venerdì 29 aprile 2016

Una festa della mamma...agricola e ruspante!

Pieve del cairo (PV) 
Otto Maggio Duemilasedici

Appuntamento per chi ama la campagna a Pieve del Cairo (PV) per festeggiare le mamme in un modo fuori dal comune....
Il programma della giornata prevede una gara di pesca per i bambini, l'esposizine canina e quella degli animali da cortile, la fiera dell'artigiano e dell'hobbista, l'esposizione aperta tutto il giorno di un pittore locale, il concorso con esposizione per il migliore spaventapasseri, la fattoria didattica e il pranzo in cascina con i prodotti tipici locali il tutto inquadrato nel contesto di una grande cascina lomellina, la Pellegrina, che per un giorno si ripopola come nei tempi andati per fare festa e stare a contatto con la rustica natura dei nostri nonni. La meccanizzazione dell'agricoltura ha fatto in modo che molte braccia si trovassero senza lavoro in quelli che erano veri e propri villaggi o borgate rurali, praticamente autosufficienti, e hanno promosso la crescita delle popolazioni urbane e l'ingrossamento delle file delle masse operaie e degli emigranti. Il crepuscolo dell'era industriale, quale quello cui stiamo assistendo impotenti, rende piacevoli persino queste feste fatte per ricordare e per insegnare alle nuove generazioni mai sazie che c'è stato un tempo in si sapeva aspettare, si era felici anche se si doveva rinunciare, si credeva a quello che si poteva toccare e non alle promesse di chi sta sempre vestito della festa e non sa cosa sia la fatica, se non della lingua, o il sapore della polvere e del sudore.  
Claudio Montini


 (c) 2016 testo di Claudio Montini   
(c) 2016 Immagini tratte dal profilo facebook di Proloco Pieve del Cairo

Il prossimo mese riparte il Giro d'Italia Professionisti

A Orazio Nullo piace pedalare...

mercoledì 27 aprile 2016

Che lavoro racconto se non ce l'ho?

La notte del lavoro narrato anche a Lomello (PV) presso B.G.M. biblioteca Giovannini-Magenta


 di Claudio Montini

Mi hanno invitato a partecipare alla notte del lavoro raccontato: ma che cosa ci vado a dire, se sono disoccupato da quattro anni e non riesco a trovare uno straccio di lavoro???? Potrei raccontare che mi sento come il professore della novella di Luigi Pirandello "L'eresia catara", dal finale terrificante e amarissimo e così tremendamente attuale nonostante sia stata scritta oltre ottant'anni fa; frequentavo la prima liceo scientifico, a Pavia in via Mascheroni, scuola intitolata a un geologo ed ottimo matematico che dimostrò la correttezza della teoria della deriva dei continenti a suon di logaritmi e derivate (mi pare che abbia preso il Nobel un paio d'anni prima di Camillo Golgi), quando mi toccò di leggermela per preparare un'interrogazione d'italiano: giurai a me stesso che, sebbene già allora volessi fare lo scrittore o al più il giornalista, non mi sarei mai trovato in una situazione come quella descritta nella novella. Era il 1981 e già si sentiva parlare di gente, lavoratori e lavoratici, troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per essere assunti dalle aziende: e parimenti giurai a me stesso che avrei fatto di tutto perchè non mi accadesse mai di trovarmi in un mare di guano simile. Il destino mi ha ricorso e oggi nel 2016, disoccupato dal 2012, mi ritrovo a vivere entrambe le situazioni con un mutuo da pagare: meno male che mia moglie, nonostante l'intervento al cuore, lavora... Raccontatelo pure e tenetevelo stretto il lavoro; ammiratelo e abbiatene cura, ma non contate su di me: non saprei cosa dirvi.

(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 foto di Tina Magenta dal profilo facebook
per informazioni: www.lanottedellavoronarrato.org   anche su facebook e twitter

E' quasi pronto l'e-book....della Jena Sabauda








































(c) 2016 Grafica e  impaginazione Orazio Nullo
(c) 2016 Testi e Ricette La Jena Sabauda

lunedì 25 aprile 2016

Preghiera del ribelle per amore Teresio Olivelli, amore per la patria e per la libertà

Signore, facci liberi
 
Signore,
che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce,
segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito
contro le perfidie e gli interessi dei dominanti,
la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo oneroso e crudele
che in noi e prima di noi ha calpestato Te,
fonte di libere vite,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e LIbertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà,
moltiplica le nostre forze,
vestici della Tua armatura.
Noi Ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato,                                                       
tradito, perseguitato, crocefisso,                                                        
nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria:
sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno,                                       
conforto nell'amarezza.
Quanto più s'addensa e incupisce l'avversario,
facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca
al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti
a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: "Io sono la resurrezione e la vita"
rendi nel dolore all'Italia una vita
generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti:
veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città,
dal fondo delle prigioni,
noi Ti preghiamo:
sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Dio della pace e degli eserciti,
Signore che porti la spada e la gioia,
ascolta la preghiera di noi
ribelli per amore.
 
