mercoledì 30 settembre 2015

Domani era il primo giorno di scuola...

Primo Ottobre, primo giorno di scuola...         ...un po' di tempo fa!









 
di Claudio Montini

Per tutti coloro che sono nati negli anni sessanta del secolo breve, ma anche per buona parte degli anni settanta, domani, primo giorno di ottobre, segnava la fine delle vacanze scolastiche e il ritorno sui banchi di scuola, almeno per quel che concerneva il primo ciclo dell'istruzione infantile obbligatoria.
Le scuole elementari erano il primo impatto con la società degli adulti e con il mondo esterno alla famiglia, non solo il posto dove si imparava a leggere e scrivere e far di conto: si imparavano le regole della convivenza civile e anche la spigolosità della realtà dei propri limiti, il senso del dovere e dell'impegno ma anche dell'amicizia e della competizione leale.
Si misurava anche la distanza tra il sapere e il tacere, tra il lecito e il tollerato, tra il vero e l'immaginario: qualcuno scopriva nuove curiosità, altri lasciavano vecchie abitudini per nuove consapevolezze, immaginandosi alla conquista del mondo e dell'universo.
Varcata la soglia dopo che la signora Mirella (che ci ha lasciati, da tempo ma ancora giovane, per un male incurabile) aveva suonato il campanello come l'arbitro che alza la palla a centrocampo o il capostazione che fischia al macchinista il via al convoglio agitando anche la paletta verde, tutti noi, nessuno escluso, avremmo avuto piacere di vedere una lavagna così decorata: il primo giorno di scuola sarebbe volato via come l'ultimo giorno di sole e di vacanza, ma non avremmo sentito alcuna nostalgia. 

(c) 2015 testo di Claudio Montini
(c) 2015 Immagine creata da Orazio Nullo "Happy blackboard"

martedì 29 settembre 2015

Spegnete la Tv...accendete il cervello: leggete!!


Furbo
 chi 
legge!

...e scopre 
il
colpevole!! 









di Claudio Montini

 






La lettura può essere il miglior modo alternativo di intrattenimento intelligente: se stimola anche la curiosità,la fantasia e l'istinto per la risoluzione degli enigmi... meglio ancora! 
Ritorna in Lomellina la rassegna della letteratura gialla, o noir che dir si voglia, che vi farà scoprire quante siano innumerevoli le sfaccettature dell'animo umano, altrettante le sfumature del giallo e del nero unitamente alla versatilità e scioltezza della nostra bella lingua italiana: siamo alla quinta edizione di LOMELLINA IN GIALLO e alla seconda consecutiva ospitata presso la sede dell'Ecomuseo del territorio lomellino, palazzo Strada in Ferrera Erbognone (PV) anche sede della biblioteca comunale; l'appuntamento è per il 2 ottobre venerdì, con l'apertura in una serata in cui verranno presentati tre autori pavesi e lomellini in particolare ( tutti facenti parte della "scuderia" Fratelli Frilli Editore in Genova: Umberto De Agostino, Alessandro Reali e Pier Emilio Castoldi) e si snoderà tra sabato e domenica con presentazioni e dialoghi con gli autori dal mattino alla sera.
In particolare domenica 4 ottobre, poi, ci sarà la proclamazione del vincitore del premio letterario Lomellina In Giallo 2015 il cui autore sarà premiato dai membri del Lion's Club Riva del Po, sponsor della manifestazione.
Sono previste anche una mostra fotografica dedicata al paesaggio lomellino e la presenza dello stand della LIbreria Ticinum di Voghera (PV) che, insieme a GialloMania Edizioni, consentiranno l'acquisto dei libri presentati in rassegna a coloro che volessero approfittarne.
Maggiori particolari si trovano sul sito della manifestazione, www.lomellinaingiallo.it, da cui ho tratto la foto della locandina; va fatto un plauso allo sforzo organizzativo e alla passione che l'Associazione Culturale GialloMania ha profuso, ora e in passato, nella caparbia volontà di esserci, nonostante il difficile momento congiunturale economico: a noi non resta che partecipare numerosi e applaudire calorosi perchè incontrando gli autori e ascoltandoli parlare della loro opera, oltre ad essere un privilegio dei tempi moderni, si possono scoprire belle e interessanti persone quando non addirittura dei buoni amici.

(c) 2015 testo : Claudio Montini
(c) 2015 foto: www.lomellinaingiallo.it

sabato 26 settembre 2015

Il vecchio continente dei bottegai rimane a guardare

     


