Ultima missione: sopravvivere!
Caro diario,
oggi è il 28 Febbraio 2048 ed è
un giorno diverso da tutti gli altri che mi perseguitano con la loro solita
routine.
E' un giorno speciale...
Ora che ci penso, è da poco più
di trent'anni che non è più così, perchè allora in questo giorno è scoppiata la
guerra in tutto il mondo.
Quella che Einstein, Fermi e
Oppenheimer si rifiutarono di immaginare, pur sapendo bene a cosa avessero dato
vita coi loro studi.
Mi ricordo ancora tutto, come se
fosse successo ieri: avevo solo sedici anni ed ero un normale studente, come
tanti altri.
Era il periodo delle elezioni,
c'era ancora la democrazia e chi credeva che con una croce su un pezzo di carta
si potesse migliorare le cose; le televisioni parlavano solo di quella
stramaledetta politica: di tutti quei politici mangia soldi, di Berlusconi, di
Bersani, del succhia-sangue Monti e non bastava!
C'era anche un comico che aveva
smesso di fare il suo mestiere, cioè fare ridere, che sbraitava di una
rivoluzione immaginaria e viva solo nella forfora della massa di barba e
capelli che gli incorniciavano la faccia.
Inoltre c'era anche la crisi
economica che gravava ormai su ogni angolo del pianeta, accompagnata dalla
corruzione, dalla prostituzione, dall'illegalità e dal più semplice, occulto e
geniale sistema schiavistico: il signoraggio bancario.
Il denaro era sovrano e giudice
ultimo di vita e di morte; chi custodiva, muoveva e faceva crescere il denaro,
a seconda della convenienza del momento, poteva elevare agli altari una
nazione o un continente intero e, nello stesso tempo e con lo stesso tratto di
penna o click di mouse, strangolarne nel fango della miseria un'altro senza la
minima pietà verso donne, vecchi e bambini, senza consumare munizioni.
Le banche erano le padrone del
mondo e i banchieri i nuovi dittatori, in giacca e cravatta e scarpe lucide,
affabili come un coccodrillo che fa finta di aver già fatto colazione mentre
calcola quanto ci metterà a digerirti, pensando a una tana tranquilla dove
farlo.
Gli altri intanto avevano già i
prosciutti davanti agli occhi, il telefonino sempre acceso e appiccicato
all'orecchio e il telecomando in mano, erano sempre più ignoranti e sempre più
bestie.
Nessuno vedeva lo scempio,
nessuno lo riconosceva: alle persone interessava solo avere cibo, acqua, casa
e, proprio come le bestie, fare sesso solo per volgarità, e quei pochi curiosi
che indagavano sul sistema sociale, sparivano misteriosamente.
Per distrarre l'attenzione del
mondo, sorgevano contrasti e conflitti locali che si sopivano solo con la
minaccia di ricorrere agli arsenali nucleari, sempre efficienti e mai
smantellati.
Pochi mesi, forse un'anno, dopo
quel periodo d'instabilità, finalmente i partiti fecero pace, gli Stati evitarono
di farsi la guerra e le religioni trovarono persino il modo di convivere, ma
era solo un'illusione, la bella copertina di quello che sarebbe capitato in
seguito....
Lo stesso giorno di tre anni
dopo, gli ex paesi socialisti dichiararono guerra agli USA e agli alleati UE.
Fu una guerra tremenda, anche se
di appena cinque anni, che privò la terra delle sue risorse, i cittadini della
pace e della poca ricchezza per regalargli il terrore.
Furono molti a morire in nome del
proprio ideale e, come me, non ci eravamo resi conto che ancora una volta eravamo
dei burattini in un piano già organizzato.
Passai ben quattro anni della mia
giovane vita a marciare, strisciare, sparare e sopportare quel freddo, quel
freddo che ti perseguita mentre aspetti di uccidere o di essere ucciso.
Quella esperienza mi segnò
molto....
Vedere i corpi, gli arti dei
compagni colpiti che saltavano in una rossa nube; interi battaglioni cadere
come mosche irrorate di insetticida e la paura di ogni giorno che superava il
dolore del mio naso rosso sulla faccia bianca dal gelo.
