venerdì 29 giugno 2018

Il piacere della lettura

Leggere e scrivere è come essere liberi
di Claudio Montini
Con l'avvento della stampa a caratteri mobili, nacque la categoria degli scrittori ovvero la gilda più indisciplinata e anarchica che il mondo abbia mai conosciuto, la corporazione più cocciuta e impermeabile che sia riuscita a sopravvivere al divenire degli usi e dei costumi, nonchè della scienza e della tecnica. Tuttavia, la sopravvivenza e il prestigio e la fortuna di questa multiforme specie di esseri umani, morfologicamente simile al modello di base in tutto il globo terracqueo ma psicologicamente e culturalmente figlia ciascuna del proprio tempo e della propria area geografica peculiare, è in massima parte dovuta all'esistenza di altre due categorie neglette dagli scrittori stessi, salvo casi rari in cui entrambe vengano considerate una massa oscura inconoscibile dotata dello stesso fascino di un distributore automatico di denaro contante: i lettori e i librai o rivenditori indipendenti di libri. Come ammoniva, profeticamente, Pier Paolo Pasolini in una intervista filmata sul litorale di Torvaianica ( o forse nei pressi dell'Idroscalo di Roma, dove poco dopo avrebbe trovato la morte secondo una dinamica mai del tutto chiarita, per ironia della sorte), a cavallo degli anni Settanta del secolo breve (il XX) le ideologie di massa erano morte e defunte da un pezzo poichè non erano riuscite a unificare plasticamente le masse, cui avevano imposto riti e fedi totalitarie ben più cogenti della religione; questa operazione era riuscita al consumismo moderno e contemporaneo tanto nella cultura dei costumi quanto in quella squisitamente letteraria, facendo cioè dei libri dei semplici articoli cui assegnare uno scaffale in cui esporli, che doveva essere posizionato in un determinato punto del negozio, con una determinata dimensione e accostamenti cromatici tali per cui catturasse l'attenzione da sè e, attraverso un impulso subliminale, inducesse la clientela a cogliere un'articolo e a posarlo nel carrello senza rispondere a una necessità o a una mera curiosità. Esattamente come si farebbe con un fustino di detersivo per la lavatrice, un flacone di shampoo per capelli, una confezione di pomodori pelati o di pasta all'uovo. L'industria editoriale si è semplicemente adattata adagiandosi su questo modello, privilegiando i volumi d'affari ai contenuti dei volumi e ha messo in campo tutta la sua potenza propagandistica, dando ascolto più ai tecnici chiusi nelle loro torri d'avorio foderate di scienza infusa che alle voci, alle parole, ai discorsi, ai desideri e alle domande di sogni e risposte dei lettori considerati solo come utenti finali o, al limite, finanziatori ignoranti degli sforzi dell'impresa di stampare e distribuire un libro, remunerando anche l'autore. Così si è generata la disaffezione del popolo per l'esercizio del piacere della lettura.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Orazio Nullo "Reading experience box version"

martedì 26 giugno 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: polpette frettolose, ma non troppo!


POLPETTE FRETTOLOSE, MA NON TROPPO

di Zio Propano
Le ricette che invento, che provo nel piatto e trascrivo giusto per ricordarmele quando devo stabilire il menu del giorno, affinché esso sia il più possibile variegato, sono improvvisazioni su tema in accordo col mio gusto basate sulla materia prima che ho in frigorifero. Dal momento che mi trovo a vivere un momento particolare della mia vita, forzatamente solitario a causa della malattia invalidante della mia regina dei fornelli e della casa nonché del mio cuore, provo a cavarmela senza chiedere aiuto ad altri sfruttando quello che ho visto e ascoltato dai cucinieri televisivi così come da mamme, nonne e moglie prima del nefasto evento; forse, ho persino scoperto una vocazione o una serie di abilità che non sapevo di possedere: le condivido volentieri poichè mi auguro che possano essere utili anche al mio prossimo, chiunque esso sia, qualora si trovasse a navigare nelle medesime acque tribolate. Dopo questo preambolo che potete tranquillamente saltare, se siete ancora del parere di proseguire la lettura, vi propongo la lista della spesa:
  • 150 grammi di petto di pollo (se mai fosse di più, va ugualmente bene: mica siamo farmacisti..!)
  • 1 zucchina di medio-piccola grandezza (in alternativa, 1 patata e 1 carota)
  • 1/2 bicchiere di marsala secco
  • 1 limone (da spremere)
  • 6 o 8 cucchiai da tavola di pane grattugiato (anche l'occhio vuole la sua parte, perciò regolatevi di conseguenza)
  • 1 uovo di gallina (intero sì, tranne il guscio)
  • 50 grammi di formaggio grana grattugiato (padano o parmigiano reggiano o lodigiano o trentino o di chissà dove altro posto, non importa: vanno tutti a meraviglia)
  • 2 spicchi di aglio
  • sale e pepe a gusto e piacere
A mio modesto parere, le polpette sono il miglior esempio pratico del concetto di ottimizzazione delle risorse; io ero partito dall'idea di ricavare delle bistecche da un petto di pollo intero, cosa che poi ho fatto, ma mi sono ritrovato con pezzi di carne che non potevo trasformare in quelle: allora ho scelto di farne bocconi da spezzatino. Siccome neppure quelli mi convincevano, li ho macinati col tritacarne a manovella; ho salato e pepato e mescolato, poi ho bagnato con tutto il succo di limone e il mezzo bicchiere di marsala mescolando con allegria: quindi ho coperto la ciotola che conteneva il triturato e l'ho messa a marinare in frigorifero per un'ora almeno. Nel frattempo, ho tolto le estremità alla zucchina e l'ho divisa in quattro pezzi, ho pelato i due spicchi di aglio e ho passato entrambi gli ingredienti nel tritacarne; si può fare la stessa cosa anche con la patata e la carota, nel caso in cui non disponiate della zucchina o non vi garbi come verdura. Questo nuovo macinato, spolverato di formaggio grana (non tutto), l'ho incorporato a quello precedente e ho lasciato che riposasse un'altra oretta scarsa in frigorifero, in un contenitore sigillato (avete presente quelle ciotole alte con il coperchio coi ganci? Intendiamoci: pure la pellicola trasparente fa lo stesso servizio in capo alle ciotole di ceramica...). Trascorso quel tempo lì, ho incorporato l'uovo intero (albume e tuorlo: no, il guscio, no!), il resto del formaggio grana grattugiato e il pane grattugiato impastando il tutto fino a farne un conglomerato omogeneo e sufficientemente consistente da farne palline delle dimensioni simili a quelle da ping pong; volendo, queste possono essere ripassate nel pane grattugiato o nella farina e messe in freezer a rassodare: altrimenti possono cuocere tanto in padella con un filo di olio e burro che nel microonde, in una apposita teglia imburrata e sporcata di pane grattugiato e spolverate di formaggio grana, per un tempo variabile intorno ai dieci minuti scarsi. Se le accompagnate all'insalata verde, sette minuti nel microonde sono più che sufficienti e tanto vale anche per la cottura in padella: scodellatele nel piatto e attenti a non scottarvi la lingua e il palato; se invece, come zio Propano, amate complicarvi la vita e volete abbinarle a una classica peperonata o a delle verdure miste in umido (di cui magari vi racconterò un'altra volta)...beh, vi consiglio di partire prima con la cottura delle verdure e negli ultimi cinque minuti aggiungete le vostre polpette: l'ambiente già caldo e ricco di sughi e aromi riuscirà senz'altro a cuocerle senza sfaldarle, sopratutto avendo cura di lasciare riposare la pietanza a coperchio calato sulla padella e ben chiuso per un paio di minuti. Ultima alternativa che vi propongo, ma che non amo perchè temo l'olio bollente, una volta ripassate in farina o pane grattugiato, per asciugare, si possono anche friggere e deporre sulla carta assorbente e cospargere di sale: saranno ottime per quegli eventi dal nome straniero che vanno tanto di moda ai giorni nostri. In ogni caso, buon appetito da zio Propano!

