domenica 27 dicembre 2020

Le recensioni di Radio Patela: Vincenzo Maimone SICILIA TERRA BRUCIATA - Fratelli Frilli Editore (2016)

 Vincenzo Maimone

SICILIA TERRA BRUCIATA

Fratelli Frilli Editori   (2016)

SFUMATURE DI TINTA FOSCA

di Claudio Montini

I titoli dei libri, a volte, sono fuorvianti sebbene sia noto all'orbe terracqueo che essi siano il biglietto da visita degli stessi. Ne possono addirittura determinare la fortuna: del resto, insieme all'immagine di copertina, sono la cosa che rimane impressa in modo indelebile nella memoria del pubblico, sia che si tratti di osservatori distratti che di lettori appassionati, accaniti e acuti. Come con le arance e le arancine o gli arancini, il vero spettacolo, il tesoro, il miracolo buono e gustoso sta sotto la scorza, sotto la superficie esterna e coinvolge tutti i cinque sensi, o meglio, l'anima intera o lo spirito o l'indole o la psiche del consumatore: così è anche SICILIA TERRA BRUCIATA di Vincenzo Maimone pubblicato da Fratelli Frilli Editore nel 2016! 
Già il titolo va letto senza pausa e senza virgola, come se fosse una sfumatura di colore o una tinta particolare e peculiare di un'opera pittorica: ma la “polpa” che si addenta sin dalle prime righe (che rimandano la mente all'esordio di METAMORFOSI di Franz Kafka) annuncia che non andremo incontro all'ennesimo, malinconico e rassegnato atto d'accusa circa i mali dell'isola più grande del Mediterraneo bensì alla constatazione del degrado dell'Italia intera e odierna, andato in scena negli ultimi quarant'anni con le medesime modalità da Courmayeur a Lampedusa o da Gorizia a Cagliari. 
Vincenzo Maimone, filosofo laureato a Messina e professore associato in Filosofia Politica presso l'Università di Catania, descrive una parte che conosce bene, Acireale (CT) poiché lì sono le sue radici, per tracciare un quadro di tutto lo Stivale Italico e dell'atteggiamento mentale degli abitanti del medesimo adoperando quella tinta così ben evidenziata dal titolo del romanzo. 
Come se fosse un medico legale dello spirito e del pensiero, attraverso i suoi personaggi, incide e seziona la realtà aprendo gli occhi al lettore meno distratto e rivelando agli altri quale sia la motivazione del persistere di una cattiva opinione in coloro che osservano l'Italia da fuori, da lontano, dall'estero. Nell'esordio del tredicesimo capitolo (troppo lungo da citare il passo, vi invito a fare vostro il libro e leggerlo: c'est plus facìle!), c'è la prova di quanto vado affermando, ovvero, c'è la chiave sociologica con cui aprire una delle porte possibili per accedere al giardino magico e gustare lo splendore della lingua italiana, la profondità della riflessione e della speculazione, il grande senso della misura nel descrivere l'animo umano tanto nelle sue vette quanto nei suoi abissi. 
SICILIA TERRA BRUCIATA non è soltanto la rappresentazione dell'atavica lotta tra bene e male o tra giustizia e prepotenza o vita e morte che muove dal precedente LA VARIABILE COSTANTE (2014, Fratelli Frilli Editori); non è soltanto la caccia all'omicida seriale che giustifica la sua brutalità col pretesto di una vendetta contro coloro che ritiene colpevoli della propria inettitudine e del proprio fallimento come persona; non è soltanto un romanzo giallo in cui la paura, il dolore, la cattiveria striano la storia di ombre inquietanti e graffi neri col solo scopo di assicurare evasione a buon mercato ai lettori dai relativi travagli quotidiani. 
Esso rappresenta, a mio modesto parere, un salto di qualità verso l'alto della letteratura gialla o poliziesca o noir che dir si voglia: un salto fuori dagli steccati del passatempo intelligente fin che si vuole, ma di scarso valore, tipico dell'ossessione classificatrice ed etichettatrice dei nostri tempi. 
SICILIA TERRA BRUCIATA di Vincenzo Maimone è vita vissuta da galleria di tipi umani in una cittadina che si chiama Acireale, ma potrebbe essere Vigàta di Camilleri o Racalmuto di Sciascia; è vita vissuta che si fa romanzo per meglio operare una critica schietta alla nostra intera società (alla moda più di Voltaire, penso a CANDIDE, che di Kant prediletto dal professore catanese) dove l'incapacità, tanto abusivamente chiamata in causa da troppe bocche per non destar sospetto, non regge più come alibi alla prova del tempo e alla persistenza del danno. Infatti, la strategia della provocazione di disastri collettivi per incrementare il profitto individuale, sfruttando i labirinti della burocrazia, ha portato al progressivo crollo dei valori di civile convivenza: vale l'apparenza e non la sostanza, meno che mai competenza ed esperienza, il nome o il titolo altisonante, le illazioni e gli slogan come quello per cui la colpa dei nostri guai è imputabile ad altri fuorché a noi. 
Così si alimenta la cattiveria dei pavidi, degli invidiosi e degli inetti che, purtroppo, viene pagata da vittime innocenti, casuali, comunque estranee alle vicende che portano alla scellerata deflagrazione della serenità e del futuro. 
Per questo motivo, c'è bisogno più che mai di romanzi che non si limitino a fare leva su desideri e ansie represse, portandoci in mondi lontanissimi dalla realtà di tutti i giorni, soffocandoci di parole che mostrano soltanto l'edonismo e l'egoismo culturale dei loro autori; abbiamo bisogno di narratori come Vincenzo Maimone e di romanzi come SICILIA TERRA BRUCIATA e di editori coraggiosi e caparbi come i fratelli Frilli da Genova: perchè leggere è un piacere sottile e leggero che non addolcisce la realtà ma aiuta a viverla meglio, aiuta a tenere il cervello sempre ben inserito e attivo, aiuta ad essere persone e cittadini e uomini e donne più consapevoli dei nostri mezzi.