Non c'è più tempo da perdere














di Claudio Montini

 
Non abbiamo più tempo da perdere: se vogliamo salvare la vita sul pianeta Terra, dobbiamo usare più energie rinnovabili e liberarci dalla schiavitù dei combustibili fossili: se ne è resa conto anche la Cina!
Ma attenzione: il gigante asiatico, il vero gigante economico mondiale, non ha invertito la rotta per amore del pianeta e dei suoi abitanti bensì perchè ha completato i suoi calcoli sulla potenziale redditività di un cambiamento nelle strategie e tecnologie produttive verso una maggiore sostenibilità ambientale.
Hanno la manodopera, hanno le risorse finanziarie e le materie prime; si sono accontentati delle macchine vecchie che l'occidente ha venduto loro pensando di vendere perline a indigeni sprovveduti: loro le hanno riparate, rese efficienti e moltiplicate inondando i mercati occidentali di manufatti in quantità da esodo biblico a prezzi stracciati; ora si sono accorti che, intanto che loro producevano come forsennati, la tecnologia è avanzata alla velocità della luce e possonoprodurre allo stesso ritmo, con metà della fatica e prestando maggiore attenzione alla salute.
Questo ha insegnato ai cinesi la bolla speculativa, creata da loro stessi e scoppiata tra le mani di piccoli e grandi risparmiatori eredi del Grande Timoniere: in tanti si saranno detti che, se devo morire per lo smog, voglio farlo da ricco e lasciare di che vivere bene a chi resta in questa valle di lacrime.
Pechino ha capito che, se vuole che tutto rimanga uguale, tutto deve cambiare: è tempo che i compagni lavoratori comincino a godere dei frutti delle loro fatiche e lo facciano pensando anche alla salute.
Washington ha fiutato l'affare, anche perchè la maggior parte del suo debito pubbllico è finanziato da capitali cinesi; avendo già annunciato la svolta ecologista, ha avuto buon gioco a mettere sul piatto della bilancia gli studi e l'inventiva tecnologica che, forse, nell'ex Celeste Impero latita e un'accordo preliminare per arrivare all'abbattimento delle emissioni di anidride carbonica per il decennio 2020-2030 si è trovato in un battibaleno.
E l'Europa? Il Vecchio Continente, congrega rissosa e arruffata di miopi bottegai, rimane a guardare accapigliandosi su acrobazie contabili, spiccioli da tagliare ai poveracci e pacchi umani da respingere sulla soglia di casa, rispolverando campi di concentramento e filo spinato per ignorare il problema e nasconderlo sotto il tappeto, come la polvere (bianca) che intanto scorre a fiumi perchè i poliziotti devono tornare a sorvegliare frontiere e barriere.
Mi direte, senz'altro, che "...è la globalizzazione, bellezza! E, tu, non ci puoi proprio fare nulla" .
Peccato che non siamo in un film di Billy Wilder e non sia affato previsto un lieto fine: anzi, non sappiamo proprio come andrà a finire.

(c) 2015 testo: Claudio Montini 
(c) 2015 foto: Orazio Nullo Art & Design "Ecological Advertising" -2015-
 

venerdì 25 settembre 2015

L'oca è buona ma è poca...il buon senso ancora meno!

La brutta figura dell'Italia fatta a Roma, ovvero l'assemblea sindacale che ha lasciato fuori dai cancelli numerosi visitatori del Colosseo, è maggiore o uguale a quella rimediata dal sindaco di Mortara (PV) a ridosso di una manifestazione che avrebbe dovuto attirare ben altri riflettori sulla cittadina lomellina.
A una settimana dall'avvio della quarantanovesima edizione della Sagra del salame d'oca, con tanto di palio delle contrade e mostra del pennuto palmipede e di altri animali da cortile, quest'anno ricca più che mai poichè affiancata da una manifestazione dedicata alla degustazione delle specialità a base di oca appunto, il solerte sindaco già stato eccellente assessore provinciale alla cultura, leghista duro e puro, si è fatto punto d'onore di negare l'uso del campo sportivo comunale alla squadra di extracomunitari migranti affidati alle cure di una cooperativa, poichè in attesa della loro identificazione ed eventuale regolarizzazione, ai sensi della vigente legge Bossi-Fini.
Sono entrambi avvenimenti esecrabili ma sintomatici del crollo di un mito: italiani brava gente...NIENTE AFFATTO!
Siamo cinici, malevoli, avari, ingordi e sciovinisti esattamente come tutto il resto del mondo!
A Roma è andata in onda una storia di ordinaria burocrazia e il teatrino delle polemiche e indignazioni è stato patetico, a dir poco, alla luce del fatto poco sottolineato dai commentatori che l'assemblea sindacale era stata indetta e comunicata e approvata con largo anticipo tanto dai sindacati che dalla Soprintendenza: ma NESSUNO si era preoccupato di pubblicizzarla, l'interruzione della fruibilità al pubblico e alle agenzie che si occupano di turismo, guide comprese.
Ma, dico io, stiamo scherzando? Stiamo giocando o lavorando seriamente? Ma il buonsenso dov'è finito?
L'assemblea dei lavoratori, approvata l'11/09 e andata in onda il 17/09, oltre ad essere sacrosanta doveva essere pubblicizzata con le trombe del giudizio universale affinchè i fruitori del bene artistico, che sono anche i finanziatori e i sostenitori e la ragione d'essere di Soprintendenze e operatori annessi e connessi, potessero regolarsi e NESSUNO avesse da perdere nulla.
Uno Stato che, a parole, vuole fare del turismo e della cultura un'industria e una fonte di reddito non può permettersi di agire come un bottegaio di paese, che cerca di fare pranzi di nozze coi fichi secchi, dando la colpa dei disagi e degli insuccessi solo agli operatori sul campo; è ridicolo il decreto d'urgenza varato dal Governo Italiano che "promuove" il lavoro nei musei piuttosto che farne uno per potenziare le strutture e remunerare meglio il personale.
Ancora più ridicola la presa di posizione del sindaco di Mortara che, appreso dal quotidiano locale della costituzione
di un gruppo sportivo composto da extra comunitari in attesa del permesso di soggiorno, ospiti di una comunità di recupero ce si occupa anche di prima accoglienza, si è affrettato a vietare l'uso dell'impianto diffidando la società sportiva che ne ha in concessione la gestione da qualsiasi iniziativa, anzi minacciando la stessa di vedersi rescisso il contratto e revocato l'affidamento.
A campionato iniziato, il Mortara Calcio ha dovuto cedere nonostante avesse già offerto ospitalità alla neonata formazione, concordando orari e addirittura un canone di affitto che la cooperativa avrebbe tranquillamente corrisposto alla società calcistica: pertanto nessuno sul campo comunale ci veniva a gratis.
Allora la domanda, che si è posta anche Marta Marzotto, nativa di Mortara, sulle colonne dello stesso quotidiano, LA PROVINCIA PAVESE, è: visto che non ci venivano neppure gratis e solo per giocare a pallone piuttosto che bighellonare sfaccendati per le vie della città, che fastidio mai potevano dare?
Altri esponenti leghisti, dalla vicina Vigevano, hanno plaudito all'iniziativa accodandovisi; dagli opposti schieramenti, se non imbarazzato silenzio, qualche timido dissenso si è condensato nella minaccia di non presenziare all'inaugurazione della ultraquarantennale Sagra, sebbene il presidente della Provincia ha fatto sapere che ci sarà comunque; ci sono state offerte di altri campi di allenamento, anche più lontani (giova ricordare che i migranti sono ospitati in strutture poste tra Robbio e Sant'Angelo Lomellina, ai confini con le province di Novara e Vercelli).
Ora, le oche che verranno esposte tra sabato e domenica 25 e 26 settembre, a Mortara, interpellate per un commento, hanno scrollato il capo ma hanno tenuto chiuso il becco allontanandosi sconsolate: i bipedi umani ci additano come esempi di scarso comprendonio, ma anche il loro (presunto) buonsenso pare essersi smarrito da tempo.