© 2018 Testo e ricetta di Claudio Montini
© 2018 Fotografia di Orazio Nullo

lunedì 25 giugno 2018

Letti&piaciuti: Marco Buticchi LA LUCE DELL'IMPERO - ed. Longanesi - 2017

UN'OTTIMA COMPAGNIA PER IL TEMPO LIBERO
di Claudio Montini
In "Messico e nuvole" Enzo Jannacci cantava una strofa che riassumeva con crudele sinteticità, propria dei poeti spietatamente lucidi, quale fosse l'idea che l'immaginario collettivo europeo e italico aveva del paese centro-americano: "[...] la faccia triste dell'America [...] ". Marco Buticchi, invece, ne LA LUCE DELL'IMPERO edito da Longanesi nel 2017, strappa questo velo di ignoranza e di ipocrisia illuminando le origini dell'attuale Federazione degli Stati Uniti del Messico senza trascurare lo stato odierno delle cose, secondo il suo collaudato sistema narrativo basato sul triplice intreccio tra eventi storici documentati, dinamiche e temi di stretta attualità e l'eterna lotta tra bene e male col suo bagaglio di protagonisti e antagonisti e comprimari, vittime e carnefici compresi. I protagonisti sono, ancora una volta, i membri della squadra che ruota intorno a Oswald Breil che si troverà a fronteggiare i signori della droga messicani (fornitori privilegiati del mercato delle tossicodipendenze statunitensi), sebbene divideranno la scena con figure reali e fittizie appartenenti al passato, ovvero vissute oltre un secolo prima, le cui gesta finiranno per riflessi e implicazioni anche nel tempo presente. Breil risolverà il problema della dipendenza da sostanze psicotrope nè quello della corruzione esistente anche nelle stanze dei bottoni, ma impedirà che una nuova sostanza vada a peggiorare la situazione mentre il destino si incaricherà di chiudere il cerchio della maledizione legata a due ponderosi e preziosi diamanti, comunque scomparsi dalla circolazione, che hanno portato morte e sfortuna a tutti coloro i quali ne sono entrati in possesso. Ne LA LUCE DELL'IMPERO troverete tutto quello che si può desiderare da un prodotto (geniale) di intrattenimento: fantasia e realtà, storia e umanità, cattiveria e crudeltà ma anche lealtà e giustizia, sentimento e azione, meschinità e dignità così come coraggio e fortunata intuizione. Avrete tra le mani, scorrendone le righe a una velocità che vi sorprenderà piacevolmente, un film completo di effetti che coinvolgono i cinque sensi grazie a un italiano (da intendersi come lingua e stile) essenziale, asciutto, grammaticalmente e sintatticamente corretto eppure brillante e sempre efficace: ovvero capace di generare echi e riverberi e suoni limpidi con un solo tocco alle corde dell'anima. Salirete su una macchina del tempo che vi porterà dal XIX secolo al XXI che stiamo vivendo, rivalutando e una figura sfortunata e sfuocata di regnante quale quella di Massimiliano d'Asburgo, ultimo esponente della nobiltà illuminista perchè più naturalista che politico, ma avrete anche a che fare con i peccati originali e i mali endemici del cosiddetto stile di vita occidentale un tempo eurocentrico, poi, atlantico e ora del tutto mondiale prima ancora che americano, sia esso settentrionale come meridionale o centrale. LA LUCE DELL'IMPERO di Marco Buticchi, edito da Longanesi, illuminerà e riempirà i vostri momenti di riposo dalle fatiche quotidiane: ed avrà già raggiunto un notevole risultato; se, poi, vi indurrà ad approfondire le tematiche che reca in sè, sotto traccia, o soltanto a guardare alle cose del mondo con un ottica meno ristretta (a questo serve la bibliografia che trovate in fondo al volume: non all'autore per sfoggiare la sua erudizione...), in questo caso il libro stesso avrà completato con successo la sua missione mentre a Buticchi toccherà l'onere di sfornarne subito un'altro!
© 2018 Testo di Claudio Montini   
© 2018 Fotografia di Orazio Nullo

