ATTO DI FEDE
©2022 Testo di Claudio Montini ©2014 Immagine di Augusta Belloni
ATTO DI FEDE
©2022 Testo di Claudio Montini ©2014 Immagine di Augusta Belloni
Pier Emilio Castoldi
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI
Le Mille e Una Pagina Editore (2021)
Una bella storia d'amore, morte e libertà
di Claudio Montini
Un capolavoro è tale, specialmente in letteratura, se al termine della lettura si è disposti a rileggerlo da capo e per intero, come se fosse la prima volta che si vada oltre la copertina.
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021), composta e diretta da Pier Emilio Castoldi con rara maestria, eleganza e ciglio asciutto, è un capolavoro per un elevato numero di ragioni e tutte squisitamente letterarie: per la trama; per gli scenari tanto immaginari e così altrettanto veri; per la lingua curatissima eppure di facile ascolto; per il ritmo e il tono e lo stile della narrazione capace di essere lirica e didascalica, senza indulgere troppo nell'una o nell'altra cosa e senza perdere fascino e magia; per il profilo netto e intellegibile dei personaggi maggiori e minori che compongono il coro di questa tragedia greca e che, come quello, declamano la morale universale sottesa in tutta la storia e rivelata, solo alla fine, dall'unico personaggio davvero degno di essere definito essere umano perchè capace di amare oltre ogni apparenza, oltre ogni pregiudizio, oltre ogni ombra.
Se ve la vendono come la storia di un pazzo che sogna di riavvolgere il tempo, convinto di trovare il punto in cui le cose hanno cominciato ad andare male, quasi sicuro di ripararle e farle andare per il verso giusto, non credeteci: Teo Morini è un sognatore ma non è un pazzo, è un'anima pura e fragile ma lucida e capace di amare il suo prossimo al punto tale da aborrire l'idea farlo soffrire in qualunque modo, uno spirito generoso e giusto e libero che la vita ha tormentato fin troppo.
Castoldi, con LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI, offre al lettore una bella storia d'amore, morte e libertà in pieno stile neorealista ma nel senso primigenio del termine, ovvero di stile opposto a quello finto e sofisticato dell'era dei telefoni bianchi, della retorica di partito e di massa dello storicismo e del narcisismo calato nella letteratura d'evasione come una cappa soffocante ogni entusiasmo per la lettura e la fantasia.
Gli anni in cui si svolge la storia sono proprio quelli in cui nasce e si sviluppa quella corrente cinematografica e letteraria, c'è un fiume e un piccolo paese di pianura come ce ne sono tanti: ma, appunto, recuperando lo spirito degli esordi del neorealismo e saldandolo con il gusto per la musicalità intrinseca della frase scritta e detta, compiendo cioè la stessa operazione che il progressive rock ha tentato sul finire degli anni Sessanta del XX secolo, l'autore lomellino di nascita riesce a confezionare un periodare ritmico e sinfonico e armonico, mai greve e mai banale e mai noioso, capace di riconciliare con la bella letteratura italiana anche il più svogliato e recalcitrante dei lettori entusiasmando ed emozionando, allo stesso tempo, quelli più avvezzi a volare via dalle brutture della realtà quotidiana tuffandosi tra le righe di un libro.
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021) non si può riassumere, sarebbe un delitto che non si merita: è una storia di una fluidità, una scorrevolezza, una piacevole lievità (simile alla più magistrale delle sfogliatelle o del più fragrante millesimato con bollicine) che non si può fare altro leggerla liberando la mente da qualsiasi pregiudizio, liberando il cuore da ogni stereotipo, lasciandosi cullare dalla successione dei quadri narrativi esattamente come si fa con una sinfonia: la magia della letteratura accadrà da sé e sentirete echi di Pavese, Bacchelli, Fenoglio, Piero Chiara, Guareschi, Zavattini fino ad arrivare ad Andrea Vitali, passando persino per Pasolini cui sarebbe piaciuto, forse, il soggetto per un film ma avrebbe anche applaudito il risultato raggiunto da Pier Emilio Castoldi, ovvero quello di avere reso attuale e aggiornato lo stile e i temi cari alla tragedia greca, al romanticismo di fine Ottocento, alle tensioni di tutto il Novecento in cerca di una nuova modalità di comunicazione riguardo alle due anime contrapposte nello spirito del genere umano.
