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Disponibile solo in formato elettronico.
© 2021 Testi di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo per Atelier Des Pixels
Claudio Montini
LA MIA MONETINA
l'intervista impossibile di Orazio Nullo
LE SCINTILLE: tracce per sogni elettrici
Volume 1
ebook only (MOBI, ma presto anche epub)
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©2021 Testo di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo
Come descriveresti il significato, o uno dei possibili significati, della parola “raccontare”?
Raccontare è come spogliarsi davanti allo specchio, frugando nelle tasche della vita e in quelle del vestito che è invecchiato insieme a noi, chiamando rughe e ricordi col loro nome: anche quando fingiamo di non essere gli attori principali, anche quando fingiamo di essere registi, manovratori di fili o altre divinità superiori.Questo aiuta, in qualche modo, a superare le asperità e i dissapori della vita quotidiana?
Certamente! Ti salva dalla follia o dalla disperazione che, insieme, ti porterebbero a nefaste conclusioni.
Se il mondo che ti circonda è vuoto o noioso o ti tiene prigioniero in una bolla, riempilo con la tua fantasia e coloralo coi ricordi mescolati alle parole che i libri, i giornali, la radio, la televisione, il cinema, i dischi e le canzoni ti hanno insegnato; nessuno può venire a vedere nella tua testa quale film stai girando, quale sogno stai cavalcando, quale canzone stai componendo o suonando: possono solo vedere gli scarabocchi che fai sul foglio, sempre che tu abbia voglia di mostrarli. Chi non ha questa dote o sensibilità o inclinazione d'animo, in un battito di ciglia si burla di te e ti prende per i fondelli, finendo per etichettarti e bollarti come matto svitato.
Accade, più o meno, la medesima cosa a chi ha sempre il naso sui libri e magari ride o si commuove per ciò che legge o scopre...
Sì, è così: sebbene un tale, pentito per aver preferito la fabbrica alla scuola, tempo fa mi disse di non smettere di leggere e studiare perchè "le cose" bisogna saperle, altrimenti gli altri ci mettono nel sacco, ci fregano soldi e ci prendono per poveri tapini sciocchi; un altro, mi ammonì che la testa non serve solo a portare il cappello, anche se tutti intorno a te lo fanno.
Tutto sommato, a te è andata bene...
Per fortuna, accade che incontri altri come te in giro per il mondo oppure altri che, pur avendo opinioni diverse, sanno apprezzare il buono che c'è in ciò che li circonda: il comune sentire aiuta a condividere il piacere immateriale delle belle arti e del buon vivere superando differenze e diffidenze con coraggio e prudenza e, talvolta, sana incoscienza. Ti ritrovi, prima o poi ad essere parte di una cerchia, di un club, di un gruppo di affini che ti offrono la sensazione di emergere dalla massa, di essere speciale.
Un po' più dell'amicizia e un po' meno dell'amore?
Né l'uno, né l'altra: è una sensazione più duratura di entrambe le cose ed è capace di maturare con l'età e l'esperienza, mentre con loro due accade comunque di prendere grosse cantonate e di non affinare mai né tecnica e né pratica, nel senso greco classico dei due termini. Diventa, col tempo, la consapevolezza di un dono da fare fruttare.
- Prima puntata - continua....
© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)
Risotto con luganega e piselli
Prima che mettessi su famiglia, gli orari di pranzo e cena erano capisaldi imprescindibili della giornata: non si poteva sgarrare e l'unica deroga era concessa a pranzo per via degli orari delle scuole o degli uffici o dei posti di lavoro dei vari componenti. Grosso modo, tra mezzogiorno e le dodici e trenta ci si trovava tutti a tavola, mentre la sera l'appuntamento cadeva tra le diciannove e le venti, ora del telegiornale da ascoltare in religioso silenzio. Quando ho messo su famiglia, lo schema è andato a farsi benedire: è saltato per spirito di concertazione e per il quieto vivere, lasciando ampio spazio all'improvvisazione e a un'elastica interpretazione dei principi nutrizionali declinati in accordo coi gusti personali. Succede, dunque, che si arrivi ai fornelli con poche idee ma ben confuse e si debba, per giunta, fare i conti con le materie prime disponibili in cambusa, nel frigorifero, in dispensa oltre al poco tempo per realizzarlo; così nasce questa ricetta di cui vado ad elencare gli ingredienti:
250 grammi di riso Arborio (se poi avete solo Carnaroli, Baldo, Vialone Nano, Rosa Marchetti, Ri.Be. (forse questo tipo è addirittura estinto), Originario, Roma, magari il Venere (quello nero)... va ugualmente bene, cambia il tempo di cottura: io avevo in casa questo...)
