di Claudio Montini
L'evidenza dei fatti è piuttosto semplice, tanto che si stenta ad accettarla o ad evidenziarla: dunque la si nasconde sotto proclami, parole ripetute all'infinito, tonnellate di retorica che riempiono lo spazio che si deve pur mettere tra una serie di messaggi pubblicitari e l'altra, poichè non di soli cantanti esordienti e cuochi improvvisati o di vecchi film e telenovelas si può campare. Meno male che c'è la cronaca nera e l'attualità che non mancano mai di essere serbatoio di casi al limite dell'umano, del comprensibile e del concepibile: così si tiene tesa e vibrante la corda dell'emozione e si rallenta o impedisce alla ragione l'azione di porsi domande e cercare soluzioni per uscire dalla crisi,parare il colpo, allontanarsi dal pericolo. In fondo, la ricerca dei colpevoli non sarà mai la vera priorità di ogni essere vivente senziente dotato di una buona dose di istinto di sopravvivenza e di conservazione: quello è un'esercizio che è amato solo da chi ha il sedere al comodo e al riparo, al caldo d'inverno e al fresco d'estate, la pancia piena e il telecomando a portata di mano oppure sono soliti a lavorare indefessamente solo con la lingua dando fiato alla bocca.
Nella campagna di una regione che potrebbe essere una Svizzera con il mare, che ci prova nonostante la classe dirigente e politica che nessun'altro ci invidia e che ci ostiniamo a foraggiare con le nostre tasche e con il nostro voto, due treni si scontrano fino a disintegrarsi e portare con se le vite di oltre venti persone perchè viaggiavano su una linea ferroviaria (leggi rotaie e stazioni) degna solo del Bangladesh o del Vietnam, di cui lo Stato si è disinteressato poichè data in concessione ad azienda privata, su cui il traffico era affidato al buon cuore e all'esperienza dei capistazione: vale a dire, dato che il binario era unico per entrambe le direzioni (andata e ritorno da Bari a Barletta per Andria e Trani, tanto per darvi delle coordinate geografiche) un collega telefonava all'altro, di stazione in stazione, chiedendogli se poteva dare via libera al convoglio in attesa dell'omologo che proveniva in senso contrario ma i due treni non avevano un sistema per potersi parlare (in caso di inconvenienti o di ritardi) nè i binari erano dotati di automatismi di blocco preventivo in caso di rotaia occupata. Un sindacalista che aveva trent'anni di esperienza come personale viaggiante in Ferrovie Dello Stato (ora gruppo Trenitalia), durante una trasmissione televisiva ha affermato che il sistema del dispaccio telefonico FS l'aveva abolito dai tardi anni '50 del XX secolo: ora siamo nel XXI e il disastro risale a pochi giorni fa, nell'era dei telefonini e di internet e delle motrici elettriche e diesel non delle vaporiere a carbone e del telegrafo o delle palette colorate o delle lanterne.
La gente di Puglia, la gente comune e i soccorritori e le forze dell'ordine e i vigili del fuoco sono stati eccezionali ed encomiabili, esempi di civismo e dignità anche nel dolore e nella fatica perchè ad occhi asciutti hanno pensato subito ai vivi, ai feriti, a chi aveva bisogno di sapere se doveva piangere un morto o sperare ancora in un miracolo; senza fare confusione o baccano hanno speso le lacrime e sangue dimostrando che il cuore grande della gente del sud non è solo generoso, ma anche efficiente e dignitoso e ora pretende risposte e impegno da tutti coloro che hanno taciuto, impedito, procrastinato per meglio lucrare sullo sviluppo tecnologico mancato di una regione e di una parte d'Italia che non vuole più essere fabbrica di emigranti o serraglio di naufraghi extracomunitari. Infatti, i soldi per il raddoppio di quella linea a binario unico erano stati stanziati dall'Unione Europea da almeno quattro anni, ma le norme escogitate dai soloni romani erano state tali e tante da impedire la produzione di un progetto credibile: migliorare e potenziare una manciata di chilometri di strada ferrata pareva più complicato che costruire il ponte sullo Stretto di Messina.
L'evidenza di cui dicevo al principio è, dunque, l'urgenza di domandare conto a chi gestisce la cosa pubblica, a livello di vertice e di ponte di comando, e a chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni dell'amnesia da cui vengono colti una volta proclamati eletti: seicentomila utenti potenziali mensili o giornalieri non portano voti sufficienti a spronare chi di dovere nel realizzare una seconda ferrovia che eviti queste tragedie?
Una parente di una vittima, interpellata da un giornalista televisivo, chiedeva che questa strage non venisse dimenticata e che fosse loro data almeno la consolazione della giustizia, non due capri espiatori (presumibilmente i capistazione, già iscritti nel registro degli indagati per disastro ferroviario colposo); la vera, giusta, sola risposta degna di un Paese civile sarebbe o dovrebbe essere una campagna ventennale di investimenti in infrastrutture di trasporto su rotaia, che porti i binari unici d'Italia dal 60% della intera rete a una percentuale minima fisiologica dettata dalla composita orografia dello stivale italico.
Questo sforzo ridarebbe fiducia agli italiani e darebbe loro anche lavoro, avrebbero qualche soldo in tasca da spendere e si rimetterebbe in moto tutto il sistema Italia, se solo smettessero di ragionare in termini di interesse partitico e personale coloro cui deleghiamo il compito di governarci.
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2014 Google Images/ Vassilij Kandinskij "Croce Bianca" 1922 olio su tela
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