martedì 30 settembre 2014
lunedì 29 settembre 2014
Radio Patela Magazine - Le recensioni di zio propano - La contessa nera
La contessa nera di Umberto De Agostino ed. Fratelli Frilli |
Letto anche per voi....
La contessa nera Umberto De Agostino ed. Fratelli Frilli
di Claudio Montini
Coi libri bisognerebbe fare come con le persone: giudicarle solo dopo che abbiano parlato, ovvero esprimere il proprio parere a commento solo dopo averli letti e meditati, ponendo un congruo tempo tra ciò e il termine della lettura.La contessa nera di Umberto De Agostino edito da Fratelli Frilli, coraggiosa e intelligente casa editrice genovese, nella collana dedicata a romanzi gialli e di ambientazione investigativa e poliziesca, non è nulla di tutto questo in modo esclusivo ma riassume tutti in sè tutti i crismi del genere noir amalgamandolo con una rigorosa e solida ricerca storica, con uno stile narrativo agile, piacevole per le libere incursioni del dialetto nel parlato e nel narrato, essenziale e mai banale, diretto e asciutto: i più lo direbbero di stampo prettamente giornalistico, col solo effetto di far arricciare il naso e i baffi dell'autore lomellino fin nel midollo.
Nel mio piccolo di lettore onnivoro e appassionato, mi sento di affermare che al termine della lettura de La contessa nera ci si trova di fronte ad un'opera, solo in apparenza, minuta e semplice nella trama e nell'ordito e nel numero di pagine.
Tutt'altro: si è di fronte a una classica tragedia greca ambientata in una terra e in tempi affatto lontani da noi che, come quelle, è in grado di evocare temi universali per l'umanità e interrogare lo spettatore come il lettore riguardo a questi ultimi, correlandoli e calandoli nella sequenza di eventi storici rimossi o mitizzati dall'immaginario collettivo, quando non volutamente trascurati dalla storiografia ufficiale e militante.
Infatti l'azione si svolge nel 1921, tra Semiana e Mede, in quel cuneo di terra della provincia di Pavia incastrato tra Sesia e Agogna, con Mortara e poi Roma sullo sfondo; siamo nel periodo immediatamente precedente la marcia su Roma, l'omicidio Matteotti e la presa del potere da parte di Mussolini.
Rivedendo e rivivendo la temperie culturale e politica del tempo, il lettore scoprirà quanto poco duro e puro e unito fosse il movimento fascista degli esordi...Oggi non ci siamo inventati nulla di nuovo.
Dunque, si è alle prese con un'agile saggio storico in forma di romanzo, dove il delitto ( la morte di un giovane squadrista nel quartier generale dei fascisti stessi ) e l'indagine condotta dalla locale unità di carabinieri sono un pretesto, o meglio, la giusta causa per allestire un poderoso e acuto affresco di un periodo storico e di una microregione del triangolo industriale d'Italia ( i cui vertici erano Milano, Genova e Torino ) da troppo tempo considerata periferia dell'impero, come la fortezza Bastiani ne Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
I cultori del genere giallo o noir o poliziesco, che dir si voglia, legati solo all'aspetto intrattenitivo dell'opera resteranno perplessi, quando non delusi; ma, superato quel momento, sotto la buccia troveranno una polpa gustosa: più e più volte essi potranno apprezzare l'onestà, il puntiglio e il rigore scientifico dello storico scevro da paraocchi ideologici ( Umberto De Agostino è laureto in Scienze Politiche ad indirizzo storico-politico; il tutto combinato con la felice capacità di sintesi tipica del giornalista e col piacere di connotare anche linguisticamente i personaggi e gli ambienti, come ho già accennato, con espressioni dialettali comprensibilissime ( giova ricordare anche che è stato direttore del settimanale INFORMATORE LOMELLINO di Mortara (PV) ed è corrispondente per la Lomellina del quotidiano LA PROVINCIA PAVESE di Pavia, oltre che direttore di periodici locali e autore di saggi di cultura popolare lomellina ).