giovedì 21 giugno 2018

Il crepuscolo di un continente

Evanescenza europea
di Claudio Montini

Mi piace la televisione e mi piace anche la radio, sebbene chi mi vede per la prima volta sia portato a pensare che il mio amore sia riservato al frigorifero e alla credenza...data la mia atavica esosa corpulenza. A tavola, spesso e volentieri, non conosco affatto il significato della parola continenza tanto caro ai confessori pre e post conciliari, i quali la raccomandavano dal pulpito e la smentivano nelle penombre delle croci e delle cupole e degli altari. Dando credito ad alcune recenti inchieste giornalistiche e a eclatanti fatti di cronaca occorsi proprio a rappresentanti del clero e loro subalterni o colleghi, pare che la pratica clinica di cui dicevo poc'anzi non sia mai decaduta: una mano lava l'altra e tutte e due lavano la faccia, come pensò anche il governatore della provincia giudaica dell'Impero Romano, Ponzio Pilato, giusto un paio di millenni fa. Anche lui diede la parola al popolo per prendere una decisione: e il popolo cascò nel tranello con mani e piedi, felice soltanto di aver udito ciò che non aveva il coraggio di urlare. Col senno di poi, o meglio, guardando a come siamo messi noi al giorno d'oggi, accettarono la morte di un innocente latore di un messaggio tanto pazzesco quanto semplice ed innocuo pur di vedere esorcizzata la propria paura, la propria insicurezza, la propria sfiducia nelle istituzioni, nella giustizia, nel potere dell'ordine costituito. Si contentarono della sofferenza e della morte di uno per non pensare, solo per un brevissimo lasso di tempo, alla fame e alla povertà e alla oppressione di cui erano vittime da secoli oltre che alla nostalgia di una età dell'oro, dei fiumi di latte e miele che ormai appartenevano al mito e alla notte dei tempi. E' quello che accade nel Vecchio Continente, stritolato dagli altri quattro che non si danno arie di grandezza e nobiltà per monumenti erosi dal tempo o tele annerite dalla polvere e non sono in grado di ricostruire ciò che la natura, per dispetto o giusta punizione alla nostra presunzione, ha distrutto perdendosi in altisonanti discorsi e parate contrite in visita alle macerie e ai campi profughi in cui sono relegati cittadini e non esuli migranti da guerre e carestie. Negli altri quattro angoli del mondo si bada a riempire le tasche e le ciotole dell'oggi per conquistare, domani, con merci e materie anche buone ma a basso costo, il mercato e il territorio e le infrastrutture dei colonizzatori sconfitti dalla seconda metà del secolo breve. L'Europa, che non esiste e non è mai esistita, allora credeva di avere vinto una battaglia: oggi non vuole ammettere che aveva già cominciato a perdere la guerra che sta mettendo a nudo tutti i suoi difetti e che la farà tramontare.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Money never sleeps"

martedì 19 giugno 2018

Non solo qui e non solo ora, ma nel mondo intero da anni.


L'ignoranza al potere
di Claudio Montini
Si vive di piccole soddisfazioni e risate a denti stretti; aspettiamo la sera per respirare una brezza fresca e leggera che ci porti ancora il profumo dell'acqua dei fossi, delle giunchiglie e dell'erba appena falciata; facciamo finta di non vedere le nuvole nere che sfilano sull'orizzonte: il nostro giardino è lontano da là e, forse tutto si sfogherà strada facendo; intanto, un'unghiata di luna graffia il buio che ci sovrasta appena trapuntato di spilli luminosi come i pixel che illuminano piastrelle di silicio con cui, un tempo, riuscivamo soltanto a parlare. Già, parlare: sembra semplice a dirsi come semplice è la parola che indica la conquista delle scimmie scese dagli alberi incuriosite dalla luce del fuoco che avevano smesso di temere, decine di migliaia di anni fa. Forse sono state migliaia o milioni ad averlo fatto in punti diversi di questo instabile pianeta, eccezione fra le eccezioni, stella dal cuore di metallo magnetico raffreddata in fretta ma non esplosa nemmeno quando si è arricchita d'acqua. L'acqua è la vita per gli elementi a base carbonio che chiamiamo esseri viventi: la sua ricerca è la molla che li spinge a muoversi in tutte le direzioni e in tutti i continenti, la voglia di vivere è la molla che spinge i popoli a spostarsi lungo la superficie del pianeta, i cui confini sono visibili e fissabili solo sulla carta e in certe teste di legno imbottite di ghiaia col cuore di carbone. Lo hanno sempre fatto, da quando sono scesi dalle piante per osservare il miracolo del fuoco che vince l'oscurità e il freddo fino a quando avranno strappato alla stella che hanno calpestato per millenni anche l'ultima goccia di vita: dei cataloghi, delle schede segnaletiche, delle liste alfabetiche faranno roghi e pire su cui ridurranno in cenere ogni nuovo satrapo e ogni nuovo tiranno che avrà promesso la luna, il mare, il sole, il miele, il pane, il vino per i ciechi e i sordi che si saranno buttati a corpo morto, fino al sacrificio finale, nella scia della loro delirante follia avendo in tasca nient'altro che vuote promesse. Qualcuno più grande di me, in tutti i sensi, faccia a faccia quotidianamente con il suo vissuto, ha scritto "Meditate che questo è stato" e ha restituito la vita al suo Creatore poichè aveva intuito che si era smesso di meditare e di ricordare: l'ignoranza stava già salendo al potere ed ora è al governo, non solo qui e non solo ora, nel mondo intero.

© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Electromagnetic interaction"

domenica 17 giugno 2018

Suggestione o suggerimento per una gita fuori porta: ora tocca a voi!

Finalmente ce l'ho fatta!
di Claudio Montini
Purtroppo o per fortuna, non sono mai stato disinvolto nell'uso della tecnologia, anzi, sono sempre stato classificato tra il pasticcione e l'imbranato di difficile guarigione. Anche, ma sopratutto, adesso che mi sono autoproclamato scrittore (o narratore, o commentatore, o blogger o falso giornalista indipendente e vero libero pensatore con la propria testa...che dir si voglia), che ho scelto di autopubblicare i libri che scrivo e impagino e (insieme ad Orazio Nullo) illustro, la mia classificazione di utente maldestro delle molteplici possibilità offerte dal mondo virtuale non è affatto cambiata: semmai è peggiorata, mettendomi impietosamente di fronte ai miei limiti e causandomi onerosi e perniciosi mal di pancia cui faccio fronte con vagonate di contumelie, imprecazioni, pugni sul tavolo (sul pc no! Anche perchè non ho soldi per rimpiazzarlo...) e una assortita e colorita serie di suppliche e giaculatorie nei confronti del mondo inconoscibile e occulto dei bit, dei byte nelle loro possenti moltiplicazioni esponenziali, delle directory e delle library, nonchè degli elettroni e di tutti gli "zero" e "uno" che vorticosamente fanno il giro del globo terracqueo per indurre gli elettroni a dipingere immagini comprensibili sul mio schermo, mentre lotto con la lingua italiana per comporre in un foglio i miei pensieri e i miei sogni. Questo che vedete in fotografia, è l'ultima (o meglio la più recente) follia che ho composto ed è in vendita su amazon e sullo store dell'editore Create Space Publishing Services, che altro non sarebbe che il braccio operativo di amazon.com nel campo del self-publishing in formato cartaceo.
Si intitola APPUNTI PER TURISTI IN LOMELLO  ed è una piccola guida turistica con fotografie per coloro che volessero venire, un giorno, a vedere quanta Storia e quanta bellezza c'è anche in un piccolo villaggio di campagna: tanto è vero che sarà il paese stesso, come recita il sottotitolo, ad accompagnarvi e ad illustrarvi tutto il bello che c'è nel suo cuore antico! Io ed Orazio Nullo ci siamo limitati a raccogliere le sue confidenze e a scattare qualche fotografia: il resto ce lo metterà la vostra fantasia e la magia che Lomello sa e può e vorrà regalare a chiunque lo venga a trovare.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo/CreateSpacePublishing

Il football è l'oppio dei popoli

In gol la Russia e viva la FIFA!
di Claudio Montini
Se Karl Marx potesse tornare in questa valle di lacrime ai nostri giorni, magari proprio in questi in cui va in onda sulle televisioni mondiali il campionato per rappresentative nazionali Fifa World Cup, si metterebbe a riscrivere Das kapital smettendo qualche ora prima che la Germania scenda in campo, giusto in tempo per raggiungere uno degli stadi tirati su a tempo di record (per gli standard europei e italici in particolare) proprio in quel paese in cui riteneva che la rivoluzione socialista non sarebbe mai potuta avvenire nè attecchire. Anzi, riformulerebbe persino la sentenza che gli si attribuisce, forse estrapolata da un carteggio con Engels o sfuggitagli durante la stesura col collega del manifesto dei lavoratori (quello che si conclude con l'esortazione ai proletari di tutto il mondo di unirsi nella lotta la capitalismo): non direbbe più "La religione è l'oppio dei popoli" bensì "Il football è l'oppio dei popoli" mentre indossa la maglia di Kroos e si avvia a seguire le gesta della Mannschaft guidata da Joachim Low contro Messico, Corea del sud e Svezia. Gli stadi sono pieni e sembrano molto confortevoli, scevri da confusione di traffico e facinorosi cui la partita interessa molto meno di quanto non faccia il rendere la vita al prossimo un'inferno più di quanto già non sia; certo, non stiamo parlando di una nazione che abbia mai brillato per rispetto dei diritti umani, ma l'apparente ordine pubblico sembra essere mantenuto in maniera eccellente, anche con la necessaria fermezza e puntigliosità che noi democraticissimi e liberali paesi occidentali da tempo possiamo soltanto sognare. Tranquilli, il modello non è esportabile, con buona pace del nostro ministro dell'interno attuale: un campionato del mondo di calcio muove tanti quattrini e interessi, economici e non, che rappresenta un capitolo a sè stante quasi come lo erano i Giochi di Olimpia nella penisola ellenica del primo millennio avanti Cristo o i giochi circensi della dinastia dei Claudii nella Roma Imperiale del I secolo dopo Cristo. Un modo come un'altro di spostare l'attenzione popolare dai problemi contingenti e dalle urgenze del vivere quotidiano: se la tua squadra ha vinto festeggia con un bel boccale di torcibudella, se ha perso fai altrettanto ma raddoppia la dose così domani sarà, sì, un altro giorno...ma col mal di testa o di stomaco, a scelta.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Show must go on"

venerdì 15 giugno 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: riso all'inglese sorpresa di primavera (anche se agli sgoccioli!)

