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martedì 26 maggio 2015

Nostra Signora Del Giallo: Elda Lanza! Jena Sabauda per Letti&Piaciuti di Radio Patela Magazine

Applausi, in piedi, per Nostra Signora Del Giallo: Elda Lanza

 La Jena Sabauda ha letto

LA CLIENTE SCONOSCIUTA 

di Elda Lanza  ed. Salani  2015  

  

 di Jena Sabauda

 


Oggi è il ventisei maggio duemilaquindici e ho appena terminato la lettura del nuovo romanzo giallo della signora Elda Lanza, LA CLIENTE SCONOSCIUTA edito da Salani.
Sono le cinque del mattino e sto per recarmi al lavoro; mi ritaglio sempre almeno venti minuti per me, silenziosi e privati, tutte le mattine: colazione e lettura mi riconciliano con la realtà, mi risintonizzano con il mondo.
Fin dalla prima pagina, ci si accorge che ne LA CLIENTE SCONOSCIUTA è intervenuto un cambiamento, c'è qualcosa di diverso, che si respira aria nuova; Max Gilardi è più maturo, più posato e consapevole: in questo stato di grazia, lascia più spazio ai collaboratori del suo studio.
Emergono nuove figure complementari e importanti per le sue indagini: è come se l'obbiettivo, prima focalizzato su Max ( pur sempre sexy e attraente e carismatico, almeno per il suo gruppo di lavoro ), abbia allargato la sua visuale sino a includere ed elevare al ruolo di protagonisti anche altri personaggi, dando all'insieme un maggiore senso di coralità che rende la Napoli immaginata da Elda Lanza più reale e umanamente vera di quella esibita dai mezzi d'informazione di massa.
Nostra Signora del Giallo, Elda Lanza, è riuscita nel miracolo di cambiare senza cambiare troppo; può sembrare un gioco di parole, ma questa è la sensazione più forte che rimane alla fine: dunque, si merita e le va tributato un grande applauso di congratulazione, a tutto tondo, in piedi e con gli occhi luccicanti di soddisfazione perchè, come tutti gli altri precedenti, LA CLIENTE SCONOSCIUTA (edito da Salani) ti sorprende e ti delizia.
L'unico piccolo neo, a mio modesto parere, è la fattura della copertina così poco spessa, liscia e plastificata da sembrare fin troppo figlia della crisi economica, sebbene abbia mantenuto l'eleganza della grafica.
A me erano piaciute assai le precedenti, di carta più consistente e meno plastica, poichè adoro l'odore e la forma e la sensazione tattile che la materia cartacea trasmette: la carta è viva e rende ancora più vivo un libro.
Dalla Jena Sabauda, ancora tanti complimenti e auguri per tanti altri libri.

La Jena Sabauda 



Testo: (c) 2015 La Jena Sabauda
Foto: (c) 2015 Orazio Nullo  

lunedì 25 maggio 2015

La bottega del parolaio

Assentarsi per una 

manciata di minuti

(2012)


 

 

 

Briciole di sogni 

nello sguardo                 ( 2013 )

 di Claudio Montini                          Youcanprint selfpublishing


 Ultima missione: sopravvivere!

da un'idea di Gabriele Balzano

su amazon.com per kindle reader

claudio Montini e gabriele Balzano (2013)

 

 Salite uno alla volta!

cronaca semiseria di una dieta annunciata...

 




con la consulenza della dr. Maria Chiara Villa Izzo, biologa nutrizionista


new 2015   on line su amazon.com, disponibile anche per il prestito!

 

Queste sono solo alcune delle mie opere letterarie: mi è sembrato giusto ricordarvele, dal momento che ho deciso di campare delle mie parole stampate o in qualsiasi modo scritte.
Come certo saprete, la situazione in Italia non è dissimile da quella greca, sebbene tutti i mezzi d'informazione facciano sforzi immani per sfoggiare fiducia e ottimismo sulla resistenza alla crisi mondiale e sulla italica capacità di cavarsela, anche nelle peggiori condizioni.
La realtà, sopratutto nei centri minori e periferici è tutt'altra: siamo alla disperazione e soltanto la nostra congenita pigrizia ad affrontare radicalmente i problemi, confidando nell'intervento in extremis di un santo che provveda, di un eroe che ci metta la faccia e la pelle, di un navigatore temerario e spregiudicato che ci porti fuori da questo mare di merda (scusate la licenza poetica), non ha fatto scattare proteste, tafferugli e rivoluzioni sanguinose.
Per fare la rivoluzioni ci voglio soldi, come per sposarsi e divorziare: con la disoccupazione in doppia cifra, con giovani e meno giovani che non riescono o a entrare in modo degno nel mondo del lavoro o a rientrarvi altrettanto dignitosamente ( a trent'anni sei vecchio, anche per il tanto sbandierato "Jobs Act": figuratevi a quarantanove, come il sottoscritto), i pochi soldi che sono stati risparmiati in passato servono a pagare bollette, rate del mutuo della casa, medicine e qualcosa che impedisca di sentire l'eco in frigorifero quando se ne apre la porta.
Avendo tanto tempo libero, sono disoccupato a fasi alterne dal 2012, mi sono ricordato che la cosa che mi riesce meglio da sempre è raccontare scrivendo e così mi sono dato alla letteratura, sperando di campare delle mie parole stampate e di vincere anche un Nobel.
Anzi, sono sicuro che lo vincerò! 
Intanto mi accontento delle visite che giornalmente riservate a ciò che scrivo e, credetemi, mi riempiono di orgogliosa gioia quanto un riconoscimento internazionale: sicchè non vi chiederò di acquistare nulla perchè mi basta farvi sapere che le mie operette sono lì pronte a fare del bene, primaa voi e poi a me.
il parolaio Claudio Montini
 

