mercoledì 28 febbraio 2018

Upset soul...just a poem.


Life is made with few words,
some colours and unforgettable smells,
as well as days full of joy
and awful pain moments:
then you have to be very luky
to survive this rollercoaster run.
It's a struggle and not a game
as everyone's able to understand
when still roses thorns rip the skin.
It's not enough hope tomorrow
it could be a better day
if only God could want it to be,
supposed he would have time
to take care of us and our troubles.
I'm too much tired to believe again
fairy tales about heavenly love
able to repair injured hearts.
It's better to me quickly going to sleep,
because I know it's the only way
to live another dream.

© 2018 Text written by Claudio Montini (original, all rights reserved)
© 2018 Image produced by Orazio Nullo (original computer made) "Caught souls in the net"

venerdì 23 febbraio 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: la frittata che non c'è...

...Ma le uova sì e anche tutto il resto!!
di Zio Propano

Sposare le uova e le verdure non è cosa semplice nè scontata; il rischio non è quello di cadere dalla padella alla brace, ma quello di inzaccherarsi di pastelle e impanature di vario genere. I puristi del genere sostengono che sia un matrimonio che non s'ha da fare, che al limite si possa ammettere un goccio di latte o una manciata di parmigiano, in extremis cipolle a fette sottili: figuriamoci usare il forne a microonde per la cottura! Infatti, quello che vengo a proporvi è una frittata che non c'è ma si lascia mangiare tranquillamente. 
Procuratevi:
  • una confezione di feta greca (sono 200 grammi circa)
  • una zucchina verde
  • una patata
  • quattro uova di gallina (i gusci potete anche buttarli)
  • 30 grammi di burro
  • sale e pepe
In una ciotola sbattete, con una forchetta o con la frusta, le prime due uova salate e pepate; imburrate una teglia dai bordi alti che possa andare nel microonde e versatevi le uova sbattute. Sbucciate la patata, tagliatela a fette sottili e deponetele nella teglia, a bagno nelle uova: pazienza, basta che facciate un piano; la feta confezionata si presenta come una mattonella: tagliatela a fette e disponetele sopra il primo strato di patate; affettate a rondelle la zucchina e disponete le fette sopra lo strato di feta, quindi un'altro piani di feta e poi patate, feta e poi zucchine fino ad esaurimento del materiale. Adesso potete sbattere le altre due uova e versarle nella teglia coprendo per bene l'ultimo strato creato, che sia formaggio o verdura non importa: il fluido si distribuirà da sè occupando gli spazi che troverà; a piacere, spolverate di formaggio grana grattugiato e di fiocchetti di burro, quindi mettete la teglia con coperchio (ma senza chiuderlo, solo appoggiato) nel microonde a potenza standard (quello che ho adoperato ha una potenza di 1000 W di default) per una decina di minuti e il gioco è fatto, pardon, il piatto è pronto: gambe sotto al tavolo e forchette a centro tavola. Il risultato sarà facilmente sezionabile con un coltello o con una paletta, come le lasagne, ma meno impegnativo rispetto a loro. 
Buon appetito da Zio Propano che non mette foto del piatto perchè la Jena Sabauda non vuole e lo Zio non ha tempo da perdere, avendo spesso fame e voglia di assaggiare i propri pasticci.