Quella era la missione, ultima e
unica, non detta e indicibile: sopravvivere per essere pronti alla battaglia
successiva.
Dopo molto sangue, la guerra finì
solo in apparenza: i due schieramenti si concessero una tregua, l'uno
all'insaputa dell'altro.
Pochi si illusero che, come
settant'anni prima, i politici superstiti avviassero serrate trattative per
spartirsi il mondo: ogni Paese era ormai senza forze e per assicurarsi un
minimo di vittoria, gli USA e la nuova URSS, la cui rifondazione aveva
rianimato il bellicoso orgoglio slavo e orientale, lanciarono reciproci
attacchi nucleari in tutto il mondo e, quello che accadde in seguito, fu nulla
a confronto di quanto avevo già vissuto.
Era il 15 Luglio 2022.
Quella mattina stavamo occupando
il centro di Mosca e allestivamo basi di controllo e posti di medicazione da
campo, del resto stavamo rapidamente avvicinandoci alla conquista della
centrale informativa e strategica degli orientali: il cervello delle truppe
avversarie e la stanza dei bottoni atomici.
Ci avevano detto che la sua
conquista avrebbe evitato che qualche dito troppo nervoso pigiasse il bottone
sbagliato, da entrambe le parti: l'allarme di attacco nucleare in corso lacerò
l'aria, raggelando il sangue nelle vene a tutti perchè, ancora una volta, i politici
ci avevano preso in giro.
In quel momento i rumori di
spari, granate, esplosioni e morte cessarono coagulandosi in un silenzio
assordante e ogni uomo, soldato o civile che fosse, fu preda dell'istinto di
conservazione e mostrò la sua natura bestiale.
Cessarono i combattimenti, si
gettarono armi e munizioni ingombranti, mentre ogni uomo ancora valido cercava
di salvarsi cercando rifugio nella metropolitana moscovita.
Nessuno guardava all'altro e
nemmeno si curava del suo prossimo, amico o nemico che fosse; solo poche
centinaia di unità umane riuscirono a ripararsi, prima che il giudizio
universale si imponesse sul teatro delle operazioni.
Ebbi fortuna, molta fortuna; fui
proprio uno degli ultimi a varcare la soglia mentre l'adrenalina si sostituiva
alla ragione: forse per questo sono ancora vivo.
Dopo che si chiuse l'imponente
porta, l'esplosione fece il resto e, per mezzo secondo soltanto, si sentirono
le urla bruciate dal dolore: poi fu solo silenzio.
Noi pochi superstiti,
intrappolati nel sottosuolo ma al riparo dalle radiazioni, ci guardammo negli
occhi impauriti e potevamo solo aiutarci a vicenda perchè eravamo nella stessa
trincea, con una sola ultima missione possibile: sopravvivere.
A distanza di oltre venticinque
anni, una generazione si sarebbe detto cent'anni fa, questa metropolitana è
diventata la nostra casa, una casa infestata da attraenti e mortali anomalie,
da mutanti incredibili e feroci, figli infelici dei radionuclidi infiltrati
dall'acqua e dalle nevi che hanno sferzato la terra contaminata sopra le nostre
teste.
Ma non tutti gli isotopi
radioattivi, evidentemente, vengono per nuocere: oltre ai mostri, essi hanno
dato vita agli S.T.A.L.K.E.R.
Con questo termine si definiscono
coloro che viaggiano nella metro e si avventurano là fuori, sulla superficie,
sfidando alti livelli di contaminazione e i mostri perchè nel loro organismo si
è alzato il livello di tolleranza alle radiazioni e si sono sviluppate capacità
extrasensoriali, tattiche e fisiche superiori ai migliori uomini che ebbi sotto
il mio comando.
Sono guerrieri solitari e nomadi
che vanno a caccia di tesori, ovvero tutto quello che si può recuperare dal
mondo devastato per agevolare la sopravvivenza nella metropolitana; poi
barattano ciò che trovano con l'ospitalità per qualche notte, cibo e una donna
che non vada troppo per il sottile, ma non si legano a nessuno: la mala pianta
dell'egoismo ha, di nuovo, attecchito formando fazioni che ancora una volta
muoiono scannandosi fra di loro per opposte ideologie.