©2020 testo e immagine di Claudio Montini

sabato 1 agosto 2020

Buona notte al secchio e ai suonatori


Occhio alla penna...

di Claudio Montini
La bellezza non è solo negli occhi di chi guarda: ma anche negli occhi di chi è guardato, scrutato, osservato, studiato, considerato, più spesso per trovare un neo o un appunto o un dettaglio fuori posto, quasi mai per godere della energia immateriale che emana dagli occhi del soggetto stesso. Essi sono la porta d'ingresso e la spioncino da cui si vedono le correnti dell'anima, i suoi moti ondosi e la placida soddisfazione di essere giunti nel posto giusto, con la persona giusta al proprio fianco (e non solo a letto), per fare tutto quello che è giusto e bello e grandioso per sé e per gli altri che calpestano la crosta di questo pianeta. I nomi di battesimo non sono mai scelti a caso e portano con loro una traccia di quello che sarà il nostro cammino in questa valle di lacrime: gli altri elementi della mappa per la strada verso la felicità sono dentro di noi e nelle nostre mani, dipendono da noi e da quanto sappiamo amarci, da quanto siamo disposti a difendere la libertà della nostra anima e del nostro pensiero, indipendentemente dal fatto che si sia maschi o femmine.
Vale anche per le parole che i poeti e gli scrittori maneggiano con cura e delicatezza, che i politici e gli agitatori sociali brandiscono come clave o come armi bianche, che i poveri risparmiano perchè hanno imparato anche a risparmiare il fiato (tanto nessuno li ascolta), che in troppo danno e in troppo pochi hanno il coraggio di rispettare: il vento è pieno anche di tutte loro e di tutte ne fa coriandoli che sparge tra smog e fumo di stupefacenti e polvere da sparo esplosa.
Godiamo di ogni attimo poichè, come scrisse quel sovrano, del doman non v'è certezza: sebbene tra cielo e terra vi siano più cose di quante non ne immagini tutta la nostra filosofia, argutamente ebbe a ribattere il Bardo Inglese.

giovedì 9 luglio 2020

Gemelli-66: Genova di nuovo pugnalata alle spalle

Gemelli-66: Genova di nuovo pugnalata alle spalle: Oltre al danno, la beffa di Claudio Montini Genova è stata tradita un'altra volta, colpita alle spalle e sbeffeggiata a filo di l...

