Avviso ai naviganti interstellari
di Claudio Montini
Tratto da
"L'ultima missione di Ulysses Xenophon"
inedito
Gli
umanoidi di molte galassie hanno in comune molte caratteristiche e
molti comportamenti, sebbene sia raro che lo ammettano: pensano
sempre di essere i soli, i primi e, in altre parole, gli unici esseri
senzienti del pianeta di cui assumono il controllo nel corso della
loro evoluzione.
Quando
mettono il naso, o la cosa che più vi somigli del loro organismo,
fuori dal loro pianeta, o anche dal loro sistema planetario, sovente
ridimensionano le loro concezioni cosmologiche e cosmogoniche
mantenendo un'atteggiamento di seccata superiorità, se incontrano
civiltà presso cui la ruota della comprensione e della conoscienza
non ha girato con velocità pari alla propria, favorendo la crescita
intellettuale.
L'universo,
invece, è un posto molto trafficato, altrettanto affollato e
caoticamente stratificato, dove molte cose esistono all'insaputa le
une delle altre: siano esse galassie, stelle gassose o solide con
atmosfera, agglomerati di energia gravitazionale e onde
elettromagnetiche, particelle instabili che, contraendosi,
espandendosi, collidendo danno vita a un organismo che si muove lungo
fasci infiniti di linee temporali tangenti e secanti, mai parallele.
Al
contrario, come linee parallele si comportano le civiltà che
popolano l'universo stesso quando ancora riempiono i loro cieli di
figure magiche, inconoscibili e onnipotenti perchè l'evoluzione del
loro pensiero non è ancora stata in grado di sfondare la volta
celeste che lo sovrasta, come una cupola infrangibile e
irraggiungibile, per indagare e conoscere ciò che sta oltre i propri
limiti fisiologici, spaziali e temporali: l'immaginazione non trova
le prove, sul campo, a ratifica delle sue teorie e si consola
inventando favole.
Eppure
l'universo reale non è affatto omogeneo, pur essendo congegnato per
funzionare in base a leggi valide in ogni istante e in ogni punto.
Se
in una zona le trasformazioni appaiono più lente e blande, altrove
sono decisamente più rapide e incisive; se vi sono civiltà che si
muovono a malapena sulla superficie dei loro pianeti, in balìa degli
eventi e degli elementi, ve ne sono altre che, ossessionate dalla
solitudine e dalla sete di conoscienza, volano via da quella per
osservare e, magari, colonizzare nuovi mondi allo scopo di
scongiurare la propria estinzione.
Osservatori,
esploratori, viaggiatori e ambasciatori, spesso affatto neutrali,
attraversano galassie e sistemi stellari catalogando pianeti e forme
di vita, partecipando e interferendo con l'evoluzione, magari, ma
compilando minuziosi rapporti per i Custodi del Tempo che,
utilizzando quella mole di dati, sviluppano le loro matrici di
calcolo lungo tutte le direttrici temporali assegnando, in tal modo,
un ventaglio completo di probabilità e di implicazioni per ogni
opzione relativa all'esistenza di ciascuna particella dell'universo.
Usando
una locuzione mutuata dal comandante Ulysses Xenophon, posso dire con
assoluta certezza che i Custodi del Tempo conoscono vita, morte e
miracoli di ogni punto dell'universo: possono addirittura prevedere
il corso degli accadimenti ma non sono in grado di modificarlo.
Il
Tempo ci consente di percorrerlo avanti e indietro solo come
osservatori perchè, qualunque intervento volto a modificare la
sequenza degli eventi, non produrrebbe effetti significativi o
duraturi.
Abbiamo
rilevato e verificato che, essendo esso stesso una dimensione
immanente ma intrinseca eppure strutturale dell'universo, nonostante
gli interventi degli Osservatori basati sui suggerimenti dei calcoli
dei Custodi, il Tempo da sè medesimo produce ed esegue le correzioni
di rotta per riallinearsi al percorso stabilito prima dell'origine
sua e del cosmo da entità superiori e preesistenti all'ordine dei
Custodi, degli Osservatori e dei Navigatori: vale a dire dell'intera
nostra civiltà che continuiamo a ritenere la più evoluta in
assoluto.
Dal
momento in cui abbiamo individuato il vostro pianeta, tanto per fare
un esempio, i membri dell'Ordine degli Osservatori che abbiamo
spedito in missione hanno "interferito" con la vostra
evoluzione per correggere pericolose derive, rese evidenti dalle
nostre elaborazioni: ma puntualmente, confutando i nostri calcoli, il
Tempo vi ha fatto percorrere comunque quelle tragiche sbandate da
cui, raramente, avete tratto utili insegnamenti per evitare di
ripeterle.
