UN LIBRO CHE SOFFIA VIA
LA POLVERE DALL'ANIMA
di Claudio Montini
La vita è un gioco complicato i cui veniamo calati a nostra insaputa, senza che ci vengano spiegate le regole e neppure indicati gli altri concorrenti; c'è chi gioca all'attacco, altri in difesa e ci sono pure quelli che se ne stanno in panchina perchè hanno commesso troppi falli, perchè aspettano di essere chiamati a partecipare oppure perchè si sentono esclusi dal gioco e dalla squadra per qualche misterioso motivo. Questi ultimi si accontentano di aspettare che il tempo passi o che lo faccia la delusione patita oppure che provveda la polvere a entrambe le cose, depositandosi copiosa fino a farci sparire dal mondo. Ma il destino è un mazziere scaltro e scrupoloso a cui non piace affatto vedere troppa polvere in giro e sul suo tavolo, a meno che non sia quella di una mina di matita che ritrae paesaggi, facce, forme e corpi affinché il ricordo non si perda nei fumi dell'alcool e nell'oblio che gli dei degli allucinogeni di origine vegetale concedono ai mortali; la disperazione e l'ostinazione di una madre che soffre per la perdita violenta di una figlia, uccisa da un'arma da fuoco impugnata da mano ancora ignota alle forze dell'ordine, soffierà via la polvere che nasconde un mondo truce, maligno e spregiudicato che tende a stritolare e calpestare i sentimenti puri e le buone qualità morali che distinguono la bestia umana dagli altri animali. Gli uomini e le donne di buona volontà esistono tanto quanto i farabutti ma, almeno nei romanzi, riescono a prevalere nonostante tutto. Forse è proprio questo che ha spinto Enrico Pandiani a focalizzare, in POLVERE (DeA Planeta, 2018), la sua attenzione verso un antieroe per antonomasia e per scelta, comunque dotato di una robusta etica basata su lealtà e rispetto (fuorché per se), pragmatico quanto basta e portatore sano di una notevole faccia tosta: un personaggio che sarebbe certamente piaciuto a Robert Mitchum o a Lino Ventura. In una Torino marginale e sbrecciata, proletaria quanto mai si sarebbe detto una volta, lontana dai salotti buoni e dalle cartoline, quest'uomo che ha presentato le dimissioni dalla vita (naturalmente respinte dal destino o da qualcuno o qualcosa al di sopra di esso che, comunque, non si prende il disturbo di fare capolino nella storia) compie una rivoluzione in sè e in coloro che incontra, tranne nei malvagi antagonisti descritti con grazia e abilità magistrali da Pandiani tanto che il lettore genera autonomamente, se non disprezzo, almeno ben poca simpatia nei loro confronti. Con un ritmo e una visuale a misura d'uomo, Enrico Pandiani sposta la POLVERE che gli amministratori e i benpensanti della sua città amano nascondere sotto i tappeti e ci porta in quel piccolo mondo che non trova neppure più spazio nelle pagine di cronaca locale, inventandosi tuttavia una bella storia che finisce bene come certi filmoni americani polizieschi: alzi la mano chi non ha sognato, almeno una volta, di indossare un soprabito stretto in vita da una cintura e un cappello Borsalino come Humphrey Bogart o Robert Mitchum e, mentre la polizia fa il suo dovere, abbracciare e baciare Lauren Bacall o Faye Dunaway sui titoli di coda e la parola “Fine” che entra a scorrimento dal centro dell'inquadratura? Complice uno stile linguistico diretto e semplice, fluente e brillante, piacevole e avvolgente come un tessuto di alta qualità o come un vino o una pietanza d'annata eccellente o cucinata come Dio comanda, privo di invenzioni lessicali (che affascinavano e divertivano nei suoi primi lavori che, però, si defilano nel suo primo capolavoro PESSIME SCUSE PER UN MASSACRO, Rizzoli 2012) eppure così gustoso e scorrevole da rendere difficile evitare di giungere a tutti i costi alla fine del capitolo, Pandiani crea il suo secondo capolavoro: sì, signore e signori, per quanto il vostro naso possa arricciarsi di fronte alla definizione di romanzo noir, POLVERE edito da DeA Planeta è un romanzo di ottima letteratura italiana contemporanea che non sfigurerebbe affatto nelle varie competizioni letterarie pilotate dalle grandi case editrici (Campiello, Bancarella, Strega e simili). L'evoluzione, l'aggiornamento, il miglioramento nella padronanza dei suoi mezzi e del suo mestiere dello scrittore torinese, apprezzato e letto anche in terra di Francia grazie alla traduzione della saga de Les Italiens, è netta e incontrovertibile se vista in una retrospettiva dei suoi precedenti titoli: da qui in poi, può soltanto fare bene a noi che amiamo leggere per evadere dal grigiore della nostra quotidianità, alla lingua e alla letteratura italiane perchè scrivendo e leggendo prodotti scritti con proprietà e correttezza di linguaggio esse possono sopravvivere in eterno, a sè stesso perchè non si scrive per edonismo ma per procurarsi di che vivere facendo ciò che più ci piace. I libri sono fatti per essere letti e non per essere ammirati, come belle statuine dietro una vetrina: una volta letti, restano dentro di noi e modificano anche la nostra percezione della realtà così come il nostro modo di esprimerci, dando vita al miracolo di una lingua che unisce e non divide da Courmayeur a Siracusa e da Tolmezzo ad Arbatax più di quanto non si voglia ammettere e più di quanto non riesca a fare una bandiera dai tre colori, una maglia color del cielo, un inno le cui parole nessuno impara più a memoria riuscendo, a malapena con la bocca, a farne a pezzi la melodia. Non fatevi impressionare dalla corposità del volume: il frusciare delle sue pagine e l'eco delle immagini che esse susciteranno, grazie ad Enrico Pandiani e all'editore DeA Planeta, soffieranno via la POLVERE e tornerete a pensare e a vivere meglio.
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2018 Testo di Claudio Montini immagine da Google Images
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