©2018 Testo e ricetta di Claudio Montini  
©2016 foto di Orazio Nullo

martedì 20 febbraio 2018

Alla fiera dei sogni non c'è più posto

Non cadete nel tranello: non sono tutti uguali!
di Claudio Montini
Alla fiera dei sogni tutti gli stalli sono già occupati e i banditori fanno a gara nel vantare meraviglie dei propri prodotti: Lucio Dalla è, fortuna loro, già passato a miglior vita altrimenti dovrebbero ingaggiare una serrata lotta giudiziaria per la liquidazione dei diritti d'autore dal momento che, con le debite proporzioni, L'anno che verrà (1979) conteneva già tutti i temi che stanno "infiammando" la corrente campagna elettorale lungo lo Stivale dove il si suona. Harry Potter si è già chiamato fuori dalla possibile candidatura alla poltrona ancora occupata da Paolo Gentiloni che, pur essendo un comunista in giacca e cravatta, ha rivelato essere dotato di stoffa e statura di valente statista, non certo del livello di Fanfani o Craxi o Andreotti o De Gasperi, ma sicuramente superiore a colui che lo ha preceduto e a quelli che si sono succeduti nell'ultimo quarto di secolo: Berlusconi ora è in ambasce perchè, se per sbaglio, la sua armata Brancaleone vincesse le elezioni gli toccherebbe davvero vedere Salvini a Palazzo Chigi e la Isoardi a fare la premier dame, non a sostituire (finalmente) Antonella Clerici al timone de La Prova del Cuoco su Rai 1. Infatti, almeno questo va riconosciuto al satiro di Arcore: ha capito perfettamente che, per cavare dagli impicci l'Italietta stracciona che si dà arie da gran dama, ci vuole la bacchetta di un mago davvero potente altrimenti non basterebbero le lacrime e il sangue che sir Winston Churchill preconizzò ai sudditi di Sua Maestà Britannica per vincere la guerra contro i nazisti (e tenere a bada i bolscevichi di Stalin). Non cadete nel tranello, seducente ma pernicioso quanto un sindaco telecomandato in una capitale dalla storia bimillenaria, che sono tutti uguali e che non vale la pena andare a mettere una croce su un pezzo di carta colorata con una matita copiativa: intanto ci sono vari livelli di nefandezza, come le sfumature di una scottatura...ognuno ha la sua e, con tutte quelle che abbiamo già rimediato, si può già fare una prima scrematura; inoltre, il materiale che viene prodotto per una consultazione elettorale e il personale che viene mobilitato è pagato con soldi che sono stati prelevati, consapevolmente o inconsapevolmente, dalle nostre tasche sia che siamo disoccupati (come me), invalidi (come la Jena Sabauda dopo l'ictus di quasi due anni fa), liberi professionisti, operai o contadini: ricordatevi che se non andrete volontariamente a votare, avrete gettato al vento o regalato a coloro che disprezzate un'altra cospicua manciata di soldi vostri ma ricordate anche che gli unici con l'assenza giustificata saranno proprio gli invalidi e tutti i disabili (a vario titolo o ragione) che sono, tra gli ultimi della nostra società, quelli ad essere dimenticati quando non considerati addirittura impresentabili! Altro che massoni, indagati, in attesa di giudizio o condannati in primo grado....

©2018 testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Slabs on hell's way" - Atelier des Pixels Collection

martedì 13 febbraio 2018

Un quarto di secolo

Venticinque anni fa, Maria Angela ed io, ci siamo detti reciprocamente di sì, senza sapere affatto a cosa saremmo andati incontro, forti soltanto di quella speciale sintonia che consente a due universi paralleli di compenetrarsi senza annichilirsi. La mia maturazione, come uomo e come artista, la devo anche alle montagne russe su cui ci siamo trovati a rullare senza deragliare, aggrappati a noi stessi e alla macchinina su cui ci hanno incastrati. Forse non lo rifarei: ma, certamente, consumerei i miei giorni col rammarico e l'astio che si deve alle occasioni perdute.
(Immagine "Anniversary" -2017- Orazio Nullo)

lunedì 12 febbraio 2018

Coriandoli e stelle filanti, tra il serio e il faceto


Scherzo di carnevale
di Claudio Montini
Sembra che domani sia l'ultimo giorno di carnevale, ma in giro non vedo mascherine nè coriandoli e nemmeno stelle filanti; c'è poca voglia di scherzare, ce n'è troppa di menare le mani e far volare proiettili e coltelli. Non per qualche giusta ragione o torto subito, ma soltanto per finire davanti a una qualche telecamera affinchè qualche altro stupido monti polemiche e finti reportage per alimentare la paura e l'odio, così che il suo padrone possa fare bella figura e riesca a far dimenticare le smargiassate e le figure di merda che ha fatto fare al Paese ignorante su cui vorrebbe tornare a signoreggiare. Il problema è che non è il solo; c'è un tale che di mestiere, una volta, cercava di fare almeno sorridere la gente stigmatizzandone i difetti: ora si crede il messia del terzo millennio e, come i fascisti veri, quelli che occuparono la stanza dei bottoni dello Stivale Italico nel secondo millennio, si picca di riscrivere la Storia e la Filosofia occidentale: Immanuel Kant è troppo gentiluomo per tornare dall'aldilà per prenderlo a calci nel sedere, presumo che sappia già che non ne vale la pena. Poi ci sono i rivoluzionari coi soldi e il sedere degli altri, quelli che pugnalano (solo per metafora) alle spalle i colleghi di partito segandogli le gambe della sedia: la vendetta è un piatto che va consumato freddo, se solo si fosse capaci di confezionarlo, ma una giustizia universale esiste e accade che chi doveva essere solo una soluzione tampone, provvisoria, telecomandabile riveli una statura e una condotta da statista ben superiore alle aspettative e ai dettagli del curriculum politico. Non sarà facile scegliere da chi farsi rovinare gli anni che mi restano da spendere in questa valle di lacrime: vorrei solo che lo facesse evitando di prendermi per il naso, promettendomi mari e monti mentre sto camminando bendato sul bordo di un letamaio; mi accontenterei di un sostegno al reddito superiore per l'invalidità di mia moglie (se non la pensione anticipata senza salassi e orpelli, dato che sono per quasi quarant'anni ha versato contributi nelle casse dell'INPS) e magari un modesto impiego statale, anche a tempo parziale, per potermene occupare serenamente finchè morte non ci separi. Lo so, è ancora carnevale...e, a carnevale, ogni scherzo vale.