Sapevamo
tutto di voi, destini passati e presenti e futuri: vi abbiamo
insegnato il concetto di destino combinato con il libero arbitirio;
vi abbiamo insegnato a porvi domande e a cercare risposte concrete e
dimostrabili; avremmo voluto insegnarvi anche la compassione e
debellare l'egoismo dal vostro DNA: ma non ci siamo riusciti, dal
momento che numerose guerre hanno stremato il pianeta e fiaccato la
vostra civiltà fino a portarvi sull'orlo dell'estinzione, come
quella immediatamente successiva alla partenza della missione Eureka
Kalymera del comandante Xenophon e dei suoi quaranta compagni.
Quando
furono agganciati dai nostri rilevatori, sul limitare del nostro
sistema stellare, la prima "santa" guerra atomica aveva
avvolto, da molto tempo, il vostro pianeta del nero sudario della
morte e della desolazione: qualcuno tra voi voleva vincere a tutti i
costi e fece ricorso a forze che aveva maldestramente imparato a
produrre senza saperle mai controllare e limitare, nei loro effetti
più perniciosi.
L'equipaggio
di quella missione esplorativa dello spazio esterno al sistema solare
ignorava cosa fosse successo sul proprio pianeta, dopo l'innesco
della "fionda orbitale" con cui avevano lasciato dietro di
se l'ultimo planetoide e l'attivazione del propulsore ad antimateria
progettato e approntato da un misterioso ingegnere aggregatosi
all'ultimo minuto, perchè non era mai stato completato il programma
di collaudo.
La
distanze siderali erano un problema già per le nostre comunicazioni
con gli osservatori, sebbene ci basassimo sulle onde di fotoni e
particelle "eccitate" energeticamente oltre ai network
sub-luce che condividevamo con altre civiltà, passava un certo tempo
tra invio e ricevimento dei dati e dei rapporti: certamente non mesi
come a bordo dell'Eureka Kalymera, oltretutto con una qualità bassa
e incostante, pari solo alla inattendibilità delle notizie che
ricevevano, finchè la loro "base" smise di trasmettere e
l'equipaggio si convinse che fosse dovuto alla enorme distanza che
avevano già percorso.
Non
potevano immaginare che chi li aveva lanciati in quella missione,
frutto della collaborazione internazionale, aveva scelto di porre
fine ad ataviche rivalità con gli strumenti della sopraffazione e
dello sterminio che, in tutto l'universo, vengono condensati in una
sola parola: la guerra nucleare non venne mai menzionata nei
bollettini informativi del centro controllo missione, per cui il
mondo continuava a girare e si aspettava enormi ricadute tecniche e
scientifiche dai dati che quell'esplorazione avrebbe prodotto, ovvero
nuovo benessere e nuova prosperità.
Invece
i rapporti di Zosymer Myryon, successore del padre Elyseon nel ruolo
di Osservatore, giunti ben prima della Eureka Kalispera, raccontarono
tutta un'altra verità: fino a che non cessarono del tutto.
Elyseon
Myryon aveva dato tutto il possibile alla causa della nostra civiltà,
l'intera sua esistenza e un figlio che amava e da cui era amato: un
padre non dovrebbe mai essere costretto a seppellire un figlio o,
tutt'al più, a sopravvivergli.
Egli,
però, non consultò mai le proiezioni dei Custodi, nè per sè nè
per il figlio, accettando la sequenza degli eventi così come si
presentarono e come in ogni caso era stato disposto dal Tempo prima
della nostra stessa esistenza: parafrasando, così, il pensiero
dell'Osservatore che lo aveva preceduto sul vostro pianeta e che,
dato da noi per disperso, Elyseon aveva rintracciato pochi anni prima
che fosse messo a morte dal popolo che li ospitava.
"Aveva
pagato il prezzo delle sue eresie", scrisse nel rapporto: ma io
sapevo che non era affatto il suo pensiero e non mi stupii
nell'apprendere che ritornava su quel pianeta in appoggio alla
missione di spionaggio del comandante Xenophon.
Mentre
quest'ultimo cercava notizie sulle mire colonizzatrici della sua
sciagurata civiltà, l'altro voleva trovare risposte per la fine del
figlio che bastassero a sua madre per sciogliere lacrime alla sua
memoria.
Ora
che tutti i calcoli sono stati completati e giustificati, tutti i
rapporti depositati e tutti i protagonisti ammessi al riposo, liberi
di concludere come meglio credono il loro ciclo vitale, noi
Cronistorici possiamo scrivere la storia definitiva dell'ultima
missione, l'imperativo che riecheggia e regge l'universo intero:
sopravvivere!
Lanceremo
questa stessa storia lungo le direttrici del Tempo, come un messaggio
affidato alle correnti elettromagnetiche che attraversano le galassie
e l'universo intero: ecco perchè, ora, è tra le vostre mani.
Sweton
Tranzil, Ordine dei Cronistorici
(c) 2014 Claudio Montini
Foto Google Images Giacomo Balla "Il pianeta mercurio che passa davanti al sole" 1914