di Claudio Montini



(c) 2015 testo Claudio Montini
(c) 2015 foto  Orazio Nullo

giovedì 24 settembre 2015

Parte la serie " I racconti del signor Nessuno " su amazon

Dal 25 settembre sarà in promozione super scontato su amazon.com ... fino al 2 ottobre!


Si parte da meno di 1$


A F F R E T T A T E V I!!! 





Gli amici del club della frasca è il primo libro elettronico della serie I racconti del signor Nessuno: un tentativo di diffondere il più possibile i quarantacinque racconti che finora ho scritto. 
Si parte con una iniziativa di vendita scontata rispetto al prezzo previsto in precedenza e dura una settimana; è possibile anche sfogliare il libro prima di acquistarlo o noleggiarlo: particolarmente comodo per possessori di lettore kindle.
Buona lettura da Claudio Montini

lunedì 21 settembre 2015

Letti&Piaciuti: CITTA' DI POLVERE Romano De Marco - Feltrinelli - 2015


CAINO È AVVISATO: ABELE NON ALZA PIÙ LE MANI

di Claudio Montini

Se avete smesso di credere che Milano sia una città da bere, capitale morale d'Italia, cuore e cervello del made in Italy di cui meniamo gran vanto per le contrade del mondo, siete pronti per mettervi comodi in poltrona e godervi il film su carta più avvincente mai realizzato, per Feltrinelli, da Romano De Marco che ha dato, al capoluogo lombardo, un nuovo appellativo: CITTÀ DI POLVERE.
Questa nuova opera d'ingegno lucida, guizzante, precisa, atletica ma non eccessivamente muscolare, diretta ma elegante e mai scabrosa o morbosa nei particolari truculenti (che vengono sapientemente lasciati all'immaginazione del lettore) è chiara e brillante fin dalla copertina che, a colpo d'occhio, sgombra il campo da ogni dubbio grazie a una eccellente scelta di simboli: il cucchiaio, il fumo e la sostanza verdognola che, posata o scaldata sul cucchiaio stesso, assume la forma stilizzata del Duomo di Milano come quella che campeggiava sul logo del panettone Motta-Alemagna.
L'eterna lotta tra Bene e Male, malavitosi e forze dell'ordine mai nettamente divisi in opposti schieramenti, ma propensi all'osmosi gli uni dagli altri anche solo nelle scelte strategiche e metodologiche, si svolge nella metropoli lombarda postulata come capitale dello spaccio di sostanze stupefacenti in cui sta per sbarcare una nuova droga, dagli effetti dirompenti per l'organismo e dal costo assai più contenuto della cocaina, poichè totalmente sintetica e facile da riprodurre.
L'obbiettivo dei nuovi mercanti di morte è quello di far crollare il mercato monopolizzato dalla ndrangheta che ha al suo soldo il migliore poliziotto della città, guarda caso capo dell'antidroga; la rete di distribuzione dei nuovi arrivati si appoggia a circoli di estrema destra extraparlamentare, ma il loro errore fondamentale è quello di finanziare la scalata al monopolio narcotico con una rapina a una merchant bank, in pieno centro di Milano ma emanazione diretta della cosca di Franco Capasso, che si trova ad ospitare il transito di un enorme quantità di denaro destinato ai fornitori colombiani.
Una banca d'affari solitamente non muove denaro se non per via telematica ma, se questo deve passare inosservato agli occhi della vigilanza bancaria e degli investigatori, in questo caso accade.
Il superpoliziotto Matteo Serra riesce a infilarsi nel flusso delle indagini e fare per bene il suo compito per i suoi padroni (scovare i nuovi arrivati, neutralizzarli e recuperare il denaro utilizzandolo per stipulare un nuovo accordo), sbarazzandosi con cinismo agghiacciante di collaboratori e avversari; ma troverà sulla sua strada un drappello di uomini e donne delle istituzioni, onesti e determinati e degni di questo appellativo, spegiudicati e coraggiosi quanto basta, che risciranno a stroncare la sua carriera criminale.
Riusciranno anche a chiudere i conti in sospeso con il loro passato e cominciare a ricostruire la propria vita, dopo essere risaliti dall'abisso e dal limbo in cui erano precipitati o si erano autoesiliati.
C'è molta umanità, nel senso più ampio del termine, in questa CITTÀ DI POLVERE di Romano De Marco edito da Feltrinelli, e le donne in tutto il romanzo fanno una figura decisamente migliore dei loro colleghi maschi: i personaggi sono tutti, minori e maggiori, inquadrati dalle due cineprese che l'autore ha imparato a maneggiare con perizia e abile maestria, vale a dire che sono ripresi e mostrati nei loro moti interiori e nelle reazioni esteriori con efficaci e gradevoli scorci sui loro retroterra culturali e storici, in modo tale che il lettore li veda a tutto tondo.
Ottima è la scansione e la successione dei capitoli che arriva sempre al punto giusto della tensione narrativa, cioè quando c'è bisogno di tirare il fiato e fare una pausa o andare in bagno: come accadeva agli esordi della televisione commerciale (e, dopo, anche di quella pubblica) in cui gli spot pubblicitari erano sapientemente dosati; chi, come il sottoscritto, prima di alzarsi definitivamente dal letto al mattino, è solito leggersi un capitolo per riavviare correttamente il cervello, troverà eccellente il palinsesto di questo romanzo: capitoli nè troppo lunghi nè troppo corti e, sopratutto, ben compiuti sul piano semantico e linguistico.
A corredo e sostegno dell'opera, c'è un italiano scorrevole e levigato, mai gratuitamente volgare, non lirico, non retorico, mai aulico o supponente: perfettamente comprensibile a chiunque perchè essenziale e diretto, senza fronzoli; quello che importa è il ritmo e la nitidezza delle immagini che esso suscita lungo la narrazione che il lettore segue con passione perchè, come ho già accennato, Romano De Marco è abile a dotare della terza dimensione, quella fisica e spaziale, le parole della storia che racconta: ci riesce adottando l'indicativo presente come tempo dominante dei verbi diversamente da quel che accade, di norma, dove la narrazione è resa adottando il passato remoto e tutte le sue implicazioni.
Si potrebbe parlare di scelta coraggiosa, dal punto di vista stilistico: in realtà, io credo che essa sia figlia di questi tempi dove domina il bello della diretta, la cronaca in tempo reale, l'avvenimento colto nel suo divenire posticipando commenti e ragionamenti, anche se l'autore non si esime dal corredare la narrazione e la descrizione di ambienti e situazioni del proprio giudizio morale e personale (come quando parla dell'ambiente carcerario o dello scempio di un parco pubblico milanese a beneficio dei palazzinari meneghini).
Comunque sia, CITTÀ DI POLVERE di Romano De Marco edito da Feltrinelli, è un'ottimo romanzo: noir o poliziesco che di si voglia è comunque riduttivo rispetto alle buone qualità già espresse in IO LA TROVERÒ e MILANO A MANO ARMATA (rispettivamente del 2014 e del 2012); è un'ottimo lavoro che ridà fiato ed energia alla letteratura italiana assorbendo la realtà e assolvendo a uno dei compiti fondamentali dell'intellettuale, letterato o filosofo o artista, cioè quello di coscienza critica e analitica del costume e della società senza limitarsi ad esserne un mero fotografo o registratore.
La polvere qui non si posa perchè la dignità, il senso del dovere, la coscienza e il rispetto per la natura umana possono e devono essere spesi nella lotta per migliorare sè stessi e il mondo; poco alla volta, certo, ma gli strumenti ci sono per battere Caino: Abele non alza più le mani, le muove.