 Riso all'inglese...fantasia di primavera! (che sta per finire)

di Zio Propano

Contro il logorio degli spaghetti o dei fusilli moderni, un piatto di riso è una piacevole sorpresa ad ogni età: a maggior ragione quando non somiglia nè a una minestra nè a un risotto, irridendo la sacralità inviolabile dei passi precisi da compiere affinchè si passsi dalla pentola al piatto in tavola. Il riso all'inglese, sostiene la Jena Sabauda, è il piatto più semplice da cucinare...Certamente è vero se si hanno tutti gli ingredienti a portata di mano oppure preparati per tempo, ribatte Zio Propano, che tanto a pranzo quanto a cena ama improvvisare.
Intanto procuratevi:
  • 250 grammi di riso (originario, arborio, carnaroli, vialone nano, rosa marchetti, Ribe, Baldo...insomma un riso da risotto e minestre)
  • 750 millilitri di acqua del rubinetto di casa
  • 1 dado da brodo (di carne o vegetale non c'è problema: questa volta lo zio ha adoperato quello vegetale)
  • 1 carota
  • 1 zucchina
  • 1 confezione di wurstel da 100grammi (quelli piccoli, delle dimensioni di un mignolo)
  • 1 manciata di funghi surgelati
  • 1 noce di burro
  • curry e noce moscata a piacere
  • prezzemolo tritato a piacere
Mettete sul fuoco una pentola dai bordi alti oppure, se ne disponete, una pentola wok (sì, quella che sembra una ciotola con il manico) e versatevi dentro tutta l'acqua lasciando che si scaldi fino a un timido bollore; giunti a quel momento, buttate dentro il dado e mescolate con cautela fino a farlo sciogliere, poi abbassate leggermente il fuoco. Nel frattempo, riducete a rondelle di discreto spessore le carote, le zucchine e i wurstel che butterete tutti insieme appassionatamente nel brodo caldo; ora dovrete mettere il naso nel freezer e cogliere una manciata di funghi misti surgelati (cinque o sei...andate ad occhio e gusto: non fate i farmacisti) per mandarli a fare compagnia a tutto ciò che già bolle in pentola, mescolando con amore e pazienza saltuariamente durante i quindici minuti di cottura che il riso, mediamente, richiede. A cinque minuti dalla fine, grattugiate della noce moscata e incorporate una spolveratina di curry; giunti al trillo finale del vostro timer da cucina, oppure dando una provvidenziale occhiata all'orologio, lasciate riposare mantecando con una noce di burro e una grattugiata di formaggio grana (padano o reggiano per me pari son...): portate in tavola e buon appetito da zio Propano!

© 2018 Testo e ricetta di Claudio Montini 
© 2017 Immagine di Orazio Nullo

giovedì 14 giugno 2018

Si impara un passo al giorno

Un ballo verticale
di Claudio Montini
Il calendario di Frate Indovino mi suggerisce, insieme a una miriade di altre notizie e aneddoti e consigli, che oggi sarebbe la Giornata Mondiale dei Donatori di Sangue. Ora mi spiego e capisco il motivo per il quale, nonostante il meteo all'insegna della variabilità, lungo la passeggiata che faccio abitualmente col mio cane, Leone, nella campagna dietro casa seguendo un tratturo che attraversa risaie e pioppeti e campi di mais che cresce in fretta come i figli e i nipoti questo strano terzo millennio, moltitudini di zanzare e moscerini e tafani imparino a volare e ad approfittare delle specie a sangue caldo che attraversano il loro spazio aereo con entusiastico sforzo di ali e proboscidi suggenti. A loro modo, partecipano alla festa dei donatori di sangue i quali gratuitamente offrono i loro globuli, rossi e bianchi più piastrine e altri componenti non altrimenti specificati, per la vita altrui. Siamo tutti anelli di una catena alimentare, dopo tutto, con la fine già scritta in quella straordinariamente lunga e dalle dimensioni altrettanto infinitesimali catena di amminoacidi custodita dalle nostre cellule: e il bello è che non lo sospettiamo affatto, anzi, ci illudiamo di essere immuni e superiori ai rovesci e ai colpi vincenti della fortuna. La vita è un ballo verticale, si impara un passo al giorno e il prezzo dei passi sbagliati è un biglietto di sola andata, senza più ritorno: così scrisse un poeta genovese che, casualmente, è anche un sopraffino musicista e compositore (Per chi non l'avesse riconosciuto, si tratta di Ivano Fossati "Io sono un uomo libero" da Lampo viaggiatore). Vedete? Non possiamo fare a meno dei poeti, così come non si può fare a meno del pane; dell'aria da respirare e della libertà di cantare e parlare; di decidere da che parte stare e di stare zitti se non si ha nulla da dire al riguardo, di ogni questione, di ogni problema, di ogni gioia e di ogni dolore. Io non ho le ricette per un mondo migliore nelle mie tasche: ho soltanto parole, briciole di sogni, chiavi di stanze immaginarie e, se non vi offendete e se vi fa piacere, ve le offro sopra un pezzo di carta, anche fatto di elettroni, di luce impalpabile come l'energia che ci danno le poesie, le canzoni, le frasi immortali che si stampano ancora oggi come seicento anni fa e ci fanno ridere, commuovere, scattare e combattere e correre verso la felicità che è sempre a portata di mano anche se non la vediamo.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine Orazio Nullo "Bonfire burns through the night"

domenica 10 giugno 2018

Calice amaro...quasi esaurito.

