L'eloquente eleganza di Napoli
L'ANELLO DEBOLE
di Piera Carlomagno
Edizioni CentoAutori
di Claudio Montini
La storia, secondo Giovan Battista
Vico, è una successione ciclica ma non nel senso che Darwin ha
voluto imporre alla natura e da millenni i brahmini indiani predicano
ai seguaci della metempsicosi: prova ne è il fatto che le tragedie
greche di Eschilo, Euripide e Sofocle si rappresentano ancora ai
giorni nostri e sono materia di studio, oltre che fonte di
ispirazione imprescindibile (quasi istintiva) per i drammaturghi e i
romanzieri contemporanei che vogliano lasciare un segno nell'universo
letterario.
La storia è una catena fatta di anelli
agganciati gli uni agli altri, vincolati tra di loro dal destino o
dall'ineluttabilità della vendetta per un'amore malato di
sopraffazione, per una parola non detta o detta male, per un
sentimento celato e non comunque corrisposto, per la smania di
rivincita sulla miseria e le angherie del proprio passato.
L'ANELLO DEBOLE di Piera Carlomagno,
edito da Edizioni Cento Autori nella collana "L'arcobaleno"
diretta da Carmine Treanni, è la realizzazione e la concretizzazione
cartacea e intellettuale dei concetti che ho espresso nell'esordio
alla recensione di questo capolavoro letterario, piccolo solo nelle
dimensioni del volume e nel numero delle pagine, centocinquantadue in
tutto, ma grande nell'elevare a ulteriore maggior dignità letteraria
il genere poliziesco o giallo o noir che dir si voglia.
La trama è solo in apparenza semplice:
c'è un omicidio e un commissario che indaga sui mandanti, gli
esecutori e le motivazioni del delitto scoperchiando un ricco
calderone di malaffare i cui vapori mefitici e le relative metastasi
inquinano, avvelenano, soffocano Napoli e il suo entroterra; ma non è
un'affare di sola camorra: è un dolore più profondo e più grande
che muove al riscatto dalle proprie radici antagonisti e
protagonisti, figure maggiori e minori, mai marginali ma integranti
il quadro complessivo come tutte le statuette del presepe napoletano
classico, quello di casa Cupiello per intenderci.
E' la voglia di emanciparsi dalla
povertà e dalla sofferenza patita nel passato sfruttando le proprie
capacità, mettendole però al servizio delle cose lecite e illecite,
senza scrupoli di sorta, che possano procurare denaro e agiatezza a
muovere vittima e carnefice, antagonista e protagonista, sotto gli
occhi di un commissario di polizia che è l'eroe destinato dal Fato a
testimoniare lo sviluppo della tragedia; ma è anche un torinese
trapiantato al sud per servizio che, per tristi vicende familiari,
rimane scapolo per scelta e senza famiglia ma viene adottato da una
città che accoglie chi la vive senza pregiudizi e la ama col
buonsenso di chi ha la sensazione di aver ritrovato il suo posto nel
mondo e una ragione per restare.
Ma c'è un dolore che non si può
umanamente dimenticare: quello per l'amore negato, rubato per
lussuria, rifiutato per disprezzo e che semina, coltiva e cresce la
vendetta pianificata, allestita e attuata con precisione chirurgica.
"La morte arriva, ma non toglie
nulla alle certezze. [...](lui) aveva saputo mescolare la bellezza
alla violenza, l'amore all'odio, la devozione alla distruzione, il
desiderio al male spietato. anche lei si teneva aggrappata alle sue
origini.
In entrambi la logica aveva fatto a
cazzotti con la miseria, quella se la portavano addosso. Lui
nell'amarla, lei nel respingerlo ostinatamente." (pag. 146)
C'è Napoli e la sua dura realtà
quotidiana, c'è Napoli e la sua umanità variegata e vivace e
sanguigna, c'è Napoli ma c'è anche la tradizione della letteratura
che parte dalla tragedia greca di Eschilo e passa attraverso Carlo
Emilio Gadda, Eduardo de Filippo, Matilde Serao, prima grande donna
giornalista e co-fondatrice de IL MATTINO di Napoli e firma di punta del quotidiano stesso, per arrivare a
tutto il bagaglio culturale e professionale di Piera Carlomagno che
scrive sul medesimo quotidiano partenopeo. C'è Napoli che non
dimentica, che non vuole morire, che vuole sopravvivere e risorgere
per ritornare ad essere quella NEAPOLIS, città nuova, che i coloni
esuli dalla Grecia classica sognarono di fondare e vedere prosperare
nelle generazioni successive a loro.
L'ANELLO DEBOLE di Piera Carlomagno,
edito da Edizioni Cento Autori, adottando un italiano con poche
indispensabili coloriture partenopee, gode di uno stile asciutto e stringato
più poetico che giornalistico, cioè che lascia il compito della
produzione dell'immagine e delle sequenze delle inquadrature alla
fantasia del lettore, proprio il compito del coro nelle tragedie
greche, proprio come i piccoli tocchi di colore degli impressionisti francesi che riproducono le sfumature della luce e movimentano il quadro nel suo complesso; esso è un capolavoro per lingua, sceneggiatura, profondità
intellettuale e non per niente ha vinto il premio Lomellina in Giallo
nell'edizione tenutasi nell'ottobre 2015 a Ferrera Erbognone (PV).
Un capolavoro da leggere, rileggere e
regalare sicuri di fare un'ottima figura e rendere merito all'ottimo
lavoro di Edizioni CentoAutori, casa editrice campana, nella persona
di Davide De Marco che cura grafica, copertina e impaginazione
elegante e gustosa ed efficacissima di questo volume della collana
"L'arcobaleno" diretta dal già citato Carmine Treanni.
©
2015 testo di Claudio Montini
©
2014 Foto di Davide De Marco per Edizioni Cento Autori