sono passati tanti anni dall'ultima volta che ti ho scritto, perciò capisco lo stupore che ti si è dipinto sul viso; non che avessi mai creduto che potesse arrivarti alcunché, dal momento che nessuno sapeva l'indirizzo completo oppure era tanto vago da parere inverosimile.
Finlandia o Circolo Polare Artico, con tutta quella neve e quel ghiaccio, era un posto impossibile anche per il postino più temerario come il signor Pietro che, in bicicletta con ogni tempo, non fece mai mancare a me una copia di TOPOLINO, a mio padre IL SOLE-24 ORE e a mia madre le bollette.
Però, a quell'epoca le elementari erano ancora una scuola seria, con il loro crocifisso appeso al muro, il grembiulino uguale per tutti e una maestra cui si poteva dare solo del lei: la "letterina a Babbo Natale (o a Gesù Bambino)" era un'attività scolastica come le altre, sebbene il voto sarebbe confluito in quella voce indefinita detta condotta.
Ad essere sincero, non abbiamo mai avuto bisogno di mandarti messaggi perchè abbiamo avuto la fortuna (Dio solo sa quanto duri poco quella degli uomini) di avere una mamma e un papà che sapevano leggerci dentro come fossimo libri aperti: non ci è mai mancato nulla e, spesso a sorpresa, ricevevamo anche un... "giontino"!
Ma sì, il "giontino" ovvero quel guizzo di genio aggiunto al dono, ciò che lo rendeva indimenticabile.
Bastava che facessimo il nostro dovere con coraggio e con entusiasmo, come facevano loro, e andare bene a scuola tanto quanto non cacciarci nei guai nel tempo libero era il nostro lavoro e la nostra missione.
Quando dico "noi" non lo faccio per darmi delle arie con il plurale maiestatis, come certi scellerati buffoni catodici: è più semplice di così: siamo tanti fratelli e, siccome io sono il poeta di famiglia, tocca a me prendere i loro reconditi moti dell'anima e forgiarli in parole da affidare al vento, affinchè volino lassù da te e poi oltre le stelle.
Quest'anno portaci pure un bel niente, ma portati via questa malinconia che è peggio della malattia che vinse, troppi anni fa, la sua battaglia e li riconsegnò al cielo; quando arrivano questi giorni, da queste parti fa freddo perchè siamo d'inverno: ma in casa nostra e nei nostri cuori fa un po' più freddo e la lacrimuccia è sempre dietro l'angolo delle ciglia, pronta a tuffarsi giù.
Ecco, allora, dovresti dirgli, a loro e a Colui che lassù risiede, che, se il destino ha vino una battaglia, la guerra l'abbiamo vinta noi: perchè non se ne sono più andati dai nostri cuori, dai nostri pensieri, dai nostri passi in questo piccolo e pazzo mondo.
Hanno solo cambiato casa: prima, c'erano per tutti e ora sono dappertutto; apparecchieremo la tavola e la imbandiremo come si deve, arricchendola di cose buone da bere e da mangiare: o a Natale o a Santo Stefano, troveremo il modo di esserci tutti e saremo tanti, proprio come una volta; coi bicchieri pieni e levati faremo festa e parleremo e guarderemo le vecchie fotografie.
Non ci saranno sedie vuote perchè l'amore, capace di dilatarsi oltre i confini del tempo e vincere la morte, con i nostri ricordi occuperà anche quelle vuote.
Quando sarai tornato dal giro, quando avrai vuotato i sacchi di regali e staccato le renne, prima di andare a riposare, ecco, ci piacerebbe che portassi loro un nostro messaggio, perchè siamo convinti che ci veglino ancora .
Ciascuno suo tempo e ognuno a suo modo, ritroveremo la strada per la casa del Padre: non abbiamo dubbi che sarete sulla soglia pronti ad accoglierci, sereni , belli e sorridenti come non mai.
Allora, basterà un'occhiata a capire se abbiamo speso bene i nostri talenti, grazie ai vostri insegnamenti.
L'avevo scritto su un biglietto a parte, ma non ti devi affannare a consegnarlo: penso che lo abbiano già sentito mentre noi dobbiamo ancora scrivere i pensieri per riuscire a ricordare.
Però, facci questo piacere perchè il regalo vero non è mai nell'oggetto che si dona, ma nel pensiero e nell'affetto di cui esso è testimone.
Grazie, Babbo Natale.
©2015 testo di Claudio Montini
©2020 foto di Claudio Montini