di Patrizio Ventura
Tra
poco c'è il metanodotto e poi non mi resta che un ultimo ponte prima
che il grande fiume mi assorba. E'
stato bello vederti Pavia ed ancora di più il sentire l'amore
viscerale che alcuni tuoi figli nutrono per me. Mi
chiamano azzurro, ma da come mi han ridotto preferirei il rosso dei
tuoi mattoni e
alla calma di questi anni, non dico abbandono perchè mi fa male,
preferivo di gran lunga il vociare dei bimbi, quell'intrecciarsi di
dialetti diversi tra una mia sponda e l'altra, adoravo essere
schizzato in ogni dove e gongolavo nel donar frescura a chi si
abbandonava al mio abbraccio. Che bello è stato quel tempo, dove
anche le barche erano gentili, mi carezzavano coi remi anzichè
tritarmi con le eliche o le turbine, mi pescavano coi secchi al posto
delle rumorose e prepotenti idrovore di oggi, mi dedicavano canzoni e
feste, mentre ora...mi han fatto la festa. Ma chi ha perso di
più? Io ce l'avrei una risposta, ma non la dico, lascio a te e alla
cultura che i tuoi muri traspirano, il compito di decidere.... perchè non mi dirai che
hai lasciato tutto in mano a quei rozzi e saccenti politici,
vero? Dai, non ci credo, non voglio crederci. Comunque,
ci si vede ad un altro ciclo di stagioni, mi raccomando! Ciao
Pavia, io vado....
(c) 2015 Testo e foto Patrizio Ventura shared via facebook
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