sabato 27 agosto 2016

Letti & Piaciuti: FUTURO ZERO di Jack Womack (Einaudi, 1988) - Radio Patela magazine

DOVE POTREBBE ANDARE L'AMERICA

Jack Womack
FUTURO ZERO
Einaudi (1988)

di Claudio Montini

Deve aver fatto una bella fatica oppure essersi divertito parecchio, o entrambe le cose, il traduttore Giancarlo Carlotti con questo prodotto dell'edonismo reaganiano e della ubriacatura d'ottimismo e disinvoltura che hanno regnato sovrane nei costumi e nella cultura dell'ultimo ventennio del secolo breve, il Ventesimo, quando perestrojka e scudo stellare sembravano aver esorcizzato la paura di un'olocausto nucleare come capitolo finale della guerra fredda.
FUTURO ZERO di Jack Womack è un romanzo di fantascienza, o meglio futuribile cioè con una visione del futuro prossimo venturo, la cui stesura è iniziata nel 1983 e che è stato pubblicato nel 1987 negli USA e in Italia, da Einaudi, nel 1988; è ambientato in un Ventunesimo Secolo nel quale il mondo e New York in particolare sono imbarbariti depravati tanto che violenza gratuita e soprusi sono all'ordine del giorno, i poveri sono sempre più poveri, le istituzioni sempre più evanescenti o assenti, il sogno americano è morto e sepolto mentre il mondo è dominato da multinazionali che se lo spartiscono e si fagocitano tra loro tramite attentati dinamitardi, duelli all'ultimo sangue tra dirigenti, suicidi indotti o istigati in quegli stessi che erano a capo delle aziende conquistate.
Lo stato di guerriglia permanente regolato dall'esercito, la crisi economica permanente che ha fatto ritornare in auge il baratto, la nascita di fantasiose religioni e la ghettizzazione di massa della classe media, dei nuovi poveri e dei deformi congeniti (che si sono coalizzati fino a creare una comunità strutturata con un credo religioso e una lingua propria, fuori dagli schemi sintattici usuali per sottolineare ulteriormente la propria difformità), completano il quadro entro il quale un "bravo manzoniano" del futuro, un Griso del XXI secolo, un guardaspalle e assassino viene incaricato da un figlio di attentare alla vita del proprio padre che è a capo della multinazionale che tira i fili che fanno agire lo Zio Sam e anche altri burattini nel teatrino del terzo pianeta del sistema solare.
Niente che il protagonista non abbia già svolto, il bersaglio semmai è solo più grosso: ma tutto va storto, il piano fallisce come la fuga verso un posto sicuro dove far calmare le acque; la resa dei conti, suicidio del mandante a parte, porta alla luce la verità che spiega l'intero stato delle cose (l'Ambient che è il titolo originale di FUTURO ZERO, non solo il nome che si danno i deformi congeniti) a metà strada tra l'alto medioevo a tecnologia e inquinamento oltre misura e il clima da stato sudamericano in preda alla guerra civile e alla dittatura. Esso non è dovuto al cinismo, alla malvagità congenita o alla scelleratezza di cellule impazzite del consorzio umano quanto alla velocità di calcolo e allo sviluppo di una coscienza di sè, ovvero allo sviluppo di una capacità di pensare e agire in modo autonomo, di un calcolatore elettronico prototipo di intelligenza artificiale tanto potente ed efficiente da essere in grado di ripararsi, espandersi, connettersi con altri sistemi e banche dati, ascoltare e rispondere a tono agli umanoidi che possono interrogarlo con comandi vocali: lui si riserva di obbedire o meno. E' il supervisore di tutte le attività umane, lecite e illecite; l'oracolo cui chiedere un parere o un piano d'azione; la mano di Dio che corregge le "anomalie" che disturbano i potenti come il Vecchio Mr. Dryden, che lo ha fatto installare e che sa che la macchina, a sua discrezione, può controllare l'arsenale nucleare mondiale mai smantellato ma installato in orbita intorno al pianeta.
Ma nè il Vecchio, che non l'ha mai conosciuto e neppure considerato, nè il super cervellone potranno nulla contro la forza che nell'universo muove il sole e le altre stelle: l'amore, il quale farà fare alla macchina il proprio lavoro fino in fondo e lascerà il protagonista rassegnato al proprio destino, quale che sia, con la sola consolazione di essere in compagnia delle due sole persone per cui ha messo a repentaglio la propria esistenza senza esitazioni. Il lettore, invece, rimarrà stupito e spiazzato da questo esito così irrisolto, inconcludente, irrituale, incomprensibile e anche irritante di una vicenda mai rilassante e mai rilassata.
Messa così, sembra che di FUTURO ZERO di Jack Womack (Einaudi, 1988) non ci sia molto altro di buono da dire se non stupirsi del fatto che sia entrato nel catalogo di uno degli editori italiani più prestigiosi e selettivi; in realtà, se si riesce a superare la trasgressione gratuita, l'indulgenza al macabro e alla truculenza, il retrogusto apocalittico di un futuro brutto e sporco e cattivo, elementi che a metà narrazione indurrebbero a smettere e a passare ad altro, rimane una grande e ammirevole abilità di Womack nel manipolare la lingua e il linguaggio narrativo: riesce a caratterizzare tutti i personaggi (calcolatore elettronico compreso) servendosi del loro modo di esprimersi e di sintetiche  ma efficaci descrizioni ambientali (come il titolo originale recita, Ambient) con cui rende edotto chi legge delle ragioni che portano i vari personaggi ad essere, ad agire, a parlare nel modo narrato.
Lo scrittore di Lexington nel Kentucky, innamorato fin da ragazzino di New York e del suo miscuglio di accenti e di genti, inventa almeno quattro lingue differenti da quella con cui cuce e rifinisce questo fosco affresco del XXI secolo; il divertimento di Giancarlo Carlotti, nel leggerlo in lingua originale, e la gran fatica che ha fatto nel rendere in italiano, limitando al minimo le perdite di freschezza e ritmo, la sana e cialtrona genialità yankee risiedono in questo elemento e non tanto nel valore profetico del romanzo che, in capo a una generazione o a un trentennio, è svanito o si tratta soltanto di un lieve ritardo del treno della Storia.
FUTURO ZERO, letto ai giorni nostri come è capitato a me, può essere utile a capire come potrebbe essere l'America del dopo Barack Obama, sia che fosse Donald Trump piuttosto che Hilary Clinton a prenderne il posto: nonostante la lunghezza e l'asprezza della campagna elettorale e le loro, apparentemente, differenti vedute circa le soluzioni per sviluppare far progredire la vita dei propri amministrati, sono convinto che dietro ciascuno ci sia un Mr. Dryden e un super computer (IBM non ha costruito DEEP BLUE solo per giocare a scacchi...) che ascolta tutto, vede tutto, registra tutto e ha già deciso se il futuro del genere umano sarà uno oppure zero.

© 2016 Testo di Claudio Montini
© 2016 Foto di Orazio Nullo    


giovedì 25 agosto 2016

Libellula di Gianfranco Magenta testo+video+voce



Piccola libellula 
testo di Gianfranco Magenta


Piccola libellula
di un azzurro intenso
che non so nominare,
trasvoli sulle acque
chiare, calme, speculari;
leggera, con un fremere di ali;
immemore, obbediente al destino,
che breve vita ti serba;
intorno i campi, le erbe, le messi;
lontano, un casolare;
passi dell'uomo che incede
con gravi pensieri,
mentre tutto sembra lontano,
avvolto nell'aria umida,
carica di vapori, ovattata.
Passa un uccello: stride;
un insetto ronza improvviso;
di lontano i rumori della strada
sono come un'eco di vita,
una vita che presto si spegne,
ma che l'uomo vuole immortale
nell'illusione di ieri, di oggi, di domani.

(G.F. Magenta da "Ultimo Viandante")

Testo Gianfranco Magenta; immagini Augusta Belloni; voce Claudio Montini



mercoledì 24 agosto 2016

Solidarietà ai terremotati italiani: non restino parole vuote!