Dopo tutte queste esperienze sono
molto cambiato, ma sono fiero dei miei cinquantuno anni: sono durato più a
lungo di tanti altri, anche se non ho più nulla da perdere.
Oggi appartengo alla fazione dei
banditi, bastardi che rubano al primo che incrocia la loro strada, solo per
sopravvivere fino al giorno successivo, senza costruire nulla per il futuro...
Sono diventato un bastardo senza
gloria, una bestia proprio come tutti gli altri.
Ideazione,
soggetto, sceneggiatura, testo originale
Gabriele
Balzano © 2013
Revisione
e integrazione al testo
Claudio
Montini © 2013
Impaginazione
e immagini
Orazio
Nullo © 2013
}}}}}}}**************}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}}{{{{{{{{{{{{{{{{{************}}}}}}}}}}}}
Cari lettori,
il testo che avete avuto la bontà di apprezzare fino in fondo, fino all'ultima parola dei titoli di coda, altro non è che uno dei capitoli del romanzo di fantascienza che sto scrivendo e che, con buona probabilità, porterà lo stesso titolo una volta ultimato.
La storia nel suo svolgimento a grandi linee è già tutta nella mia testa, devo solo trovare il modo più conveniente e interessante di distribuire i due sacchetti di punteggiatura in dotazione: sapete, non è sempre così facile e immediato distribuire tutte quelle virgole, virgolette, punti fermi e a capo, due punti e punti e virgola (che pare non godano di grande considerazione da parte degli scrivani mondiali, ma è segno di interpunzione utilissimo per l'articolazione dei ragionamenti e della posa delle pause nel discorso orale)...per non dire proprio di loro, i puntini di sospensione e i loro fratelli maggiori il punto esclamativo e interrogativo o i trattini e le barre traverse e, oddio me le dimenticavo!, le parentesi tonde ( le quadre e le graffe servono più in matematica....).
Comunque sia, accadrà, miei cari visitatori anche occasionali, che troverete un capitolo nuovo ad ogni cader di mese o quando l'ispirazione mi cinsentirà di completarlo.
Confido nella vostra comprensione e nel vostro giudizio.
A presto!
Claudio Montini, 12 aprile 2015 (anniversario del volo nello spazio di Yurij Gagarin su Vostok 1)
Avviso ai naviganti spaziali
di Sweeton Tranzil
Ordine dei Cronistorici
dall'Istituto di Storia Universale su Kepquacinduebi
Gli
umanoidi di molte galassie hanno in comune molte caratteristiche e
molti comportamenti, sebbene sia raro che lo ammettano: pensano
sempre di essere i soli, i primi e, in altre parole, gli unici esseri
senzienti del pianeta di cui assumono il controllo nel corso della
loro evoluzione.
Quando
mettono il naso, o la cosa che più vi somigli del loro organismo,
fuori dal loro pianeta, o anche dal loro sistema planetario, sovente
ridimensionano le loro concezioni cosmologiche e cosmogoniche
mantenendo un'atteggiamento di seccata superiorità, se incontrano
civiltà presso cui la ruota della comprensione e della conoscienza
non ha girato con velocità pari alla propria, favorendo la crescita
intellettuale.
L'universo,
invece, è un posto molto trafficato, altrettanto affollato e
caoticamente stratificato, dove molte cose esistono all'insaputa le
une delle altre: siano esse galassie, stelle gassose o solide con
atmosfera, agglomerati di energia gravitazionale e onde
elettromagnetiche, particelle instabili che, contraendosi,
espandendosi, collidendo danno vita a un organismo che si muove lungo
fasci infiniti di linee temporali tangenti e secanti, mai parallele.
Al
contrario, come linee parallele si comportano le civiltà che
popolano l'universo stesso quando ancora riempiono i loro cieli di
figure magiche, inconoscibili e onnipotenti perchè l'evoluzione del
loro pensiero non è ancora stata in grado di sfondare la volta
celeste che lo sovrasta, come una cupola infrangibile e
irraggiungibile, per indagare e conoscere ciò che sta oltre i propri
limiti fisiologici, spaziali e temporali: l'immaginazione non trova
le prove, sul campo, a ratifica delle sue teorie e si consola
inventando favole.