giovedì 14 maggio 2020

giovedì 26 marzo 2020

Letti & piaciuti : Enrico Pandiani "Ragione da vendere" 2019 Rizzoli

 LA FAMIGLIA, NONOSTANTE TUTTO...
di Claudio Montini

Il successo degli umanoidi sul resto degli animali che popolano questo singolare pianeta, orbitante intorno a una stella nana gialla, è dovuto in buona parte a fattori casuali e a caratteristiche peculiari tra le quali uno spiccato senso di appartenenza a una cerchia, a un gruppo, a un insieme di soggetti eterogenei eppure attratti e legati gli uni agli altri da funi (talvolta catene, ma più spesso prevalgono le prime) immateriali e invisibili e, tuttavia, in grado di fornire loro sostegno, energia, coraggio e salvezza nei momenti critici dell'esistenza. Il superamento della soglia della sopravvivenza implica l'elaborazione di un concetto nuovo: si passa dall'idea di branco a quella di famiglia, con tutte le articolazioni e le implicazioni e le priorità che si scambiano di posto nella scala che misura la vita. Eccola, la RAGIONE DA VENDERE che Enrico Pandiani infonde in questo romanzo, parola abusata quant'altre mai eppure altrettanto adeguata e pertinente, collocato nella collana Nero Rizzoli da Rizzoli Libri (con la benedizione di Mondadori S.p.A., nel 2019, detentrice della proprietà letteraria). Non si tratta più solamente di un nuovo episodio della fortunata saga de Les Italiens, che si imbattono casualmente in un traffico internazionale di reperti archeologici rubati, in cui l'equipe del commissario Mordenti risolve il caso con inseguimenti e proiettili a profusione e proditorie azioni da commando: la macchina da presa che lo scrittore torinese padroneggia con efficacia e sicurezza è puntata sui dettagli umani e personali di tutti gli interpreti di questa storia, dettagli che diventano l'ossatura e il sistema nervoso di questa affascinante e, apparentemente, leggiadra creatura. Una sparatoria sotto casa di Alain Servandoni mentre ha ospite a cena Pierre Mordenti apre la caccia ai malviventi e a un probabile reperto archeologico di alto valore; in principio, quel che i buoni hanno in mano è un furgone con il cadavere di un uomo britannico ma, via via, scoprono che una giovane donna è sparita senza dare spiegazioni, che ci sono cocci di un antico manufatto apparentemente vecchio di secoli, che ci sono molti denari in gioco e molti ce ne sarebbero per chi è disposto a chiudere gli occhi, che alcuni non hanno alcuno scrupolo a prendersela con donne e bambini pur di raggiungere i propri scopi. C'è un ventaglio di inclinazioni umane davvero notevoli declinate, composte e descritte in una narrazione che non lascia respiro ma diverte e affascina per la freschezza e il ritmo del linguaggio semplice, diretto, essenziale ma corretto nella coniugazione e, merce assai rara, nella punteggiatura: mentre lo si legge, RAGIONE DA VENDERE (Rizzoli “Nero” 2019) è un romanzo che si “vede” grazie alle scelte linguistiche e stilistiche di Enrico Pandiani che continua, sempre più decisamente, l'affrancamento da tutte le etichette che gli addetti ai lavori o i sostenitori, semplicisticamente, provano ad appiccicargli addosso scomodando i “mostri sacri” del genere poliziesco. Piaccia o no, questa è un'opera di letteratura italiana che si assume anche compiti pedagogici e sociologici, poiché veicola messaggi chiari e netti col pretesto di essere soltanto uno strumento di evasione ottimamente congegnato, scritto e prodotto. Volete un esempio? Eccolo.
“[...] In quell'edificio immenso, [...] a un tratto mi ero sentito piccolo e insignificante, del tutto inadeguato a ciò che mi veniva richiesto ogni giorno. Avevo capito, in quel momento, che senza le persone che avevo attorno, che lavoravano con me e mi volevano bene, tutto sarebbe stato più difficile. Restava l'amaro in bocca per quella vicenda che si era risolta con una sconfitta […]. Per questo, avevo solo voglia di tornare a casa, farmi una doccia, bere dell'alcol e togliermi di dosso tutto lo sporco che avevo accumulato in quei giorni […]. Sentivo pure il bisogno di ritrovare la normalità di quella stramba famiglia che mi si era creata attorno, con i suoi problemi, le tensioni, ma anche il benessere che mi dava e al quale ancora non mi ero del tutto abituato. Ero certo che potesse salvarmi o rigenerarmi o darmi qualcosa di concreto in cui credere e sperare. [...]”  (RAGIONE DA VENDERE di Enrico Pandiani per Rizzoli, 2019 pagina...ebbene scopritelo da soli!) Già lettore appassionato e attento ma anche uomo del suo tempo ben sintonizzato sulle onde lunghe e medie e corte della vita quotidiana, lo scrittore torinese riesce a vendere al lettore, non la sua ricetta per un mondo migliore, ma la sola universale ragione che muove il sole e le altre stelle ed è in grado di battere egoismo e ingordigia. Siamo di fronte a un romanzo d'amore, di guardie e ladri, di ingordi e di egoisti, di genitori e figli, di uomini e di donne tesi alla soddisfazione o al benessere o a un futuro più giusto e libero; siamo di fronte a un'opera letteraria che, forse, non vincerà mai rinomati premi di valenza nazionale ma, tuttavia, deve essere premiata con una lettura accorata e approfondita perchè riesce a presentare la vita degli esseri umani, che è semplice quanto complessa nello stesso tempo, insieme all'antidoto contro le sue tossine ovvero la fonte delle cellule staminali in grado di ripararla, ricostruirla, rinviare all'infinito la sua estinzione: la famiglia, nonostante tutto...

