare la spesa coi soldi contati, quando evitate di dire al medico di quel doloretto strano perchè poi non potreste comprare le pillole in farmacia. Non serve a nulla vomitare veleno sui social network così come, negli anni di piombo, a nulla è servito vergare i muri delle città di insulti e massaggiare le ossa altrui con spranghe, bastoni e cubetti di porfido: si sono ritrovati tutti alla buvette di Montecitorio o a sonnecchiare sugli scranni di Palazzo Madama, quelli furbi; gli stolti a marcire in galera e i poveri a sperare che domani sarà un giorno migliore: nessuno ha mai avuto notizie del sole dell'avvenire, nè di un mondo equo e solidale.

©2018 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Electoral promises"

sabato 13 gennaio 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: bocconcini impanati

IMPANATI MA NON FRITTI:
QUESTIONE DI FORNO!

di Zio Propano

Sarà capitato anche a voi di avere un'idea da portare in tavola ma di essere a corto di materia prima: bisogna improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo, pardon, la cottura giusta e poi il desco per il giudizio delle proprie forchette affamate.
Per una serie fortuita e gratuita di eventi, poichè la fortuna sarà pure cieca ma la malasorte ci vede bene assai, vi ritrovate nel frigorifero e in dispensa quanto segue:
  • una salsiccia a salamella ( ma anche quella a budello intero, la cosidetta luganega va ugualmente bene)
  • una bistecca di petto di pollo
  • una fetta di lonza di maiale (chissà perchè sono sempre dispari nel vassoietto del supermercato)
  • un uovo di gallina
  • sale e pepe a piacere
  • formaggio grana grattugiato, mezzo cucchiaio da tavola
  • 30 grammi di burro (o, meglio, quanto basta a ricoprire una teglia da forno: non state a fare i farmacisti...)
  • quattro o cinque cucchiai da tavola di pane grattugiato (anche qui non fate i farmacisti e fidatevi del vostro occhio)
Ora, con una salsiccia e due bistecchine non si va da alcuna parte, direte voi: va bene, dico io, ma provate a tagliare il tutto in pezzi da due dita (risparmiandovi le falangi, ovviamente); poi, in una ciotola aprite quell'uovo solitario che langue in frigorifero in attesa della data di scadenza (per motivi ancora da chiarire: di solito arrivano in numero pari e altrettanto se ne vanno...non sono affari miei, ma ricordatevi che il guscio non ci serve), salate e pepate, cospargete di formaggio grana grattugiato e sbattete il tutto con energia (frusta o forchetta per me pari son...meglio la seconda e vi dico subito perchè). A questo punto, rovesciate nella ciotola tutta la carne che avete fatto a pezzi e, con la forchetta già "sporca" d'uovo, mescolate e amalgamate gioiosamente finchè tutti i pezzi risultino bagnati o incapsulati nell'uovo sbattuto. Dunque, siamo pronti a far piovere nella ciotola il pane grattugiato e a mescolare con cucchiaio e forchetta come se si trattasse di una insalata: si otterrà una grossolana, ma non troppo, impanatura della carne e nessun residuo d'uovo. Il traguardo è in vista: prendete una teglia dai bordi alti, imburratene il fondo e le pareti (se 30 grammi non bastano, potete pure usarne di più: le dosi che suggerisco non sono mica i parametri di Maastricht...), quindi deponetevi i bocconcini impanati distribuendoli uniformemente; se vi cresce una patata o una carota, pelatele e fatele a pezzi grossolani in modo tale che facciano compagnia alla pietanza che andrà in forno a 150°C per 15 minuti (a seconda delle caratteristiche del vostro forno: il vostro occhio sarà inappellabile giudice) oppure, per chi ha fame e fretta, 10 minuti in forno a microonde.
Come sempre a tutti, buon appetito da Zio Propano