© 2015 Testo: Claudio Montini

© 2015 Foto: Orazio Nullo

domenica 20 settembre 2015

C'è una pagina nuova nel blog....!!

In vista della prossima attivazione di un sito internet, appositamente dedicato alla mia attività di autore, ho deciso con Orazio Nullo che è bene cominciare a fare pratica aggiungendo qualche linguetta alla navbar sotto la foto di copertina (che Orazio ha intitolato, in un momento di spleen peggio di quelli che pigliavano Baudelaire quando era a corto di assenzio da mescolare al Pernod, "Un nido chiamato casa"): infatti ci siamo inventati la pagina dei sogni in divenire, ovverosia una vetrina dei video che abbiamo creato con il supporto di youtube.
Si intitola VIDEOKLAUT66: SOGNI IN DIVENIRE.
Giusto per non lasciarvi andare via a mani e occhi vuoti, qualora capitaste da queste parti e in redazione non ci fosse nulla di pronto da mettere in tavola, pardon, on line.
Il lapsus da ristorante è un gancetto per ricordarvi che, LE RICETTE DELLA JENA SABAUDA, resta una pagina in continuo aggiornamento e prometto che nei prossimi giorni completerò la gamma, recuperando anche quelle che nel corso del 2015 ha già pubblicato...un po' di pazienza, golosoni che non siete altro!
A presto! 
Claudio Montini 


(c) 2015 Testo Claudio Montini 
(c) 2013 Foto Daniele Massola 

venerdì 18 settembre 2015

Rime senza capo nè coda: mi è scappata una poesia...ma poi torna.

Sentinella discreta    

di Claudio Montini
 
 



Com'è bianca la luna mentre declina stanca:
Nel sogno antico è compresa e assorta!
Sentinella discreta d'ardenti passioni
e compagna d'ogni trovator di canzoni,
di rime o di assonanti illusioni,
che manda lassù messaggeri alati
e impavidi cavalieri lucidi e arditi,
a cercare il senno perduto
dell'eroe tradito e ingannato
vittima soltanto del suo orgoglio ferito
d'egoista non sazio e disarcionato.
Credette pazzo il principe che svelò
quanto poco spiegasse la sua filosofia
d'ogni cosa celata tra il terra e il cielo:
ma la luna mantenne il segreto del sogno
e lasciò che ritrovasse tutto il suo senno,
paga del rimorso per averlo perduto.




 (c) 2015 testo inedito Claudio Montini
(c) 2014 foto di Daniele Massola 

giovedì 17 settembre 2015

Non solo oca e non solo mondina, MORTARA LETTERARIA 2015: tutti gli appuntamenti - Radio Patela Magazine

Non solo oche, non solo riso, non solo rane..!