Eppure
l'universo reale non è affatto omogeneo, pur essendo congegnato per
funzionare in base a leggi valide in ogni istante e in ogni punto.
Se
in una zona le trasformazioni appaiono più lente e blande, altrove
sono decisamente più rapide e incisive; se vi sono civiltà che si
muovono a malapena sulla superficie dei loro pianeti, in balìa degli
eventi e degli elementi, ve ne sono altre che, ossessionate dalla
solitudine e dalla sete di conoscienza, volano via da quella per
osservare e, magari, colonizzare nuovi mondi allo scopo di
scongiurare la propria estinzione.
Osservatori,
esploratori, viaggiatori e ambasciatori, spesso affatto neutrali,
attraversano galassie e sistemi stellari catalogando pianeti e forme
di vita, partecipando e interferendo con l'evoluzione, magari, ma
compilando minuziosi rapporti per i Custodi del Tempo che,
utilizzando quella mole di dati, sviluppano le loro matrici di
calcolo lungo tutte le direttrici temporali assegnando, in tal modo,
un ventaglio completo di probabilità e di implicazioni per ogni
opzione relativa all'esistenza di ciascuna particella dell'universo.
Usando
una locuzione mutuata dal comandante Ulysses Xenophon, posso dire con
assoluta certezza che i Custodi del Tempo conoscono vita, morte e
miracoli di ogni punto dell'universo: possono addirittura prevedere
il corso degli accadimenti ma non sono in grado di modificarlo.
Il
Tempo ci consente di percorrerlo avanti e indietro solo come
osservatori perchè, qualunque intervento volto a modificare la
sequenza degli eventi, non produrrebbe effetti significativi o
duraturi.
Abbiamo
rilevato e verificato che, essendo esso stesso una dimensione
immanente ma intrinseca eppure strutturale dell'universo, nonostante
gli interventi degli Osservatori basati sui suggerimenti dei calcoli
dei Custodi, il Tempo da sè medesimo produce ed esegue le correzioni
di rotta per riallinearsi al percorso stabilito prima dell'origine
sua e del cosmo da entità superiori e preesistenti all'ordine dei
Custodi, degli Osservatori e dei Navigatori: vale a dire dell'intera
nostra civiltà che continuiamo a ritenere la più evoluta in
assoluto.
Dal
momento in cui abbiamo individuato il vostro pianeta, tanto per fare
un esempio, i membri dell'Ordine degli Osservatori che abbiamo
spedito in missione hanno "interferito" con la vostra
evoluzione per correggere pericolose derive, rese evidenti dalle
nostre elaborazioni: ma puntualmente, confutando i nostri calcoli, il
Tempo vi ha fatto percorrere comunque quelle tragiche sbandate da
cui, raramente, avete tratto utili insegnamenti per evitare di
ripeterle.
Sapevamo
tutto di voi, destini passati e presenti e futuri: vi abbiamo
insegnato il concetto di destino combinato con il libero arbitirio;
vi abbiamo insegnato a porvi domande e a cercare risposte concrete e
dimostrabili; avremmo voluto insegnarvi anche la compassione e
debellare l'egoismo dal vostro DNA: ma non ci siamo riusciti, dal
momento che numerose guerre hanno stremato il pianeta e fiaccato la
vostra civiltà fino a portarvi sull'orlo dell'estinzione, come
quella immediatamente successiva alla partenza della missione Eureka
Kalymera del comandante Xenophon e dei suoi quaranta compagni.
Quando
furono agganciati dai nostri rilevatori, sul limitare del nostro
sistema stellare, la prima "santa" guerra atomica aveva
avvolto, da molto tempo, il vostro pianeta del nero sudario della
morte e della desolazione: qualcuno tra voi voleva vincere a tutti i
costi e fece ricorso a forze che aveva maldestramente imparato a
produrre senza saperle mai controllare e limitare, nei loro effetti
più perniciosi.