Aiutare i terremotati
coi fatti, non solo a parole
di Claudio Montini


La Protezione Civile ha anche istituito un numero per chi voglia inviare s.m.s. solidali (45500): sicuramente noi popolo bue, maggioranza silenziosa, cittadini sulla carta e sudditi nella sostanza, noi che non contiamo niente nemmeno quando facciamo le ordinazioni in pizzeria, risponderemo compatti e numerosi e consumeremo gli schermi dei nostri smartphones (quanto mi fa male usare un anglicismo, non ne avete idea!) inviando, una tantum nella vita, un s.m.s. che serve a qualcosa sperando che, poi, quei soldi arrivino davvero dove devono arrivare ma certi di avere la coscienza a posto: in fondo, se non facciamo parte di una qualche associazione di volontariato del soccorso (quindi non siamo preparati o in qualche modo addestrati) potremmo solo fare confusione e non recare alcun tipo di aiuto. Però, vorrei che almeno questa volta i deputati e i senatori e i loro sottogola e sottosegretari e sottoportaborse si astenessero dal fare passerella sulla macerie, a portare solidarietà che non serve nemmeno a fare il bidet a vigli del fuoco, poliziotti, carabinieri, finanzieri e forestali e militi di croci e misericordie varie che con le mani e con le orecchie, impolverati fino alla punta dei capelli, spostano macerie per cavare fuori vite umane ma si trovano ad aver a che fare con cadaveri da consegnare ad occhi asciutti (perchè bisogna ricominciare da un'altra parte) all'obitorio da campo: se vogliono schiodare i loro onorevoli deretani dai velluti delle aule di Montecitorio, si presentino in mimetica ed elmetto di sicurezza e guanti e si mettano agli ordini e al fianco dei tanti signor nessuno che spostano macerie, medicano e cercano di confortare, asciugare lacrime e far smettere di tremare per la paura chi ha perso tutto, chi si sente tradito da una terra che porta nel cuore ma che questa volta ha seguito l'istinto della sua natura di crosta in movimento sul magma. Perchè questo è un terremoto: non un fatto episodico, ma congenito alla natura del pianeta che abitiamo, complicato dalla morfologia del territorio in cui si verifica; in questo caso, come in quello del Nepal dello scorso anno, c'è una ulteriore complicazione poichè si tratta di centri abitati dalla storia millenaria e pertanto affatto costruiti secondo le più recenti norme antisismiche: anche quelli messi a norma sono venuti giù perchè non si può mettere una pezza nuova su un vestito vecchio, mentre quelli ricostruiti di sana pianta hanno retto meglio a un sisma di grado 6 su scala Richter (8 su quella Mercalli, che è basata più sugli effetti visibili del terremoto e non sul calcolo logaritmico dell'energia sprigionata rivelato dalle oscillazioni del sismografo, strumento che misura i movimenti della superficie terrestre). Allora, se la Chiesa cattolica cristiana ha stanziato un milione di euro da distribuire attraverso la Charitas Italiana e con quelle diocesane prepara una raccolta fondi per il 18 settembre prossimo, le confessioni protestanti stanno provvedendo anche loro alla bisogna, l'ABI (associazione bancaria italiana) ha raccomandato agli associati di sospendere le rate di coloro che sono coinvolti nel sisma (sospendere, non cancellare o abbuonare: sempre meglio che un calcio negli stinchi...), io mi domando come mai non abbia ancora sentito nemmeno uno dei quasi mille scalda scranni di Montecitorio, dai peones ai capigruppo ai segretari di partito, annunciare che rinuncerà allo stipendio di agosto e di settembre per devolverlo a favore delle popolazioni terremotate o dei loro soccorritori. A parole, il capo banda ha già fatto sapere che nessuna sarà dimenticato, tanto per asciugare le lacrime che a fatica il sindaco di Amatrice ha cacciato indietro e non ha regalato nemmeno a SKYTG24: alle genti de L'Aquila hanno iniziato a prudere le mani e a cercare mazze da baseball, oltre a cimentarsi in gesti apotropaici di scongiuro come quelle ascolane e reatine e perugine. Intanto, nel locale vicino a casa mia va in onda "LA SERATA STUPIDA" dj-set con musica techno e da ballo elettronica contaminata da varie influenze a un volume insopportabile, ripetitiva come un'attacco di colite spastica o un compressore con la marmitta rotta, con un dj idiota e antipatico da prendere a calci perchè non ha rispetto nè della quiete dei vicini nè dei 120 italiani morti. La mia personale tristezza per quelle immagini di morte e distruzione si trasforma in rabbia per quella massa di stronzi, egoisti, ubriachi, senza cervello nè orgoglio che si dimenano senza pudore e rispondono agli inviti che il demente spara nelle loro orecchie ottuse come se fosse allo stadio di San Siro: quanto vorrei avere ai miei ordini, come un tempo, un bel plotone di guastatori.... Ma poi penso che potrebbero essere molto più utili, i guastatori dell'Esercito, ad Amatrice o a Pescara del Tronto o ad Arquata del Tronto ed io vorrei essere ancora in servizio per essere là con loro.


(c) 2016 Testo Claudio Montini
(c) 2014 Google Image Database Vassilij Kandinskij "Croce Bianca" 1922

martedì 23 agosto 2016

Grazie Rio de Janeiro, arrivederci a Tokyo!

Olimpics '84
J.M. Basquiat e A.Warhol   1984 
Grazie Olimpia del mondo nuovo
di Claudio Montini


"Grazie Rio de Janeiro, arrivederci a Tokyo": potrebbe essere questo il messaggio da scrivere su una cartolina illustrata, in un s.m.s. o un tweet, oppure su un muro con una bomboletta spray di vernice decorando il tutto come solo certi graffitari metropolitani sanno fare. Al di là dei risultati sportivi, quali medaglie o punteggi o tempi o misure eguagliati o superati o guadagnati, la XXXI Olimpiade dell'Era Moderna (l'unica cosa che sia rimasta del sogno di Pierre de Frèdy, barone di Coubertin) ha dimostrato una volta di più che possiamo essere umani e quanto convenga a tutti, quanto faccia bene a tutti, quanto sia produttivo e remunerativo per tutti esserlo. L'esclusione della squadra della federazione di atletica leggera della Russia per questioni di doping non ha niente a che vedere con la lotta alle pratiche sofisticatorie e antisportive di natura medica e farmacologica, così come la vergognosa buffonata con tanto di beffa annunciata di cui è stato protagonista il marciatore italiano Alex Schwazer e lo staff che si è preso l'impegno della sua redenzione: sono vicende che si inscrivono nelle dinamiche di una guerra intestina al Comitato Olimpico Internazionale che, nello stesso tempo, hanno aderenze e riverberi che interessano la politica internazionale con il solito corollario di giochi, più o meno puliti, di potere.
La Russia andava in qualche modo punita per l'invasione della Crimea e della guerra lampo non dichiarata con l'Ukraina, il sostegno al regime di Bashar El Assad in Siria, le vendite di tecnologia nucleare all'Iran unitamente alla crescente voglia di tornare ad essere una superpotenza, influente e magari egemone, con l'obbiettivo di porsi come ago della bilancia o perno del sistema che vorrebbe gli Stati Uniti d'America come sceriffo del mondo e la Cina come creditore principale, o finanziatore o detentore dei debiti mondiali, in virtù delle sue potenzialità come mercato e come produttore di liquidità. Schwazer e, di più, Sandro Donati paladino dell'antidoping e della correttezza a tutti i livelli, sostenitore della tesi secondo la quale dal doping si può guarire e tornare ad essere atleti umani altrettanto validi e competitivi, erano i capri espiatori perfetti per chiarire che il C.I.O. non è l'O.N.U., che chi lo comanda non ha affatto voglia di spartire il potere nè tollerare grilli parlanti nè interferire con i profitti degli sponsor (più veloci della luce a disintegrare contratti al minimo sentore di scandalo), che una volta tanto le regole valgono indipendentemente dalle tessere e dalle truppe a disposizione.
Per fortuna delle televisioni collegate, del Brasile e del resto del mondo, tutti gli atleti si sono ricordati che l'importante è partecipare per vincere e si sono dannati l'anima per riuscirci; ciò è valso per il professionista della racchetta o del pedale come per il sollevatore di pesi, lo schermidore o il tuffatore: le lacrime di gioia o di rabbia, così come le belluine urla di esultanza e le corse per gli stadi con la bandiera nazionale avvolta sulle spalle, sono state la testimonianza più genuina del fatto che siamo esseri umani, di carne e sangue e cuore e testa. Nonostante tutta la tecnologia che ci circonda e ci soffoca, ci spia e ci condiziona, ci spaventa e ci può uccidere (le bombe e i proiettili son stupidi ciechi e sordi in mano a pazzi scriteriati che non distinguono civili disarmati da soldati), la prima olimpiade svolta nell'America Latina ha sottolineato che l'ultima parola, quella che da sola può salvare dalla catastrofe e dall'estinzione, tocca alla scimmia che, prima che Pangea si scindesse, calò dai rami della foresta pluviale e imparò a camminare eretta e poi a pensare e quindi a parlare. E' vero: le armi non hanno taciuto durante i Giochi di Olimpia, ma non lo hanno mai fatto nemmeno nelle precedenti trenta edizioni; è vero: il Brasile non ha risolto tutte le sue contraddizioni, forse ha nascosto molti dei suoi problemi rimandandone la soluzione, ma con i Giochi ha permesso a tanta gente di campare un po' meglio per qualche giorno della sua vita e forse trovare nuove opportunità per sbarcare il lunario; è vero: alcuni impianti rimarranno cattedrali nel deserto, ma è anche vero che eventi di questa grandezza generino lavoro, profitti, posti di lavoro, benessere che giovano enormemente all'autostima del singolo e del popolo di cui fa parte. Il Brasile si è preso questo impegno quando era ancora una economia emergente; l'ha mantenuto e portato a termine nonostante fattori e attori interni ed esterni, buon ultima la recessione economica mondiale, abbiano provato a costringerlo a gettare la spugna: ha insomma dimostrato che dobbiamo godere del fatto di essere umani, ci conviene, ci fa bene assai più che drogarci, spararci e ammazzarci per un dollaro in più o per una preghiera che si scioglie nel cielo.
Quindi, grazie Rio de Janeiro e a Colui che ti protegge dalla sommità del Corcovado; proprio Lui ci ha chiesto di ricordarlo amandoci e rispettandoci vicendevolmente: tu hai mostrato al mondo che si può fare! 