Grafica delle copertine e fotografie:  Orazio Nullo

La foto del parolaio è di Gabriella Montini

Testo: (c) 2015 Claudio Montini

giovedì 21 maggio 2015

Al concerto informati: protagonisti e programma del concerto di Lomello (PV) del 24 maggio - Radio Patela Magazine

 Chi sono e cosa proporranno i Solisti dell'Orchestra da Camera Italiana

di Claudio Montini


 
Chi sono i Solisti dell’ Orchestra da Camera Italiana “Antonio Vivaldi”? Cosa suoneranno, domenica 24 maggio nella basilica di Santa Maria a Lomello?
Le risposte le ha fornite a Radio Patela Magazine il sito internet del comune di Lomello che, guidato dal sindaco Silvia Ruggia (che si fa carico della delega alla cultura), insieme alla Pro Loco organizza la festa dei cortili di cui vi abbiamo parlato nell'articolo di ieri.
La formazione, ad organico variabile a seconda del repertorio che viene proposto nei loro concerti nazionali e internazionali, è composto da musicisti professionisti e giovani talenti emersi da concorsi musicali in ambito classico e internazionale; preceduti dallo strumento che suonano, sono:
Flauto: Ludovico Allegro; 
Oboe: Federico Allegro; 
Violini: Lucia Allegro, Alessandro Gariboldi, Maria Grazia Guerra; 
Viola: Luca Torciani; 
Violoncello: Cecilia Salmé; 
Contrabbasso: Davide Deambrogi; 
Cembalo: Roberto Allegro  

Questo sodalizio artistico, diretto fin dalla sua fondazione dal maestro Roberto Allegro, cembalista e direttore d'orchestra in concerto, nasce dalla collaborazione tra Allegro stesso con il maestro Piero Toso, già primo violino solista de “I Solisti Veneti” e dell’Orchestra di Padova e del Veneto: lo scopo didattico e la vocazione principale del progetto portato avanti dai due musicisti è quello di “dare voce” ai giovani talenti consentendo loro di fare esperienze musicali in gruppi da camera, affiancandosi a musicisti professionisti.
La formazione da camera, così detta non perchè si esibiscano in vestaglia e pantofole o pigiama e camicia da notte, ma perchè composta da un numero ridotto di strumentisti tanto da essere adatto, nei tempi andati dei tre secoli scorsi, alla esibizione nei salotti della nobiltà e dell'alta borghesia comporta problemi logistici e struttrali notevolmente inferiori a un'orchestra sinfonica e ha consentito, da sempre, una buona diffusione della musica e una valorizzazione anche del talento individuale grazie alla flessibilità dell'organico.

Veniamo ora al programma della serata: sono indicati i numeri di classificazione del catalogo delle partiture realizzate dal Prete Rosso (tale era il soprannome di Antonio Vivaldi, nella Serenissima), i movimenti scelti e i solisti che avranno rilievo nell'esecuzione.

A. Vivaldi 
Concerto in la min. per Flauto, Oboe, archi e cembalo RV 536
movimenti: allegro - largo - allegro
Flauto: Ludovico Allegro
Oboe: Federico Allegro  

 “ LE QUATTRO STAGIONI ”
Concerti per violino, archi e cembalo op.VIII n° 1-4 
“La Primavera” op. 8 n. 1
 Allegro “Giunt’è la primavera” -
Largo “mormorio di fronde e piante - il capraro che dorme” -
 Allegro “danza pastorale”

“L’Estate” op. 8 n. 2
Allegro non molto “languidezza per il caldo”:
Allegro - Adagio “toglie alle membra lasse il suo riposo”
Presto “tempo impetuoso d’estate”

“L’Autunno” op. 8 n. 3 
Allegro “ballo e canto de’ villanelli”
Adagio molto “dormienti ubriachi”
Allegro “la caccia”

“L’Inverno” op. 8 n. 4
Allegro non molto “aggiacciato tremar tra nevi algenti”
Largo “passar al foco i dì quieti …”
Allegro “camminar sopra il ghiaccio” 
Violino: Lucia Allegro

Silvia Ruggia, sindaco, la Pro Loco di Lomello, Radio Patela Magazine con Claudio Montini e Orazio Nullo vi aspettano numerosi. 
Buon divertimento e buon ascolto!