Teresio Olivelli (Bellagio, 7 gennaio 1916 – Hersbruck, 17 gennaio 1945) è stato un docente e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare; è stato recentemente dichiarato venerabile dalla ChiesaCattolica; la causa di canonizzazione è tuttora in corso. Olivelli era un professore universitario di Diritto presso l'Università di Torino che aveva aderito al Fascismo convinto di poterlo riformare dal suo interno, fino a sintonizzarlo sulla dottrina cattolica; ciò che vide con l'ARMIR nella disastrosa campagna di Russia nel 1942-1943 (era un ufficiale degli Alpini, volontario nella Brigata Julia, impiegato sul fronte del Don), gli aprì gli occhi sulla natura della dittatura totalitaria per cui aveva combattuto.Dopo l'8 settembre 1943, venne arrestato dalle forze di occupazione, ex alleate, naziste e tentò varie volte l'evasione per entrare tra le file dei partigiani. Quello che patì da ribelle per amore della libertà e della dignità dell'essere umano, come lui stesso scrisse in un foglio clandestino nel 1944, rafforzò la sua fede, la generosità e il coraggio con cui portò avanti i suoi ideali che dovrebbero essere, ancora più di ieri, anche i nostri di italiani del terzo millennio e il suo esempio di abnegazione dovrebbe essere ancora sprone sferzante che susciti energie nuove e non già sterili e vuote invettive, al riparo delle nostre casette o nascosti dietro i nostri schermi iridescenti di elettroni.

(c) 1944 Testo di Teresio Olivelli "Signore, facci liberi" altrimenti detta preghiera del ribelle 
            tramite profilo facebook  del reverendo don Paolo Ciccotti, sanctae romanae ecclesiae.
(c) 2016 Testo della nota di Claudio Montini
(c) Foto di Teresio Olivelli da Google Images Database 
(c) 2015 "Tribute to the soldiers" electronic painting by Orazio Nullo
 

domenica 24 aprile 2016

Un'amicizia a muso duro da ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI (Youcanprint 2012)

MESSAGGERIA ISTANTANEA:
 UN’AMICIZIA A MUSO DURO


di Claudio Montini
 
Da Sugar ray a Vento
Versiamoci ancora un bicchiere di ricordi, amico mio, da lasciare scendere per la gola a sciogliere il nodo di lacrime e rimpianti che ci toglie il fiato: sarà questo vino, fatto di parole e di immagini che ci sono state care, a trovare la strada giusta che ci riporterà ai sapori e ai suoni che hanno acceso la nostra comune passione. Un tempo eravamo artisti, ricordi? Inconsapevoli della nostra modestia, forse, ma orgogliosi di salire sulle assi di un qualsiasi palcoscenico e volare, coi suoni e con le parole, sulle teste dell’altra gente fingendo di regalare loro un’emozione, ma rubando la loro invidia e l’ammirazione per sfamare la nostra ambizione. Bastava così poco, del resto, per uscire dal cerchio di ferro delle abitudini consolidate: l’unico satellite che conoscevamo era la luna ed era gratis; gli elettroni lavoravano per noi ma solo per darci luce in casa e nelle strade; alla radio sognavamo ancora l’America e l’eccentrica ( e libertina ) Londra scimmiottandone vesti e gesta, non senza tralasciare di tormentare sei corde con accordi captati con poco orecchio e molto…….beh, ci siamo capiti, no? A onor del vero, a qualcuno di noi, madre natura qualche dote artistica l’aveva pure data e, coltivata nei dovuti modi, l’avrebbe magari anche portato lontano, via da quel nostro paese troppo quieto e disteso, senza sorprese, all’estrema periferia della storia e del sistema solare. Però, tu lo sai meglio di me, i sogni spesso non hanno soldi e la realtà quotidiana ti butta giù dal letto, se va bene coi piedi a terra, senza complimenti e tanti saluti all’arte! Via, via, palla lunga e pedalare finché fatica e vecchiaia non ti schiantino. Questa è la fine che abbiamo fatto tutti, quelli che sono restati e quelli che hanno provato a mettere radici altrove. Perché, allora, mi viene voglia di tornare a vedere se è cresciuto e se è cambiato, se finge di dormire e se rincorre il futuro che sta passando o invecchia annoiato? La risposta già la conosco ed è la stessa che si danno quelli che tornano solo per i funerali di un conoscente o, al principio di Novembre, vengono a salutare i sopravvissuti con la scusa di portare fiori e rispetto ai propri morti.

Da Vento a Sugar ray
No, non te la prendere a male,ma mi rifiuto persino di avvicinarlo alle labbra questo tuo bicchiere: non è vino quello che mi stai esibendo ma rancore stanco e stantio, nostalgia arrugginita e bolsi luoghi comuni, vetriolo scaduto di uno che ha paura di guardare avanti e scommettere sul futuro e crede di essere arrivato alla frutta, solamente perché la vita gli ha dato qualche schiaffo e gli ha abbattuto qualche torre delle cento che i suoi castelli in aria vantavano. Anch’io alla tua età, ma anche prima, mi sono fermato a fare la conta dei vivi e dei morti e a dare un’occhiata alle macerie, mi sono guardato intorno e mi sono spolverato la giacca, ho annusato l’aria e poi sono andato incontro al domani a testa alta perché, una volta a terra, se non scavi puoi solo risalire: alla fossa ci penseranno quelli che restano giacchè tu sei già là dove non si torna. In fondo, ne sono convinto, il nostro vivere quotidiano è come l’acqua per una macina di mulino: va dalla sorgente al mare e non è mai la stessa a bagnare e muovere la ruota che, a sua volta, gira sempre in avanti; i giorni passano sotto la macina e diventano farina e crusca che il mugnaio eterno divide per te e di cui ti chiederà conto a tempo debito.
Fei c’anduma e gnuma, mai pagura! Te la ricordi nona Carulina? Fino all’ultima volta che salì in paese a fare la spesa, a novanta e passa anni, a chi l’incontrava e gli domandava “ Come va, Carolina?” lei rispondeva, con fiero ottimismo, “ Finchè andiamo e veniamo, non c’è nulla da temere!” sottolineando il tutto con un luminosissimo sorriso in cui c’era più d’un dente latitante. Ora, io vivo in città e anche tu non vivi più al paese da tempo, anzi hai solo cambiato paese (mah, ancora mi domando il perché, dato che sei andato solo lontano…beh, sono comunque fatti tuoi): non apparteniamo più a quel posto, in senso fisico, siamo stranieri che vagheggiano un luogo che abbiamo edificato nella nostra memoria e può vivere solo lì, popolato di facce ed episodi che sono come l’acqua di quel mulino di cui ti dicevo prima, passata via verso il mare nebbioso e immenso dei ricordi e delle cose dimenticate. Ti concedo che, talvolta, accada che si comporti ugualmente a quello vero, in cui ami immergerti quindici giorni all’anno; le onde non smettono mai di rincorrersi e d’incontrare scogli e spiagge, ora infrangendosi spumeggiando, ora carezzando le rive lisciando sabbia e sassi, ora restituendo un frammento di realtà fino a prima disperso nella sua scura immensità. Io preferisco lasciarlo là dove si trova, è meglio scrutare l’orizzonte per vedere se arriva qualche vela nuova o solo nubi di burrasca: entrambe saranno al porto l’indomani.