Sopratutto, tra le righe, vedranno un lomellino fino al midollo innamorato della terra in cui vive che, pur avendo mille peculiarità e ricchezze, non riesce a mostrarle per bene e a farle valere, finendo per essere sfruttata e raggirata dai potenti di turno salvo, poi, rinchiudersi diffidente in sè stessa per la vergogna dell'ennesima fregatura subita.
Non è solo un giallo o un romanzo storico, ma è un monito e un'esortazione all'anima di questa terra e di questa Italia perchè è giunto il momento di seppellire tutti i morti, chiudere i conti col passato e riprendersi in mano il proprio destino.
Testo: Claudio Montini Foto: Orazio Nullo
venerdì 12 settembre 2014
Cronaca di una bella serata - Radio Patela Magazine
Nebbie a Valle Lomellina
Venerdì scorso, 5 settembre, intorno alle ore 21,15 sono andato alla serata di presentazione del libro di Davide Zardo NEBBIE E ALTRI MIRACOLI edito da Giallomania edizioni, organizzata dalla Biblioteca Comunale di Valle Lomellina (PV).
La sala scelta per l'evento è, di per sè, un miracolo e una rarità dimenticata tra le tante che la Lomellina, purtroppo, annovera: si tratta della ex Chiesa di Santa Maria di Castello, cappella privata dei podestà e castellani reggenti il feudo di Valle Lomellina e coi secoli destinata a granaio, quasi dimenticata e destinata alla demolizione se non fossero emersi documenti che ne attestavano l'esistenza alle soglie del XV secolo, oltre alla dotazione di affreschi della fine del XIV secolo.
Dopo una lunga vicenda processuale per stabilire la proprietà e impedirne l'abbattimento, il restauro e della struttura e degli affreschi, staccati e ricomposti in pannelli sospesi al soffitto con una snella struttura in ferro, ha restituito una sala da cinquanta posti a sedere, asciutta e ben rifinita e anche dotata di ottima acustica, tanto che i microfoni sono superflui anche se ci sono e hanno un impatto visivo minimissimo.
Si integrano al complesso espositivo degli affreschi salvati due sculture ultramoderne, astratte ma sobrie che ricordano i voli di rondini e i canneti che si alternavano alle marcite e alle risaie.
Le sedie trasparenti in solido plexiglas sono una scelta garbata e originale che unisce eleganza e praticità all'arredamento; il tavolo dei relatori e dell'autore è affiancato da un'installazione di Donatella Cuccagna, che potete ammirare nella foto qui accanto, in cui si nota l'impermeabile coi toscanelli in tasca (entrambi tanto cari a Davide Zardo), la nebbia che sale ad avvolgere cassette o ceste che sono il simbolo della fatica quotidiana punteggiata da fiori colorati che gli altri miracoli del vivere quotidiano evocati dal titolo della raccolta.
Infatti NEBBIE E ALTRI MIRACOLI è una raccolta di quindici racconti, di cui ho già parlato nel blog proprio al termine della lettura, molti dei quali sono stati pubblicati nelle colonne del mensile lomellino TAM-TAM diretto da Mauro Ottonelli, che era presente in sala, con Umberto De Agostino e Riccardo Sedini in veste di editore, oltre che presidente dell'associazione culturale Giallomania.
E' stata una bella serata, serena e senza momenti di stanca: dopo i saluti del presidente della Biblioteca, Marco Feccia, la parola è passata a Gianluca Chiesa e Anna Albertario che hanno sviscerato numerosi aspetti del lavoro di Zardo, intervallati dagli interventi musicali di Laura Fusani al pianoforte e dalla lettura in tre e con tre voci diverse, dislocate in altrettanti punti diversi della sala: l'effetto è molto interessante, addirittura magico e coinvolgente perchè sottolinea l'ottima acustica della sala.