(c) 2015 elaborazione di Montini Claudio da informazioni sito istituzionale comune di Lomello (PV)
Foto Google Images/Baroquemusic.com/concertodarchi.com

Nel borgo antico di Lomello, cortili in festa e serata con Vivaldi

Sei cortili aperti e un concerto in cerca della primavera e delle sue sorelle

 

 

di Claudio Montini



Il cortile, come lo si intende a queste latitudini dell'Italia settentrionale, è un'invenzione codificata agli albori del Rinascimento che vanta una lunga tradizione architettonica e funzionale fin dai tempi degli antichi Romani. 
La sua evoluzione ne ha fatto la stanza o il locale della casa in cui trascorrere la vita all'aria aperta, sia che si tratti di lavoro o di svago, durante la bella stagione e non si riduca a parcheggio o deposito a cielo aperto: è un salotto rustico e informale dove ricevere gli amici, imbandire una tavolata, chiacchierare o giocare per riempire di significato e spensieratezza i pomeriggi delle domeniche che si svuotano dei veleni calcistici.
Può darsi che alla Pro Loco di Lomello abbiano immaginato tutte queste suggestioni e anche molte altre ancora perchè, domenica 24 maggio 2015 a partire dalle ore 14 e fino a notte fonda, attendono tutti coloro che avessero piacere di venire a Lomello per trascorrere un pomeriggio in lieta compagnia, alla scoperta dei cortili che si trovano intorno alla Basilica Di Santa Maria, rifocillandosi al Gran Buffet Vivaldi e chiudendo la giornata con Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, eseguita nella basilica stessa dall'Ensemble Solisti da Camera Italiana.
Per la cena al gran buffet Vivaldi è consigliata la prenotazione e vi costerà 8 euro; per la prenotazione e le altre informazioni contattate la Pro Loco Lomello al numero telefonico 3271085241 oppure mandate una e-mail a prolocolomello@yahoo.it; il concerto, invece, è gratuito.
Nella Corte della Delizia, Corte dei Giochi, Corte della Torre, Corte dei Mercanti, Corte del Ricordo, Corte del Cielo e della Terra troverete accoglienza e animazione di vario genere come merende, bancarelle di curiosità, mostre fotografiche, giochi nuovi e antichi, piccole lezioni di astronomia con osservazione del cielo con telescopio dopo il concerto e tanto altro ancora: ogni cortile avrà qualcosa da raccontare ma solo fino alle 19, perchè fino alle 21 si potrà cenare al Gran Buffet Vivaldi nella Corte dei Mercanti all'ombra della basilica in cui Teodolinda, regina longobarda vedova, ha sposato Agilulfo duca di Torino.
Alle 21, invece, prenderà il via il concerto vivaldiano in Santa Maria e al termine, chiunque volesse scrutare gli astri, potrà farlo nella Corte del Cielo e della Terra con un'apposito telescopio.
Se, malauguratamente, dovesse piovere o fare brutto la Pro Loco Lomello proporrà soltanto le visite guidate ai monumenti romanici ( che si svolgeranno comunque dalle 15 alle 18 ) e il concerto alle 21.
Io spero che faccia bel tempo e che si possa sbirciar la luna e l'altre stelle...
Vi aspetto e vi aspettano numerosi tanto la Pro Loco Lomello quanto l'amministrazione comunale e vi ricordiamo di prenotarvi per il buffet, telefonando al numero 32710855241 o scrivendo una mail a  prolocolomello@yahoo.it, anche per dubbi e informazioni varie . 