Non c'è nostalgia per il passato, non c'è giudizio, non c'è il messaggio rivoluzionario a tutti i costi: c'è l'umanità coi suoi pregi e i suoi difetti, tutti rappresentati; c'è il sogno per chi vuole sognare; ci sono lacrime di commozione per la tenerezza e il garbo e il pudore con cui si racconta l'amore, così come si racconta il dispiacere per non avere capito in tempo; c'è la consapevolezza che comunque la vita va avanti, come la strada oltre il ponte oppure oltre una curva o un punto in cui è accaduto qualcosa che ci ha fatto male: bisogna non avere paura di passare oltre e correre incontro al futuro.
©2022 testo e foto di Claudio Montini
Da tempo non pensavo più a te.
Guardavo al passato e non c'eri:
eppure tra tutte le cose capitate,
vittorie o sconfitte e mille mestieri,
eri l'unica a far degna d'esser vissuta
l'intera teoria d'albe e tramonti e nottate
affastellate alla rinfusa o a ragion veduta
sulle mie spalle sferzate e sgraziate.
Domani è un altro giorno, avanti Savoia!
Fai ciò che puoi senza aspettare alcuna gioia.
Dai ciò che hai senza aspettare ricompensa:
per i servi, solo briciole cadute dalla mensa.
Amare il prossimo più di me stesso,
questo il reato che mi sono contestato.
Non ho più scampo né via di fuga adesso,
fuorché il mondo fittizio che ho inventato.
Ho rubato fiumi di parole a secchiate
mescolandole a desideri e sogni bislacchi:
le ho condite, farcite, distese e tagliate,
le ho cucite con spago e carta da pacchi
Domani è un altro giorno, avanti Savoia!
Fai ciò che puoi senza aspettare alcuna gioia.
Dai ciò che hai senza aspettare ricompensa:
per i servi, solo briciole cadute dalla mensa.
Mi rimetto, contrito, alla clemenza della corte,
sebbene reputi linda e innocente la coscienza:
ho fretta, si badi, non ansia di sapere la mia sorte,
sebbene il destino non difetti affatto di pazienza.
Intanto sogno, sì, sogno sempre in grande:
Il futuro, breve o lungo, è un foglio bianco
sul quale una storia o una poesia si stende
per rifocillare e nutrire anche l'occhio stanco.
Antifona d'ingresso
Inizia la seconda stagione del Notturno: mettevi comodi e ne leggerete una per colore...
©2022 Testo di Claudio Montini © 2014 Immagine di Augusta Belloni
(La prima stagione è consultabile su www.gemelli66.blogspot.com)
Claudio Montini
ILLUSIONI A STELLE E STRISCE
ebook disponibile su www.kobo.com
2022
BENVENUTA TEODOLINDA
di Claudio Montini
© 2011 Testo di Claudio Montini
©2022 Immagine dal web/ Pro Loco Lomello Facebook profile
© 2022 Claudio Montini e Orazio Nullo diritti riservati
di Claudio Montini
©2022 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "From bridge to bridge"
Caro diario,
oggi è il 28 Febbraio 2048 ed è un giorno diverso da tutti gli altri che mi perseguitano con la loro solita routine.
E' un giorno speciale...
Ora che ci penso, è da poco più di trent'anni che non è più così, perchè allora in questo giorno è scoppiata la guerra in tutto il mondo.
Quella che Einstein, Fermi e Oppenheimer si rifiutarono di immaginare, pur sapendo bene a cosa avessero dato vita coi loro studi e i loro esperimenti.
Mi ricordo ancora tutto, come se fosse successo ieri: avevo solo sedici anni ed ero un normale studente, come tanti altri.
Era il periodo delle elezioni, c'era ancora la democrazia e chi credeva che con una croce su un pezzo di carta si potesse migliorare le cose; le televisioni parlavano solo di quella stramaledetta politica: di tutti quei politici mangia soldi, di Berlusconi, di Bersani, del succhia sangue Monti e non bastava!
C'era anche un comico che aveva smesso di fare il suo mestiere, cioè fare ridere, che sbraitava di una rivoluzione immaginaria e viva solo nella forfora della massa di barba e capelli che gli incorniciavano la faccia. Inoltre c'era anche la crisi economica che gravava ormai su ogni angolo del pianeta, accompagnata dalla corruzione, dalla prostituzione, dall'illegalità e dal più semplice, occulto e geniale sistema schiavistico: il signoraggio bancario.