750 millilitri di acqua del rubinetto (sono ¾ di litro; mi raccomando, si scrive “ml” ma si legge “millilitro” e non “emme-elle”: ma alle scuole elementari avete avuto in cattedra delle fate ignoranti, come in quasi tutti i programmi televisivi di cucina?)
1 dado da brodo (vegetale o di carne non fa differenza; i puristi si ricordino che si tratta di una risotto fatto con poco preavviso, perciò... Smettetela di brontolare!)
100 grammi di salciccia luganega (quella lunga lunga e arrotolata a spirale, più o meno del diametro di un mignolo o al massimo di un anulare... Se invece avete preso quella a salamella, ne basta uno di salamino ma tagliatelo a fette o a pezzi grossolani.)
100 grammi di piselli fini surgelati (non siate farmacisti: se ve ne scappa qualcuno in più... Beh, tanto meglio! Quanto è comodo l'armadio dei surgelati...)
Noce moscata q.b.
Foglie di rosmarino a piacere
80 grammi di burro
1 cucchiaio da tavola di formaggio grana (padano o reggiano per me pari son...) grattugiato
Versate l'acqua nella pentola in cui abitualmente fate il risotto o le minestre brodose; meglio ancora se è una wok, anche perchè io l'ho cucinato proprio in una di questo tipo; accendetele il fuoco sotto e lasciate che il contenuto si scaldi, mentre aprite la stagnola che avvolge il dado e iniziate a sminuzzarlo con un coltello, poi unitelo all'acqua che si fa via via più calda: così lui si scioglierà più rapidamente e il “brodo da corsa” sarà pronto. Mentre attendete che il fluido raggiunga una quieta ebollizione, tagliate la salciccia luganega a pezzetti (al massimo due dita di lunghezza) e liberatela del budello e mettetela a bagno nel brodo, così diventerà ancora più buono; si opera alla medesima maniera sulla salciccia a salamella, ovvero si taglia a fette non sottili e poi si toglie la pelle oppure, con taglio longitudinale, si toglie il budello e la si sbriciola con le dita. Regolate il fornello su una caloria di media intensità, fiamma né troppo alta né troppo bassa per intenderci tra noi che non abbiamo le piastre ad induzione, e poi fate scivolare il riso in pentola mescolando con un cucchiaio di legno per distribuirlo omogeneamente (un paio di giri bastano); fatto ciò, lasciatelo in pace per i 15 o 16 minuti successivi necessari al riso Arborio per sposare il brodo e gli aromi di salciccia e piselli (che unirete 10 minuti dopo il tuffo del riso, a pioggia e mescolando delicatamente): il vostro regalo di nozze sarà una spolveratina di noce moscata (giusto una punta di cucchiaio da the) o una grattugiata di quella intera: di solito, io smetto di grattugiare quando il calore ascendente dalla pentola mi ustiona le falangi... Se vi fa piacere, potete aggiungere alcune foglie di rosmarino fresco.
Avete puntato il timer da cucina quando avete buttato il riso?
Oppure vi regolate a occhio con l'orologio appeso al muro e la sveglia portata a casa coi punti del supermercato, appostata sulla credenza in cucina?
In ogni caso, al riso servono 15 minuti (più riposo) per cuocere; quando mancano 5 o 6 minuti allo scadere di questo ultimatum, come vi ho già detto, distribuite a pioggia i piselli in pentola e date una mescolata veloce, giusto per incorporarli bene.
Al trillo finale o a tempo scaduto, spegnete il fuoco e lasciate riposare il risotto mantecando col burro, quindi spolverate con generosità la superficie col formaggio grana grattugiato (che sia padano o parmigiano reggiano è uguale) e coprite con un coperchio della giusta misura: ecco siete pronti per andare a tavola coi migliori auguri di buon appetito da zio Propano!
©2021 Testo e ricetta di Claudio Montini
©2016 Immagine di Claudio Montini
Vincenzo Maimone
LA DISTANZA PIU' BREVE
Fratelli Frilli Editore (2020)
HAI MAI VISTO PIOVERE IN UN GIORNO DI SOLE?
di Claudio Montini
Spesso ammiriamo la capacità, di alcuni reduci e sopravvissuti ad eventi tragici o catastrofici o luttuosi o variamente criminali, di lasciarsi alle spalle la brutta esperienza per ricominciare a vivere senza nemmeno immaginare quanta fatica e sofferenza costi a loro.
