Leggere e scrivere è come essere liberi
di Claudio Montini
Con l'avvento della stampa a caratteri mobili, nacque la categoria degli scrittori ovvero la gilda più indisciplinata e anarchica che il mondo abbia mai conosciuto, la corporazione più cocciuta e impermeabile che sia riuscita a sopravvivere al divenire degli usi e dei costumi, nonchè della scienza e della tecnica. Tuttavia, la sopravvivenza e il prestigio e la fortuna di questa multiforme specie di esseri umani, morfologicamente simile al modello di base in tutto il globo terracqueo ma psicologicamente e culturalmente figlia ciascuna del proprio tempo e della propria area geografica peculiare, è in massima parte dovuta all'esistenza di altre due categorie neglette dagli scrittori stessi, salvo casi rari in cui entrambe vengano considerate una massa oscura inconoscibile dotata dello stesso fascino di un distributore automatico di denaro contante: i lettori e i librai o rivenditori indipendenti di libri. Come ammoniva, profeticamente, Pier Paolo Pasolini in una intervista filmata sul litorale di Torvaianica ( o forse nei pressi dell'Idroscalo di Roma, dove poco dopo avrebbe trovato la morte secondo una dinamica mai del tutto chiarita, per ironia della sorte), a cavallo degli anni Settanta del secolo breve (il XX) le ideologie di massa erano morte e defunte da un pezzo poichè non erano riuscite a unificare plasticamente le masse, cui avevano imposto riti e fedi totalitarie ben più cogenti della religione; questa operazione era riuscita al consumismo moderno e contemporaneo tanto nella cultura dei costumi quanto in quella squisitamente letteraria, facendo cioè dei libri dei semplici articoli cui assegnare uno scaffale in cui esporli, che doveva essere posizionato in un determinato punto del negozio, con una determinata dimensione e accostamenti cromatici tali per cui catturasse l'attenzione da sè e, attraverso un impulso subliminale, inducesse la clientela a cogliere un'articolo e a posarlo nel carrello senza rispondere a una necessità o a una mera curiosità. Esattamente come si farebbe con un fustino di detersivo per la lavatrice, un flacone di shampoo per capelli, una confezione di pomodori pelati o di pasta all'uovo. L'industria editoriale si è semplicemente adattata adagiandosi su questo modello, privilegiando i volumi d'affari ai contenuti dei volumi e ha messo in campo tutta la sua potenza propagandistica, dando ascolto più ai tecnici chiusi nelle loro torri d'avorio foderate di scienza infusa che alle voci, alle parole, ai discorsi, ai desideri e alle domande di sogni e risposte dei lettori considerati solo come utenti finali o, al limite, finanziatori ignoranti degli sforzi dell'impresa di stampare e distribuire un libro, remunerando anche l'autore. Così si è generata la disaffezione del popolo per l'esercizio del piacere della lettura.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Orazio Nullo "Reading experience box version"