giovedì 6 settembre 2018

Dopo che avrà pianto tutte le sue lacrime

UNA CROCE TROPPO PESANTE
di Claudio Montini

Se penso a quante volte io l'abbia sfidata a pigliarmi la morte, liberandomi dal suo abbraccio per un capriccio del destino o per un soffio di Colui che presiede a questo genere di cose, così come a tutto il resto dell'universo, mi domando quale sia la ragione che mi impone di rilanciare ogni volta il cuore oltre l'ostacolo, andare incontro alla tempesta o, semplicemente, attendere nel sonno buio e senza immagini che si accenda una nuova alba. Marco è, ora e purtroppo, un uomo senz'alba, senza più stagioni da collezionare, senza più chilometri da macinare e ore di guida da contare e non sforare. L'ultimo viaggio l'ha fatto oggi e non guidava lui, infagottato nel vestito di legno che, prima o poi, tocca a tutti; il cordoglio di un paese intero, Lomello, le lacrime di una madre cui non dovrebbe mai toccare di vivere una cosa così grossa, lo sbigottimento e lo smarrimento di quanti l'hanno conosciuto e di quelli che non sanno nemmeno chi sia ma che hanno saputo, dalla televisione o dal giornale, che un ragazzo di trentadue anni è morto lavorando al principio di un giorno d'estate, buono come un'altro per portare a casa il pane quotidiano. L'inchiesta degli organi competenti chiarirà, forse, la dinamica dell'incidente per cui Marco è stato urtato e schiacciato da una pala meccanica nei pressi dell'autocarro che conduceva e doveva da essa essere scaricato o caricato; una operazione abituale, con una liturgia ben precisa e reiterata, sulla carta dovrebbe rendere impossibile che accadano eventi di questa tragica portata: ma siamo esseri umani, soggetti difettosi per natura e passibili di distrazioni o disattenzione temporanea anche negli elementi più coscienziosi, prudenti e dai nervi d'acciaio. Abbiamo un bel dire che la vita è preziosa e fragile e delicata: la vita è anche ingiusta, pesante come una mucca da portare in braccio e velenosa come ricordare un figlio che parte per andare a lavorare e non torna più; come vedere spegnersi una vita e non riuscire ad evitarlo perchè la macchina è più forte dell'uomo, ma immensamente più stupida tanto da necessitare della sua guida. L'abbiamo accompagnato in tanti, anche solo con il pensiero e con la preghiera (per chi crede che Colui che lassù risiede sia tanto bravo...allora perchè fa morire solo tanta brava gente?): ora dobbiamo accompagnare e stringerci alla mamma di Marco e a quelli che gli hanno voluto bene perchè gli è toccata una croce troppo pesante da portare. D'accordo che ognuno ha la propria, ma di spalle ce ne hanno date due: perciò, spostiamo la nostra sull'altra e, un centimetro ciascuno, troviamo il modo di appoggiare un pezzetto di quella croce sulla nostra spalla libera, sopratutto dopo che avrà smesso di piangere tutte le sue lacrime.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2016 Immagine di Orazio Nullo "Job and service victims memorial monument" - Atelier des pixels collection

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