di Claudio Montini
Siamo giunti alla fine del mese di maggio, il mese delle rose e degli sposi, della Beata Vergine Maria madre di Gesù per i cattolici e della festa dei lavoratori per quei laici (pochini pochini) aggrappati a una vecchia canzone e a ideali di uguaglianza sociale e libertà globale. In questo pazzo mondo che, imperterrito, seguita a farsi del male e a prendersi in giro insultando l'intelligenza delle scimmie nude che lo popolano, dandosi arie da dominatori dell'universo, abbiamo scoperto che aveva ragione da vendere (e sapeva venderla parecchio bene) Andy Warhol quando sosteneva che la televisione regalerà a tutti la chance di essere famosi, per almeno quindici minuti. Però, questo è vero solo per coloro che possono permettersi una televisione e concedersi il tempo di guardare quanto essa porta nelle nostre case, nei nostri bar, nei circoli o nei luoghi che abitualmente frequentiamo per evadere dalla routine quotidiana: chi è protagonista o vittima di quegli eventi, chi deve quotidianamente salvare la pelle per arrivare almeno al giorno dopo, chi risparmia anche le briciole e chi spera in un colpo d'ala della fortuna proprio domani o dopo domani o il giorno successivo, chi vende se stesso perchè non ha altro e chi subisce senza avere più lacrime perchè ha perso ogni speranza, come se fosse entrato in un girone infernale, che cosa se ne farà mai di un quarto d'ora di notorietà? Che cosa ricaverà dai cortei e dalle fiaccolate di protesta, dai digiuni e dalle veglie di preghiera, dagli scioperi e dai volantinaggi? Nulla, niente, un bel fico secco, un pugno di mosche, una manciata di sabbia negli occhi, un uragano di aria fritta e una folata di belle parole disperse dal vento come il fumo di certi camini che, oltre settant'anni fa, tutti conoscevano e vedevano e sapevano esistere ma che hanno ignorato pervicacemente finchè la follia che li ha generati non ha, improvvisamente o forse no, cominciato a ingolosirsi delle fette di torta (economica e finanziaria) altrui e ha tentato di eliminare pericolosi e altrettanto voraci concorrenti. Stiamo per ricascarci, stiamo per ripetere le stesse mosse, stiamo per rivivere lo stesso passato perchè non siamo stati capaci di ricordarlo senza acrimonia, senza partigianeria, senza meschinità, senza pusillanimità. Primo Levi si è suicidato perchè aveva capito che non saremmo stati in grado di migliorare: la cosiddetta società dell'era atomica lo sta facendo ingozzandosi di finanza, tecnologia e sostanze variamente stupefacenti.
(c) 2017 testo di Claudio Montini
(c) 2017 immagine di Orazio Nullo "Boomerang"