Medico italiano ucciso in Kenya: ma l'italica pubblica indignazione tace, cieca e sorda.
di Claudio Montini
Originaria di Trivento, paese in provincia di Campobasso, regione Molise, il dottor Rita Fossaceca è stata assassinata durante una rapina a Mijomboni, villaggio poco distante da Malindi, in Kenya nell'Africa meridionale, domenica 29 novembre. Si trovava nel villaggio del continente africano meridionale per conto di organizzazione umanitaria internazionale, For Life Onlus, a fare il suo mestiere di medico, anzi no, a portare avanti la sua missione di volontaria per il benessere e l'aiuto degli altri esseri umani sofferenti, indigenti, meno fortunati di lei. Lo faceva nel tempo libero dal servizio sin dal 2006, anno di fondazione della onlus For Life da parte del suo direttore di reparto all'Ospedale Maggiore di Novara, dottor Alessandro Carriero: lei era responsabile della divisione di Radiologia Interventistica ma era anche una volontaria entusiasta e generosa, che si spendeva per il bene altrui e ispirava chi la conosceva a fare altrettanto; infatti, quest' ultima volta erano scesi in Kenya due infermiere dello stesso ospedale ed entrambi i genitori di Rita, oltre ad uno zio sacerdote: era persino riuscita a far passare alla mamma la paura di volare e così avevano speso le ultime due settimane a lavorare nell'ambulatorio annesso all'orfanotrofio di Mijomboni, che ospita una ventina di bimbi, tutti insieme.
Erano pure insieme, secondo una ricostruzione d'agenzia, la sera dell'aggressione poichè stavano cenando dopo aver preparato i bagagli per il rientro in Italia; avevano ormai speso tutti gli ultimi spiccioli della moneta locale e, praticamente, avevano solo con sè i telefoni cellulari e i biglietti dell'aereo; i rapinatori sono entrati dal retro della casa dove erano alloggiati gli italiani e hanno iniziato a minacciare e picchiare i presenti; Rita, che con buona probabilità ha riconosciuto gli aggressori, ha ordinato loro di fermarsi facendo scudo alla mamma Michelina: uno dei malviventi ha aperto il fuoco centrando la dottoressa al petto, ha poi ferito il padre Giovanni alla testa e alla spalla e in modo meno grave anche Monica Zanellato e Paola Lenghini, le infermiere di Novara che avevano seguito la dottoressa Fossaceca prendendosi due settimane di ferie.
L'inchiesta delle autorità locali è scattata immediatamente e pare che oggi si siano registrati i primi arresti, addirittura quello del mandante di quella che non ho paura a definire una esecuzione capitale, culmine di una azione intimidatoria. Rita Fossaceca è stata uccisa perchè la sua azione umanitaria andava a dare fastidio a un lucroso affare legato agli orfanelli africani, vale a dire la compravendita di figli per coppie sterili oppure carne fresca per la schiavitù minorile anche a sfondo sessuale o anche l'allevamento di bambini soldato da impiegare anche come bombe ambulanti per terroristi religiosi e non.
Sfortunatamente per Rita e per i suoi compagni di sventura, come per coloro cui lei ha regalato il suo tempo libero, le sue energie, il suo amore l'epilogo della sua avventura terrena non è avvenuto a Parigi o in qualche altro salotto buono occidentale: perciò la mostruosa e ipocrita macchina mediatica dell'indignazione catodica ed elettronica non ha mosso un dito, speso una lacrima, pronunciato un verbo anche banale per questo manipolo di eroi silenziosi come lo stesso ministro della Sanità, Lorenzin, ha fatto sapere in una nota dopo il cordoglio espresso dal ministro degli esteri Gentiloni che ha attivato le strutture del suo dicastero per agevolare il rientro dei nostri connazionali, salma compresa.
Soltanto le rotative si sono sforzate una tacca in più del minimo sindacale concedendo, chi una spalla in prima e chi mezza pagina negli esteri, anche oggi per altro, a questa vicenda accaduta in una periferia del mondo civilizzato, spesso negletta, disprezzata e lontana.
La Francia ci batte centoventinove morti a due; ma la grancassa battuta allo sfinimento per Valeria Solesin si poteva e si doveva suonarla, a maggior ragione, per Rita Fossaceca medico e volontario in terra d'Africa per condividere la sua fortuna d'esser nata nell'emisfero ricco del pianeta Terra con chi non l'aveva avuta.
Di lei resterà senz'altro il testo dell'ultimo post su facebook, nel quale si rallegrava di aver completato installazione e avvio dell'ambulatorio annesso all'orfanotrofio di Mijomboni, entroterra di Malindi, Kenya, Africa; il testo è stato diffuso dalla onlus For Life e si chiude così: "Siamo tutti in Kenya [...]Stiamo tutti bene, fa tanto caldo ma siamo felici. E' come sempre una bella esperienza."
Grazie Rita e arrivederci.
(c) 2015 testo di Claudio Montini
(c) 2015 Immagine di Orazio Nullo "Dangerous Hypocrites"
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