LIBERA
È LA VOCE NELL'UNIVERSO
di Claudio Montini
La voce chiese al vento: «Da
dove vieni? Dove vai?»
Ma quello rispose consonanti
incomprensibili, seguitando imperterrito a spettinare gli alberi e a
trascinare polvere, carta straccia e foglie morte in un valzer senza
musica. Invece la musica c'era, c'è sempre stata e ci sarà finché
il pendolo non smetterà di oscillare dettando il ritmo alle cuspidi
e ai conseguenti antipodi: pochi la intendono e quei pochi sono
impazziti o sono fuggiti là dove si rifugiano le risposte inaudibili
e inaudite, i segreti maledetti e quelli mai detti, tutti i veli
pietosi e penosi che coprono la nuda verità.
Ora muggiva, ora fischiava, ora
ringhiava irridendo lamenti e preghiere e timori di quel mondo in cui
si sentiva prigioniero ma di cui sembrava avere raccolto la
disperazione, servendosene per spezzare le catene della gravità e
tornarsene al cielo, finalmente libero.
Affascinata e atterrita da tanta
forza, forse più dalla prospettiva in cui intravedeva una via di
fuga, di nuovo la voce lo supplicò.
«Portami con te, ovunque sia
l'altrove cui tendi!»
Ugualmente a prima, il vento non
si curò di lei e, così come era venuto, se ne andò lasciandola
sedotta da un'idea di libertà e abbandonata ai dubbi e alle
incertezze quotidiane.
La testa era vuota, gli occhi non
sapevano più dove guardare, la bocca era immobile e chiusa come una
maschera desueta e dimenticata; eppure le orecchie captarono un
suono, forse soltanto una sequenza anomala di consonanti nello
strascico vento in fuga, un falso rumore di fondo che consola e
confonde i cuori in allarme e in attesa, il silenzio imperfetto che
si espande e avvolge lo spazio e il tempo e il volume e la massa,
annichilendo tutto.
Poco più di una vibrazione e
molto meno di una presenza, entità metafisica quant'altre mai labile
e riconoscibile solo dai riverberi e dai riflessi indotti, la poesia
si offrì alla voce recando con sé armonia e bellezza, sue ancelle e
compagne sin dalla notte dei tempi.
«Vieni con me e portami per le
vie del mondo o lungo le linee del tempo che intersecano miliardi e
miliardi di vite, spesso ignote le une alle altre eppure
reciprocamente indispensabili, come gli ingranaggi di un meccanismo
complesso nel quale anche il più insignificante e minuscolo di loro
contribuisce al movimento di tutti gli altri, garantendo precisione e
correttezza al funzionamento di tutto il sistema.
Tu sei la sola che possa
attraversare il buio vestendolo di colori e profumandolo di sapori;
tu sei la sola che possa modellare il silenzio senza distruggerlo,
anzi, danzando con lui per disegnare su di esso arabeschi e graffiti
delicati e potenti; tu sei la sola che possa penetrare corazze e
segrete stanze dove si nascondono le corde dell'anima da suonare per
illuminare i più reconditi angoli del cuore. Con te e soltanto con
te le parole, le idee e i sogni di cui sono fatta potranno volare
superando barriere e confini, paesi e palazzi, mari e montagne e,
forse, anche le stelle per abitare in mezzo alla gente che ascolterà,
farà proprie e vivrà ad occhi aperti senza fastidio o timore a
dispetto del vento troppo propenso alla fretta, allo scompiglio e
alla dispersione.»
La voce si smarrì, si ritrovò e
si sorprese nello stesso tempo e allo stesso modo di colui il quale,
avendo cercato invano conforto e soddisfazione lontano e altrove, al
termine di uno sconsolato sentiero di ritorno si accorga e realizzi
di avere avuto a portata di mano la soluzione ai suoi guai, insieme a
mezzi e materiali a lui più congeniali, ma di averli colpevolmente
sottovalutati e ignorati.
Meglio tardi che mai: del resto,
vi è una spiegazione plausibile per molte delle cose che stanno tra
cielo e terra, fuorché per la stupidità pervicace e per l'orgoglio
superbo, cieco e sordo. Almeno è questo quanto sostengono quelli che
gridano nel deserto, stando fuori dal coro.
Se l'istinto le aveva già
preparato le valigie e messo un piede sullo zerbino oltre la soglia
di casa, perché fosse pronta a scattare come un bersagliere
all'assalto e a correre incontro alla gloria, la ragione tirava freni
e remi in barca predicando cautela, riflessione e discernimento
affinché il passo che si stava compiendo non fosse solo figlio del
capriccio di un momento. Era una scelta radicale, incauta e
improvvida tanto era priva di prospettive di soddisfazione o di
rendita: in altre parole, era una cantonata di proporzioni colossali!
Già un saggio antico aveva
affidato una sentenza, valida in tutto l'universo, alle procellose e
inarrestabili volute fluttuanti del Tempo, “Carmina non dant
panem” ovvero i poemi non danno il pane, più ricca di conferme
che di eccezioni preposte al medesimo scopo.