(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 foto Google Images database / Acomearte,blogspot.com shared via facebook

lunedì 22 agosto 2016

Il circuito virtuoso della lettura

Marie Montard
Rue des livres - 2012
L'importanza delle prime tre righe...
di Claudio Montini

Un libro non parla, non oppone resistenza, non sporca e non disturba; vive solo se viene sfogliato e letto, magari distrattamente, anche per poche righe e poi abbandonato là da dove lo si è tolto; intanto, così ha già sprigionato una scintilla della sua magia: ti ha costretto a incontrarlo, a presentarti perchè lui si è presentato per primo col titolo, la copertina, il nome dell'autore e, ammettilo, questo approccio, a un qualsiasi estraneo o sconosciuto o straniero non l'avresti mai permesso.
Un libro è un prodotto artigianale che può essere industrializzato solo in fase di commercializzazione e produzione fisica: per quanto si possano impegnare gli strateghi delle vendite e delle analisi di mercato, i correttori di bozze (che con sussiego si fanno chiamare editor o con malcelato fastidio redattori ma che, a mio parere, rimangono degli artisti mancati), i suggeritori di temi da innestare sul prodotto dell'ingegno altrui ma senza la benchè minima idea operativa al riguardo, l'editoria non può prescindere dell'estro e dal talento o dal lampo di genio proprio di colui che scrive la storia, sceglie le parole e monta i dialoghi, vede i personaggi come se fossero persone vere e mette in sequenza gli eventi e le situazioni che da essi scaturiranno.
Infatti, costui, detto per comodità di linguaggio "scrittore", ha già in testa tutta la storia; deve soltanto trovare parole e tempi adatti a renderli appetibili all'altro elemento, o attore, irrinunciabile per la vita di un libro: il lettore che faccia lo faccia suo acquistandolo e leggendolo, ripagando editore e libraio degli sforzi che hanno compiuto affinchè questo circolo virtuoso si chiudesse ma, al tempo stesso, anche colui che è origine e artefice della fortuna di tutto il sistema culturale legato ai libri, ovvero il narratore o il poeta o il saggista o il pensatore o qualsiasi altro produttore di idee in forma scritta.
In un mondo ideale, in un universo parallelo e immaginario, caotico eppure guidato dalla logica del buonsenso, uno scrittore è un lettore appassionato e attento che assimila messaggi, li elabora lasciandoli liberi di vivere e muoversi nella sua mente, quindi produce da quelli altri pensieri che, per non farli svanire come i sogni all'alba, trascrive perchè il suo prossimo sia partecipe delle emozioni che ha vissuto grazie alla lettura.
L'editore è colui che, leggendo senza pregiudizi quel che gli viene proposto, vaglia e saggia e pondera non come il cercatore d'oro nel fiume o in una miniera, bensì come il cercatore d'acqua nel deserto che sente oltre i cinque sensi dove sarà l'oasi che rifocilla e ristora, oppure dove scavare il pozzo che darà vita alla pianura riarsa.Il libraio è l'elemento indispensabile affinchè gli altri due entrino in contatto, si combinino e offrano al mercato dei potenziali fruitori un prodotto che non offenda la loro intelligenza ma la stimoli, la corrobori, e l'affascini con eleganza, garbo e buongusto: in altre parole, educhi lo spirito a riconoscere il valore e la qualità e la bellezza a scapito delle mode transitorie, delle vacue trasgressioni che vengono spacciate per medicamento polivalente ai mali del mondo. Qualcuno, più illustre e più illuminato di me, prima di rendere l'anima al Creatore, ha detto o fatto sapere al suo aguzzino e carnefice che poteva serrare carni in catene e mettere bavagli alle bocche, ma non avrebbe potuto fare altrettanto con i pensieri, con le idee, con i sogni; essi volano, nuotano vivono e camminano in un universo contiguo, connaturato e connesso al nostro: si nascondono talvolta tra pagine e tra le righe che esse contengono e, per questo motivo, sono inafferrabili eppure intellegibili da chiunque abbia la curiosità e la pazienza di far parlare la propria anima con la lettura dei libri. Questi, dunque, non parlano mai a vuoto, non oppongono resistenza e si lasciano ammantare di polvere: però sono pronti a sbocciare vivi come fiori a primavera e a trasmettere energia vitale sin dalle prime tre righe che passano la soglia degli occhi      

(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2012 Immagine di Marie Montard "Rue des livres" da Google Images

sabato 20 agosto 2016

Ciao Pavia! Ticino passa e va...- Video piu testo di Patrizio Ventura



di Patrizio Ventura

Tra poco c'è il metanodotto e poi non mi resta che un ultimo ponte prima che il grande fiume mi assorba. E' stato bello vederti Pavia ed ancora di più il sentire l'amore viscerale che alcuni tuoi figli nutrono per me. Mi chiamano azzurro, ma da come mi han ridotto preferirei il rosso dei tuoi mattoni e alla calma di questi anni, non dico abbandono perchè mi fa male, preferivo di gran lunga il vociare dei bimbi, quell'intrecciarsi di dialetti diversi tra una mia sponda e l'altra, adoravo essere schizzato in ogni dove e gongolavo nel donar frescura a chi si abbandonava al mio abbraccio. Che bello è stato quel tempo, dove anche le barche erano gentili, mi carezzavano coi remi anzichè tritarmi con le eliche o le turbine, mi pescavano coi secchi al posto delle rumorose e prepotenti idrovore di oggi, mi dedicavano canzoni e feste, mentre ora...mi han fatto la festa. Ma chi ha perso di più? Io ce l'avrei una risposta, ma non la dico, lascio a te e alla cultura che i tuoi muri traspirano, il compito di decidere.... perchè non mi dirai che hai lasciato tutto in mano a quei rozzi e saccenti politici, vero? Dai, non ci credo, non voglio crederci. Comunque, ci si vede ad un altro ciclo di stagioni, mi raccomando! Ciao Pavia, io vado....