Il denaro era sovrano e giudice ultimo di vita e di morte; chi custodiva, muoveva e faceva crescere il denaro, a seconda della convenienza del momento, poteva elevare agli altari una nazione o un continente intero e, nello stesso tempo e con lo stesso tratto di penna o click di mouse, strangolarne nel fango della miseria un altro senza la minima pietà verso donne, vecchi e bambini, senza consumare munizioni. Le banche erano le padrone del mondo e i banchieri i nuovi dittatori, in giacca e cravatta e scarpe lucide, affabili come un coccodrillo che fa finta di aver già fatto colazione mentre calcola quanto ci metterà a digerirti, pensando a una tana tranquilla dove farlo.
Gli altri intanto avevano già i prosciutti davanti agli occhi, il telefonino sempre acceso e appiccicato all'orecchio e il telecomando in mano, erano sempre più ignoranti e sempre più bestie. Nessuno vedeva lo scempio, nessuno lo riconosceva: alle persone interessava solo avere cibo, acqua, casa e, proprio come le bestie, fare sesso solo per volgarità, e quei pochi curiosi che indagavano sul sistema sociale, sparivano misteriosamente. Per distrarre l'attenzione del mondo, sorgevano contrasti e conflitti locali che si sopivano solo con la minaccia di ricorrere agli arsenali nucleari, sempre efficienti e mai smantellati.
Pochi mesi, forse un anno, dopo quel periodo d'instabilità, finalmente i partiti fecero pace, gli Stati evitarono di farsi la guerra e le religioni trovarono persino il modo di convivere, ma era solo un'illusione, la bella copertina di quello che sarebbe capitato in seguito....
Lo stesso giorno di tre anni dopo, gli ex paesi socialisti dichiararono guerra agli USA e agli alleati UE. Fu una guerra tremenda, anche se di appena cinque anni, che privò la terra delle sue risorse, i cittadini della pace e della poca ricchezza per regalargli il terrore.
Furono molti a morire in nome del proprio ideale e, come me, non ci eravamo resi conto che ancora una volta eravamo dei burattini in un piano già organizzato.
Passai ben quattro anni della mia giovane vita a marciare, strisciare, sparare e sopportare quel freddo, quel freddo che ti perseguita mentre aspetti di uccidere o di essere ucciso. Quella esperienza mi segnò molto....
Vedere i corpi, gli arti dei compagni colpiti che saltavano in una rossa nube; interi battaglioni cadere come mosche irrorate di insetticida e la paura di ogni giorno che superava il dolore del mio naso rosso sulla faccia bianca dal gelo.
Quella era la missione, ultima e unica, non detta e indicibile: sopravvivere per essere pronti alla battaglia successiva; dopo molto sangue, la guerra finì solo in apparenza: i due schieramenti si concessero una tregua, l'uno all'insaputa dell'altro. Pochi si illusero che, come settant'anni prima, i politici superstiti avviassero serrate trattative per spartirsi il mondo: ogni Paese era ormai senza forze e per assicurarsi un minimo di vittoria, gli USA e la nuova URSS, la cui rifondazione aveva rianimato il bellicoso orgoglio slavo e orientale, lanciarono reciproci attacchi nucleari in tutto il mondo e, quello che accadde in seguito, fu nulla a confronto di quanto avevo già vissuto.
Era il 15 Luglio 2022.
Quella mattina stavamo occupando il centro di Mosca e allestivamo basi di controllo e posti di medicazione da campo; eravamo prossimi alla conquista della centrale informativa e strategica degli orientali: il cervello delle truppe avversarie e la stanza dei bottoni atomici. Ci avevano detto che la sua conquista avrebbe evitato che qualche dito troppo nervoso pigiasse il bottone sbagliato, da entrambe le parti: l'allarme di attacco nucleare in corso lacerò l'aria, raggelando il sangue nelle vene a tutti perchè, ancora una volta, i politici ci avevano preso in giro.
In quel momento i rumori di spari, granate, esplosioni e morte cessarono coagulandosi in un silenzio assordante e ogni uomo, soldato o civile che fosse, fu preda dell'istinto di conservazione e mostrò la sua natura bestiale.
Cessarono i combattimenti, si gettarono armi e munizioni ingombranti, mentre ogni uomo ancora valido cercava di salvarsi cercando rifugio nella metropolitana moscovita.
Nessuno guardava all'altro e nemmeno si curava del suo prossimo, amico o nemico che fosse; solo poche centinaia di unità umane riuscirono a ripararsi, prima che il giudizio universale si imponesse sul teatro delle operazioni.
Ebbi fortuna, molta fortuna; fui proprio uno degli ultimi a varcare la soglia mentre l'adrenalina si sostituiva alla ragione: forse per questo sono ancora vivo.