Davide Zardo stesso sottolinea, in chiusura che ha scritto fiabe per adulti nel senso più nobile del termine perchè queste ultime nascono senza difficoltà in chi crede che un mondo più giusto e migliore sia possibile, in chi coltiva la speranza che il giusto e l'onesto siano premiati e i malvagi e i violenti siano puniti.
Ne esce un ritratto di un uomo curioso e avido lettore di storie che alimentino e liberino la fantasia: l'azione di quest'ultima non è fine a se stessa ma è mirata a rendere sopportabile la realtà, per costruire una geografia dell'anima in cui riconoscersi e anche rifugiarsi per rifocillarsi e ripartire verso altre e nuove direzioni, secondo le caratteristiche di questa terra di Lomellina che è sospesa ma permette di andare in ogni direzione.
Si delinea, nel corso della serata, la figura di un giornalista che non ficca morbosamente il naso in fatti altrui, ma che ama ascoltare le storie altrui sfruttando il mestiere e i suoi grimaldelli per farle uscire, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, dallo scrigno interiore dell'interlocutore, sintetizzando e componendo con onesta e il rigore formale del buon tipografo ( mestiere che ha anche praticato a lungo, oltre ad essere poeta e musicista ).
Tra i progetti per il futuro si annovera la pubblicazione di un romanzo noir poliziesco, ambientato a Vigevano e di sicuro stampo simenoniano, a detta di Riccardo Sedini che con tutta probabilità ne sarà l'editore.
Claudio Montini
giovedì 11 settembre 2014
Radio Patela Magazine - Le recensioni di zio propano
Romano de Marco IO LA TROVERO' Feltrinelli |
Le recensioni di zio propano
IO LA TROVERO' di Romano de Marco Feltrinelli 2014
Siamo a settembre e siamo a una settimana dall'apertura della rassegna LOMELLINA IN GIALLO che si terrà a Ferrera Erbognone dal 19 al 21 prossimi, nei locali che ospitano la sede dell'Ecomuseo e la Biblioteca comunale.
Anche Radio Patela e digitociochepenso vogliono dare il loro piccolo contributo a una manifestazione più unica che rara, a livello provinciale e, pensiamo, a livello regionale; lo facciamo con una serie di segnalazioni di autori che parteciperanno e di cui abbiamo letto le più recenti opere.
Apre le danze, Romano de Marco con IO LA TROVERO' edito da Feltrinelli: non fatevi ingannare dalla copertina e dai richiami alle produzioni che sfilano sul canale satellitare FOXCRIME, perchè questo libro è nettamente e irraggiungibilmente superiore a qualunque film o sceneggiatura per serial tv iscrivibile al genere noir, poliziesco, o thriller che dir si voglia.
Leggerlo vi indurrà a spegnere il televisore per dedicarvi completamente allo svelamento della storia umana che in esso è narrata, tanto nelle sue altezze ideali quanto nelle più sordide meschinità che l'animale senziente bipede riesce a toccare.
Il percorso di redenzione e quello di agnizione dei peccatori e dei cattivi è reso magistralmente e sagacemente con una perfetta costruzione dei personaggi, anche quelli minori, di cui si riesce a vedere non solo la fisionomia esteriore ma anche le tempeste interiori e dilemmi che si trovano ad affrontare: infatti solo affrontando questi ultimi e superandoli tutti gli attori positivi della storia, pur non ottenendo assoluzione dai loro peccati, troveranno la forza per rinascere e ricostruire la propria esistenza, non come eroi solitari, ma come uomini e donne fragili che con mutuo aiuto recupereranno consapevolezza di sè.
La trama è semplice, ma il libro non finisce quando finiscono i proiettili: il protagonista, ex poliziotto corrotto e drogato e per questo anche ex carcerato, finito tra i clochard della città che aveva creduto di conquistare, deve ritrovare l'antica forma per ritrovare la figlia misteriosamente scomparsa, ma lo deve fare ricomponendo l'amicizia tradita con l'ex collega;
indagherà e si addentrerà nel mondo degli snuff movie pornografici, quelli in cui la violenza è reale e il dolore e l'eventuale morte della vittima non sono una finzione scenica.