©2018 testo di Claudio Montini
©2015 immagine di Orazio Nullo "Carnival"

venerdì 9 febbraio 2018

Sogno per il tempo scaduto

Quando busserò all'altra porta...
di Claudio Montini

Questa è l'immagine che ho del mondo ultraterreno, subito dopo la morte. Dopo una salita e una discesa, volteggiando come gli anelli di fumo di una sigaretta, arrivo a quel cancello lì e mi guardo intorno, giusto per vedere se qualcuno dei miei, di quelli che hanno lasciato la valle di lacrime prima di me, sia lì sulla soglia ad attendermi o a spiegarmi cosa devo fare o come mi devo comportare; d'altra parte è la prima volta che mi accade di morire... Nessuno: non si vede anima, un tempo, viva in giro di qua e di là dal cancello inondato di luce che lascia intravedere una scala che si dissolve in una tiepida e benevola penombra, simile a un abbraccio che vale più di mille parole d'altrettante preghiere. Ci avrei scommesso e l'avrei giurato che, anche questa volta sebbene sia l'ultima, nulla sarebbe andato per il suo verso e, tra due strade, avrei imboccato quella sbagliata e mi sarebbe toccato tornare indietro imprecando... Che importa? Ora che il mio tempo è finito, non ho più l'angustia di perderlo: aspetterò ancora un poco... Però non sono affatto convinto, una briciola di umanità mi è rimasta appiccicata addosso: insomma, non mi piace aspettare e detesto gli appuntamenti saltati... Caspita, io sono stato puntuale: quando è stata la mia ora mi sono presentato e buonanotte al secchio, ho finito di offender Dio come diceva un mio vecchio amico... Ho finito di tribolare, come ho sempre pensato e penso ancora: va bene, allora apro l'anta del cancello, tanto è socchiuso come se mi invitasse a farlo, varco la soglia per dare un'occhiata anche al piano superiore. Non sono ancora vicino alla scala, ho appena completato il primo passo ed ecco che mi arriva uno scapaccione a mano piena sulla nuca, tanto secco e potente che mi fa fare una capriola in aria! Sapevo perfettamente a chi appartenevano quelle cinque dita, le avrei riconosciute ovunque nell'universo, non solo per i calli e l'odore di nicotina delle troppe Marlboro, perennemente accese e fumiganti anche quando andava al bagno di notte. La botta è forte, come quell'unica volta in cui mi presentai in ritardo sull'ora di pranzo senza aver detto a nessuno dove mi ero diretto: eppure mi alzo, mi volto lentamente sorridendo e piangendo, massaggiandomi la nuca e lo vedo con la camicia dalle maniche arrotolate, la cravatta allentata e la sigaretta all'angolo della bocca. Mi viene da dire soltanto Ciao, papà! ma lui mi fa segno di stare zitto, mi prende per mano e saliamo i gradini insieme come quella volta al mare, avevo due anni, che mi fece camminare sulla balaustra del lungomare di Celle Ligure perchè volevo fare come i grandi, anzi, volevo essere grande come lui.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2014 Immagine condivisa da Google Images database su profili G+ e facebook