©2019 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di copertina di Iacopo Bruno/theWorldofDOT art director Francesca Leoneschi

mercoledì 18 marzo 2020

lunedì 16 marzo 2020

Gemelli-66: Poeti e poesie di gran classe: Massimo Pistoja e C...

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mercoledì 29 gennaio 2020

Le recensioni di Radio Patela: Marco Buticchi STIRPE DI NAVIGATORI


LETTI & PIACIUTI
Marco Buticchi
STIRPE DI NAVIGATORI
Longanesi 2019


UN POZZO INESAURIBILE

di Claudio Montini

La storia dell'umanità è un pozzo inesauribile da cui si possono attingere fluidi e lieviti con cui impastare sogni, suggestioni, sensazioni, ipotesi e congetture. Spesso, senza volerlo, si finisce per azzeccare la sequenza esatta dei fatti e delle motivazioni che li hanno causati. Di più: autori e lettori riescono addirittura ad aprire reciprocamente gli occhi su realtà e periodi storici apparentemente distanti da loro, eppure convergenti e speculari e sintonizzati perfettamente con gli avvenimenti mondiali odierni. Questo accade puntualmente con ogni opera prodotta da Marco Buticchi che in STIRPE DI NAVIGATORI (Longanesi, 2019) conferma e convalida e consolida (se mai ce ne fosse ancora bisogno) la sua maestria nel tratteggiare le sfaccettature e gli spigoli dell'animo e della natura umana, tanto quelli positivi quanto quelli negativi, combinando piani narrativi e scenari storici eterogenei a una prima vista superficiale ma saldamente concatenati nella linea logica del tempo, inteso come dimensione fondamentale della narrazione stessa. Attraverso un solido palinsesto drammaturgico, la grande cura nel delineare tanto i personaggi quanto gli ambienti in cui essi si muovono, l'attenzione spasmodica al ritmo e alla scorrevolezza della lingua italiana scevra da ammiccamenti regionali o tecnicismi, così corretta sul piano grammaticale e sintattico e semantico, Buticchi prende per mano il lettore sin dalla prima pagina e lo fa accomodare a bordo del suo vascello magico per condurlo in una crociera lungo il tempo e lo spazio e tutti gli accidenti che una simile navigazione nei destini degli esseri umani, reali o inventati che siano, comporta. Riga dopo riga, pagina dopo pagina la STIRPE DI NAVIGATORI affronterà la tratta degli schiavi razziati dalla madre Africa per lo sfruttamento del Nuovo Mondo mentre in quello Vecchio si enucleavano i primi geni dell'Illuminismo; si perderà nel pantano della guerra del Vietnam e nel saccheggio post coloniale del continente nero durante tutto il XX secolo, non senza gettare uno sguardo sulle macerie di Lisbona sconvolta da un sisma di notevole intensità e dalla successiva mareggiata che spazzò la costa nella metà del secolo XVIII, annientando ciò che il movimento tellurico aveva risparmiato. Il lettore, avvinto dalla scrittura elegante e mai banale e sempre agevolmente fruibile, assisterà, protetto dal vascello di Marco Buticchi, alle vicissitudini di uomini e donne che hanno saputo restare umani e giusti e veri quando tutto intorno a loro crollava, si deteriorava, si ispirava e si uniformava ai peggiori istinti criminali e predatori. STIRPE DI NAVIGATORI (ed. Longanesi, 2019) scritto da Marco Buticchi non è l'ennesimo capitolo della saga sulle avventure di Oswald Breil e della moglie Sara Terracini, intenti e tesi a salvare il mondo dal male e dalla malavita (in questo caso, cinese) con l'equipaggio della loro residenza galleggiante, la nave Williamsburg. Certo non mancano i due personaggi che tanta fortuna hanno dato allo scrittore spezzino, ma i veri protagonisti sono l'amore che lega due fratelli figli del cuore dell'Africa e il continente nero stesso, oggetto per secoli di brame e interessi che hanno considerato gli esseri umani che lo popolano alla stregua di una fastidiosa necessità. Dunque, la lettura di quest'opera che, più d'ogni altra, merita l'appellativo di romanzo, è doverosa e salutare per le specularità e i parallelismi e gli echi che emergono dalla superficie della trama avvincente: sicuramente essi sproneranno ogni lettore, già intrattenuto con elegante e sagace intelligenza, a migliorare la padronanza della lingua italiana e a gettare uno sguardo più attento e disincantato alle radici dei mali correnti ai giorni nostri. Alla fine, lasciatemelo dire: leggere STIRPE DI NAVIGATORI di Marco Buticchi fa bene al cuore, all'anima, alla testa e anche alla lingua nazionale.


© 2020 Testo e fotografia di Claudio Montini