(2024)
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Una tovaglia è un complemento d'arredo spesso sottovalutato e trascurato: in realtà, esso è proprio quel dettaglio che parla di accoglienza e conforto e specialità di un oggetto d'uso comune come un tavolo, in qualunque contesto domestico o ricreativo.
Anche dell'osteria più sperduta e sprovveduta, la seconda cosa che si ricorderà (poichè la prima saranno le pietanze) finirà per essere la tovaglia o la sua assenza.
La Locanda Dei Quattro Venti di Oreste Procida le aveva tutte stampate a quadri colorati, accostati gli uni agli altri solo per i vertici fino a formare una alternanza di quadri vuoti e pieni di colore per tutta l'estensione del tessuto.
C'era un colore per ogni giorno della settimana, erano riposte in una credenza apposita, nella sala da pranzo: una di loro non finì mai stesa sopra un tavolo ma racchiuse in sé, quasi fosse una teca o una cartella, le storie che alcuni ospiti regalarono al locandiere o che lui stesso ascoltò ed elaborò per emanciparsi dal logorio della vita moderna e dalle fatiche quotidiane, per sentirsi vivo e libero di volare via di lì, senza attraversare per forza la porta del mondo dei sogni.
Siccome c'è più tempo che vita, anche quella di Oreste finisce e con lui decade la fortuna della Locanda, che rimane disabitata e abbandonata e pronta solo a collassare.
Diventa rifugio occasionale, durante un forte temporale, per un pensionato con motocarro a tre ruote in cerca di cose vecchie e rottami da restaurare come passatempo: sarà lui a scovare la credenza dimenticata dai predoni che hanno spogliato, via via con gli anni, la Locanda Dei Quattro Venti e a mettere in salvo il contenuto della tovaglia a quadri che, guarda caso, era in cima alla pila di tutte le altre sue simili piegate e stirate in un ripiano, sotto i cassetti con le posate e quelli con la cancelleria, i registri e i mazzi di carte da gioco.
Umberto li leggerà insieme alla sua compagna, Maria Laura, uno alla volta la sera stessa: nella notte, Oreste, prima di varcare definitivamente la soglia della Casa Del Padre, passerà dalla porta del mondo dei sogni per ringraziarlo di avere offerto una nuova casa alle sue storie e, in qualche modo, aver dato loro un'altra opportunità per fare del bene a chi legge e sogna anche soltanto con le parole.
È una narrazione che contiene altre narrazioni, apparentemente avulse le une dalle altre, cioè legate solamente dal fatto che a collezionarle e, forse di fatto a comporle o a stenderle, sia stato Oreste Procida, ultimo locandiere della Locanda Dei Quattro Venti in una località imprecisata del nord Italia, a metà strada tra il mare e la montagna o, se preferite, tra la Via Emilia e il West o gli Appennini settentrionali.
Alla fine, i protagonisti non sono Umberto, Oreste, Guglielmo, Giuseppe, Donato, Cesare, Margherita o l'investigatore privato: sono le storie che loro hanno abitato, le vicende che hanno attraversato, l'umanità e le stanze che hanno occupato nel cuore dei loro simili.
©2024 Testi di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo
©2024 Immagine di Orazio Nullo
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