Da Sugar ray a Vento
Sulla tua spalla è difficile piangere perché strappi la maschera che uno ha indosso e lo costringi a guardarsi dentro, senza sconti né remore; poi, l’aiuti a vedere con chiarezza e con semplicità i fatti della vita per quel che sono: così va a finire che una ragione per tornare a scrutar le stelle e che sia già domani, ti prende per mano e non ti molla più.
Però, scusa se insisto, stavolta la magia del vecchio saggio di città non funziona: le macerie dei miei sogni sono lievitate, diventano malinconia che zavorra l’anima e annerisce l’orizzonte. Allora, se il morale era sotto le scarpe, bastava uno di quei giri di accordi strani che cavavi dalla chitarra a farmi intonare una melodia, scritta solo nella mia testa e nelle mie orecchie, che rivestivo di parole solo per non farti smettere di suonare: proprio lì cominciava la magia perché quelle non si perdevano nell’aria come fumo di sigaretta, ma si depositavano in me, attecchivano in me e crescevano in me ridestando l’allegria e la convinzione di poter essere migliore di qualunque altro uomo comune. Sognavo, in realtà, che accadesse un miracolo, perché ancora ci credevo…

Da Vento a Sugar ray
Quale miracolo?

Da Sugar ray a Vento
Quello per cui un innocente passatempo artistico diventa un impegno a tempo pieno, un’attività con cui procurarsi di che vivere: fare ciò che più mi piace in modo tale che dia soddisfazione e piaccia ad altra gente, regalandogli una briciola di spensieratezza e una scintilla di speranza che incendi di nuovo entusiasmo il duro cammino quotidiano.

Da Vento a Sugar ray
Eccoci al punto, dunque! Tu quel miracolo lo stai ancora aspettando!! Ti contorci le budella e ti fai il sangue amaro perché il cielo, o chi per esso, non t’ha mai più dato alcun segno. Povero illuso, scendi giù dal pero che, via dalle nuvole e le stelle, non c’è altro che polvere di galassie già bruciate. Non credere che scoprire a quale bivio tu abbia sbagliato strada possa giovarti: l’uomo che sei diventato lo devi anche a quegli errori là; è chiaro che, ora, ne commetterai altri, sicuramente non quelli, ma tutto ciò lo scoprirai solo vivendo con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Da Sugar ray a Vento
Come un guerriero senza patria e senza spada, canterò le mie canzoni per la strada... Se non avrò gli amici a farmi il coro, canterò a volti sconosciuti le nostre canzoni e le mie storie e, alla fine della strada, potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.

Da Vento a Sugar ray
Bravo! Così il prossimo vino che mi offrirai sarà magari di carta e d’inchiostro, però sarà quello giusto che scalda il cuore e soffia via i veleni quotidiani.


(c) 2012 testo di Claudio Montini immagine Orazio Nullo
(c) 2012 Youcanprint edizioni in self-publishing for paperback edition 

sabato 23 aprile 2016

Dolce per la festa della mamma...Le ricette della Jena Sabauda!

Viva la mamma
 (per il budino della festa)


di Jena Sabauda



A fare come gli altri, si è sempre in tempo: anche per festeggiare il giorno della festa della mamma. Se la torta vi sembra la solita cosa, vi propongo un budino che sarà un'ottima idea anche per un'altra festa o per quei momenti di gratificazione personale cui non dobbiamo rinunciare.
Ecco la lista della spesa:
  • 8 uova di gallina intere (ovviamente, non i gusci!)
  • 8 cucchiai da tavola di zucchero di canna o semolato bianco (vanno bene entrambi)
  • 75 o 80 grammi, al massimo, di cacao amaro in polvere
  • 150 mandorle non pelate (o nocciole, anche loro senza gusci naturalmente)
  • Mezza tazzina da caffè di marsala (non all'uovo: ce ne sono già 8....)
  • 1 litro di latte di mucca intero
  • Un paio di cucchiai di zucchero in più con cui caramellare il fondo dello stampo

Tritate le mandorle (o le nocciole); sbattete le uova in una ciotola con lo zucchero fino ad ottenere una crema omogenea cui unirete il cacao in polvere, le mandorle tritate e il marsala.
Da ultimo unite il latte intero e mescolate per bene: quando vi sembra abbia raggiunto una buona densità, fate il caramello per lo stampo da budino il cui fondo avrete cosparso di zucchero e scaldato sul fornello a fuoco dolce (attenti a non farlo bruciare, sennò vi tocca buttare anche lo stampo!!).
Caramellato il fondo (è cosa di pochi minuti), versateci il composto preparato e cuocete a bagnomaria per 30 o 35 minuti, non di più, in forno alla temperatura di 180°C.
Questo dolce si serve freddo accompagnato da panna montata e/o zabaione...ma anche da solo, a tutte le età, riconcilia col mondo, fa tornare il sorriso e fa amare di più.
Buon appetito da la vostra Jena Sabauda.