Ma la voce aveva già gettato i
suoi dadi e intrapreso il cammino lungo il ponte steso sopra acque
inquiete: da troppo tempo era sola, senza anima viva a cui regalare
un'idea, un progetto, un sogno, una suggestione con cui elevarsi e
distinguersi dalla massa silenziosa sebbene vociante, uniforme e
anestetizzata, vincolata ad invisibili burattinai ma convinta
d'essere senza fili e senza catene.
Era consapevole di non potere
cambiare il mondo, ma aveva bandito il rimorso per non aver provato
ad essere come la voce dei poeti che quei due amici, separati sul
piano fisico ma tanto vicini e simili su quello spirituale, avevano
così bene descritto in una delle prime composizioni che crearono per
diletto personale.
LA VOCE
DEI POETI
Geometrie
non euclidee seguono i poeti
per
disegnare orizzonti invisibili,
dando vita
a poesie nuove senza rime
lasciando
di stucco ascoltatori e passanti
e coloro
che non accettano i cambiamenti.
Chi
conosce il vento,
non teme
sbarre o barriere!
Chi
conosce il vento,
non ama le
frontiere
La voce
dei poeti si affida, cieca,
al vento
che sa dove andare:
esce da un
cuore e si lascia trascinare
con gli
occhi chiusi perchè non vuol vedere.
Supera
tremila ostacoli,
si fa
beffe dei divieti,
infine
trova un'anima in cui riposare,
da
riparare perchè possa di nuovo volare:
ma se
quest'anima è ostile e non ha cuore
la
voce del poeta, nel silenzio, muore.
Era uno dei primi passi, un metro
sopra e in disparte dalla disordinata folla di avventori della piazza
virtuale, che Augusta e Claudio mossero fuori dalle rispettive
prigioni senza sbarre finalmente liberi di regalarsi parole e di
percorrere i sentieri che esse avrebbero, di volta in volta, indicato
alle loro anime assetate di armonia e di bellezza.
Ora la sua missione era scritta
di fronte a lei e, in virtù di tale natura, destinata a non
disperdersi come polvere e petali strappati nel vento che non l'aveva
voluta con sé: non poteva più ignorarla e, dunque, l'avrebbe
portata a termine con la certezza di smentire il finale concepito
dalle sinapsi dei due poeti, poiché avrebbe fatto proprie queste
altre parole nuove che Augusta dedicò a Claudio per suggellare e
celebrare l'avvio del sodalizio artistico.
LE
PAROLE NUOVE
Digito per
te parole nuove,
parole che
mi vengono dal cuore:
son frasi
che tu non puoi vedere,
rimangono
nell'aria a galleggiare.
Ma il
vento cosmico
che
carezza le stelle,
le spinge
fino alla mia finestra
aperta
sulla valle:
ascolto il
muto canto,
senza
tempo,
che
ricomincia
a
svegliare la radice
e getta un
fiore,
un trillo,
un volo.
Ecco,
amico,
il
miracolo cercato:
non sei
più solo.
La
voce aveva intuito e compreso che la poesia è un flusso di energia
che scorre come un fiume in un'altra peculiare dimensione, una delle
molte di cui è composto l'universo e che sono comunque attraversate
dalla luce così come coordinate dal tempo e dalle interazioni
gravitazionali ed elettromagnetiche, tuttavia capace di affiorare ed
affacciarsi in ciascuna di tutte le altre a suo piacimento a dispetto
dei vincoli della materia.
Accettare
l'invito della poesia a viaggiare insieme e spingersi, sull'onda
dell'entusiasmo, a mettersi al suo servizio era stato più che
logico, più che inevitabile, più che naturale: era stato come
trovare ali adatte per volare oltre le stelle e oltre l'infinito
ignoto senza perdersi d'animo, senza bruciarsi invano, senza
spegnersi nell'oblio; era stato come indossarle e, con tre passi di
rincorsa, abbracciare il vuoto per stupirsi di decollare e non di
precipitare; era stato come tornare a respirare aria vergine e fresca
perché libera è la voce nell'universo, anche dalle leggi che lo
regolano allo stesso modo dei sogni e delle idee e dei pensieri.
Libera è la voce
nell'universo:
la vedi, la senti, la tocchi,
la gusti
non è uguale mai eppure è
sempre la stessa
è suono e colore,
è gioia e dolore,
è idea e sentimento,
azione e riposo, cammino a
ritroso,
fuga in avanti e i paragoni
son tanti.
Forse troppi o troppo pochi
come gli istanti,
gli attimi fuggenti
della sua inspiegabile
epifania,
quando sembra che non ci sia,
quando l'ansia di prosa e di
poesia,
quando la luce che insegue
l'ombra,
accendono
la fantasia.
©
2018 Testi di Claudio Montini
©
2016 La voce dei poeti
e Le
parole nuove sono di
Augusta Belloni e Claudio Montini per il progetto SINAPSI:
due poeti, una poesia
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Electromagnetic interaction"