A dispetto del nome e della nomea che si porta dietro la Lomellina intera, di cui è stata capoluogo di provincia fino alle soglie del secolo breve nel regno sabaudo, Mortara dimostra quanto sia vivace e intelligente nel perseguire strategie efficaci per rivitalizzare l'asfittica vita culturale pavese.
Dalla collaborazione tra una libreria, quindi realtà imprenditoriale privata, e una biblioteca, quella civica di Mortara (PV) detta "Civico 17" (che meriterebbe una visita solo per l'architettura razionalista anni '30 di cui è testimone) perchè è in via Vittorio Veneto al 17 appunto, nasce la rassegna letteraria 2015 della capitale del mare a quadretti, le risaie, e del salame d'oca: ora, Mortara da la scalata al titolo di capitale provinciale della cultura.
Matera è avvisata!
Radio Patela Magazine
Claudio Montini


RASSEGNA “MORTARA LETTERARIA 2015”
Incontri culturali in libreria e biblioteca
OTTOBRE 2015

SABATO 3 ore 17,30   presso Libreria Le mille e una pagina

"IL GIOVANE STREHLER. Da Novara al Piccolo Teatro” di Clarissa Egle Mambrini con la partecipazione degli attori Lorella Carisio, Ivana Timpanaro, Gianni Pea della compagnia teatrale  “I RISO E AMARO” di Marta Comeglio. Reading del libro di Clarissa Egle Mambrini sugli inizi dell’attività del grande regista Giorgio Strehler, che a Novara ha mosso i primi passi nel mondo teatrale e che viene universalmente riconosciuto come il più grande regista teatrale italiano. Il libro rappresenta anche un’interessante documento del teatro e della cultura italiana nei primi decenni del Novecento. Con le letture delle opere che più di tutte hanno caratterizzato la carriera di Strehler (da ”Arlecchino” di Goldoni, al “La Tempesta” di Shakespeare, da “L’opera da tre soldi” di Brecht fino a “I giganti della montagna” di Pirandello).

SABATO 10 ore 16,30 presso      Civico 17
Risultati immagini per logo civico 17 mortara

IN FONDO AL GIARDINO – RITAGLI DI MEMORIE”di GABRIELE SCARAMUZZA.  
Presenta Chiara Pasetti. 
G. Scaramuzza è docente di Estetica alla Statale di Milano. Il libro è una raccolta di memorie sparse, legate all’infanzia, a Inzago, al lessico familiare del nonno materno, al bombardamento su Milano, lo sfollamento a Inzago in tre stretti locali, senza acqua corrente…

GIOVEDÌ 15 ore 21,00    presso Civico 17

“IL CIBO NELLA FEDE”. 
Ne parliamo con Diego Motta, giornalista del quotidiano “Avvenire”.

SABATO 17 OTTOBRE ore 17,30 presso Libreria Le mille una pagina

“IL MORSO DEL LUPO” di Luigi Balocchi.
Lo scrittore mortarese Luigi Balocchi ci parla del suo nuovo romanzo, un noir ispirato alle note vicende del “delitto di Garlasco”. In una città della provincia lombarda, un atroce delitto scuote l’opinione pubblica: una giovane viene massacrata in casa. Il caso è difficile. Il fidanzato della vittima viene arrestato ma subito rilasciato per mancanza di prove. Un cronista di nera inizia ad indagare, seguendo una pista molto intricata e difficile, tanto che nemmeno gli inquirenti riescono a risolvere il caso.  Tra droghe e sesso estremo e una serie di personaggi che rappresentano il “male” più profondo, il cronista cerca di ricostruire la doppia vita del sospettato per scoprire la verità.
VENERDÌ 30 ore 21,00 presso Civico 17

“LE SEDUZIONI DELLA SCIENZA. Ibridazioni sul mito di Frankestein”.  
Un testo scritto e interpretato a tre voci da Max Di Landro, Marianna Galeazzi e Simone “Sun” che dà voce ai personaggi scaturiti dalla penna di Mary Shelley. Il conflitto tra scienza, corpo e anima che caratterizza un romanzo divenuto leggenda e mito viene rivissuto nella sua originaria potenza con l’alternarsi delle parole, della musica elettronica composta da Valerio Incerto e della musica di Mendelssohn interpretata dal Vox Organi Ensemble, formato da Beatrice Oteri (flauto), Rosa Franciamore (clarinetto), Piero Corvi (oboe), Manuel Signorelli (piano). Spettacolo offerto da Amicivico17

SABATO 31 OTTOBRE ore 17,30 presso Libreria Le mille e una pagina

“MALEDETTA GUERRA” di Lorenzo Del Boca. 
Nel 1915 l’Italia entra in quella che sarà poi conosciuta come la Prima guerra mondiale, o “Grande Guerra”. In quest’anno di celebrazioni del centenario, il giornalista e storico novarese Lorenzo Del Boca ricostruisce un conflitto terribile, dalle conseguenze catastrofiche che porteranno al secondo conflitto mondiale. Iniziata in un clima di esaltazione e retorica, in breve la guerra, che doveva finire presto ma che durò fino al 1918, diventò un incubo per i soldati che vissero quegli anni in trincee piene di fango, topi, malattie, mandati a morire sotto il fuoco del nemico da generali incompetenti che non si preoccuparono mai dei propri uomini. Dai documenti storici e dalle lettere dei soldati, Del Boca illustra l’aspetto più vero e tragico di un conflitto devastante, non solo per l’altissimo numero di morti, ma anche per i danni fisici e psicologici permanenti su migliaia e migliaia di uomini che tornarono dal fronte.

NOVEMBRE 2015

SABATO 21 ore 10,30 presso Civico 17

“UN COMPUTER DAL CUORE SAGGIO”. 
Con Mauro Ozenda. 
Fiaba educativa sull’uso consapevole del computer e della rete.