© 2016 Ricetta e testo La Jena Sabauda
Foto: Google Image database - Umberto Boccioni "Tre donne" 1910

giovedì 21 aprile 2016

Jazz night in Valle Lomellina (PV)


Il Jazz, con la sua inconfondibile timbrica, ci riporta in riva al Mississippi, a New Orleans e nelle piantagioni di cotone, dove donne e uomini d'Africa, deportati e schiavizzati levano al cielo i loro canti, nella consapevole illusione di lenire le disumane fatiche del lavoro. C'è una storia che si intreccia con i brani che ascolteremo domani sera, e la biblioteca la vuole raccontare suo pubblico, con il linguaggio e lo spirito della musica Jazz.
Marco Feccia, presidente della biblioteca

Tour Romanico In Lomellina da domenica 24 aprile

C'è del bello in Lomellina! Tutti a Castello d'Agogna!

 
L'arte al servizio della Controriforma in Lomellina: per la prima volta una mostra raccoglie 16 testimonianze pittoriche della risposta cattolica alla Riforma protestante, che riteneva sacrilega la presenza di immagini dentro i luoghi di culto e la rappresentazione della divinità in genere. 
A partire dal 23 aprile, curatore Giuseppe Castelli critico d'arte di Candia Lomellina (PV);  ingresso 7 Euro (ridotto 5 per soci FAI e Touring); per maggiori informazioni leggete l'articolo di Umberto De Agostino, storico e scrittore e giornalista, a questo indirizzo: https://vivoinlomellina.wordpress.com/2016/04/20/larte-della-controriforma-in-lomellina/

(c) 2016 Foto e testo dal profilo facebook di Umberto De Agostino

lunedì 18 aprile 2016

Aria fritta

Aria fritta per il referendum
 

di Claudio Montini

Ennio Flajano pare abbia lasciato, insieme a tante sceneggiature e testi per il cinema e il teatro italiano, una serie di lapidari e lucidi aforismi che descrivevano, con cinismo al limite della cattiveria e della spruzzata di vetriolo, le brutture e le storture che venivano manifestandosi negli usi e nei costumi della società contemporanea tra il miracolo economico e la contestazione giovanile, vale a dire nella prima metà della seconda parte del Novecento.
"La situazione è grave, ma non seria." pare abbia detto quando è cominciata la moda dei governi balneari, traghettatori monocolori e trasformisti a vario titolo e livello che si sono succeduti in Italia, dopo neanche vent'anni di repubblica dai natali poco edificanti e trasparenti.
Guarda caso, anche l'atto di nascita di questa repubblica della Stivale è "viziato" da un referendum molto chiacchierato: segno evidente dell'allergia del popolo italico non tanto all'esercizio del voto, quanto a quello del rispetto delle regole, della matematica e del prossimo suo.
Infatti quest'ultima consultazione popolare, è costata oltre trecento milioni di euro ed è risultata nulla poichè non si sono presentati il 50% più uno dei votanti: allora, questo conto spese chi lo paga? Chi tira fuori dalle proprie tasche gli euro con cui vanno rimborsati scrutatori e presidenti di seggio, forze dell'ordine che hanno assicurato la sicurezza nei seggi ma non hanno potuto rincorrere scippatori, topi d'appartamento, rapinatori, spacciatori e sfruttatori della prostituzione? Chi paga il personale degli uffici elettorali comunali, delle prefetture e del ministero degli interni con annessi e connessi fatti di bollette telefoniche, corrente elettrica, carta e materiale stampato e cancelleria varia? 
Non guardatevi attorno con aria attonita e falsamente stupita: non lo pagano certo i politici che dovrebbero vergognarsi di aver suggerito di astenersi dal votare, perchè bastava che si dessero da fare nel loro posto di lavoro (il parlamento) affinche si modificasse la norma contestata e si evitasse questa patetica commedia; non lo pagheranno nemmeno quelli che si sono sbattuti per raccogliere le firme e comprato spazi di informazione per spacciare una serie inimmaginabile di balle ambientaliste per indurci a votare "si"; meno che mai lo faranno quelli che si sono battuti sul fronte opposto, ma senza offrire lo straccio di una prova (esattamente come gli antagonisti) su quanto si poteva fare per evitare questa farsa, questo ennesimo spreco di aria fritta.
No, saremo noi poveracci che preghiamo il cielo di ritrovare un lavoro, di trovare un medico o un infermiere che ci salvino la vita e non ce la tolgano, di non trovarci per casa ladri vestiti a festa che vogliono controllare se i nostri risparmi sono veri o falsi o ci prometto metano e luce gratis: saremo noi a pagare come sempre il conto per tutti e lo faremo con le bollette, con le accise sui carburanti, coi ticket in ospedale e le tasse sulla casa o le multe se sbagliamo il colore del bidone dei rifiuti...
Sia che siamo andati a votare oppure non ci siamo andati, sia che abbiamo votato per il "sì" tanto che per il "no": ogni commento dopo questo ennesimo spreco di denaro pubblico, come questo articolo dopotutto, è sempre e solo aria fritta come si diceva a Milano priam che Flajano, a Roma, scrivesse "la situazione è grave, ma non seria".

