Tradizionalmente, in Lomellina, si pensa che il 15 gennaio, san Mauro, con il 16 gennaio, san Marcello, e il 17 gennaio sant'Antonio abate siano i mercanti di neve poichè, nei tempi andati, pare si verificassero nei giorni successivi abbondanti nevicate che potevano durare anche oltre le ventiquattr'ore.
Per celebrare degnamente gli onomastici di coloro che portano questi bei nomi (Mauro, Marcello e Antonio) oggi vi regalo un'estratto da BRICIOLE DI SOGNI NELLO SGUARDO (2013) ed. Youcanprint.
Auguri!
I MERCANTI DI NEVE
di Claudio Montini
Gennaio
indossa, spesso, un cappello di ghiaccio che il sole di metà mattina
si diverte a sciogliere, in cambio di una sottile nebbia che il vento
di tramontana spazza, solo per il piacere di mostrare i fianchi delle
montagne, imbiancati nella notte.
La
vecchina volante che riempie calze di dolciumi solo ai bimbi buoni,
delle bisbocce di Natale e San Silvestro lascia solo teste dolenti,
bottiglie e tasche vuote portandosi via tutto il resto, anche la
voglia di ritornare a lavorare.
Nemmeno
quest'inverno somiglia al precedente e a quelli del passato, in cui
il circolo polare artico sembrava divertirsi a collezionare allegre
scampagnate a latitudini sempre più prossime all'equatore; intendiamoci:
Gennaio sembra voler rispettare i suoi appuntamenti tradizionali, a
dare retta ai modelli matematici che gli intenditori di nuvole
compulsano e consultano proni, strombazzando ai quattro venti
catodici e satellitari effimere certezze smentibili dalla finestra
di casa e da un buon lunario.
La
neve e il ghiaccio non l'ha affatto fatta mancare, là dove serve a
far campare la gente. Dove,
appunto, chi ha i soldi trova anche il tempo di spendere l'uno e gli
altri salendo e scendendo dai pendii innevati, ubriaco di vin brulè
e polenta da corsa, perchè la roba buona i montanari non la danno a
tutti: meno che mai agli alpinisti della domenica, farciti di
superbia tecnologica, che in due giorni credono di dominare le cime
e sfidare la mano che tira i fili del destino.
In
pianura, invece, neve pochissima e un pochino più di nebbia, giusto
per non lasciare senza argomenti tutti coloro i quali hanno trovato
nell'insoddisfazione la loro ragione di vita e si dannano l'anima
per renderne partecipe il prossimo.
Meglio
così, pensò, aprendo la finestra della camera da letto per
scambiare i miasmi notturni con la brina del tetto di fronte; salutò
la salvia che rimaneva bella e rigogliosa, nonostante la stagione,
protetta com'era, questo era il segreto, dall'angolo del muro di
cinta e dalle fronde del "pinetto": che tale ormai non era
più sfiorando i due metri in altezza e contando un metro abbondante
per la base del cono descritto dai suoi rami; lanciò anche uno
sguardo compassionevole al fico e all'ortensia spogli da tempo,
coltivando in sè la speranza di vederli resuscitare ai primi voli di
rondini.
Meglio
così, freddo asciutto e senza neve, sopratutto per chi deve
viaggiare per necessità, tipo lavoro o visite mediche; per puro
svago, pareva che nessuno si muovesse in inverno: gli imprevisti
stradali, sempre in agguato, facevano più paura con la bassa
temperatura.
Da
qualche tempo, viaggiare era diventato un fastidio necessario di
quest'epoca che si nutriva di fretta; il maltempo non faceva che
acuire il dispiacere di dovere di muovere le chiappe dal calduccio
del proprio nido; ciò era dovuto alla massa di incoscenti,
presuntuosi, scellerati e maleducati che la facilità di conquista,
o peggio di acquisto, di una patente di guida aveva riversato sulle
strade: così, non solo dovevi badare a non fare stupidaggini al
volante, ma anche intuire tutte le fesserie che attraversavano la
scatola cranica, spesso prossima al sottovuoto spinto, degli altri
utenti della strada che si eleggevano padroni della stessa e si
incoronavano valorosi assi del volante.
Presto
e bene, al posto dei fendinebbia le case automobilistiche avrebbero
montato mitragliatrici a nastro per il traffico urbano, mentre per i
fuoristrada gli accessori più gettonati potrebero essere le piccole
batterie di Stinger terra-aria portatili o i cari vecchi Milan
filoguidati anticarro, con sistemi di puntamento e tiro integrati al
navigatore satellitare di serie e comandi di sparo al volante. Si
tratterebbe, in fondo, della mera ratifica del fatto che sull'asfalto
si consuma una guerra tra disperati, inseguiti e braccati dal demone
della fretta, incuranti di pioggia, nebbia o neve: come se non ne
avessimo già abbastanza di stronzi assassini come quelli che si
mettono al volante ubriachi o, peggio, strafatti di una qualsiasi
sostanza psicotropa?