Ritroveranno sintonia nell'azione i due uomini per amore di questa figlia scomparsa e per la tenacia di una madre che non si arrenderà: ma sconvolgeranno le loro vite e dovranno ricostruirle secondo schemi completamente diversi e paralleli.
Le donne del romanzo saranno le bussole della nuova navigazione, ma anche quelle che pareggeranno i piatti della giustizia, non quella dei codici e dei tribunali, ma quella naturale.
Siamo di fronte a un vero capolavoro, un romanzo che veste i panni del noir e del thriller ma li adatta a sè e dimostra quale sia il significato della parola letteratura, riconducendo il lettore, anche distratto o prevenuto nei confronti del genere, al significato della parola romanzo come lo intese sir Walter Scott, o Truman Capote o Simenon o Scerbanenco.
Testo: Claudio Montini Foto: Orazio Nullo
lunedì 1 settembre 2014
Settembre saluta l'estate che non si è vista
Ci siamo lasciati alle spalle anche il mese di agosto, dunque; secondo i meteorologi oggi inizia l'autunno, ma io preferisco pensare all'antica e mi ostino ad essere convinto che la stagione delle foglie morte e dei crisantemi non cominci che fra venti giorni, come ci insegnavano alle scuole elementari.
Ora, con tutte le cervellotiche riforme che ci sono state negli ultimi trent'anni, non sono nemmeno sicuro che ai bimbi queste elementari nozioni di buon senso pratico siano più proposte; oso sperare che trovino spazio tra l'informatica, l'inglese e la meccanica quantistica, perchè se i soloni che scaldano poltrone vellutate nella città eterna sono stati capaci di stravolgere e cancellare nomi che duravano da millenni in nome di una modernità oscena e vacua ( come si fa a sostenere che è meglio genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre/madre o chi ne fa le veci??? ), chissà cosa caveranno fuori dai cilindri che calcano sulle loro zucche vuote in luogo di leggere, scrivere e far di conto.
Così ci ritroveremo con onorevoli che non sanno far di conto, ammiragli che non sanno dare ordini e primi ministri che, per tenersi in tasca i soldi di un'azienda di elicotteri, condannano al carcere senza processo in terra straniera chi, per campare la famiglia, ha giurato fedeltà e onore a una patria forte coi deboli e debole coi forti, che ogni giorno di più non merita il sacrificio loro e di quanti non si arrendono all'idea di emigrare.
Così non si può più andare avanti, ma io non so proprio come fare altrimenti.
Ora, con tutte le cervellotiche riforme che ci sono state negli ultimi trent'anni, non sono nemmeno sicuro che ai bimbi queste elementari nozioni di buon senso pratico siano più proposte; oso sperare che trovino spazio tra l'informatica, l'inglese e la meccanica quantistica, perchè se i soloni che scaldano poltrone vellutate nella città eterna sono stati capaci di stravolgere e cancellare nomi che duravano da millenni in nome di una modernità oscena e vacua ( come si fa a sostenere che è meglio genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre/madre o chi ne fa le veci??? ), chissà cosa caveranno fuori dai cilindri che calcano sulle loro zucche vuote in luogo di leggere, scrivere e far di conto.
Così ci ritroveremo con onorevoli che non sanno far di conto, ammiragli che non sanno dare ordini e primi ministri che, per tenersi in tasca i soldi di un'azienda di elicotteri, condannano al carcere senza processo in terra straniera chi, per campare la famiglia, ha giurato fedeltà e onore a una patria forte coi deboli e debole coi forti, che ogni giorno di più non merita il sacrificio loro e di quanti non si arrendono all'idea di emigrare.
Così non si può più andare avanti, ma io non so proprio come fare altrimenti.
Iscriviti a:
Post (Atom)