Pochi narratori si sono avventurati su un terreno tanto incerto e scivoloso, poiché ricco di variabili e sfumature nonché luci e ombre persino per gli specialisti indagatori dell'animo umano, quanto lo è quello del superamento di un trauma e la relativa ricostruzione esistenziale.
Vincenzo Maimone, col pretesto del tutto apparente di rispondere alle istanze suggerite dai risvolti e dagli sviluppi della trama dell'opera immediatamente precedente (SICILIA TERRA BRUCIATA, Fratelli Frilli Editore, 2016), in LA DISTANZA PIU' BREVE (Fratelli Frilli Editore, 2020) prosegue la sua indagine autoptica sui meandri oscuri e sulle risorse razionali, istintive e animali degli esseri umani scoprendo che, tanto le une quanto le altre, si situano e si incontrano e si attivano nello scorrere implacabile della vita e dei giorni partendo dalla dimensione metafisica posta tra memoria e sentimento.
Siete capaci di immaginare uno spazio più ristretto e intimo, un punto del cosmo in cui la materia di cui sono fatti anche i sogni sia più densa e compatta di quella di un buco nero, una distanza più breve freneticamente attraversata da lampi ad altissima energia in grado di stimolare, positivamente o negativamente, la vostra esistenza?
Certo che lo siete e il professor Maimone, pagina dopo pagina e una riga dopo l'altra, vi indica e rivela e dimostra quale sia LA DISTANZA PIU' BREVE, non già dall'alto della cattedra di professore associato in Filosofia Politica presso l'Università di Catania, forte della sua laurea in Filosofia, ma dall'interno di tutti i suoi personaggi che smettono di essere “pupi” manovrati dall'alto in un teatrino di legno e cartapesta colorata per diventare figure terrene dotate di un mondo interiore che lui registra e rende senza sconti o giudizi.
Un omicida seriale gode nell'assistere allo scempio provocato nella vite dei superstiti, altrettanto quanto si pasce della vista dei trofei espunti ed estorti alle proprie vittime, in quanto ciò rientra nel piano della sua vendetta; quando si rende conto di non aver affatto portato a termine la scellerata missione, annientare la felicità altrui con incubi e timori, accresce la propria acrimonia contro i presunti colpevoli del suo stato e si lancia in una impresa cui soltanto la morte può mettere fine.
Invece, la vita o il destino o il fato hanno un peculiare senso della giustizia, diverso da quello degli esseri umani: sono ostinati ad andare avanti e superare i propri limiti in cerca di nuovi stimoli, nuovi amori, nuove mete che guariscano e chiudano le ferite del presente e i traumi del passato, senza dimenticare ma tentando nuovamente di afferrare la felicità.
Così il Bene e il Male chiuderanno i loro conti in sospeso nel solo modo che conoscano da millenni, mentre i protagonisti chiuderanno il Finale di partita, cui ammicca il sottotitolo, con nuove consapevolezze e una salutare presa di distanza, un distacco utile a farle sedimentare e maturare.
Non è una fuga dal dolore, non c'è consolazione che tenga, nemmeno l'oblio che si concede troppo spesso a fatti brutti di questa nostra bella penisola: è la vita che va avanti, non si distrugge né si perde, ma si trasforma anche per chi crede di disporne a suo piacimento.
Accompagnandoci lungo LA DISTANZA PIU' BREVE (Fratelli Frilli Editore, 2020), anche la lingua e lo stile letterario di Maimone si evolvono e maturano ulteriore verosimiglianza e scioltezza, fragranza di vivere quotidiano e spessore spirituale solo dove e quando serve al tessuto narrativo, grazie all'attenzione quanto mai vigile e rigorosa ma delicata per i particolari più efficaci a illustrare un quadro intero in una o poche frasi, sebbene esso sia ricco di dettagli e implicazioni: il resto del lavoro, automaticamente, lo compie l'immaginazione del lettore proiettando sequenze e sensazioni proprio in quel teatro di posa situato tra la memoria e il cuore.
Lì si vedrà la pioggia venire giù in una giornata di sole, esattamente come guardano al futuro e vedono la vita tutti i sopravvissuti e i reduci e gli scampati alle tragedie che l'hanno sconvolta: le vittime vivranno, come sosteneva Cicerone, nella memoria degli amici e degli amati.
©2021 Testo e immagine di Claudio Montini