(c) 2015 Testo e foto  Patrizio Ventura shared via facebook

Limite di Augusta Belloni - Poeti e poesie di gran classe- Radio Patela Magazine



Limite
di Augusta Belloni

Ferma, immobile,
 volto le spalle al limite
guardo lo spazio immenso
colmo di solitudine

Io non conosco il limite.
Io non sopporto il limite.
Con la mia fantasia
raggiungo l'utopia.

Volo oltre le nuvole
in un cielo senza spigoli
e nello spazio fluido
io stempero i colori

Dal nulla creo la forma
al niente do emozione.
Non è una cosa semplice
vivere senza limiti.

Ma io non voglio angoli
amo le trasparenze
Vivo fuori dal tempo
Vivo oltre il mio limite

(c) 2013 Testo e immagine del video di Augusta Belloni
(c) 2016 Video di Augusta Belloni e VideoKlaut66 voce recitante Claudio Montini

giovedì 18 agosto 2016

La ricreazione è finita!

Non fate l'onda...!

di Claudio Montini

C'è un tale, un poco di buono, anzi un malvivente, che muore e arrivato alle porte dell'inferno viene fatto sostare in una specie di anticamera; siccome, in limina mortis, si era pentito di alcune reati che aveva commesso, gli viene concesso di scegliere il tipo di supplizio da subire per espiare anche il resto dei peccati che una sola confessione non ha permesso di emendare. Dopo averne visti e scartati alcuni, la sua attenzione viene attirata da un lago a forma di stivale maleodorante e colmo di escrementi, di vari animali tra cui l'uomo: esso è punteggiato di figure dalle sembianze umane immerse dalla cintola in giù e, per giunta, intente a leggere il giornale o a sfogliare riviste o addirittura libri. Accetta immediatamente, senza pensarci poi troppo, prima che arrivi qualcuno a portargli via il posto: piglia un quotidiano a caso e si immerge come tutti gli altri. Passa la politica, le solite balle; volta via la cronaca, un omicidio stradale al giorno leva un po' di fastidiosi pedoni di torno; ha appena lasciato senza rimpianti l'economia e gli spettacoli che ricompare il diavolo che lo aveva accompagnato fin lì, con corna e forcone e megafono, che si mette a strillare: "La ricreazione è finita! Tutti in ginocchio...e non fate l'onda!!"
In Italia, almeno, non siamo all'inferno ma il passaparola dei prossimi mesi sarà proprio l'ultima affermazione, sia che vinca il "Sì" quanto che vinca il "No" e chi lo ha proposto, propugnato, propalato in cielo e in terra e in ogni palchetto a favore di telecamera mantenga la promessa fatta. No, non cantate vittoria troppo presto o non datevi a lamentazioni degne del miglior Geremia biblico: non è così scontato che se ne vada in caso di risposta negativa del gregge tricolore; anzi,ha già cominciato la manovra di retromarcia dalle intenzioni, ammettendo che è stato un'errore personalizzare il referendum e, dal momento che è più a corto di idee tanto dell'opposizione interna quanto di quella parlamentare (buona quella....virtuale, evanescente e vanesia a cinque stelle di cartapesta, come il burattino messo a governare Roma), tira fuori un vecchio cavallo di battaglia (lo diceva anche Prodi, prima di metterci le mani in tasca e cavare gli spiccioli per entrare nell'euro e infinocchiare gli italiani) come quello della riduzione della tassazione diretta (non indiretta: sennò i quattrini per far campare il sistema dove li piglia?) spacciato come fattore decisivo per il risorgimento economico del Paese e per la sua cooptazione nell'olimpo dei grandi statisti, benefattori della Repubblica Italiana.
Pare che Aldo Moro, Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani e, persino, Enrico Berlinguer a braccetto con Pietro Nenni e Bettino Craxi, tramite Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira e Giuseppe Di Vittorio, abbiano già fatto regolare domanda a Colui Che Lassù Risiede di reincarnarsi per poter prendere a calci tutta l'attuale banda di cialtroni impomatati e vestiti a festa. Spinelli, Adenauer e Schuman invece vorrebbero poter essere mandati a Ventotene per occuparsi del verduriere di Marianna e della birraia nibelunga che Pinocchio dovrebbe incontrare proprio lì, ufficialmente, per discutere di integrazione ulteriore tra stati europei per una maggiore sicurezza del Vecchio Continente, ufficiosamente, per impetrare la birraia affinchè conceda altro tempo ai nostri debiti prima di conciarci come la Grecia.
Dunque la ricreazione è finita, non fate l'onda sennò la .....* ci finisce in bocca!
*(cinque lettere: scoria azotata, deiezione)

(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2012 Foto di Orazio Nullo "Time is on our side"

Sorpresa per Augusta: La giostra (con musica)

mercoledì 17 agosto 2016

Sorpresa per Augusta La giostra - Esperimento


Questo lavoro è stato realizzato nell'ambito del progetto SINAPSI: è solo una prova sperimentale ma domani, pubblicherò il medesimo video con il testo integrale della poesia e la colonna sonora lievemente arricchita.
Immagini di Augusta Belloni, testo di Augusta e Claudio, montaggio di Orazio.
Buon divertimento!

(c) 2016 Sinapsi, due poeti una poesia/Claudio Montini/Augusta Belloni/VideoKlaut66

martedì 16 agosto 2016

Preambolo per una futura trasmissione radiofonica dedicata ai libri - Radio Patela is coming soon...

Joan Miro
Centennaire pour l'impremiere Mourlot
1953
Sono un lettore e un parolaio: amo i libri!

di Claudio Montini

Un libro è come un giardino magico da portare in tasca: io sono il giardiniere che vi condurrà alla scoperta di alcuni di questi e ve li farà vedere sotto molteplici luci e altrettanti punti di vista. Alla fine sarete voi a scegliere se ospitarli nelle vostre tasche, tenerli tra le mani, e lasciarli dimorare nei vostri animi: perchè un libro non lascia indifferente nemmeno i muri sui quali è rimbalzato il suono delle parole che contiene o solamente il suo titolo e il nome del suo autore. Un libro pretende attenzione, concentrazione, forza e desiderio come un'amante o come un figlio piccolo o come un'amico che chiede o può dare aiuto; ma restituisce occhi e orecchi nuovi che vedono e sentono cose prima trascurate o, peggio, ignorate e migliorano la proprietà di linguaggio in modo tale per cui riusciamo ad esprimerci meglio, a comprendere e ad assaporare i messaggi del mondo che ci circonda, a interpretare i segni dei tempi e quel che succede per essere pronti e vincenti: perchè chi ci vuole sopraffare, opprimere, imbavagliare conta di vincere grazie alla nostra ignoranza che spesso scambiamo per libertà di coscienza o di costume. Un libro non può dare tutte le risposte (non ci riuscì l'Encyclopedie di Diderot e D'Alambert, nè due secoli dopo il Manuale Delle Giovani Marmotte) ma leggendolo ci costringe a pensare, a immaginare, a riflettere e persino a interrogarci e a spingerci a girare quegli interrogativi a chi di dovere; allora, ecco cosa fa davvero paura a chi ci comanda, a chi reprime, a chi domina e vuole uniformare la massa: il fatto stesso di essere inevitabilmente stimolati a ragionare e a indagare per dare volto e corpo all'ignoto invece di accontentarci di evadere sulle ali della fantasia grazie alle alchimie di trame, figure retoriche, sceneggiature avvincenti, belle parole e profili umani immaginari eppure tanto naturali e cristallini, disinvolti e reali da desiderare d'incontrarli incarnati almeno su uno schermo, piccolo o grande poco importa.
Non ci sono libri di prima o di seconda categoria, maggiori o minori, utili o inutili, grandi o piccoli; ci sono piuttosto libri dimenticati, da dimenticare, da evitare o da leggere alla giusta età, da consigliare, da esaltare o da stroncare: ma tutti, dico e ripeto e sottolineo, tutti sono da leggere! Oppure da ascoltare, come si ascolta la radio che ci istruisce e ci informa e ci intrattiene lasciandoci modo di fare contemporaneamente altro: infatti, la tecnologia odierna, facendoci fare passi da gigante, ci consente di farne uno indietro con buona pace dell'inarrestabile processo evolutivo che ci dovrebbe distinguere dal resto dei sudditi del regno animale. La trasmissione orale del sapere e dell'intrattenimento intelligente nasce prima ancora che fosse stata inventata la scrittura: quindi gli audio-libri non hanno inventato nulla di nuovo, semmai hanno risolto un problema di fruizione allargando la potenziale platea di utenti, e non determineranno la fine di alcuna cosa proprio come gli e-book non uccideranno il libro stampato: il giardino magico tascabile e portatile ha soltanto cambiato il supporto sul quale viene impiantato e col quale si diffonde, sopratutto se è dotato di contenuti genuini, originali e universali.