sabato 3 febbraio 2018

Fumo negli occhi

L'arrosto è scappato

di Claudio Montini

Considerate le affermazioni che seguiranno come se fossero i pilastri di un ragionamento circa la percezione dello stato delle cose pubbliche, vale a dire statali o regionali o provinciali o comunali, da parte del popolino o popolo bue o maggioranza silenziosa altrimenti detta opinione pubblica, l'indefinito e indefinibile interlocutore di pietra di ogni amministratore pubblico. Premesso che nutro sincera ammirazione per chiunque si metta in testa di volere governare una qualsiasi comunità di suoi simili, amministratore di condominio o presidente del consiglio dei ministri che sia, poichè si fanno carico di tormenti gastroenterici impagabili anche dalla più sfrenata ambizione, ritengo che applicare il sillogismo aristotelico alla determinazione dell'umore dell'opinione dei potenziali elettori sia un sottile bizantinismo fine a se stesso: la critica, al metodo o al merito, a mio parere deve sempre essere aperta e mirata a bersagli ben precisi proponendo, contemporaneamente, concrete soluzioni alternative.
Uguale prelievo ma meno servizi = aumento tasse;
uguale prelievo e uguali servizi = nessun aumento tasse;
uguale prelievo e più servizi = diminuzione tasse.
Scritte così sembrano lo schema di un discorso da fare in una qualsiasi campagna elettorale, le tasse sono una carta vincente da giocare per catturare l'attenzione dell'uditorio popolare; per prelievo si intende il prelievo fiscale, i servizi sono tutte quelle attività che sono in capo alla pubblica amministrazione, le tasse non penso abbiano bisogno di arzigogolate spiegazioni poichè sono il prezzo del diritto di cittadinanza in questo Stato. Mi spiace per voi e per l'amico che, via facebook, me le ha proposte per un'eventuale sviluppo logico e dialettico, ma per me si tratta di fumo negli occhi per distogliere l'attenzione dalla totale assenza di arrosto da dividere e di soluzioni opportune nonché praticabili per accaparrarsene. Il problema non sono le tasse, o prelievo fiscale che dir si voglia, neppure lo è l'entità o l'ammontare dello stesso: sono trastulli o masturbazioni cerebrali che lascio volentieri ai ragionieri, agli statistici, ai faccendieri che prosperano nelle penombre delle segreterie di partito o delle sedi amministrative regionali e no. Gli italiani non hanno paura o ritrosia a spendere, a cacciare soldi anche per lo Stato, giammai: essi pretendono che, per ogni centesimo buono e sano che esce dalle loro tasche, la Pubblica Amministrazione e lo Stato di cui sono cittadini e cellule viventi, senzienti e razionali (non solo codici alfanumerici) renda loro servizi altrettanto buoni e sani quando non ottimi, dal momento che uno Stato (inteso nel senso più ampio del termine) può permettersi economie di scala e prestazioni che il privato non solo non immagina ma si guarda bene dal proporre. Allora, diventa lampante che il problema vero, l'arrosto che dovrebbe celarsi dietro tanto fumo, sia la qualità dei servizi e come migliorarla in maniera direttamente proporzionale al gettito fiscale: qui dovrebbe manifestarsi, in un mondo ideale, il coraggio dei dirigenti di fare le cose giuste e non solo quelle economicamente o giuridicamente corrette, spingendosi fino al punto di dimettersi senza ricompense in caso di fallimento o palese incapacità a portare a termine i propri compiti. 
©2018 testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Job and service victims memorial" 

venerdì 2 febbraio 2018

Dalla cambusa di Zio Propano: il sughetto "maialino"