 




martedì 19 maggio 2015

Versi pavesi, emozioni per il mondo - Patrizio Ventura a Radio Patela Magazine


La Primavera del fiume

di Patrizio Ventura          

 

Al tepore di Primavera che si rinnova
ricalpesto le orme che negli anni ho inciso,
mi perdo nei luoghi che più conosco
ed ancor di più, quando mi cerco.
Mi sento albero
le cui radici non capisco se trattengono la terra
o se è la terra mia che mi tiene a sè.
Le mie foglie
come pensieri che tornano a colorarsi e brillare,
illudendomi che il tutto sia diverso,
usando il sole che non muta mai.
Il mio tronco
un tempo liscio e flessibile, forte e sicuro nella sua esilità,
or coperto da rughe profonde
che dicon del vero che l'ampiezza mente.
Ed il mio stare insieme ad altri
per confondermi o rassicurarmi,
guardo all'acque che mi han cresciuto
e con amarezza scopro,
quante ferite ci han procurato.
Tutto va, tutto scende,
mentre io son salito                                                              
e l'aria che ruban le mie foglie
o l'acqua che le radici avide bevono,
non hanno il profumo ed il sapore di allora.
Aspetto!
Aspetto la piena giusta che mi porti con sè,
nell'abbraccio opaco di quella corrente
figlia di quella trasparente madre che mi cullò!


 Testo di Patrizio Ventura    (c) 2015

Foto di Orazio Nullo   (c) 2015; (c) 2012; (c) 2014 

 

domenica 17 maggio 2015

Se avessi avuto una figlia, le avrei scritto così

Gustav Klimt   La vergine  1912

Ad una figlia 

di cui 

mai

sono stato padre

 

di Claudio Montini 

 

 



Benvenuta figlia mia!
Lunga vita e prosperità a te, alla mamma e alla nonna: a tutte le donne speciali che hai intorno e ti accompagneranno nutrendoti, proteggendoti, curandoti, istruendoti e correggendoti se necessario; asciugheranno le tue lacrime e rideranno insieme a te, canteranno vecchie canzoni e inventeranno poesie per i tuoi compleanni.
Come fa tua nonna, insegnandoti a fare la pastafrolla o i biscotti: le sue rime, le sue carezze, la sua tenerezza non ti lasceranno mai come il profumo che si spande dal forno per tutta casa quando sono pronti, dolci o pane che siano. Un giorno lontano, come il nonno e come tutti del resto, anche lei dovrà partire per un lungo viaggio per dimorare in una stanza vicina dove non puoi entrare, perchè quaggiù non la si può trovare nè vedere.
Non temere, le sue poesie canteranno per lei ogni volta che le leggerai e tu la potrai ancora sentire vicina, sarà lì a sfiorarti con una carezza che non avrà più paura del tempo che passa. 
Sii felice, sii te stessa, sii sincera: la vita è una ruota di giostra che gira e ad ogni giro insegna una nuova canzone.
Lascia che ballino e cantino la tua canzone solo se non ti impediranno di cantare, di vedere, di ballare, di gioire, di vivere come ti sembrerà più giusto.
Perchè se anche il figlio di Dio ci ha lasciati liberi di scegliere se seguirlo o lasciarlo andare, nessun figlio dell'uomo dovrà importi niente contro la tua volontà: nemmeno in nome dell'amore, altrimenti sarebbe un bieco ricatto.
Nulla si crea e nulla si distrugge, ma anche nulla si compra e nulla si possiede: l'intelligenza di cui dovremmo essere tutti dotati ci dovrebbe indurre a scegliere, a tollerare, a condividere e a lasciare andare al proprio destino il sordo peggiore, quello che non vuole ascoltare.
Benvenuta figlia mia: ti prometto soltanto di aiutarti a vivere meglio di me, domani si vedrà insieme.



(c) 2015 Claudio Montini per il testo
Foto:  acomearte.blogspot.com posted on facebook

mercoledì 13 maggio 2015

Una bella idea per un giorno di festa, ma meritava più pubblicità

Nel giorno della festa di Lomello c'era una bella mostra: io ci sono stato.