Lo scatto del futuro
di Claudio Montini
Dopo la mezzanotte, il domani diventa oggi e il futuro ha fatto uno scatto in avanti di altre ventiquattro ore; il passato si è fermato a prendere fiato prima di essere dimenticato, lasciando al vento il compito di portare alle nostre orecchie i suoi ammonimenti. Ma il vento è distratto, ha le mani bucate e lascia cadere consonanti e vocali qua e là senza costrutto, senza ragione, senza disegno costellando il buio di faville che si spengono in fretta, come lucciole esaurite e smarrite. A volte le chiamiamo sogni, a volte paure ancestrali, a volte timori infondati eppure non abbiamo il coraggio di raccoglierle sotto il mantello della solitudine, confortevole soprabito della depressione; a parole sono tutti leoni, capitani coraggiosi e tutti per uno: alla luce del sole, se non si dileguano o cambiano strada se incrociano la tua rotta, sorridono di circostanza e poi ti accoltellano alla schiena lasciandoti agonizzante su un letto o un tappeto di bottiglie rotte, giurando di non averti mai visto anche dopo aver udito il gallo cantare te volte, garantendo di non essere mai stato lì e di avere un villaggio intero a dimostrarlo. Intanto la notte prosegue la sua marcia, le forze scemano e le palpebre si fanno pesanti: arrenditi, ti prego, domani è già qui ma non si vuole far vedere, non è ancora maturo, non è ancora pronto a mandare in frantumi le congetture, le ipotesi, le fantastiche illazioni con cui ti sei addormentato. Il destino, il tempo, la vita, forse anche la storia (sebbene questa sia figlia dei vincitori e fa carta igienica delle rimostranze dei perdenti) sono simili a un fiume dall'andamento nervoso e nodoso, mai troppo placido e mai troppo impetuoso e mai prevedibile, implacabilmente diretto verso il mare senza aspettare o nemmeno curarsi dei legni o dei sassi che trascina con sè o della sabbia, della melma e chissà cos'altro che sparge e dimentica nel proprio letto. Siamo ospiti casuali e affatto graditi, dovremmo ricordarcelo vicendevolmente e insegnarlo a chi ci succede, mentre ci atteggiamo e ci comportiamo da padroni irresponsabili e sciocchi. Il domani è già oggi pochi istanti dopo la mezzanotte e ha già cominciato il conto alla rovescia per l'oblio del passato: non illudetevi, non illudiamoci oltre perchè il serbatoio del futuro è prossimo ad essere esaurito e noi con lui.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Bitter goblet"

venerdì 8 giugno 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: viva l'agricola!


VIVA L'AGRICOLA! TORTINA SALATA O FINTA FRITTATA?

di Zio Propano
Il tritacarne a manovella ha sempre esercitato su di me un fascino inspiegabile, secondo solo alla macchina per tirare la sfoglia con anche le calandre per le tagliatelle e i capelli d'angelo, a casa mia conosciuta come "l'Imperia" (dal nome della fabbrica produttrice) ma che in televisione è stata ribattezzata "nonna papera". Sarà perchè l'Imperia nonna e mamma la cavavano fuori dalla credenza solo in certi periodo dell'anno, sarà perchè "..guai a toccare la fontana con la farina e le uova!", sarà perchè entrava in azione quasi al termine della procedura e bastava un operatore per le manovre e un altro sarebbe stato solo d'impaccio, quando scendeva in campo (pardon...in tavola, perchè andava fissato con una ganascia a vite al piano del tavolo) quel connubio contro natura di solidi geometrici con accessori al seguito era il preludio a un evento magico, sin dal momento del montaggio di ghiere, filtri rigidi, lame rotanti, vite senza fine e manovella: la materia edibile, vegetale o animale, entrava dalla piramide rovesciata della tramoggia in uno stato o in una forma e usciva dal cilindro scanalato, con cui era fusa e che a sua volta si fondeva con la piramide di base, in tutt'altra forma e condizione. Addirittura già miscelata e disposta in cilindri lunghi e sinuosi e fragili che comunque sarebbero stati frantumati e impastati, nuovamente, con uovo di gallina e pane, o formaggio grattugiato o entrambi, per diventare polpette o ripieno di ravioli, tortelli o anche di una gallina eviscerata da far bollire intera per ottenere il brodo con cui cuocere questi ultimi. Il rapporto paritetico e simbiotico tra macchina e uomo neutralizzava il timore di incidenti e distrazioni perniciose per la salute, a differenza dei contemporanei robot da cucina, affettatrici e impastatrici: se non interrompi l'approvvigionamento di energia elettrica, questi ultimi non si fermano e ti possono rovinare la giornata e l'esistenza, con quelli bastava smettere di girare... Comunque sia, non sono un nostalgico retrogrado, talvolta per ottenere risultati di un certo tipo o per fare in fretta mi avvalgo anche io della tecnologia: e meno male che c'è! Questa volta sono ricorso al tritacarne classico (mica tanto: è in pura plastica made in China...!), perchè volevo un impasto dalla granulometria importante e non polverizzato; pertanto passiamo alla lista della spesa:
  • 2 uova di gallina (i gusci non servono e si possono buttare, una volta rotti)
  • 1 peperone corno dolce ( vanno bene anche gli altri tipi di peperoni; questo in particolare è coltivato in Sicilia e l'hanno chiamato Cornelio: info@valfruttafresco.it)
  • 1 patata pasta gialla
  • 1/2 cipolla dorata
  • 1 carota
  • 2 bistecche di pollo
  • 6/8 cucchiai da tavola di pane grattugiato
  • 10/12 olive verdi denocciolate (in salamoia) (se le avete in casa solo col nocciolo, asportate da questo la polpa e sarete ricondotti al caso precedente, come dicono i matematici...)
  • Olio di oliva extravergine quanto basta
Aprite il peperone e privatelo dei semi e delle parti bianche, quindi tagliatelo a falde o a pezzi grossolani; pelate la patata e la carota riducendole in altrettanti bocconi grossolani; fate lo stesso con la cipolla e le bistecche di pollo per non fare eccessiva fatica a caricare la tramoggia: ora potete cominciare a tritare inserendo i prodotti anche a caso e avendo cura di versare un cucchiaio di pane grattugiato di tanto in tanto (fino a quattro o al massimo cinque) per evitare un eccessivo sbrodolamento nella ciotola che raccoglie il triturato, ma anche per migliorare la presa delle lame e la resa del "macchinario". In un'altra ciotola sbattete le uova intere (i gusci no...che ve lo dico a fare? Ma quanto sono spiritoso...) con un pizzico di sale e uno di pepe ( per i più golosi, anche un cucchiaio da tavola di formaggio grana grattugiato) per qualche minuto fino ad ottenere un fluido omogeneo, quindi unitelo agli altri ingredienti triturati amalgamando per bene il tutto. Anche l'occhio vuole la sua parte e, allora, quando il composto vi sembrerà avere assunto una bella faccia, lo verserete in una teglia o in un contenitore da cottura in microonde dai bordi alti, meglio se a base quadrata, che avrete unto con l'olio extravergine e poi cosparso con quel che resta del pane grattugiato. A questo punto, si cuoce in microonde con coperchio, appena appoggiato e non chiuso, per 7 minuti a potenza standard (secondo le peculiarità del vostro elettrodomestico); lasciate riposare la tortina nel forno per un minuto dopo la cottura e poi servite in tavola, coi miei auguri di buon appetito!