Ma
che razza di pensieri avvelenati gli venivano la mattina presto?
Erano
i primi sintomi della trombopirlosi senile?
Oppure
erano dovuti al fatto che, essendo nato sotto al segno dei Gemelli,
uno dei due era partito per la tangente a cercare il senno
dell'altro, allo stesso modo in cui Astolfo sulla Luna cercava quello
del prode Orlando, cantato dall'Ariosto come furioso per infondata
gelosia?
Molti
dei suoi interlocutori abituali avrebbero risposto positivamente
alla seconda, giusto perchè gli volevano bene: si sa che alla
trombopirlosi non c'è rimedio.
Sorrise
tra sè e sè anche di questa considerazione e si concentrò sulla
colazione, rimpiangendo il panettone che aveva lasciato di nuovo il
posto alle fette biscottate.
Fino
a Pasqua, c'erano buone probabilità di recuperare qualche centimetro
di linea sul parallelo che passava per le anche e l'ombelico,
lasciando a terra qualche chilo di zavorra: così era contenta anche
la nutrizionista che sognava un'ambulatorio in riva al mare, per
rosolarsi al sole tra una visita e l'altra.
Quanti
anni erano passati dall'ultima volta che era stato al mare?
Parecchi,
invero, ma una cosa è vivere per villeggiatura in un posto e altra
cosa è viverci e lavorare. Da
turista, quello vedi è solo una faccia della medaglia, sovente
quella più lucida, è sempre un giorno di festa e c'è un'altrove in
cui tornare. E'
più semplice avere nostalgia del sole, del mare, del dolce far
niente piuttosto che indovinare quando i tre mercanti di neve
presenteranno il loro conto alla pianura ubertosa: fare la fatica di
ragionare e ricordare la saggezza dei vecchi sono pratiche fuori
moda.
Eppure
tutti gli anni sono lì, tra capodanno e i giorni della merla, Mauro,
Marcello e Antonio a ridosso del primo quarto della luna di Gennaio,
a scrollare il loro cappello di ghiaccio e a rimboccare le coperte a
Madre Natura affinchè si riposi per bene fino a primavera. Ma
non passando da alcun telegiornale, nemmeno per colpa di qualche
sfortunato imprudente che si è fatto male, nessuno ascolta i corvi
avvisare che il cielo è pronto a fioccare.
Soltanto
un vecchio professore di Varese, che dettava al telefono le
previsioni del tempo per il giornale radio regionale delle sette del
mattino, non mancava mai di menzionare i tre santi e le pillole di
sapienza popolare: un pò per devozione personale, un pò perchè,
insieme alla matematica, l'aiutavano ad azzeccare anche le
previsioni a lungo termine.
L'unico
accessorio decente dei mezzi che aveva avuto in mano era sempre stata
la radio e non aveva mai mancato di sintonizzare il primo canale,
ascoltando quel bollettino meteo mentre scaldava il motore; più di
una volta aveva sperimentato l'esattezza delle previsioni, riuscendo
a dribblare i tre mercanti di neve, cioè completando le consegne
prima che i mantelli dei tre santi coprissero le terre che
attraversava.
In
fondo, si considerava un marinaio di terraferma: se i navigatori
riconoscono il mare e le sue coste a occhio e a naso per non perdersi
tra le onde, anche lui aveva i suoi stratagemmi per portare sempre a
casa la pelle sua e quella del mezzo che guidava.
Nel
mettere la data all'ultima bolla della giornata, si rese conto d'aver
esaurito le chiamate dell'intera settimana, vuotato l'autobotte e
d'aver di fronte un sabato libero in quella che di solito era alta
stagione, per chi consegna prodotti petroliferi da riscaldamento.
Con
un occhiata al calendario appeso in cabina, tra i due sedili,
constatò che Sant'Antonio e compagni erano da due giorni alle sue
spalle e si rallegrò, nonostante il cielo basso e grigio, di non
aver ancora visto scendere nulla.
Mauro
volle firmare la bolla in casa perchè la "padruna", quella
santa donna di Marcella che aveva atteso il ritorno dalla Russia per
sopportarlo nei quarant'anni successivi, aveva appena fatto i
biscotti e il caffè e, almeno per questa volta, lui non si poteva
rifiutare.
Obbedì
e Marcella lo lasciò andare solo quando accettò di portare a casa
una manciata di brasadè, i biscotti secchi a mo' di ciambella dalla
ricetta segreta, che faceva solo per i nipoti.
Rientrò
a casa con calma, evitò le "api impazzite" che sciamavano
fuori dalla raffineria tre secondi dopo la sirena delle cinque e
mezza, parcheggiò in cortile un'attimo prima che i primi cristalli
punteggiassero il parabrezza: adesso l'inverno era ufficialmente
arrivato, come sempre.
(c) 2013 testo di Claudio Montini
(c) 2016 Immagine di Orazio Nullo