di Claudio Montini


Lucia Faggion sullo sfondo e Nadia Buroni
Domenica dieci maggio, oltre ad essere la festa della mamma, era anche il giorno della festa di Lomello secondo una traduzione pedissequa dal dialetto locale; ho visitato, al mattino e da solo, una bella mostra pittorica allestita nella sala polivalente presso la ex Chiesa dedicata a San Rocco che si affaccia su di uno scorcio di piazza Repubblica.
Questa chiesa sconsacrata è il primo monumento del paese che vedrebbe chi arriva da Pavia, cioè da est, e l'ultimo che si lascerebbe alla spalle chi, da ovest o da nord, ovvero da Mede o Semiana o Valle Lomellina si dirigesse incontro al sorgere del sole e verso Pavia o Milano o, addirittura, Venezia.
Due opere di Nadia Buroni
Il giorno della festa di un paese o di un villaggio, lo dico a beneficio dei lettori stranieri, è una particolare domenica in cui si celebra il santo patrono della località impetrando la grazia di un cospicuo raccolto o, al più, la fine delle tribolazioni; è anche un modo di stare insieme tra amici e parenti, intorno a un tavolo imbandito possibilmente, per festeggiare il ritorno della bella stagione, della vita cherinasce dopo i rigori invernali.
In paese arrivano le attrazioni da luna park, che da sempre chiamiamo giostre ma niente hanno a che vedere con i tornei di abilità medievali che, per altro, ancora in certe località italiane si svolgono orgogliosamente e regolarmente.
Fortunatamente, da alcuni decenni, è invalso l'uso di arricchire il momento di struscio, di aggregazione di massa (perchè si proprio tutto il paese che fa il giro in piazza per salutare, vedere e farsi vedere) di convegno gioioso e spensierato (sempre meglio di un funerale, o no?) con iniziative di carattere culturale, musicale, storico.
A Lomello, quest'anno si è scelto di organizzare due mostre contemporaneamente, accomunate dall'essere basate sull'immagine: una era un'amarcord di genti lomellesi (diluvio di fotografie e ritagli di giornale e documenti di fatti, cose e persone che hanno dato lustro al paese), l'altra era una rassegna di pittrici pavesi e milanesi che avevano accolto l'invito dell'associazione AGENDA ROSA di Garlasco (PV) e che anche non mancano di sostenere l'azione di quest'ultima di aiuto e sostegno alle donne in difficoltà.
Rita Mangano
Quando ci sono tornato con Orazio Nullo, che ha curato le fotografie che vedete (non tutte: San Rocco me l'ha data Daniele Massola), mi ha domandato come mai non avesse visto nulla sui social networks, per lo meno su quelli che frequentiamo; non avevo una risposta come non ce l'ho ora.
Eppure Lucia Faggion, Nadia Buroni; Mariangela Schiappelli e Rita Mangano hanno portato a Lomello, dal 9 al 12 maggio, dei lavori bellissimi e altamente significativi della loro cifra pittorica ricchi, cioè, di colori e di luce e di suggestioni e di impressioni piacevoli e profonde tanto da costringere chiunque ad andare oltre il semplice bello o mi piace o, peggio, mi piace ma non l'ho capito (cosa c'è da capire? C'è da guardare con gli occhi e con l'anima e sperare che ci sia sempre chi riesca, con un tratto di matita o una traccia di colore, a rapire la tua attenzione dalle telenovele dei giorni sempre uguali!).
Sono quattro artiste diversissime ma che ci hanno entusiasmato molto di più delle fotografie in bianco e nero di persone e avvenimenti lontani, per me e Orazio, nel tempo e nell'accezione dei retroscena; forse con una maggiore cura nei particolari, una didascalia magari, l'avremmo apprezzato meglio; l'idea di mettere lì le cose e lasciare che ognuno cerchi e trovi cosa vuole o cosa più gli piace, escludendo a priori l'eventualità che un forestiero possa interessarsene, è un autogol o un'infortunio metodologico che fa il paio con la scarsa risonanza e pubblicità data all'evento: i manifestini appesi al portale di San Rocco e qualche manifesto per il paese, più la segnalazione a la Provincia pavese perchè ne scriva il venerdì nel paginone degli appuntamenti del tempo libero è poco rispetto alla potenzialità offerta dalla rete internet, leggi facebook, di cui sembra che oggi non si possa fare a meno.
Non dico che bisognava tappezzare la provincia intera di manifesti, nè comprare spazi pubblicitari sul quotidiano che non sono affatto a buon mercato: tra tutti quelli che hanno un profilo facebook, di Lomello, scommetto che sono in molti ad avere amici sparsi per ogni angolo della Lombardia, del Piemonte o della Liguria che nemmeno sospettano che qui abbiamo un giacimento culturale con cui altrove farebbero cose grandiose.
Dico che non sappiamo venderci, non sappiamo promuoverci, che non sappiamo cavalcare l'onda dei tempi: non basta più che vengano quelli del paese o i limitrofi perchè se è una cosa bella e nuova, o venduta come tale, la gente si muove volentieri e torna anche se non c'è niente di nuovo: lo fa perchè vede e sente l'amore e l'entusiasmo per il posto in cui si vive e vuole far vedere agli amici che c'è ancora un posto dove la gente è genuina.
Rita Mangano
A Zavattarello e Fortunago non c'è niente se non un vecchio castello e strade strette per arrivarci: se avessero un battistero del X secolo, una basilica del XII o una chiesa del XVI secolo, non solo sarebbero tra i borghi più belli d'Italia ma potrebbero dar fastidio persino a Las Vegas.



 Se voleste saperne di più....

