La neve e l'obbiettivo
di Claudio Montini
Nevica dall'ora di cena, o giù di lì, qui in Lomellina ai confini di tutto e raggiunti soltanto dai segnali televisivi satellitari e telefonici digitali. Tranquilli, sono ancora parecchi che parlano e scrivono con mezzi analogici, riuscendo persino a credere a ciò che leggono sui giornali; qualcuno si ostina, persino, a leggere libri e a cercarne di nuovi oppure a scriverne, sognando di fare fortuna e scappare altrove. Dicevo, nevica e, insieme ai fiocchi abbondanti e copiosi che in un amen hanno coperto di bianco manto ogni sporgenza di superficie, ogni rumore e ogni suono pare assorbito e neutralizzato: non ci sono ruote che si consumano sull'asfalto, sirene spiegate di mezzi di soccorso, cani che abbaino agli intrusi o gatti che miagolino alla luna (loro sanno che è meglio trovarsi una cuccia asciutta e riparata dove scaldarsi senza farsi troppi scrupoli, tanto la coda è solo una e le zampe solo quattro e, finchè non passano la notte e il freddo, abbiamo solo da guadagnarci nel coprirci le spalle). Nevica, dunque, mentre il silenzio fa compagnia ai miei pensieri e non sento nemmeno i miei passi che lasciano tracce dietro di me, evanescenti nel turbinio incessante di cristalli di ghiaccio che si affretta a riempirle, come se un'esercito di creature invisibili passasse al setaccio le nuvole per avere una fontana di farina sul tagliere per impastare e questa non bastasse mai. Nevica e non ho più vent'anni, o anche meno, per sognare di avere tra le mani una macchina fotografica e andare in giro per le strade del paese a catturare istanti di luce per la memoria dei giorni a venire: eppure, come sarebbe bello poterlo fare, qualcuno sicuramente lo farà, per avere la dolce illusione di vivere in una favola o in una bolla del tempo e poter dire "Ti ricordi?...Io c'ero" , gonfiando il cuore e il petto per aver catturato un'attimo fuggente.
©2019 Testo di Claudio Montini
©2008 Immagine di Claudio Montini
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