(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2015 Foto Google Image Database  Expo2015 Life Tree

Sinapsi
















SINAPSI due poeti per una poesia: Augusta Belloni e Claudio Montini in un esperimento di composizione poetica a quattro mani e a distanza. 

(c) 2016 Immagine di Augusta Belloni

domenica 17 aprile 2016

Videoclip del Cane Pilota!

Partendo dalle suggestioni ispirate da una sola fotografia, Claudio Montini e Orazio Nullo hanno costruito questo breve siparietto comico.
La scelta di utilizzare il dialetto pavese, ma poi di bilanciarlo con l'italiano, è stata imposta dalle suggestioni di cui si diceva poc'anzi; può darsi che risulti ostico alla maggior parte del pubblico che non ha grande dimestichezza con la lingua di Dante: tuttavia lo stesso materiale, in forma di racconto fotografico, è già stato pubblicato su questo stesso blog nella seconda parte del 2015...con un po' di pazienza, è facile che riusciate a trovarlo e a godervelo per tornare a godervi ancora di più questo video.
Buon divertimento!
Claudio Montini e Orazio Nullo

Grazie a Barbara Agradi per la foto!

(c) 2016 Testo Claudio Montini
(c) 2016 Video di VideoKlaut66  foto Barbara Agradi  

venerdì 15 aprile 2016

Ma che politica, ma che cultura! Fatemi il piacere...



....comunque vada, uccideranno il mare!
Anzi, lo stanno già facendo: grazie alla nostra indifferenza, ignavia e ignoranza.
Dove scaricano le fogne delle località e delle città che stanno in riva al mare?
I porti commerciali e turistici dove buttano liquami e morchie?
Perchè la Guardia Forestale deve essere abolita e incorporata ai Carabinieri ? 
Perchè non avete indetto un referendum su questo argomento, 
ambientalisti dei miei stivali ? 

(c) 2016 testo Claudio Montini
(c) 2016 immagine Orazio Nullo "Gas & Oil Referendum 2016"  

mercoledì 13 aprile 2016

Voce di uno che grida nel deserto, abitualmente fuori dal coro.

Arrivederci, cittadino Casaleggio...benvenuto spirito Gianroberto

di Claudio Montini

 
Cordoglio unanime, si dice in questi casi; per fortuna, aggiungo io, che non abbiamo ancora del tutto perso il rispetto per i morti. Ma la cronaca, si sa, dura quanto la vita della drosofila, una mosca microscopica della frutta che vive un giorno terrestre soltanto: la notizia che oggi suscita emozioni e sensazioni, magari contrastanti, domani è già stantia, rafferma, scaduta tanto da essere dimenticata in fretta. Qualche volta addirittura non arriva a sera, se si tratta di un poveraccio qualsiasi; se il nome è di maggiore risonanza mediatica o di maggiore peso pubblico, forse, riesce a spuntare anche qualche giorno in più di presenza su quotidiani e rotocalchi, magarianche un servizio speciale in televisione o alla radio.
Anche a Gianroberto Casaleggio, temuto e vilipeso ideologo e fondatore del Movimento Cinque Stelle, accadrà la stessa cosa o meglio accadrà alla notizia della sua morte dovuta alle complicanze di una lunga malattia; scandaglieranno il suo passato, le sue idee troveranno nuove interpretazioni, si proverà a disegnare scenari futuri tanto per il movimento che per i personaggi che esso ha portato alla ribalta.
Per la gente comune, della quale faccio parte anche io, non cambierà un beneamato alcunchè (locuzione a piacere sostituibile con con quella paroletta italiana con due zeta che identifica l'arnese maschile per signora, talvolta prediletto anche da signori piuttosto particolari...).
Noi resteremo con il dispiacere, ovvio e naturale, per un sessantenne che si congeda dalla vita in un letto d'ospedale imbottito di pillole, cannule e sedativi; ma coloro che nemmeno provano simpatia per le pagliacciate dei burattini a cinque stelle, pardon, cittadini a cinque stelle, artisti più ancora di chi li ha preceduti nell'affabulare, sbraitare, proclamare e gettare la spugna con indifferenza, specialmente se i riflettori sono spenti, eppure lesti ad intascare stipendi e gettoni di presenza così come recalcitranti a dare seguito alle promesse di rinuncia e restituzione delle stesse prebende (la campagna elettorale è una cosa, la legislatura è un'altra...), avendo ben altre gatte da pelare, non si crucceranno più di tanto del fatto che il movimento di Grillo e del defunto possa sopravvivere orfano di chi, almeno, aveva una mezza idea nuova. Già, mezza idea: perchè l'altra metà, scesa coi piedi a terra, dispersa verso le proprie case la folla osannante al grido di vaffanculo a questo e a quello, messa di fronte alle istanze e alle esigenze della vita che scorre comunque lontano da mouse e schermo o microfono e megafono, ha dimostrato la sua inconsistenza e la sua farraginosità dove non ha mostrato la sua vera faccia, quella da squadrista in camicia bianca e stalinista informatico, con le espulsioni di chi non si mostrava allineato e coperto.
Le idee di cui ora si attribuisce la paternità a Gianroberto Casaleggio e la diffusione a Beppe Grillo non hanno affatto inciso o agevolato o cambiato la vita degli italiani; il loro scopo è sempre stato quello di scardinare, rovesciare, spalancare i palazzi dei poteri forti senza però dire mai una sola volta cosa avrebbero fatto al posto loro, cosa avrebbero costruito una volta spazzate via le macerie, come si sarebbero mossi o comportati una volta cacciati i mercanti dal tempio del popolo: intanto cominciamo ad andare là noi che siamo orgogliosi della nostra diversità, poi si vedrà.
E' morto Casaleggio, viva Casaleggio: adesso tutto ritorna nella normalità, come quando si è fucilato Mussolini per far capire ad eventuali nostalgici che la festa era finita e la musica era cambiata insieme all'orchestra; il movimento continuerà ad esistere e ad esibirsi a Montecitorio e nei vari consigli comunali e regionali e persino a Bruxelles, non temete: si adeguerà al modello correntizio e proporzionale che dal 2 giugno 1946 fa dell'Italia il paese dei campanelli, dei balocchi e degli Alì Baba e i quaranta ladroni...pardon, faccendieri, deputati e senatori.