Mariangela Schiappelli     mariangelaschiappelli.webnode.it
Rita Mangano                 www.ritamangano.it 
Nadia Buroni                  facebook.com/nadia buroni
Lucia Faggion                feo2003@virgilio.it



(c) 2015 Claudio Montini per il testo
(c) 2015 Orazio Nullo e Daniele Massola per le fotografie
   

martedì 12 maggio 2015

In diretta dall'altra parte della galassia - Inedito prologo di un nuovo romanzo

Avviso ai naviganti interstellari 

 

 

 

 

 di Claudio Montini

 Tratto da

 "L'ultima missione di Ulysses Xenophon"

inedito






Gli umanoidi di molte galassie hanno in comune molte caratteristiche e molti comportamenti, sebbene sia raro che lo ammettano: pensano sempre di essere i soli, i primi e, in altre parole, gli unici esseri senzienti del pianeta di cui assumono il controllo nel corso della loro evoluzione.
Quando mettono il naso, o la cosa che più vi somigli del loro organismo, fuori dal loro pianeta, o anche dal loro sistema planetario, sovente ridimensionano le loro concezioni cosmologiche e cosmogoniche mantenendo un'atteggiamento di seccata superiorità, se incontrano civiltà presso cui la ruota della comprensione e della conoscienza non ha girato con velocità pari alla propria, favorendo la crescita intellettuale.
L'universo, invece, è un posto molto trafficato, altrettanto affollato e caoticamente stratificato, dove molte cose esistono all'insaputa le une delle altre: siano esse galassie, stelle gassose o solide con atmosfera, agglomerati di energia gravitazionale e onde elettromagnetiche, particelle instabili che, contraendosi, espandendosi, collidendo danno vita a un organismo che si muove lungo fasci infiniti di linee temporali tangenti e secanti, mai parallele.
Al contrario, come linee parallele si comportano le civiltà che popolano l'universo stesso quando ancora riempiono i loro cieli di figure magiche, inconoscibili e onnipotenti perchè l'evoluzione del loro pensiero non è ancora stata in grado di sfondare la volta celeste che lo sovrasta, come una cupola infrangibile e irraggiungibile, per indagare e conoscere ciò che sta oltre i propri limiti fisiologici, spaziali e temporali: l'immaginazione non trova le prove, sul campo, a ratifica delle sue teorie e si consola inventando favole.
Eppure l'universo reale non è affatto omogeneo, pur essendo congegnato per funzionare in base a leggi valide in ogni istante e in ogni punto.
Se in una zona le trasformazioni appaiono più lente e blande, altrove sono decisamente più rapide e incisive; se vi sono civiltà che si muovono a malapena sulla superficie dei loro pianeti, in balìa degli eventi e degli elementi, ve ne sono altre che, ossessionate dalla solitudine e dalla sete di conoscienza, volano via da quella per osservare e, magari, colonizzare nuovi mondi allo scopo di scongiurare la propria estinzione.
Osservatori, esploratori, viaggiatori e ambasciatori, spesso affatto neutrali, attraversano galassie e sistemi stellari catalogando pianeti e forme di vita, partecipando e interferendo con l'evoluzione, magari, ma compilando minuziosi rapporti per i Custodi del Tempo che, utilizzando quella mole di dati, sviluppano le loro matrici di calcolo lungo tutte le direttrici temporali assegnando, in tal modo, un ventaglio completo di probabilità e di implicazioni per ogni opzione relativa all'esistenza di ciascuna particella dell'universo.
Usando una locuzione mutuata dal comandante Ulysses Xenophon, posso dire con assoluta certezza che i Custodi del Tempo conoscono vita, morte e miracoli di ogni punto dell'universo: possono addirittura prevedere il corso degli accadimenti ma non sono in grado di modificarlo.
Il Tempo ci consente di percorrerlo avanti e indietro solo come osservatori perchè, qualunque intervento volto a modificare la sequenza degli eventi, non produrrebbe effetti significativi o duraturi.
Abbiamo rilevato e verificato che, essendo esso stesso una dimensione immanente ma intrinseca eppure strutturale dell'universo, nonostante gli interventi degli Osservatori basati sui suggerimenti dei calcoli dei Custodi, il Tempo da sè medesimo produce ed esegue le correzioni di rotta per riallinearsi al percorso stabilito prima dell'origine sua e del cosmo da entità superiori e preesistenti all'ordine dei Custodi, degli Osservatori e dei Navigatori: vale a dire dell'intera nostra civiltà che continuiamo a ritenere la più evoluta in assoluto.
Dal momento in cui abbiamo individuato il vostro pianeta, tanto per fare un esempio, i membri dell'Ordine degli Osservatori che abbiamo spedito in missione hanno "interferito" con la vostra evoluzione per correggere pericolose derive, rese evidenti dalle nostre elaborazioni: ma puntualmente, confutando i nostri calcoli, il Tempo vi ha fatto percorrere comunque quelle tragiche sbandate da cui, raramente, avete tratto utili insegnamenti per evitare di ripeterle.