© 2018 Ricetta e testo di Claudio Montini
© 2016 Immagine di Orazio Nullo

Morti anche seguitando a respirare

Smettiamo di pensare? Io no!
di Claudio Montini
A volte mi domando quale fosse la funzione originaria delle cose che mi circondano: perchè, ammettiamolo, siamo assediati da una mole impressionante di oggetti dei quali possiamo serenamente fare a meno, non siamo in grado di valutare la necessità, non sapremmo nemmeno dire da quanto tempo esistano e per quale motivo siamo stati spinti a dotarcene. Prendiamo ad esempio la televisione, intesa come elettrodomestico e come mezzo di comunicazione di massa: se la tisi non se lo fosse trascinato nella tomba, George Orwell (tra un lifting e l'altro o una terapia genica ai protoni arricchiti dalla provitamina A,B,C....X,Y,Z) sarebbe uno tra gli opinionisti più gettonati dei salotti televisivi, a meno che non si fosse scapicollato a citare in giudizio i produttori del parco zoologico dei primati sfaccendati più spiato d'Italia, cui inopinatamente è stato attribuito il nome di uno dei protagonisti del suo ultimo successo letterario. Va detto che tale lo diventò diversi anni dopo la morte dell'autore, 1984, grazie anche a una sorta di rilettura che ne fece Anthony Burgess in 1984&1985, come ammise in una antologia per le scuole lo stesso Burgess e che io ho avuto come libro di testo al liceo. Intanto Orwell aveva sbagliato sì nel prevedere l'evoluzione post bellica del blocco occidentale, ma non su quella del globo intero relativamente alla evoluzione degli usi e dei costumi: aveva fotografato con settanta anni di anticipo gli scenari che quotidianamente il grande fratello catodico, un tempo, al plasma e ultrapiatto e in alta definizione, ci somministra a colazione, a pranzo e a cena quando non interrompe il normale flusso della pubblicità con edizioni speciali o eventi sportivi che sono l'altro grande stupefacente atto ad obnubilare il buon senso critico delle scimmie pensanti. Rileggetelo, oppure leggetelo per la prima volta senza considerarlo altro che un romanzo altamente profetico, senza cercare messaggi subliminali tra le righe: è già tutto evidente nella narrazione perchè è ciò che stiamo vivendo, polverizzato in miriade di esempi di variabile ampiezza. Non è la rete, non è la casta, non è la religione a distorcere la realtà e a impedirci la conquista della felicità o della libertà: siamo noi stessi che non sappiamo cosa farcene della libertà di pensiero, che abbiamo paura di andare oltre le consuetudini e di immaginare e di costruire, che abbiamo bisogno di imitare come scimmie in gabbia i versi e e smorfie dei visitatori del giardino zoologico in cui ci crediamo al sicuro e di cui alimentiamo le sbarre con la nostra pochezza. Allora la televisione ci culla, ci cambia il pannolino, ci induce a cambiare automobile, a mangiare sano ma senza grassi e polifosfati aggiunti, a buttare il nuovo già vecchio nell'apposito cassonetto, a sperare di accendere la risposta esatta o scrivere la parola giusta e scampare alla ghigliottina o alla botola sul precipizio. Smettiamo di pensare e siamo morti anche se continuiamo a respirare.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Stonehenge"

martedì 5 giugno 2018

Era un uomo libero, non uno schiavo...