(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2014 foto di Orazio Nullo "Sunset silouhette"

lunedì 11 aprile 2016

L'ultima spiaggia: parliamoci chiaro, una volta tanto.


Parliamoci chiaro...una volta tanto!
di Claudio Montini 

Caro onorevole,
sebbene io non abbia mai condiviso le sue opinioni e neppure le idee che dovrebbero innervare e animare la formazione politica di cui lei è esponente, dalle circostanze avverse e gravi e difficoltose in cui mi trovo in questo periodo della mia esistenza mi vedo costretto a importunarla con una richiesta d'aiuto non soltanto contingente e materiale, non sono in cerca di elemosina una tantum, bensì di una prospettiva di duratura collaborazione che rimetta in sesto le mie tasche e mi dia la possibilità di guardare al futuro con dignitosa speranza.
Sono certo che a questo punto potrebbe anche aver smesso di leggere (anche se dubito che lo faccia di persona, avrà certamente una persona deputata a codesta incombenza cioè quella di filtrare e tenere ala larga petulanti e questuanti di qualunque risma e genere); tuttavia coltivo la segreta speranza, come è noto che sia l'ultima a morire, che lei o chi ne fa le veci seguiti a scorrere queste righe senza pregiudizi di sorta.
Sono nato nel 1966, ho preso la maturità scientifica nel 1985 ma per problemi familiari non sono ho proseguito gli studi. Dal 2012 mi trovo in stato di disoccupazione e, dal momento che ora siamo nel 2016, non ho più diritto agli ammortizzatori sociali previsti dalle vigenti leggi che, come lei dovrebbe sapere meglio di me, sono state pensate da inguaribili ottimisti perchè aiutano per pochi mesi, con importi scarsi e procedure lente nell'accesso (e nell'erogazione) ma lestissime a interrompere il sussidio se si trova qualcosa da fare anche di breve durata.
L'attuale congiuntura economica del nostro Paese, al di là dei proclami e delle azioni di propaganda, non è delle migliori e ha fatto emergere le storture e l'anarchia in cui versa il mercato del lavoro, sempre che di mercato si possa ancora parlare.
Per parte mia, ho inviato curriculum vitae a a destra e a manca per via cartacea e per via elettronica senza ricevere uno straccio di risposta; la stessa condizione l'ho vissuta con gli enti preposti all'impiego il cui silenzio e la cui impotente assenza gridano, a mio parere, già da sè vendetta al cielo; potrebbe dirmi di rivolgermi ai privati, leggi agenzie di lavoro interinale che sono ancora più irraggiungibili delle agenzie istituzionali: sembra che il massimo che possono fare è raccogliere dati personali da riprocessare o da rivendere, per il resto silenzio su tutta la linea.
Ho cinquant'anni, sono sposato (e meno male che mia moglie lavora!),ho un mutuo per la casa che scadrà nel 2031 e ho esaurito risparmi e risorse; non ho più santi a cui rivolgermi nè porte a cui bussare e ho bisogno di lavorare e incassare uno stipendio, per recuperare almeno ua briciola di dignità.
Ecco perchè mi sono risolto a scriverle: voi dite sempre che pensate agli italiani, al bene dei cittadini, che lavorate e lottate per noi poveracci...ecco io non ci credo più!
Anzi, sono addirittura convinto che lei non sia nemmeno giunto a questo punto della lettera: perchè, tanto le sue che sbraita davanti ai microfoni quanto le mie che ho scritto fino a qui e anche quelle che seguiranno, sono parole al vento e vale la regola di sempre, ovvero italiani arrangiatevi.
Io non so più come fare per tirare avanti; la sola cosa che mi riesce meglio è scrivere e, dunque, vorrei mettere questa mia capacità a disposizione del suo partito purchè il partito faccia qualcosa per me: mi dia o mi trovi un lavoro, un'occupazione stabile o un impiego per cui io possa fare fronte agli impegni della vita quotidiana con dignità.
Non mi venga a dire che il partito non è un ufficio di collocamento, o un'associazione filantropica o un carrozzone diretto al paese dei balocchi: non offenda la sua e la mia intelligenza, per cortesia! Io mi offro come soldato semplice per il vostro partito e sono certo che con tutte le conoscenze, le entrature, le connivenze (perchè negarlo?) di cui dispone in quanto tale qualcosa per ripagare il mio impegno d'anima e corpo sia perfettamente in grado di farlo saltare fuori.
Nessuno fa niente per niente, nemmeno i cani abbaiano per nulla: così dicono al paese in cui sono diventato un uomo; un uomo che ha bisogno di lavorare ma che ha smesso di credere a molte cose, ma non alla capacità della politica di risolvere i problemi dei cittadini: cosa che, volendo cavillare, è anche insita nell'etimo della parola stessa.
Io penso e scrivo perchè sono in pochi ad ascoltarmi: posso pensare e scrivere per voi, per il vostro partito, per spiegare le vostre idee e le cose del mondo con uno stile che arrivi con estrema semplicità alle persone, alla gente, alle anime semplici che da sempre sono quelle che poi fanno la fortuna di manovratori e condottieri a tutte le latitudini.
Buon lavoro e mi perdoni per il disturbo.