Sapevamo tutto di voi, destini passati e presenti e futuri: vi abbiamo insegnato il concetto di destino combinato con il libero arbitirio; vi abbiamo insegnato a porvi domande e a cercare risposte concrete e dimostrabili; avremmo voluto insegnarvi anche la compassione e debellare l'egoismo dal vostro DNA: ma non ci siamo riusciti, dal momento che numerose guerre hanno stremato il pianeta e fiaccato la vostra civiltà fino a portarvi sull'orlo dell'estinzione, come quella immediatamente successiva alla partenza della missione Eureka Kalymera del comandante Xenophon e dei suoi quaranta compagni.
Quando furono agganciati dai nostri rilevatori, sul limitare del nostro sistema stellare, la prima "santa" guerra atomica aveva avvolto, da molto tempo, il vostro pianeta del nero sudario della morte e della desolazione: qualcuno tra voi voleva vincere a tutti i costi e fece ricorso a forze che aveva maldestramente imparato a produrre senza saperle mai controllare e limitare, nei loro effetti più perniciosi.
L'equipaggio di quella missione esplorativa dello spazio esterno al sistema solare ignorava cosa fosse successo sul proprio pianeta, dopo l'innesco della "fionda orbitale" con cui avevano lasciato dietro di se l'ultimo planetoide e l'attivazione del propulsore ad antimateria progettato e approntato da un misterioso ingegnere aggregatosi all'ultimo minuto, perchè non era mai stato completato il programma di collaudo.
La distanze siderali erano un problema già per le nostre comunicazioni con gli osservatori, sebbene ci basassimo sulle onde di fotoni e particelle "eccitate" energeticamente oltre ai network sub-luce che condividevamo con altre civiltà, passava un certo tempo tra invio e ricevimento dei dati e dei rapporti: certamente non mesi come a bordo dell'Eureka Kalymera, oltretutto con una qualità bassa e incostante, pari solo alla inattendibilità delle notizie che ricevevano, finchè la loro "base" smise di trasmettere e l'equipaggio si convinse che fosse dovuto alla enorme distanza che avevano già percorso.
Non potevano immaginare che chi li aveva lanciati in quella missione, frutto della collaborazione internazionale, aveva scelto di porre fine ad ataviche rivalità con gli strumenti della sopraffazione e dello sterminio che, in tutto l'universo, vengono condensati in una sola parola: la guerra nucleare non venne mai menzionata nei bollettini informativi del centro controllo missione, per cui il mondo continuava a girare e si aspettava enormi ricadute tecniche e scientifiche dai dati che quell'esplorazione avrebbe prodotto, ovvero nuovo benessere e nuova prosperità.
Invece i rapporti di Zosymer Myryon, successore del padre Elyseon nel ruolo di Osservatore, giunti ben prima della Eureka Kalispera, raccontarono tutta un'altra verità: fino a che non cessarono del tutto.
Elyseon Myryon aveva dato tutto il possibile alla causa della nostra civiltà, l'intera sua esistenza e un figlio che amava e da cui era amato: un padre non dovrebbe mai essere costretto a seppellire un figlio o, tutt'al più, a sopravvivergli.
Egli, però, non consultò mai le proiezioni dei Custodi, nè per sè nè per il figlio, accettando la sequenza degli eventi così come si presentarono e come in ogni caso era stato disposto dal Tempo prima della nostra stessa esistenza: parafrasando, così, il pensiero dell'Osservatore che lo aveva preceduto sul vostro pianeta e che, dato da noi per disperso, Elyseon aveva rintracciato pochi anni prima che fosse messo a morte dal popolo che li ospitava.
"Aveva pagato il prezzo delle sue eresie", scrisse nel rapporto: ma io sapevo che non era affatto il suo pensiero e non mi stupii nell'apprendere che ritornava su quel pianeta in appoggio alla missione di spionaggio del comandante Xenophon.
Mentre quest'ultimo cercava notizie sulle mire colonizzatrici della sua sciagurata civiltà, l'altro voleva trovare risposte per la fine del figlio che bastassero a sua madre per sciogliere lacrime alla sua memoria.
Ora che tutti i calcoli sono stati completati e giustificati, tutti i rapporti depositati e tutti i protagonisti ammessi al riposo, liberi di concludere come meglio credono il loro ciclo vitale, noi Cronistorici possiamo scrivere la storia definitiva dell'ultima missione, l'imperativo che riecheggia e regge l'universo intero: sopravvivere!
Lanceremo questa stessa storia lungo le direttrici del Tempo, come un messaggio affidato alle correnti elettromagnetiche che attraversano le galassie e l'universo intero: ecco perchè, ora, è tra le vostre mani.