(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2015 Foto Google Images Database   

domenica 14 agosto 2016

Inedito di Ferragosto che diventerà presto un e-book: regalo per i lettori del blog

Settemila giorni e una notte
di Claudio Montini

Il lampione scese in sciopero nella via deserta, dalla campagna giungeva soltanto il fruscio dei pioppi scompigliati da una inattesa brezza notturna mentre un quarto di luna, forse il primo, velandosi aveva sopito ardori e richiami alla vita di giovani felini. Tamburellavano le dita dell'uomo in cerca di parole da fermare sulla carta: la matita era impaziente di iniziare la sua partita e si scaldava ricalcando quattro lettere di un nome da donna biblica, principessa senza regno in cerca di una terra promessa, forse un miraggio perchè non è da tutti avere il coraggio di superare ogni ragionevole dubbio. Era sul punto di arrendersi al richiamo del sonno e della notte, chiudere la luce sulla scrivania e spegnere gli occhi contro il soffitto della camera da letto, lasciando al sogno e ai suoi garzoni il compito di intrecciare e ordire i suoi pensieri col suo sentire: in fondo a sè, aveva paura a chiamarlo ancora una volta amore perchè l'aveva sepolto in un cassetto, insieme ad un anello con un altro nome, un giorno, un mese, un anno all'interno incisi. Era quello a mandarlo in crisi? Oppure era stato quel bacio in cui persino il tempo era ammutolito e aveva azzerato vent'anni di assenza dalle reciproche vite, convinti d'aver distinto le proprie strade e cancellato le proprie piste? La risposta venne come un lampo viaggiatore, come energia effimera che illumina idee brancolanti nel buio e indica loro un canale, una via, una strada per mostrarsi agli occhi del mondo che cercano l'uscita dal labirinto, dal gioco a regole ignote e senza istruzioni che ci ostiniamo a chiamare vita riversandoci tutte le nostre passioni; la risposta prese la forma di una poesia in cui ogni verso cominciava con una lettera di quel nome che batteva forte in testa e nel cuore, perno verticale o pennone leggibile da cui garrivano quartine di versi in rima a coppie.

Sciolgo i pensieri nell’inchiostro,
Aspetto che combaci ogni incastro:
Riverso sulla carta un’alchemica cantilena,
Affidando a un’idea antica il sollievo della pena.

Settemila giorni passati e persi,
Adulti invecchiati in modi diversi,
Riproviamo a raccogliere i cocci sparsi,
Amici maturi che vogliono solo aiutarsi.

Saliremo insieme la cima giusta:
Ad aspettarci troveremo amici in festa.
Rivedremo chi è partito troppo presto:
Allagando di gioia pura il cuore e ogni gesto. 

Senza sforzo la trascrisse in un cartoncino con motivi floreali, battezzandola Settemila giorni, la imbustò e la spedì senza grosse aspettative sulla celerità postale: agosto era ancora il mese delle ferie per eccellenza e pensava che anche Poste Italiane se la sarebbero presa comoda; con l'avvento di internet solo le bollette e i volantini promozionali dei supermercati seguitavano ad intasare le cassette appese fuori dal cancello di casa, non certo le cartoline illustrate. Nemmeno quelle degli amanti clandestini: ma si sbagliava perchè lei l'aveva ricevuta il giorno prima di partire, l'aveva fatta scivolare nel bagaglio, promettendo a sé stessa di leggerla con calma una volta che polmoni e narici si fossero ubriacati di aria salmastra e rilassato profumo di vacanza.  
«In amore, vince chi fugge» disse la televisione, ma le carte sul tavolo la ignorarono così come la busta con il suo indirizzo di casa e il cartoncino col suo contenuto che lei ormai sapeva a memoria. La notte restava appesa al cielo fuori dalla finestra, puntata dallo stesso quarto di luna e da una manciata di stelle spruzzate, sull'orizzonte per non far perdere la rotta ai marinai; il mare baciava con instancabile noncuranza la spiaggia e gli scogli indifferenti a tanto affetto. Con il sonno che tardava ad arrivare, i pensieri prendevano volentieri la strada che golosamente si era lasciata alle spalle, spronata dall'entusiasmo delle ferie e dalla voglia di rivedere il mare: se la lingua batte dove il dente duole, la testa e il cuore non sono certo da meno nel superare le tue difese con un nome, un volto, un pensiero, un sapore, un suono o un colore che doveva essersi smarrito tra le balze, le quinte e le pieghe del passato. Il solitario si era da tempo arenato nell'ennesimo impasse cedendo posto e attenzione a quel biglietto che ci aveva messo settemila giorni ad incendiarle l'anima: allora, con gesti che sapevano di sconfitta e rassegnazione, ammucchiò le carte con una mano e spense il televisore con l'altra risolvendosi a seguire la mamma che, già da un po', faceva legna nel bosco. Non che russasse forte, no: semmai sobbolliva come la salsa di pomodoro per il ragù prima di metterla nei vasetti per l'inverno col basilico che, però, lei preferiva  coi pinoli, con il pecorino o col parmigiano, con l'olio di riviera pestato nel mortaio di pietra, come usava fare la nonna. Coricandosi, sorrise alla pruriginosa malizia che le attraversò il cuore quando, sospirando in silenzio, si lasciò cullare dal pensiero che, se lui fosse stato lì al posto della mamma, dormire sarebbe stato sicuramente l'ultimo dei loro problemi: forse, solo l'alba li avrebbe colti a recuperare le forze candidamente abbracciati tra loro e all'antico dio del regno dei sogni, col mare che sussurrava la risacca e il sole che bussava piano alle persiane, per non svegliare gli amanti. Ecco dove erano andati a finire i pensieri con tutta la testa: da laggiù, chiamavano a raccolta e reclamavano anche l'attenzione dell'anima e del cuore ma l'istinto e il buonsenso, questa volta, non avrebbero ceduto al ricatto delle solite questioni irrisolte per avvelenarle i giorni di vacanza. Certo, a quell'ora della notte, lui era sdraiato accanto alla moglie ignara della fortuna di avere tanto pane, perché i denti li aveva dismessi o forse non li aveva mai avuti: nell'inconsapevolezza del sonno, quella manifestava tutta la sua insofferenza verso l'intruso indeciso ad andarsene, invitandolo a girarsi per smettere di russare, sebbene non avesse ancora nemmeno posato la testa sul cuscino. Ma, se davvero stavano così le cose, perchè lui non prendeva l'automobile, un cambio di biancheria, un telo da spiaggia, un costume da bagno e correva giù a Bordighera, tanto per cominciare? Il resto sarebbe venuto di conseguenza, con tutti gli amici che aveva lì una sistemazione gliela avrebbe trovata senza il minimo sforzo, sarebbe stata una vacanza indimenticabile...e poi....e poi....Complice il buio, le palpebre si erano fatte un poco più pesanti e impedirono alle piccole lacrime di ruzzolare per le guance: agli innamorati basta una briciola di speranza per sognare, ma anche quella ha spine e spigoli per far soffrire. Tuttavia il sonno, che stava concludendo la sua conquista sulla veglia, nulla potè contro quel gran sospiro che le usci dal cuore e che mamma, in una pausa dell'oblio onirico, scambiò per un augurio di buonanotte che ricambiò chiamandola col nome di suo padre, beato scapolo rimasto a casa a curare pomodori e zanzare in quell'isola satellite della città delle scarpe a cinquanta chilometri dalla Milano da bere e circondata dal mare di Lombardia, seminato a riso e mais, pioppi e marcite in via d'estinzione per delirio di cementificazione.
Forse era anche per quello, starsene ogni tanto per conto proprio, che le cose funzionavano bene tra loro e, nonostante il cielo non fosse stato avaro di dispetti, non avevano mai perso la bussola e la barra salda in una navigazione equilibrata. Sorrise pensando a domani, che per l'orologio era già oggi: sarebbe stato un'altro giorno ma di vacanza piena e genuina, con tanti amici che aspettavano da un'anno di rivederla, con il sole e la spiaggia e il profumo del mare che stemperava le tensioni e restaurava l'energia per correre incontro alla vita e a un'altr'anno in quella galera di pianura umida, malsana e inquinata. Per l'amore c'è tutto il tempo che si vuole quando non hai nient'altro a cui pensare, forse è una cosa che va bene a vent'anni, o meglio prima di quella soglia: poi è tutto maledettamente più complicato anche se eccitante, anche se dovesse durare poco o niente. Ecco, pensò prima di varcare la soglia del regno dei sogni, il colpo di coda avvelenata della ragione che voglio schivare fino al ritorno. Ferie, vacanze, villeggiatura, per lei, significavano immergersi in un'ambiente assoluto, diverso e lontano dal proprio abituale bevendone, assaporandone, assimilandone ogni singola goccia e ogni singolo istante e ogni singola immagine come se non ci fosse mai stato altro che quello, prima e dopo: il mare, la vita di riviera e di spiaggia, il sole e i profumi di quel segmento ultimo di Liguria proiettato in Francia, terra sorella ma non gemella, assolvevano sempre in modo eccellente al loro compito come una radice sana vitalizza con generosità ogni innesto. Così si ricaricava per affrontare l'autunno e l'inverno,  sosteneva: ma quello era un'alibi perfetto per recitare la quotidianità senza ipotecare il futuro, asseverando regole e luoghi comuni, consumando i giorni e i loro frutti per evitare programmi a lunga scadenza. Era il suo limite ma preferiva ignorarlo per evitare di soffrire per il crollo dei sogni o il naufragio dei progetti: ogni giorno ha la sua pena ed era più che sufficiente, anzi era già troppo. Invece, in tutte le cose della vita, tra cui l'amore, fugge solo chi ha paura di non essere in grado di svelare la propria umanità senza reticenze, chi si sente inadeguato, chi non si è guardato mai sul serio nè dentro e nemmeno allo specchio, ha provato a perdonarsi e a ricominciare a sperare. Lui aveva sempre esercitato l'arte del dubbio, del progetto e del rischio calcolato, giocando buone carte con pessime strategie senza sottrarsi tanto a riscossioni quanto a pagamenti; lei aveva preferito l'istinto pronta cassa, l'ubbidienza senza sottomissione a seconda della convenienza: tuttavia, beata dormiva  ignorando questi pensieri distanti, nelle ore che crescevano fino a farsi alba limpida e quieta col sole appoggiato sul filo che cuce il cielo al mare. Le era riuscito di ritrovare l'amore senza pensarci troppo, nel momento in cui aveva deciso di smettere di cercarlo, ma ora non sapeva più farne a meno: il buon giorno sarebbe apparso sul cellulare così come la buonanotte, perchè anche il computer e facebook erano chiusi per ferie. Quanto sarebbe durato e dove l'avrebbe portata, non lo sapeva dire e non le importava, poiché si godeva il senso di appagamento e completezza che volere bene a un uomo le dava; lui viveva come un miracolo inatteso e immeritato quella storia, sebbene clandestina e lontana anni luce dal suo abito mentale e morale: era una resurrezione e un risarcimento per i bicchieri d'aceto avuti in cambio di valanghe d'amore. La notte d'agosto non suggerì loro previsioni nè consigli; li lasciò vivere perchè si scambiavano del bene senza rubarlo ad altri: per entrambi, era soltanto un'altro giro di valzer abbracciati a uno sconosciuto chiamato destino.