(c) 2016 Testo: Claudio Montini
(c) 2012 Foto: Google Images Database 

sabato 9 aprile 2016

L'Aquila nei pensieri di un vigile del fuoco

Eroe di giornata, anche a L'Aquila...
 
 di Claudio Montini 
  
Gaetano ha fatto il militare insieme a me, a Gorizia; oggi è un vigile del fuoco e di cose da brividi e da groppo in gola, nella sua carriera deve averne viste parecchie...eppure, in questi giorni in cui fugacemente in tv si è riparlato del disastro de L'Aquila, lui ha trovato la forza e il coraggio di elaborare quello che ha visto e che ha provato in quei giorni terribili: perchè lui c'era, col solo elmetto e le mani e le braccia e Santa Barbara a vegliare su tutti quelli che scavavano via le macerie per cercare i vivi, senza avere nemmeno il tempo di piangere perchè trovavano solo cadaveri, senza curarsi del pericolo di rimanere a sua volta sepolto ogni volta che un boato annunciava un'altro tremore della terra, senza risparmiarsi per evitare che quel piazzale di caserma si riempisse di bare...Ecco cosa ha scritto: " 7 anni fa' a mezzanotte partivamo x l'aquila x andare ad aiutare un popolo in ginocchio, devastato dal terremoto. Abbiamo visto la morte rischiato la vita, mai esperienza e' stata cosi forte , il toccare con mano il filo sottile che separa la vita dalla morte, il vedere gli occhi di chi aveva perso tutto dopo una vita piena di sacrificio, il sentire il boato che precedeva ogni scossa di terremoto ancora adesso mi mette i brividi.....il vedere in quel piazzale della caserma di Cuppito della guardia di finanza tutte quelle bare.....e quelle bare bianche dio mio quante bare bianche....ricordo con il cuore in gola quei giorni terribili che mi hanno cambiato x sempre.....adesso cerco di vivere ogni attimo della mia vita fino in fondo memore di aver toccato quasi con mano la morte. L'Aquila 09-04-2009. " Grazie Gaetano Quaranta , sei il mio eroe di giornata.

(c) 2016 testo di Claudio Montini e Gaetano Quaranta
(c) 2016 dal database di Google Images 

giovedì 7 aprile 2016

Book Festival Bar a Cernusco Sul Naviglio (MI) - comunicato stampa

COMUNICATO STAMPA 
Tutto pronto per il primo Book Festival Bar di Cernusco 

SCRITTORI E SCRITTRICI 
     INCONTRANO I LETTORI AL... BAR 

Patrocinio di Regione e Comune e concorso per commercianti “Libri in vetrina” 