...Era Soumaila Sacko
di Claudio Montini
Non hanno ucciso solo un giovanotto africano: hanno ucciso un uomo che cercava di sopravvivere in questo occidente avido e sordo, esattamente come fanno tanti caucasici nati nello stivale steso in mezzo al mare. Non hanno sparato alla testa di un giovanotto africano che viene trattato come una bestia da soma, senza un'anima e si vorrebbe anche senza parola, da coloro che si professano seguaci della sola religione dell'amore, della sola religione che mette in cima a tutto il sacrificio di sè per il bene dei fratelli, della sola religione civile ed evoluta: hanno sparato a un uomo che credeva nella giustizia e nei diritti uguali per tutti gli uomini, qualunque sia il colore della pelle perchè il sangue che scorre sotto di essa è rosso per tutti. Hanno sparato un proiettile di piombo nel cervello di un attivista sindacale perchè, non lavorava più tacendo, ma lo faceva pensando che si potesse essere trattati un poco meglio e lo diceva a voce alta. Colpirne uno per educarne cento: questa frase non l'ha inventata Mao, l'ha semplicemente mutuata dalla millenaria storia del genere umano che ha impresso nel DNA, tra i tanti geni positivi, anche alcuni malefici e nefasti tra cui il peggiore è il sopruso, unito a tutti i sette peccati capitali che chi ha preso la mira e premuto il grilletto, comodamente e vigliaccamente celato dal buio, ben conosce e ha radicati in sè pur nascondendoli con una gran catena d'oro da cui pende una croce dello stesso metallo. Spero che da lì, il falegname palestinese sia sceso e abbia accompagnato l'anima di quello sfortunato fratello africano la dove si pesano il dolore e l'amore, prima di essere inviati verso l'eternità: ma spero anche che non vi faccia più ritorno, finchè non sia riuscito a far di nuovo sanguinare i cuori di pietra e le facce di bronzo di chi ha permesso un tale oltraggio al dono del Padre suo. Faranno sembrare che sia altro, questo omicidio, si inventeranno teoremi: eppure certi morti ammazzati parlano chiaro anche se hanno la pelle scura: chiunque decida di lottare per i suoi diritti, anche in Italia, perchè la Calabria è Italia tanto quanto il Friuli - Venezia Giulia o la Lombardia o la Valle d'Aosta, si dipinge un bersaglio sulla schiena o sul petto o sulla testa.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2016 Immagine di Orazio Nullo "Job and service victims memorial monument"

domenica 3 giugno 2018

Abbiamo fatto la festa alla Repubblica Italiana?

Ai posteri l'ardua sentenza...
di Claudio Montini
Siamo giunti all'epilogo di una stucchevole manfrina: abbiamo finalmente un governo che ha giurato nelle mani del capo dello stato, il quale oggi ha ricevuto il plauso di quella maggioranza silenziosa che tira a campare, nonostante sia regolarmente munta e calpestata e ignorata dalla classe intellettuale (giornalisti, opinionisti, editorialisti, tiratori scelti di stupidaggini e cretinate varie, ospiti fissi di studi televisivi e tavole più o meno rotonde ben sorvegliate da telecamere in diretta nazionale e web). Certo, questa compagine eterogenea di aspiranti statisti non ha ancora avuto il legale suggello della fiducia parlamentare ma pare già pronta a spianare montagne, far fiorire deserti e fare scorrere fiumi di latte e miele anche la dove si muore di immondizia e povertà e criminalità. Qualcuno tra di loro parla già da stupido, come si usa dire al mio paese, per altro già sconfessato e dissociato fin dal suo stesso capopartito, almeno lui, ben conscio delle gambe dalle ginocchia di cristallo e dai piedi d'argilla di questa chimera generata dal fascismo dal volto umano, vera novità del terzo millennio italico. Infatti questo attivismo verboso dei due principali attori, unito allo starnazzare scomposto e isterico dei comprimari ridotti non solo in minoranza (teorica, poichè i cosiddetti franchi tiratori mica si sono estinti in parlamento...), fa risuonare sinistramente (l'avverbio qui non ha nulla a che vedere con la politica) nella mia testa quella frase pronunciata dall'onorevole Benito Mussolini nel 1922 al momento di presentarsi come presidente del consiglio incaricato, dopo la marcia su Roma e con già ben chiaro in mente il colpo di mano del 1924, la rivoluzione democratica e "fassista": "...avrei potuto trasformare quest'aula in un sordido bivacco di manipoli...". Sono quasi certo che l'abbiano pensato anche Luigino e Matteuccio quando nonno Sergio li ha rispediti a calci nel sedere a casa a fare per bene i compiti e smetterla di fare i capricci, cavando fuori dal cassetto il progetto di Mastro Cesoia Cottarelli che, pur sfiduciato, sarebbe riuscito a fare spazzatura e a smaltire opportunamente tutte le frottole con cui costoro hanno abbindolato gli italiani ma non gli investitori stranieri nè la finanza internazionale. Sembra che diano per scontato l'esito positivo del voto di fiducia nei due rami del Parlamento, come se quest'ultimo fosse un'appendice obsoleta della stanza dei bottoni nella quale si trovano ora a gongolare. Piaccia o non piaccia, il mondo intero è a sovranità limitata giacchè le sorti di ogni popolo su questo pianeta è nelle mani di coloro che sanno coltivare, far crescere, riprodurre, scambiare e lievitare, nelle proprie tasche, il denaro e le materie prime per mezzo delle quali si perpetua il benessere che per pochissimi è ricchezza, per tanti è sopravvivenza e per troppi un miraggio o un sogno irrealizzabile. Nel frattempo siamo riusciti a celebrare l'ennesima festa della repubblica italiana: per quanto ancora riusciremo a farlo? Ai posteri l'ardua sentenza.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Orazio Nullo "Tribute to the soldiers"