©2016 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine Orazio Nullo "Night flight over Giovi Pass"

sabato 13 agosto 2016

Apologize me for my english! Claudio Montini writer english catalogue

Let the blues be with you
Available on amazon.com  e-book mobi for Kindle devices

From Italian original "Fratelli che il blues sia con voi"

Last published!!!

first time published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  youcanprint selfpublishing (2012) anthology written and composed by Claudio Montini 
Deadly flame return

Translated by the author volume 4
From original Italian Tale "Ritorno di fiamma letale"
published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  (2012) youcanprint self publishing

available on amazon.com ebook mobi for Kindle

first time published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  youcanprint selfpublishing (2012) anthology written and composed by Claudio Montini  







A midsummer night in Lomello

Translated by the author n. 3 

available on amazon.com 
e-book mobi for kindle devices

first time published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  youcanprint selfpublishing (2012) anthology written and composed by Claudio Montini 
Welcome Theudelinde

Translated by the author volume n. 1
available on amazon.com
e-book mobi for Kindle devices

first time published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  youcanprint selfpublishing (2012) anthology written and composed by Claudio Montini 




The gentle rabbit tale

Translated by the author volume n. 2
available on amozon.com
e-book mobi for Kindle devices

From the original Italian tale "Un coniglio gentile"
first time published in ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI  youcanprint selfpublishing (2012) anthology written and composed by Claudio Montini 

mercoledì 10 agosto 2016

Avrei un desiderio da chiedere a San Lorenzo...

San Lorenzo, mandaci una buona stella...

di Claudio Montini

Siamo in attesa delle Perseidi, del loro transito nel cielo che sovrasta lo stivale italico e che righerà il buio della notte accendendo mille desideri nei cuori ansiosi degli osservatori. Lo sciame meteorico che incrocerà l'orbita terrestre intorno al sole è altrimenti conosciuto come lacrime di San Lorenzo poichè il picco del fenomeno celeste si verifica tra il 10 e il 12 di agosto: la tradizione popolare, poi, vuole che la vista di una stella cadente sia foriera della concretizzazione del desiderio celato nel cuore di chi la guarda.
Qualcuno, in rete, l'ha già buttata in politica affermando che se stanotte cadesse il governo, in Italia, non avremmo nemmeno il disturbo di immaginare un desiderio...Nichilismo pret-a-porter, di bassa lega se la Lega non fosse già bassa di suo e con tutto il centrodestra e i cespugli della Quercia (ovvero la fronda interna al PD italiano) non fosse nella confusione e nella cecità e nella miopia politica più totale.
Purtroppo agli Italiani, o meglio, ai piemontesi, ai valdostani, ai liguri, ai veneti, ai friulani e ai giuliani, ai trentini, agli altoatesini (o sud tirolesi), agli emiliani e ai romagnoli, ai toscani, ai marchigiani, agli umbri, ai pugliesi, ai lucani, ai laziali e ai romanisti con ciociari e tusci, ai campani, ai calabresi, ai siciliani importa poco assai del disastro che la classe dirigente scaltra ma inadatta e presuntuosa ma tronfia coi deboli e ruffiana coi potenti, che loro pensano di punire non andando a votare, si appresta a mandare in onda dopo essersi assicurata per bene il proprio fondoschiena e aver assestato un'altra poderosa manata alle esangui tasche delle pecore sciocche di cui sono i pastori distratti.
La Corte Costituzionale, lunedì 8 agosto, ha dichiarato ammissibile il referendum confermativo delle norme contenute nel disegno di legge costituzionale, elaborato dal ministro Maria Elena Boschi, che incide sulla seconda parte della Costituzione della Repubblica Italiana attualmente vigente dal 1948 e che ha già subito altre modifiche ed abolizione di commi o di norme transitorie in esse contenute; nel disegno di legge Boschi, approvato nel mese di aprile in via definitiva dal parlamento ma che entrerà nel vigore dei suoi effetti dopo il referendum confermativo (di fatto nel corso del 2017), viene modificata la composizione del Senato della repubblica e termina la sua esistenza come assemblea composta da eletti scelti dai cittadini: sarà composto da sindaci e presidenti di regione e perderà la facoltà legislativa ordinaria, mantenendo quella costituzionale.
La Camera dei Deputati rimane elettiva tal quale con tutte le sue prerogative e avoca a sè anche competenze che ora sono delle Regioni che, per necessità e interesse nazionale, possono essere scavalcate dal Parlamento nella legiferazione: alla faccia del federalismo! Si cancella la figura della Provincia dalla carta costituzionale, così si potrà anche abolire la ridicola Area Vasta il cui presidente sarà votato alla fine di questo mese dai sindaci dei comuni dell'ormai ex provincia; si abolisce il Cnel, perchè non si deve disturbare il manovratore in tema di economia e lavoro: è bravo a sbagliare da solo. L'immunità parlamentare rimane salda e appannaggio di entrambe le Camere; si abbassa il quorum per i referendum ordinari e si potranno anche fare quelli propositivi ma solo a una certa età, i cittadini votando i consiglieri regionali dovranno anche dire se possono fare i senatori o no; fine del bicameralismo perfetto perchè la fiducia al governo la vota solo la Camera dei Deputati. 
Io, per non saper nè leggere nè scrivere, chiederei a San Lorenzo non di mandarci le Perseidi ma di farci la grazia di aprire gli occhi e le orecchie, di non nascondere la testa sotto la sabbia e restare proni col posteriore per aria: lo Stato si ritira e ci lascia laceri e contusi sul campo di battaglia, i dirigenti si ritirano nella loro torre d'avorio che hanno provveduto a rinforzare e a rimpinguare.
Abbiamo una sola speranza ed è riposta in una matita, da usare in una cabina elettorale, sopra un pezzo di carta colorato e timbrato: come diceva la buonanima di Indro Montanelli, turiamoci il naso e andiamo a votare!