Come avvicinare nuovo pubblico alla cultura? Provando a portare eventi culturali fuori dai luoghi convenzionali. Per questo l’Associazione C.L.I.O – Cultura, Libri, Idee, Opportunità ha organizzato, sabato 16 e domenica 17 aprile,  il primo Book Festival Bar, 8 incontri in 8 bar del centro, con 23 scrittori e scrittrici cernuschesi di nascita o di adozione.  
La scrittrice Loredana Limone, socia onoraria di CLIO e Direttrice Artistica, dichiara “da tempo volevo mappare gli scrittori e le scrittrici del nostro territorio. Grazie al supporto di CLIO sono riuscita a realizzare questo obiettivo che, tra l’altro, ha messo in evidenza la ricchezza culturale di Cernusco. Mi rende particolarmente felice anche la partecipazione di 25 studenti del Liceo Classico dell’Itsos Marie Curie che leggeranno brani tratti dai libri che verranno presentati”.  
“Il Book Festival Bar ci ha dato l’opportunità di creare una bellissima rete di risorse ed energie – spiega Paola Malcangio, presidente di CLIO – abbiamo messo insieme scrittori e scrittrici, giornalisti, commercianti, studenti, e istituzioni. Il Festival, infatti, ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia e del Comune di Cernusco. Un partner importante è la Confcommercio Melzo con la quale stiamo organizzando, per i commercianti, il concorso Libri in vetrina. Il Book Festival Bar è la sintesi di tutti gli obiettivi di CLIO: avvicinare nuovo pubblico alla cultura valorizzando le risorse del territorio”. 
Ecco tutti i numeri e i nomi del Festival. 
Sono ben 23 gli scrittori e le scrittrici che, per la prima volta insieme, incontreranno i cittadini negli otto bar di Cernusco che hanno aderito all'iniziativa.  Eccoli, in ordine di evento:  Maria Elisabetta Ranghetti, Maddalena Saeli, Natalina Sozzi, Fabio Villa, Roberto Pegorini, Paolo Fiorelli, Laura Bonalumi, Luigi Barnaba Frigoli, Carla Pavone, Federica Buglioni, Loredana Limone, Monia Farina, Loris Navoni, Maurizio Corti, Maurizio Malavasi, Marco Erba, Mauro Raimondi, Elisabetta Ferrario, Giorgio Perego, Serena Perego, Lello Gurrado, Roberto Bartolini, Silvia La Chiusa. 
Sono 8  i moderatori degli incontri, tutti giornalisti che vivono o lavorano a Cernusco: Roberto Pegorini, Barbara Calderola, Fabio Villa, Carmen Lo Presti, Matteo Occhipinti, Lello Gurrado, Dario Collio, Palma Agati. 
Sono 25 gli studenti del liceo classico dell'Itsos Marie Curie che, coordinati dalla professoressa Anna Palatucci, leggeranno brani tratti dai libri degli autori: Irene Alberi, Laura Frattini, Gaia Priori, Giorgia Sollazzo, Gaia Pavone, Cecilia Dabbeni, Gioele Di Vara, Francesco Di Miceli, Giorgia Negrini, Eleonora Finassi, Matilde Pagani, Cristina Core, Luca Mandelli, Tommaso Malavasi, Xhulia (Giulia) Sota, Paolo Barazzetta, Federico Anfossi, Vittoria Calabrese, Daniele Marangoni, Sara Peterlongo, Thomas Bonacina, Alexandra Ticos, Silvia Morrone, Valentina Boeri, Pedro Delia. 
E 8 sono i bar del centro che ospitano gli incontri: Sefeba's Cafè, Caffè degli Artisti, Miliardo Wine Bar, L'Anima Art Cafè, Cafè Pis Pai, Pasticceria del Centro, 28TreLounge Cafè, Caffè della Contrada. 
Sono 11 invece gli sponsor dell'evento: Mobilissimo, Sirtori Assicurazioni, Mie Impianti Elettrici, Farmacia Baboni, Italian Natural, FutureGraphic, Gioielleria Fabrizi, Fideuram di Massimo Bonalumi, The Secret, Studio Dentistico Maratea, Showroom Come tu mi vuoi. 
“Siamo già al lavoro per l’edizione del 2017 – dichiara Loredana Limone - con la stessa formula ma di più ampio respiro, coinvolgendo importanti autori anche di fuori, che altrimenti Cernusco non conoscerebbe e che, viceversa, altrimenti non conoscerebbero Cernusco”. 

(c) 2016 C.L.I.O – CULTURA, LIBRI, IDEE, OPPORTUNITÀ www.clioassociazione.it 
mail: clioassociazione@gmail.com 
Cernusco sul Naviglio - Milano - Italy

Jena Sabauda rivisita la torta del latte: allora, buona colazione a tutti!!

TORTA DI BUDINO COTTO 
AL CIOCCOLATO E UVETTA


di Jena Sabauda


Se il buon giorno si vedesse solo dal mattino, staremmo freschi! Per chi non va al solito baretto, per il solito cappuccino o caffè con il solito cornetto, ma vuole una coccola all'alba che lo sproni ad affrontare la giornata, propongo questa personale versione della classica torta del latte in voga nelle case dell'Italia del Nord nei tempi andati del secolo breve, cioè il ventesimo.
Bando alle ciance, anduma c'anduma! (tranquilli, vuol dire: "suvvia, andiamo!") Procuratevi:

  • 1 litro di latte di mucca mucca (intero o parzialmente scremato...no problem!)
  • 250 grammi di semolino di farina di riso (sissignori: esiste la farina di riso ed esiste anche il semolino di riso)
  • 40 grammi di burro (fatto col latte di mucca mucca, no surrogati!)
  • La scorza grattugiata di 1 limone
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 4 uova di gallina ( no, il guscio non serve: bastano tuorli e albume)
  • 250 grammi di zucchero semolato bianco
  • 100 grammi di uvetta sultanina
  • 150 grammi di gocce di cioccolato

Mettete sul fuoco il latte unite il semolino, il burro e la scorza grattugiata del limone e fatelo cuocere dolcemente, rimestando di tanto in tanto; quando è cotto il semolino, ovvero ha raggianto una cremosa fluidità, lo togliete dal fuoco e lo lasciate intiepidire.
Nel frattempo, in una ciotola sbattete a crema le uova intere con lo zucchero; unite l'uvetta sultanina e amalgamate ancora per benino; dulcis in fundo, incorporate le gocce di cioccolato e il lievito per dolci e mescolate bene, con amore e passione.
Ottenuto un composto omogeneo, aggiungetegli il semolino fino a incorporarlo del tutto ovvero mescolando e amalgamando (ma guarda un po'!)
Beh, però, non è una maionese ne panna da montare: sicchè, quando vi sembra aver assunto una bella faccia lo versate in una teglia o anche in una tortiera e lo mettete in forno a 180°C circa per 40 o 50 minuti circa, a seconda delle prestazioni del vostro forno.
Controllatelo a vista e fate anche un sondaggio con lo stuzzicadenti, verso il termine della cottura.
Una volta pronto, lasciatelo raffreddare prima di servirlo perchè si gusta meglio a temperatura ambiente e, naturalmente, il giorno dopo a colazione sarà ancora più buono: farete una buona colazione, come vi auguro, e sarete anche più buoni e ben disposti!
Buon appetito dalla vostra Jena Sabauda di fiducia!




© 2016 testo e ricetta di La Jena Sabauda - redazione Claudio Montini 
Immagine : Umberto Boccioni Studio di volto di donna  1910 
(taken from Google Images Database)