SABATO 21 ore 17,30 presso Libreria Le mille e una pagina

"750° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI DANTE" e “LE TERZINE PERDUTE DI DANTE” di Bianca Garavelli
PresentaMaria Forni. 
Il 2015 è l’anno delle celebrazioni per il 750° anniversario della nascita del più grande poeta italiano, Dante Alighieri. Per festeggiarlo, la scrittrice e saggista, nonché la più importante esperta di Dante, Bianca Garavelli ci parla del “sommo poeta”: la sua vita, le opere, il suo capolavoro, la “Divina Commedia”, che tanto ha ispirato l’immaginario di studiosi, artisti, scrittori, registi e semplici lettori. Con una particolare attenzione alla nuova edizione della casa editrice Rizzoli dell’Inferno, curata dal Bianca. Si parlerà anche del thriller metafisico “Le terzine perdute di Dante”, dove una vicenda noir dei nostri giorni si intreccia con le peregrinazioni del poeta fiorentino nel suo lontano passato.

DICEMBRE 2015

SABATO 5 ore 17,30 presso Libreria Le mille e una pagina 

“KO-MYTHON” di Valentina Summa.  
Un fantasy adatto ai ragazzi ma anche agli adulti che vogliono dedicarsi a una lettura diversa e coinvolgente o che sono alla ricerca di un’idea per un regalo natalizio. L’attrice Valentina Summa presenta la sua prima opera letteraria, pubblicata dalla raffinata casa editrice Giuliano Ladolfi. In un mondo da secoli diviso in fazioni, dove la magia sta morendo, i Demoni del Caos stanno per portare la distruzione. Un chierico nomade, una ladruncola, una nano viaggiatore, una maga ambiziosa e un nobile arrogante sono costretti a scoprire cosa si cela dietro la leggenda dei Ko-Mython, gli Eroi il cui destino è sconfiggere il Caos, rimanendo coinvolti in un mistero che cambierà per sempre le loro vite.

SABATO 12 ore 10,30 presso Civico 17

Gli auguri della biblioteca con “UN CANTO DI NATALE” di Charles Dickens. 
A cura del Vox Organi Ensemble

Libreria "Le mille e una pagina" - c.so Garibaldi n.7 - 27036 Mortara (PV) - tel.0384.298493
di Laura Fedigatti e Alberta Lia Maffi  

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(c) testo introduttivo 2015 Claudio Montini/RadioPatelaMagazine 
       2015 foto di Orazio Nullo- "Lomellina" di Mario Mainoli 1978
(c) testo programma e foto 2015 Le Mille e una pagina 
(c) foto civico 17 Google Images/fabio rubini  

mercoledì 16 settembre 2015

Video+novella: Pavia vista da un..."Davanzale di città" (Briciole di sogni nello sguardo, 2013)

DAVANZALE DI CITTA'               di Claudio Montini 



Basilico, rosmarino e salvia si facevano buona compagnia sul davanzale della finestra che dava luce e aria alla minuscola cucina dell'appartamento di nonna Maria.
I tre vasi di terracotta erano trattenuti, all'esterno, da una ringhiera di metallo solidale col muro e, dall'interno, da un robusto spago per pacchi che li legava uno all'altro; la mamma confermò che nemmeno i bombardamenti degli americani, in tempo di guerra, li avevano mai spostati di un millimetro.
Qualche volta, in estate, metteva anche un vaso col prezzemolo sul piano di marmo che completava il mobile col lavello e nascondeva, sotto di sè celato da ante di legno bianco, il contatore del gas in compagnia di stracci per la polvere e detersivi vari.
Quel piano era anche il posto deputato a far raffreddare le torte: capitava che le crostate facessero a gara con gli afrori delle pianticelle nello spandersi per tutta la casa.
Li teneva e ci teneva ad averli, quei vasi di piante aromatiche, sostituendoli se cedevano alle ingiurie del tempo, non tanto perchè le fossero indispensabili nel cucinare quanto perchè le ricordavano, con gli aromi che sprigionavano ogni qual volta che apriva la finestra, quelle che erano le sue radici, la sua campagna sotto San Fedele a Sommo, la corte della cascina che aveva lasciato due volte per andare a Pavia, da ragazza per lavorare in fabbrica alla Viscosa e da donna sposata a un dipendente delle Poste e Telegrafi.
In quella scatola di cemento e mattoni, dalla pianta semplicissima, con una finestra per ogni vano, appollaiata al terzo e ultimo piano con altre tre nell'angolo a sud-ovest del quadrilatero, sorto al di là del Naviglio Pavese agli esordi degli anni Trenta del ventesimo secolo per ordine e conto dell'Istituto Autonomo Case Popolari, io confesso di averci trascorso le migliori ferie della mia vita.
Trascorrere anche una settimana a Pavia dalla nonna Maria, appena finita la scuola, era più di un regalo di compleanno: era un'appuntamento inderogabile.
Mi piaceva la città e mi affascinava per la miriade di cose che conteneva: tante, frenetiche, a portata di mano e di piede, fruibili anche in pieno anonimato.
Ogni crocicchio coi suoi semafori, spettatori e arbitiri delle contese tra automobili impazienti e pedoni ansiosi di riguadagnare i marciapiedi; le strade ciottolate, lastricate, asfaltate e pitturate con righe e corsie e strisce pedonali calpestate da migliaia di ruote e piedi veloci che si ignorano, quando non si detestano e si mandano a quel paese, convinti di aver sempre più fretta degli altri; gli autobus che caricano e scaricano persone senza sosta; le numerose vetrine dei negozi appiccicati gli uni agli altri, separati solo da portoni di palazzi ornati da bottoniere infinite e targhe lucide d'ottone; le edicole dei giornalai foderate di ogni quotidiano e riviste dai mille colori, due grandi magazzini quattro cinema in centro storico, dove si incrociavano ad angolo retto i due corsi principali: erano prodigi incredibili e segni del progresso per un ragazzino che cresceva in un paese di campagna.
Da noi, al paese, arrivavano solo echi smorzati di questo stromabazzato nuovo che avanza tanto che, quando la televisione ci ammanniva una nuova pubblicità o una nuova moda, concludevamo: "Figurati se, a Pavia, non lo troviamo!
La fine del ventesimo secolo e l'inizio del terzo millennio, insieme alla lenta maturazione verso la vecchiaia e altri accidenti, quali matrimoni e separazioni e figli, ha ridimensionato quel fascino che ha ammaliato me e la mia generazione.
Tutti insieme, poi, hanno ucciso quell'emozionante illusione di andare alle porte del cosmo, là dove si poteva trovare risposta ad ogni necessità, che scaturiva in cuore ogni volta che dalla statale dei Cairoli, scendendo a San Martino Siccomario, buttavamo uno sguardo all'orizzonte in direzione nord-est.
Da aprile a settembre, puntuale, il profilo di Pavia col tamburo e la cupola del Duomo ci riempiva gli occhi sparendo dietro i pioppeti, una grande cascina, la massicciata della ferrovia per non riapparire che all'imbocco del Ponte dell'Impero, giusto prima di scavalcare il Ticino.
Lei è sempre rimasta altare e indifferente alle nostre vite; abbiamo girato l'Italia e l'Europa, il resto del mondo ce lo siamo trovato clandestino in casa, abbiamo accompagnato nonne e nonni verso la dimora del riposo eterno, qualcuno anche uno dei genitori o tutti e due.
Abbiamo fatto tutti la nostra strada e quello che abbiamo ce lo siamo guadagnato, tanto il bello quanto il brutto; in città ci andiamo solo perchè le scuole alte dei figli sono ancora tutte lì; il nuovo che ha smesso di avanzare, o lo fa tanto lentamente da sembrare fermo, io e i miei coetanei lo cerchiamo altrove: ho scollinato da un lustro i quaranta e la discesa, inconsapevolmente, l'ho già cominciata.
Ciò di cui sento pesantemente la mancanza non è l'esuberanza incoscente della gioventù, cui supplisco con l'esperienza, ma la speranza di costruire un mondo migliore, senza pentimenti o rimorsi.
Una piccola porzione di spazio e di tempo dove ritrovare l'aroma del caffè appena salito nella moka, il rustico afrore di una crostata di mele che si riposa e si raffedda accanto a una finestra vegliata da basilico, rosmarino e salvia, a dimora sul davanzale in un vecchio appartamento di città.
Il tempo passa e la morte se ne viene, beati quelli che hanno fatto del bene.