(c) 2016 Testo Claudio Montini
(c) 2014 Foto da Google Images database condiviso da facebook

lunedì 8 agosto 2016

La bottega del parolaio - video catalogo 2016



Siccome non sono particolarmente ispirato, ho voluto provare a farmi un catalogo delle mie opere con youtube: così, tanto per ricordarvi che la mia aspirazione principale sarebbe quella di scrittore creativo.
Le immagini sono di Orazio Nullo, compresa quella che fa da copertina al video.
La colonna sonora è stata pescata nel database di youtube ed è "Funky down" eseguita da MK2.
I libri, in elettronico e in cartaceo, sono disponibili per la vendita su Amazon e tanti altri store elettronici, compresi quelli di StreetLib.com e youcanprint.it.
Pertanto, buona visione e buona lettura! Fatevi del bene (leggendoli) e fatelo anche a me (acquistandoli)!!

CLAUDIO MONTINI

domenica 7 agosto 2016

Sei agosto millenovecentoquarantacinque

Benvenuti nell'era atomica

di Claudio Montini

Quando ero studente, oltre trent'anni fa, mi dissero che una generazione si poteva computare in un arco di tempo di venticinque anni; ora sono passati poco più di settant'anni dall'esplosione del mortale giocattolo di Oppenheimer, come lo ha definito Sting in "Russians" brano di successo della fine degli anni Ottanta del XX secolo, nel cielo di Hiroshima seconda città del Giappone imperiale del 1945.
Contrariamente alle bombe convenzionali al tritolo, non è stata fatta esplodere con impatto al suolo, ma intorno ai 500 metri di altezza sopra l'università: lo scheletro d'edificio che si vede ancora oggi è un padiglione dell'università, forse un piccolo osservatorio astronomico della facoltà di Scienze Naturali. L'effetto desiderato era quello di amplificare al massimo il potere distruttivo della deflagrazione sulle infrastrutture; in realtà non si conosceva del tutto la potenzialità dell'ordigno e neppure i suoi effetti collaterali.
Sono passate almeno tre generazioni, altrettante rivoluzioni culturali e tecnologiche, parecchi papi e presidenti ma non c'è stato alcun progresso: per lo meno quello immaginato dai più arditi sognatori che si sono spinti oltre le trame di autori di fantascienza. 
Ciò che si è visto allora ha fatto progredire soltanto la paura e la corsa a dotarsi di ordigni simili e di potenza sempre superiore per alimentare quella e usarla come strumento di deterrenza, anche a scopo contrattuale nelle dispute diplomatiche. "Little Boy" valeva 12500 tonnellate di dinamite e, da allora, l'unità di misura del potere esplodente/distruttivo è proprio il potere di "Little Boy": durante la guerra fredda si è arrivati a testare bombe da 25 megaton ma le nuove strategie prevedono l'impiego di ordigni tatticamente più agili, da 2 megaton al massimo e dimensioni che passano più inosservate di Little Boy che misurava tre metri di lunghezza.per qualche tonnellata di peso.
Il vero problema è che non si sa esattamente quante ce ne siano al mondo: una stima recente ma approssimativa parla di 15000 unità sparse tra Usa, Russia, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Cina e Corea del nord sebbene di questi ultimi due paesi non sia affatto nota la disponibilità effettiva. Inoltre, non si sa con certezza quanti e quali abbinamenti con armi convenzionali siano possibili per ottenere, a livello psicologico e a livello pratico, gli stessi effetti di "Little Boy" (all'uranio 235) e "Fat Man" (la gemella ma al plutonio 238 esplosa su Nagasaki tre giorni dopo); giova ricordare che i due elementi dal numero atomico molto importante (sono metalli) in natura hanno sì una emissione di particelle radioattive, ma non tale da provocare reazioni a catena distruttive ed esotermiche: pertanto, la loro struttura atomica deve essere arricchita di neutroni che, però, rendono instabile ed estremamente reattivo il materiale che diventa pericoloso quando raggiunge una determinata quantità o massa critica.
Controllare questa reazione significa disporre di energia in quantità enorme da una massa relativamente piccola e senza scarti di produzione; lasciarla andare oltre il suo punto critico, vuol dire condannare a morte l'intero pianeta e la civiltà umanoide che si crede intelligente e, forse, addirittura simile a Dio.

(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2015 Immagine "Mind Games" di Orazio Nullo

venerdì 5 agosto 2016

La neve dei gatti tra sogno, memoria e realtà - Poema con note a margine

Il quaderno magico

di Claudio Montini

Frugando nella soffitta dei ricordi di bambino, da un vecchio baule impolverato, ho cavato fuori un quaderno rilegato in cuoio dalle pagine ingiallite, l'elastico nero che lo teneva chiuso e una fibbia anch'essa di cuoio solidale con la copertina perchè tratteneva una vecchia matita cilindrica, dorata come una bacchetta magica da prestigiatore. Siccome sono curioso come una scimmia dispettosa o come Tommaso il gatto ficcanaso che ascolta i miei borbottii, quando mi incrocia per strada e mi segue per un tratto, mentre guardo i titoli della prima pagina del giornale, mollandomi quando smetto di commentare le notizie....secondo voi che ho fatto? Ho aperto il quaderno, ho letto quello che ho trovato e...l'ho pubblicato qui!!!  