©2018 testo e ricetta di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo

giovedì 11 gennaio 2018

Evasione a buon mercato

Gli imbuti di cristallo

di Claudio Montini
La vita è un imbuto di cristallo su cui cammini inconsapevole della sua ricca fragilità: il primo giro lo fai gattonando, ginocchia e palmi delle mani ben piantati a terra, testa dritta e sguardo puntato a una meta sovente imprendibile. La noia aumenta l'audacia e ti rizzi sulle gambe, ti aiuti poggiandoti alla parete inclinata e ti accorgi di altri imbuti in cui altri tuoi simili, ma non troppo, stanno facendo la stessa cosa; allora ti allontani dalla parete e prosegui quella che ora è una corsa: istintivamente alzi il naso e il mento e lo sguardo incrocia il collo che si stringe in un occhio tondo, lontano, aperto come se fosse suo compito scrutare, registrare e riferire ogni tua mossa, ogni espressione, forse ogni pensiero. Ma è troppo lontano per le tue braccia e troppo in alto per la spinta che sprigionano le tue gambe, più salti e più sembra allontanarsi: eppure la tua anima arde dal desiderio di conquistare quell'orlo stretto per assaporare, pienamente e senza vincoli, illuminanti concezioni e inebrianti sensazioni convinto che piovano da lì, goccia a goccia come una tortura ingiusta. Non ti sfiora nemmeno il dubbio che sia l'ultimo grido della luce reale che sfila via a disperdersi nella materia oscura, rimescolata dalle onde gravitazionali e dalla interazione elettromagnetica per rigenerare l'universo e riempire altri imbuti identici al tuo: non ti rendi conto che osservi soltanto il flusso in uscita e ti perdi la ricchezza di quello in entrata, così come non percepisci il moto rivoluzionario che ogni imbuto innesca fin dai primi passi di chi lo abita. Si inclinerà, si sdraierà, si ribalterà a tempo debito scaricandosi senza lasciare tracce sulle pareti: non ci saranno miracoli che tengano, cadrai lungo le pareti inclinate incontro a quell'occhio sempre più vicino e sempre più stretto, scorticandoti pelle e vestiti per precipitare nel buio ignoto più nudo di quando fosti versato nella bocca dell'imbuto dal manipolatore dei destini. Resterà soltanto una flebile eco del valzer danzato tra le braccia di uno sconosciuto chiamato destino: ma si perderà rimbalzando su altri imbuti di cristallo...finchè qualcuno non le raccoglierà per farne letteratura ed evasione a buon mercato.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Supernova blast"

giovedì 4 gennaio 2018

Inventare le risposte

Trame invisibili

di Claudio Montini
La storia che sto per raccontarvi non esiste, come tutte le narrazioni che si rispettino o che indossino con dignità questa definizione; chi può dire cosa c'era una volta, cosa ci sarà un domani o addirittura se oggi stesso sono occorsi gli eventi di cui vorrei provare a parlare? Le storie sono fatte così: diventano vere e belle e coinvolgenti solo nel momento in cui trovano qualcuno, una persona almeno, che le ascolti lasciando le entrare nella propria vita e nel proprio tempo; solo in un secondo momento, interverranno quelli che sanno come manipolare la materia eterea dei sogni, dei ricordi, dei desideri e delle idee e cuciranno abiti buoni per tutte le stagioni, cucineranno piatti appetitosi, dipingeranno scenari dai mille colori ubriacandoci, seducendoci, trascinandoci con mille e mille e mille parole in tutte le lingue del mondo. Vincitori e vinti hanno bisogno, come di respirare, di produrre il proprio racconto delle cose accadute e che accadranno per non perdere la speranza di migliorare, per illudersi di non precipitare verso il fondo del barile, per non essere costretti a scavare e finire travolti dal fango dei detriti, per non essere dimenticati. Io resterò in ascolto del vento, del sole, degli alberi e degli sguardi della gente per cogliere polline che fecondi la mia fantasia e scacci i fantasmi del presente, i demoni della realtà quotidiana, che opprimono l'anima: ma non sarà facile resistere alla tentazione di lasciare chiusa quella porta che sto costruendo per assentarmi una manciata di minuti, in cerca di briciole di sogni o gocce sparse nella polvere, prima di essere spedito all'Hotel Finedelmondo con tanto di foto di ceramica, lumino sempre acceso e fiori finti. La mia voce chiederà ancora al vento "Da dove vieni? Dove vai?" ma lui mescolerà vocali e consonanti, trascinandole via con sè, senza rispondere: toccherà di nuovo a me inventare le risposte.

©2017 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Invisible plots"