(c) 2015 Video Orazio Nullo 
                      "Guardanda la me bela Pavia"
(c) 2013 Testo Claudio Montini 
        da "Briciole di sogni nello sguardo" 
       edited in selfpublishing with youcanprint.it
(c) 2013 Foto Orazio Nullo 

domenica 13 settembre 2015

Quota 10 000....RAGGIUNTA! Pronti a superarla!!

Quota Diecimila...Raggiunta! Stiamo già superandola




di Orazio Nullo, Claudio Montini, Jena Sabauda e Radio Patela Magazine









GRAZIE A TUTTI I LETTORI! 
Siamo pronti a superare quota 10 000  visualizzazioni, risultato raggiunto sabato 12 settembre 2015 e già superato.
La Jena Sabauda, Orazio Nullo, Claudio Montini e Radio Patela Magazine sono felici e orgogliosi di questo traguardo che sperano di doppiare al più presto, fermo restando che si impegnano a produrre contenuti qualitativamente migliori, o uguali, ma sempre più originali possibile perchè è questa la chiave del successo conseguito con tre mesi di anticipo sulle previsioni di gennaio 2015.
Giova ricordare alcune date: il blog nasce il 14 luglio 2012 e vivacchia fino a settembre 2014, quando cominciano a comparire le recensioni dei libri (Letti&&Piaciuti) e i primi articoli di taglio giornalistico; a dicembre 2014, il giorno 23, si tocca quota 3000 dopo due anni di vita; con i post relativi al Microfestival Letterario di Zinasco, altre recensioni e le ricette de La Jena Sabauda a giugno 2015 si tocca quota 6000 e, appunto il 12 settembre 2015, si supera la quota che, secondo le proiezioni di gennaio, sarebbe stata auspicabile per dicembre: 10 000 visualizzazioni.
Noi siamo pronti a superarla, continuando a proporre contenuti genuini e originali, perchè a fare come gli altri si è sempre in tempo.


(c)  2015 testo redazionale revisionato da Claudio Montini
(c) 2015 Foto e grafica di Orazio Nullo 

venerdì 11 settembre 2015

Undici settembre: ricordare, amare, sperare ancora in un mondo migliore.

Obbligati a sperare in un mondo
migliore: undici settembre...