L'equipaggio
di quella missione esplorativa dello spazio esterno al sistema solare
ignorava cosa fosse successo sul proprio pianeta, dopo l'innesco
della "fionda orbitale" con cui avevano lasciato dietro di
se l'ultimo planetoide e l'attivazione del propulsore ad antimateria
progettato e approntato da un misterioso ingegnere aggregatosi
all'ultimo minuto, perchè non era mai stato completato il programma
di collaudo.
La
distanze siderali erano un problema già per le nostre comunicazioni
con gli osservatori, sebbene ci basassimo sulle onde di fotoni e
particelle "eccitate" energeticamente oltre ai network
sub-luce che condividevamo con altre civiltà, passava un certo tempo
tra invio e ricevimento dei dati e dei rapporti: certamente non mesi
come a bordo dell'Eureka Kalymera, oltretutto con una qualità bassa
e incostante, pari solo alla inattendibilità delle notizie che
ricevevano, finchè la loro "base" smise di trasmettere e
l'equipaggio si convinse che fosse dovuto alla enorme distanza che
avevano già percorso.
Non
potevano immaginare che chi li aveva lanciati in quella missione,
frutto della collaborazione internazionale, aveva scelto di porre
fine ad ataviche rivalità con gli strumenti della sopraffazione e
dello sterminio che, in tutto l'universo, vengono condensati in una
sola parola: la guerra nucleare non venne mai menzionata nei
bollettini informativi del centro controllo missione, per cui il
mondo continuava a girare e si aspettava enormi ricadute tecniche e
scientifiche dai dati che quell'esplorazione avrebbe prodotto, ovvero
nuovo benessere e nuova prosperità.
Invece
i rapporti di Zosymer Myryon, successore del padre Elyseon nel ruolo
di Osservatore, giunti ben prima della Eureka Kalispera, raccontarono
tutta un'altra verità: fino a che non cessarono del tutto.
Elyseon
Myryon aveva dato tutto il possibile alla causa della nostra civiltà,
l'intera sua esistenza e un figlio che amava e da cui era amato: un
padre non dovrebbe mai essere costretto a seppellire un figlio o,
tutt'al più, a sopravvivergli.
Egli,
però, non consultò mai le proiezioni dei Custodi, nè per sè nè
per il figlio, accettando la sequenza degli eventi così come si
presentarono e come in ogni caso era stato disposto dal Tempo prima
della nostra stessa esistenza: parafrasando, così, il pensiero
dell'Osservatore che lo aveva preceduto sul vostro pianeta e che,
dato da noi per disperso, Elyseon aveva rintracciato pochi anni prima
che fosse messo a morte dal popolo che li ospitava.
"Aveva
pagato il prezzo delle sue eresie", scrisse nel rapporto: ma io
sapevo che non era affatto il suo pensiero e non mi stupii
nell'apprendere che ritornava su quel pianeta in appoggio alla
missione di spionaggio del comandante Xenophon.
Mentre
quest'ultimo cercava notizie sulle mire colonizzatrici della sua
sciagurata civiltà, l'altro voleva trovare risposte per la fine del
figlio che bastassero a sua madre per sciogliere lacrime alla sua
memoria.
Ora
che tutti i calcoli sono stati completati e giustificati, tutti i
rapporti depositati e tutti i protagonisti ammessi al riposo, liberi
di concludere come meglio credono il loro ciclo vitale, noi
Cronistorici possiamo scrivere la storia definitiva dell'ultima
missione, l'imperativo che riecheggia e regge l'universo intero:
sopravvivere!
Lanceremo
questa stessa storia lungo le direttrici del Tempo, quella che voi
chiamate ancora materia oscura, come un messaggio in bottiglia
affidato alle correnti elettromagnetiche che attraversano le galassie
e l'universo intero: ora, è tra le vostre mani perchè è altamente
probabile che ciò accada e perchè siete intelligenti, bizzarri e
curiosi.
Sweton
Tranzil, Ordine dei Cronistorici
L'ebook per kindle è acquistabile su amazon.com. Grazie da Claudio e Gabriele!
RispondiElimina