LA NEVE DEI GATTI

Se marzo si facesse gentile
e si cambiasse lesto in aprile,
scrosciando vita dal cielo
a destar anche il più gracile stelo
avrei nostalgia d’una passeggiata
in tua compagnia fino al lago Pelota
dove la superficie increspata
e le foglie lucenti celano impulsi viventi
e bramosi d’una calda giornata
per sbocciare rigogliosi e possenti.
L’almanacco appeso al muro
richiama al presente e annuncia il futuro:
la Befana è decollata da una settimana
con tutte le feste appiccicate alla sottana;
la finestra mostra l’orizzonte ricamato di brina,
indifferente alla nebbia la sera e la mattina,
ai mercanti di neve o a una bella candelora
che in quaranta dì, dall’inverno, ci porti fora.
Fingo di sonnecchiare acciambellato
sul cuscino col mio nome ricamato
dalla vedova che m’ha adottato,
dal giorno d'autunno in cui, stremato,
nella legnaia mi son rifugiato;
che curioso esemplare
d’una razza capace nello stesso momento
d’uccidere e amare,
mai per necessità o istinto
sempre per calcolo e divertimento
dimenticando chi non ha vinto:
partecipai ad ogni suo sentimento
quando posai il mio sguardo baffuto
nel suo buffamente accigliato
e ne apprezzai il distendersi improvviso.
Potevo ancora fidarmi d’un sorriso?
La mia fame aveva già deciso
perchè l’ospitale istinto femminile aveva intuito,
in modo assai preciso,
quanto l’ennesimo viaggio m’avesse sfinito:
mi rifocillai con voluttà
temendo moine a commento della mia voracità,
ma non udii da lei alcuna banalità
perchè altri compiti l’attendevano più in là.
Ah sì, se marzo si facesse gentile
vestendosi a festa da aprile,
ascolteresti mille suoni diversi
d’animali che vivono senza temersi
come quella notte al lago Pelota
quando udimmo i racconti della vecchia trota.
La saggia e longeva creatura pinnata,
che a tante reti e molti ami era scampata,
rivolse un appello a tutti i presenti
affinchè si continuasse a celebrare
la notte speciale in cui ci si poteva parlare,
senza paura di fraintendimenti
anche se le piante, ogni giorno, lo fanno
compatendo gli uomini che non lo sanno.
Qualcuno, fuori e sopra di noi, dettando
le leggi che regolano il mondo
concesse una notte d’assenza
all’istinto della sopravvivenza,
affinchè ciascuno capisse la ragione
d’ogni gioia e d’ogni tribolazione.
Le parole di Rita la vecchia trota,
regina indiscussa del lago Pelota,
suonavano amare come un’addio
ma inebrianti come il fruscìo
della tiepida brezza che sveglia
nella carne e nel sangue la voglia
di donare e donarsi alla vita
per lasciare sempre aperta la partita.
La luna, spettatrice assisa tra le stelle,
ispiratrice delle storie più belle,
riverberava luce sottile per l’intera valle
tramando l’oscurità come i fili d’uno scialle:
nei nostri occhi balenò un luccichìo
che rivelò e unì il tuo desiderio al mio,
avvolgendoci in un sogno antico
eterno come il bene d’un vero amico.
Ma i sogni sono amalgama di vento e neve dei gatti
che dura un bel niente: lo sanno anche i matti.
Non coltivo più fantasiose illusioni
e non medito proditorie azioni:
in grembo alla vedova silenziosa
ricambio le sue carezze con le mie fusa.
Mi tormentino dolcemente le memorie:
son certo che sto per viver nuove storie.
Tornino pure senza fretta Marzo e Aprile,
perchè mi aggirerò ancora in cortile
miagolando grazie alla luna
per ogni briciola di fortuna.

Il lago Pelota è realmente esistito ma una cava di inerti, fermata solo dalla potenziale franosità strada statale, se l'è portato via insieme a migliaia di metri cubi di argilla e sabbia; forse Rita la saggia trota no, ma non è detto: Sairano è un villaggio equamente diviso tra cacciatori e pescatori molti dei quali devoti a Bacco e al suo nettare e qualcuno si è lasciato sfuggire questa storia, affermando persino di averla vista coi propri occhi; la vedova e il gatto, invece, ci sono perchè in tutte le famiglie, anche ai giorni nostri, c'è una zia troppo sola che ama ricamare e apprezza un felino randagio che si lascia accarezzare.....  

(c) 2012  Poema di Claudio Montini
(c) 2016 Note di Claudio Montini
(c) 2014 Immagine di Augusta Belloni "Il magico mondo di Claudio Montini" 

giovedì 4 agosto 2016

Ci vuole un fisico bestiale per sopravvivere in Lombardia...

Vacanza legale o contropiede sleale?

di Claudio Montini

"Ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita" cantava qualche decennio fa Luca Carboni, transfuga dagli Stadio e dall'ala protettiva di Lucio Dalla: non potevamo sapere quanto profetiche sarebbero state le sue parole. Peccato che per pudore o per memoria corta congenita degli abitanti dello Stivale, nessuno ricordi quelle parole o si faccia fuorviare dal ritmo di allegra marcetta che aveva il brano del cantautore bolognese: ascrivendolo alla categoria burletta in musica nessuno bada alle parole, meno che mai i sociologi da salotto televisivo e quelli da Speaker's Corner virtuale elettronico (facebook e compagnia cantante), dove anche il garzone del droghiere (ammesso che ne esistano ancora) o il coglitore di frutta a cottimo si improvvisa analista di dinamiche politiche internazionali e astrofisica. L'estate, o meglio questa parte dell'estate è da tempo immemore dedicata al riposo, alla vacanza, allo svago, alla cultura o allo studio per chi deve recuperare debiti formativi in sessione autunnale; chiude tutto, chiudono le serie televisive, i giochi a premi, il campionato di calcio e di altri sport di squadra, chiudono anche i negozi in città e, se potessero, anche le città stesse (tranquilli ci stanno già lavorando...), si riduce il personale di controllo perchè anche loro hanno diritto alla licenza e di far vedere ai figlioli che non sono solo una fotografia insieme alla mamma nel salotto buono di casa. Così, mentre le strade per il mare e per i monti, le feste della birra e le sagre di tutta la verdura e i fritti misti possibili e immaginabili, i concerti per rimbambire chi resta a casa e far abbaiare di noia i cani si riempiono di eterogenei gruppi di persone ostinatamente decisi a divertirsi, ecco che chi ha deciso di fare soldi sulla pelle degli altri nascondendo sotto la prima pelle della crosta terrestre marciume venefico e cancerogeno per togliere un problema a uno, senza che nessuno possa fermarlo, condannandone a morte centomila o forse più fino all'implosione della nana gialla intorno a cui orbita questo sasso dotato di campo magnetico e atmosfera prossima ad essere irrespirabile.
Vi abbiamo trasmesso, per la serie "La sconfitta del giorno", la notizia dell'avvio dei lavori di sbancamento e allestimento dell'impianto di ricovero del cemento amianto (discarica di manufatti in asbesto e cemento amianto) che Acta s.r.l. aprirà e renderà entro un anno a partire da ora nel comune di Ferrera Erbognone, provincia (o Area Vasta come da settembre si dovrà dire) di Pavia, regione Lombardia (sarà la discarica di amianto più grande della regione, dopo Brescia), Italia del nord, Europa del sud, nonostante sia stato presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro la concessione alla costruzione, sebbene esistesse il via libera della Commissione Regionale di controllo sull'impatto ambientale e la sentenza del Consiglio di Stato che confermava quella decisione di Regione Lombardia. Le carte, dunque, sono in regola anche perchè il T.A.R., accogliendo il ricorso, si è scordato di inserire la "clausoletta" di blocco preventivo di ogni attività del presunto futuro cantiere, che ha già da tempo la sua bella recinzione regolamentare, i cartelli con gli avvisi di sicurezza e Caterpillar e Perlini da cava pronti a far ruggire i propri cavalli vapore.
Siamo d'estate, tutti hanno bisogno di vacanze, anche i comitati e i giudici e poi...."pecunia non olet", il denaro non puzza...nemmeno l'amianto, vetrifica soltanto i polmoni! Ma, cosa volete mai che sia per quei poveracci campagnoli che da almeno quarant'anni respirano i vapori di benzina e chissà cos'altro della Raffineria del Po, gioiello petrolchimico di Eni Refining & Marketing? Sicuramente il cagnolino a sei zampe ne ha seppelliti più lui di gente giovane che un buco fatto dove c'erano risaie e pioppeti e che, in dieci anni, sarà riempito e coperto come se niente fosse... 
Grazie Lombardia: non sarai mai la mia tomba: mi faccio cremare e spargere le ceneri sul Cervino!

(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) foto condivisa dall'articolo di Paolo Calvi sul numero odierno de La provincia pavese (Gelocal- gruppo Espresso-laRepubblica) condiviso su facebook