SUGHETTO "MAIALINO" ESPRESSO

di Zio Propano

Nonna diceva sempre che zucche e meloni hanno le loro stagioni; tuttavia, l'evoluzione delle tecniche colturali in ambiente protetto (non era sufficiente dire "in serra"?) e dei sistemi di trasporto merci ci consente di trovare, in commercio, ortaggi squisitamente stagionali in qualsiasi periodo dell'anno: per esempio i pomodori che sono i protagonisti di questa ricetta. Procuratevi:
  • 4 pomodori oblunghi maturi (più son rossi e meglio è)
  • mezza cipolla dorata
  • una carota di medie dimensioni (se è piuttosto lunga e corpulenta, solo metà)
  • una gamba di sedano verde (una costa, ovvero dalla base fino alle foglioline che generalmente vengono gettate: se è lungo ne adoperate solo metà)
  • 100 grammi di pancetta a cubetti (dolce o affumicata o agliata...vedete un po' voi quella che vi garba maggiormente)
  • due spicchi d'aglio (tranquilli: gli effetti collaterali si dissolvono in cottura)
  • 30 grammi di burro (non fate i farmacisti: è una fettina da tre millimetri tolta da un panetto da 250 grammi....e che sarà mai? Via quella bilancia elettronica e la spada laser....!)
  • olio di oliva (extravergine sarebbe ok, tanto ne servirà giusto un cucchiaio da tavola)
  • sale e pepe con giudizio (e gusto vostro, ovviamente)
Sciacquati i pomodori, li tagliate in quattro parti e poi in pezzetti grossolani (più piccoli sono e meglio è) che deporrete in un piatto fondo insieme al liquido che si produrrà nell'intera operazione: cospargeteli di un pizzico di sale e dedicatevi alla cipolla, all'aglio (scamiciato e privato delle estemità), al sedano e alla carota i quali vanno sminuzzati con un coltello o con la mezzaluna o col mixer tritatutto (se proprio la fatica vi da così tanta noia...). In un padellino dai bordi alti, quello che in ogni casa entra proprio per farci il sugo o le monoporzioni di brodo per influenzati, versate un filo di olio di oliva (giusto una sporcata al fondo) e la fettina di burro quindi iniziate a scaldarli a fuoco basso; versate la cipolla tritata, il sedano, l'aglio, la carota e la pancetta a cubetti lasciando soffriggere il tutto a fuoco lento e con coperchio per un paio di minuti o il tempo necessario ai prodotti di rilasciare i loro liquidi. Se vi dovesse venire l'istinto di mescolare con un cucchiaio di legno, per non fare attaccare o bruciare nulla, benissimo: non frenatelo! Ora siete pronti per unire al soffritto i pomodori con tutto il liquido che avranno trasudato: salate, pepate, amalgamate e poi mettete il coperchio al padellino e cuocete per quindici minuti, avendo l'accortezza di alzare l'intensità del fuoco da basso a medio e lasciando carta bianca all'istinto di cui sopra. Lo vedrete sobbollire e ridursi di volume poichè i pomodori, cottura facendo, si sfalderanno; a vostro giudizio, potete aggiungere altri cinque minuti di cottura a fuoco basso, durante i quali col cucchiaio di legno o con una forchetta schiaccerete i pomodori ancora interi: altrimenti, spegnete il fuoco e, con un frullatore a immersione, completate rapidamente la trasformazione del sughetto maialino in una crema omogenea. Mentre sciacquate il frullatore (in modo tale che non rimanga quel fastidioso alone rosato nelle parti entrate a contatto col sugo caldo), deciderete se adoperarne una parte per una gustosa pastasciutta seduta stante oppure se conservarlo negli appositi barattoli di vetro con tappo a vite, prodotti da una nota azienda emiliana: nel qual caso, vi consiglio di versare un goccio di olio di oliva sul fondo e fare in modo che aderisca alle pareti, ruotando il vasetto, quindi versarne un goccio (si fa per dire) per coprire il prodotto (meglio se lievemente ancora tiepido) prima di avvitare il tappo e mandarlo a riposare in frigorifero. Non avendo conservanti o stabilizzanti, mi sembra superfluo ricordarvelo (ma lo faccio comunque), per una quindicina di giorni la "conserva" è garantita: oltre questo termine è a vostro rischio e pericolo. Per chi vuole andare sul sicuro e saltare a piedi pari il capitolo pomodori salvando anche il frullatore dalla tinta rossa bollente, suggerisco di adoperare la passata di pomodoro (quella in bottiglia, che i suoi bravi conservanti ce li ha in dotazione dalla nascita: ne bastano 200 grammi, un quarto di bottiglia più o meno) insieme al resto degli ingredienti, cui si possono aggiungere anche una decina di olive verdi denocciolate e opportunamente sminuzzate al coltello e quattro filetti di alici sottolio per fare tranquillamente a meno del sale, dando comunque gustosa personalità al sughetto che sarà ancora più espresso. Qualunque procedura adottiate, sarà un successo e buon appetito!

© 2018 Testo di Claudio Montini 
© 2015 Immagine di Orazio Nullo