Dopo che si chiuse l'imponente porta, l'esplosione fece il resto e, per mezzo secondo soltanto, si sentirono le urla bruciate dal dolore: poi fu solo silenzio.
Noi pochi superstiti, intrappolati nel sottosuolo ma al riparo dalle radiazioni, ci guardammo negli occhi impauriti e potevamo solo aiutarci a vicenda perchè eravamo nella stessa trincea, con una sola ultima e sempre uguale missione possibile: sopravvivere.
A distanza di oltre venticinque anni, una generazione si sarebbe detto cent'anni fa, questa metropolitana è diventata la nostra casa, una casa infestata da attraenti e mortali anomalie, da mutanti incredibili e feroci, figli infelici dei radionuclidi infiltrati dall'acqua e dalle nevi che hanno sferzato la terra contaminata sopra le nostre teste.
Ma non tutti gli isotopi radioattivi, evidentemente, vengono per nuocere: oltre ai mostri, essi hanno dato vita agli Stalker.
Con questo termine si definiscono coloro che viaggiano nella metro e si avventurano là fuori, sulla superficie, sfidando alti livelli di contaminazione e i mostri perchè nel loro organismo si è alzato il livello di tolleranza alle radiazioni e si sono sviluppate capacità extrasensoriali, tattiche e fisiche superiori ai migliori uomini che ebbi sotto il mio comando. Sono guerrieri solitari e nomadi che vanno a caccia di tesori, ovvero tutto quello che si può recuperare dal mondo devastato per agevolare la sopravvivenza nella metropolitana; poi barattano ciò che trovano con l'ospitalità per qualche notte, cibo e una donna che non vada troppo per il sottile, ma non si legano a nessuno: la mala pianta dell'egoismo ha, di nuovo, attecchito formando fazioni che ancora una volta muoiono scannandosi fra di loro per opposte ideologie.
Dopo tutte queste esperienze sono molto cambiato, ma sono fiero dei miei cinquantuno anni: sono durato più a lungo di tanti altri, anche se non ho più nulla da perdere.
Oggi appartengo alla fazione dei banditi, bastardi che rubano al primo che incrocia la loro strada, solo per sopravvivere fino al giorno successivo, senza costruire nulla per il futuro...
Sono diventato un bastardo senza gloria, una bestia proprio come tutti gli altri.
La mia sola fortuna, oltre a quella di essere sopravvissuto alla bomba, è stata quella di avere incontrato quello strano Stalker che sembrava fosse in grado di leggermi dentro la testa e che mi ha levato da guai molto grossi, quanto un Tetraklyon assetato del mio sangue e della mia materia cerebrale, quando ero a terra e senza munizioni aspettando il colpo finale.
Mi ha rimesso in sesto, rattoppato e istruito su come cavarmela da solo quando se ne sarebbe andato, perchè doveva fare ancora molta strada per raggiungere un posto dall'altra parte del mondo.
Anche se non voleva compagnia, l'ho seguito per aver l'occasione di sdebitarmi ma il destino o non so cos'altro, forse un effetto secondario della bomba che ha generato l'inferno in cui mi muovo, ha provocato un terremoto che ha fatto crollare un palazzo con una enorme parabola sul tetto.
Rimase schiacciato da quella che sembrava essere la sua ultima speranza di lanciare un messaggio a chissà chi nel cielo, a volte grigio a volte violaceo, che stava immobile sopra le nostre teste.
Non so come, nè dove, abbia trovato la forza per cavare fuori questo aggeggio e regalarmelo, raccomandandomi di farne buon uso e scrivere tutti i giorni come mi aveva insegnato, con grande pazienza; gliene sono grato perchè ho capito che è l'unico momento della giornata in cui smetto di pensare solo a sopravvivere e ritrovo un barlume di civiltà, quella che non riuscivo ad apprezzare fino in fondo quando ero soltanto uno studente imbevuto di idee altrui e illuso di poter cambiare il mondo con un fucile in una mano e un computer palmare nell'altra.
Non guardo più davanti a me e neppure dietro; ogni giorno ha la sua pena e la sua preda da catturare per sopravvivere, perchè questa è la sola missione che mi sia rimasta da portare a termine sebbene non sia più certo che alla fine della marcia, della battaglia, della guerra ci possa essere ancora qualcosa in piedi da conquistare.
©2021 Testo di Claudio Montini da un soggetto di Gabriele Balzano