Sweton Tranzil, Ordine dei Cronistorici


(c) 2014  Claudio Montini
Foto Google Images  Giacomo Balla "Il pianeta mercurio che passa davanti al sole" 1914 

giovedì 7 maggio 2015

Speciale Festa Della Mamma - Pastafrolla abbronzata dal cuore tenero

CON UN PO' DI CACAO, LA RICOTTA PIACE DI PIU' AI GOLOSI DI TUTTO L'UNIVERSO






di Jena Sabauda





Intervengo nuovamente, rompendo gli schemi editoriali del blog (mi auguro solo quelli e null'altro a voi cari lettori...e se alcuni, in redazione, detenessero ammennicoli di cristallo o porcellana di Capodimonte, notoriamente fragili, beh, sono affari suoi), in occasione della festa della mamma che, nel 2015, cadrà domenica 10 Maggio.
Vi propongo una pastafrolla abbronzata con cuore di ricotta e, di seguito, ecco la prima lista della spesa per la pastafrolla, al cuore ci pensiamo dopo:

  • 500 grammi farina bianca 00
  • 250 grammi burro
  • 100 grammi zucchero a velo
  • 150 grammi zucchero di canna o integrale
  • un pizzico di sale
  • una bustina di lievito per dolci
  • un cucchiaio da tavola di cacao amaro in polvere
  • la scorza di un limone grattugiata
  • 2 uova di gallina intere

Fate ammorbidire il burro (non va sciolto nè chiarificato), in forno a microonde per 10/15 secondi o a bagno maria come volete; alla farina unite gli zuccheri, a velo e in granella (magari tenetevi una piccola quantità di quello a velo per guarnire la torta, una volta cotta, spolverizzandola), il sale e la scorza grattugiata del limone, il lievito per dolci e il cacao in polvere, le due uova e il burro che, nel frattempo si sarà ammorbidito: alè, forza e coraggio, cominciate a impastare tutti gli ingredienti amalgamandoli insieme fino a ottenere un composto omogeneo e consistente che, avvolto in pellicola alimentare, lascerete riposare in frigorifero per il tempo necessario a fare il resto.
L'ideale per il malloppo abbronzato (c'è il cacao, ricordate?) sarebbe un'oretta, ma voi fate finta di niente e procuratevi quanto segue per confezionare il ripieno:

  • 400 (o anche) 500 grammi di ricotta di latte di mucca o pecora a piacere
  • 3 tuorli di uova di gallina (gli albumi...via, raus!!)
  • 100 grammi di zucchero a velo
  • la scorza di un limone grattugiata
  • 1 lacrima di gin (anche un cucchiaino da the va bene)

Mettete tutti gli ingredienti in una ciotola dai bordi alti e, con un frullino a frusta, montateli fino a ottenere una crema uniforme, densa e molto morbida.
Ora è tempo di scambio di posto: cavate dal frigorifero l'impasto e metteteci la crema: con il mattarello spianate il malloppo fino allo spessore di 1-1,5 centimetri tale, cioè, che non si rompa o si buchi spostandolo: non vi preoccupate se assume le dimensioni di uno spartito di Beethoven...
Piuttosto, imburrate e infarinate la teglia che avete scelto e poi depositatevi lo spartito, pardòn, la pastafrolla abbronzata spianata; fate aderire alle pareti e poi ritagliate la pasta in eccesso, fatene una nuova palla che stenderete col mattarello: vi serviranno anche delle formine o, al limite, un bicchiere se non volete fare strice di pasta da intrecciare...
Adesso scende in campo il cuore di ricotta: o meglio, lo togliete dal frigorifero e lo stendete sulla base di pastafrolla, uniformemente; quindi,tocco finale dell'artista che è in voi: con la pasta avanzata create strisce, dischi, forme a fantasia e discrezione che adagerete sul manto di crema fino a dotare il morbido cuore di una rete di pastafrolla che lo protegga, come la nostra cassa toracica, ma anche lo lasci intravedere.
Fatto ciò, andiamo al forno che scalderete fino a 180° C e cuocerete per 30 o 35 minuti dandoci un'occhiata, di tanto in tanto: ognuno di noi, il suo forno, sa come si comporta....

Auguri di buona festa alle mamme e buon appetito a tutti!
La dieta la si comincia da lunedì...quale lunedì non si sa, ma basta il pensiero!


La Jena Sabauda


© 2015 Testo e ricetta La Jena Sabauda
© 2015 Foto: Orazio Nullo

correzione bozze Claudio Montini

il volume nella fotografia è VIAGGIO NELLA PAURA 
 di Eric Ambler, edito in Italia da Adelphi Editore