di
Claudio Montini
In "Messico e nuvole" Enzo Jannacci cantava una
strofa che riassumeva con crudele sinteticità, propria dei poeti
spietatamente lucidi, quale fosse l'idea che l'immaginario collettivo
europeo e italico aveva del paese centro-americano: "[...] la
faccia triste dell'America [...] ". Marco Buticchi, invece,
ne LA LUCE DELL'IMPERO edito da Longanesi nel 2017,
strappa questo velo di ignoranza e di ipocrisia illuminando le
origini dell'attuale Federazione degli Stati Uniti del Messico senza
trascurare lo stato odierno delle cose, secondo il suo collaudato
sistema narrativo basato sul triplice intreccio tra eventi storici
documentati, dinamiche e temi di stretta attualità e l'eterna lotta
tra bene e male col suo bagaglio di protagonisti e antagonisti e
comprimari, vittime e carnefici compresi. I protagonisti sono, ancora
una volta, i membri della squadra che ruota intorno a Oswald Breil
che si troverà a fronteggiare i signori della droga messicani
(fornitori privilegiati del mercato delle tossicodipendenze
statunitensi), sebbene divideranno la scena con figure reali e
fittizie appartenenti al passato, ovvero vissute oltre un secolo
prima, le cui gesta finiranno per riflessi e implicazioni anche nel
tempo presente. Breil risolverà il problema della dipendenza da
sostanze psicotrope nè quello della corruzione esistente anche nelle
stanze dei bottoni, ma impedirà che una nuova sostanza vada a
peggiorare la situazione mentre il destino si incaricherà di
chiudere il cerchio della maledizione legata a due ponderosi e
preziosi diamanti, comunque scomparsi dalla circolazione, che hanno
portato morte e sfortuna a tutti coloro i quali ne sono entrati in
possesso. Ne LA LUCE DELL'IMPERO troverete tutto quello che si
può desiderare da un prodotto (geniale) di intrattenimento: fantasia
e realtà, storia e umanità, cattiveria e crudeltà ma anche lealtà
e giustizia, sentimento e azione, meschinità e dignità così come
coraggio e fortunata intuizione. Avrete tra le mani, scorrendone le
righe a una velocità che vi sorprenderà piacevolmente, un film
completo di effetti che coinvolgono i cinque sensi grazie a un
italiano (da intendersi come lingua e stile) essenziale, asciutto,
grammaticalmente e sintatticamente corretto eppure brillante e sempre
efficace: ovvero capace di generare echi e riverberi e suoni limpidi
con un solo tocco alle corde dell'anima. Salirete su una macchina del
tempo che vi porterà dal XIX secolo al XXI che stiamo vivendo,
rivalutando e una figura sfortunata e sfuocata di regnante quale
quella di Massimiliano d'Asburgo, ultimo esponente della nobiltà
illuminista perchè più naturalista che politico, ma avrete anche a
che fare con i peccati originali e i mali endemici del cosiddetto
stile di vita occidentale un tempo eurocentrico, poi, atlantico e ora
del tutto mondiale prima ancora che americano, sia esso
settentrionale come meridionale o centrale. LA LUCE
DELL'IMPERO di
Marco Buticchi, edito da Longanesi, illuminerà e riempirà i vostri
momenti di riposo dalle fatiche quotidiane: ed avrà già raggiunto
un notevole risultato; se, poi, vi indurrà ad approfondire le
tematiche che reca in sè, sotto traccia, o soltanto a guardare alle
cose del mondo con un ottica meno ristretta (a questo serve la
bibliografia che trovate in fondo al volume: non all'autore per
sfoggiare la sua erudizione...), in questo caso il libro stesso avrà
completato con successo la sua missione mentre a Buticchi toccherà
l'onere di sfornarne subito un'altro!
©
2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Fotografia di Orazio Nullo
© 2018 Fotografia di Orazio Nullo
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