 di Claudio Montini


  
Hanno ripetuto i vostri nomi davanti a una buca che non c'era, prima di quel giorno che doveva essere un normale mercoledì di lavoro, di scuola, di malattia e di guarigione, di caffè e dolci a colazione, di vita comune uguale a tanti altri che Dio aveva mandato in terra senza distrarsi.
Già: doveva essere così, o meglio, avrebbe dovuto essere tutto quello e anche di più, celebrandolo e vivendolo e spendendolo ciascuno a modo suo perchè il mondo è un posto tanto grande, c'è posto per tutti, da queste parti i nostri vecchi dicevano c'è più tempo che vita e ognuno se la mena come vuole, la mia libertà finisce dove comincia la tua e mi batterò affinchè tu possa esprimere le tue idee, costruire i tuoi sogni, pregare il tuo Dio.
Evidentemente, Dio in quel periodo era distratto da altre questioni: non si è accorto che qualcuno aveva frainteso il suo messaggio e si era sostituito a Lui decidendo che, quanti più infedeli avrebbe ucciso, quanto più terrore e orrore avrebbe sparso, quanta più distruzione avrebbe portato nel mondo tanto più rapidamente sarebbe asceso al paradiso celeste, avrebbe glorificato il Suo Nome e avrebbe accresciuto la Sua Potenza.
Ma cosa se ne fà Colui che ha creato l'universo e le creature e le forze, visibili e invisibili, che lo animano e lo fanno vivere e crescere e moltiplicarsi di altra forza e altra gloria, quando Lui è già onnipotente e onniscente e unico??
Ma cosa se ne fà di un cimitero cadente e lacero che ha il sapore della morte e della polvere, proprio Lui che è il Signore della Vita, delle voci, dei colori, dei suoni, dei battiti del cuore e che li ha generati insieme al tempo, alla luce e allo spazio e ce li ha regalati perchè ne facessimo buon uso e li condividessimo senza egoismi di sorta perchè Lui, onnipotente, ha creato l'abbondanza affinchè nessuno rimanesse a mani vuote?
Ma cosa se ne fà del vostro laido commercio di paura, terrore e prevaricazione Colui che ci ha creati liberi di amare, di amarci e di amarlo anche quando, in apparenza, ce ne dimentichiamo?
Queste cose mi chiedo e mi rispondo così: ASSOLUTAMENTE NULLA!!  
Perchè quando andiamo a cercarlo, Lui è là ad aspettarci; quando stiamo precipitando, arriva a sorreggerci; quando siamo disperati è Lui la forza che ci spinge a sollevare il capo e gli occhi al cielo: infatti Lui non si dimentica di noi, che si abbia fede o non se ne abbia, che si preghi oppure no, che ci si copra o si giri nudi.
Lui, grande e onnipotente essere superiore, guarda e ha guardato e guarderà al cuore delle creature indipendentemente dai loro gesti e dalle loro parole e dai fanatici che arringano le folle: e ricorderà, uno ad uno, pesando e giudicando, ogni momento in cui il cuore si è indurito e siamo stati ciechi e sordi; si ricorderà, altresì, anche di tutti coloro che hanno versato il sangue per colpa di chi disprezza ciò che non vuol capire.  
Dicono che il mondo, da quell'undici settembre, non sia più lo stesso: è vero solo perchè voi, che siete morti allora e coloro che sono morti dopo quella data, non siete più fisicamente qui; in realtà, esso è rimasto uguale ed è anche peggiorato, è diventato più cattivo e feroce, forse perchè quel Dio dai tanti nomi ha smesso di bussare al cuore di ghiaccio degli uomini, di toccare e sbriciolare timpani di pietra con una sola parola, di spalmare di fango ristorando la luce delle loro pupille.
Ma noi che ci ostiniamo a non dimenticare, siamo certi che possa tornare e non smetteremo neanche di sperare.


(c) 2015 Testo di Claudio Montini
(c) 2015 Foto da Google Images/ acomearte.blogspot.com 
                   Vassilij Kandinskij   Movement I°  1935 olio su tela 

Lo conosco da una vita - da Briciole di sogni nello sguardo 2013 Youcanprint

Lo conosco da una vita 


di Orazio Nullo

 

Lo conosco da una vita, ma riesce sempre a stupirmi tanto per le vette che il suo entusiasmo è capace di conquistare, quanto per gli oscuri abissi in cui precipita la sua anima offesa da un torto, da un'errore madornale, da un'assenza di fortuna.
Anche quella ci vuole, in questo ballo verticale che si impara un passo al giorno, dove non c'è rimedio ad ogni passo sbagliato ma un biglietto senza ritorno: come quelli che abbiamo dato alle persone sbagliate rimpiangendo, poi, le ore e i giorni in cui non le abbiamo generosamente amate pur avendole vicine così tanto da poterle sfiorare con le labbra, con le dita, coi pensieri.
Lui ha avuto la sua parte di fortuna, giusta appena per cadere in piedi e potere raccontare di persona come è andata, ma non ha mai venduto la dignità per un posto al sole e un nome che si fa ricordare.
E' convinto, ultimo di una stirpe infelice, che ciascuno nasca con capacità specifiche e speciali.
E' certo che, volenti o nolenti, positive o negative che siano, il destino riesca a cavarle fuori facendole fruttare, costingendoti a goderne tutte le conseguenze.
" Affiora sempre la crema nel latte; ci vuole pazienza, ma affiora e con quella ci si fa il burro: il siero che resta è buono solo per il pastone dei maiali. "
Così l'ammonì la vecchia bidella delle medie, dopo l'esame di licenza, mentre aspettava che gli altri compagni finissero la loro prova orale, per tornare in bicicletta tutti insieme al paese.
Al principio, pensò che fosse un pensiero a voce alta sfuggito di bocca a quell'attempata signora, cui la fine dell'estate avrebbe portato la pensione e a lui una lunga carriera di studi in città; poi, quasi subito a dire il vero, intuì la portata di quelle parole e lasciò che prendessero posto in un cantuccio della memoria.
La stessa cosa fece coi rari consigli, asciutti come un proverbio e inesorabili come una sentenza consegnata agli annali della Storia, che suo padre gli lasciò quando il suo cuore si arrese alla malattia.
E' capitato e capiterà ancora che vecchi auspici e secolari proverbi aderiscano alla realtà del tempo che scorre imperterrito.
Tuttavia, talvolta gli è parso di dare la caccia a farfalle immaginarie, sprecandolo nello sforzo lasciare una buona opinione di sè al prossimo suo.
Ma, nel lampo d'uno scongiuro che mette in fuga un pensiero fosco, in una battuta ironica che lo fa ridere da solo, in uno schizzo di fantasia sulle pareti dell'anima che disegna altre quinte e altri fondali per altre storie da raccontare, lui trova canestri colmi di parole per darsi il coraggio, la pazienza e la speranza che non ha.
Lo conosco bene, da una vita: e lui lo sa.
Sono lo specchio alla sua faccia.
Sono l'ombra nascosta nello sguardo.
Sono il sogno frustrato e abortito.
Sono una via di fuga che scarterà,
perchè lo conosco da una vita: e lui lo sa!


(c) 2013 Testo e fotografia di Orazio Nullo