CHI HA INFRANTO LA
BOLLA DELLA FELICITA'?
di Claudio Montini
Davanti a un'opera d'arte si possono sperimentare notevoli e mutevoli
e varie sensazioni, impressioni, emozioni che prenderanno forma di
suggestioni, riflessioni e interrogativi, forse, destinati a restare
inevasi e irrisolti. Come certe curve e certe pieghe della vita che
vanno affrontate a velocità e inclinazione adeguate per non
ruzzolare, anche le idee belle e originali e geniali necessitano di
essere maneggiate con cura e cautela poiché, nonostante il coraggio
e l'impegno e la perizia, l'esito potrebbe risultare splendido ai
nostri occhi ma essere di difficile comprensione per i fruitori
lasciandoli perplessi. REWIND di Sara Goria (Elmi's world, 2018) è
un'opera d'arte contemporanea, insolita e a modo suo rivoluzionaria
che è ricca di amicizia, amore, passione per una motocicletta che
unisce mondi umani differenti, mistero delle dinamiche della mente
che si è ammalata e l'imperscrutabile follia dei circuiti in cui il
destino ci imprigiona. Cosa mai potrebbe andare storto in un raduno di appassionati
possessori di Harley-Davidson, impegnati in una scampagnata in sella
alle proprie rombanti due ruote statunitensi sulle alture che si
immaginano lasciando Aosta e Sarre alle spalle e guardano Saint
Pierre? Nulla fino al colpo d'arma da fuoco che lacera la quiete
della notte silvestre nei pressi dell'albergo a Vetan, rifugio a 1671
metri sul livello del mare della comitiva motorizzata: sembrerebbe
l'esordio di un giallo alla Agatha Christie, forte anche di uno stile
prosastico asciutto, lineare, elegante, dotato di buon ritmo, mai
banale e gradevole quanto quello dei più felici prodotti della
collega britannica. Peccato che il suo inizio sia anche la sua fine: la scrittrice
valdostana riavvolge il nastro degli eventi capitolo per capitolo, a
ritroso conducendoci lungo la catena delle cause, fino alle scelte
scellerate e ai fraintendimenti di alcuni degli attori coinvolti
nella vicenda narrata in REWIND; il titolo non è stato
scelto a caso: è già da sé un programma. Tuttavia, a mio parere,
questo implica che a un dato momento esista un tasto PLAY da
premere per approfondire alcuni temi relativi ai personaggi in modo
tale che, rispondendo agli interrogativi spontanei che nascono
abitualmente nei lettori, finisca per giovarsene anche il quadro
generale dell'opera. Invece, in questo romanzo apparentemente
costruito al contrario, quel tasto non c'è: tanto è vero che noi
lettori dobbiamo accontentarci di un epilogo che, risultando essere
l'unica via d'uscita all'esperimento, lascia intatti dubbi, nodi e
ombre come se dovessimo attenderci (me lo auguro, a breve) una
seconda puntata relativa all'inchiesta, alle implicazioni umane e
giudiziarie e alle ripercussioni sul campione di varia umanità che
Sara Goria delinea con abile sagacia e precisa, nonché gradevole,
concisione. Perché vale la pena premiare il gioco intelligente e geniale che la
scrittrice torinese di nascita e oriunda valdostana, amante del mondo
Harley-Davidson (tanto meccanico quanto umano), allestisce e conduce
in REWIND (Elmi's world, 2018) leggendolo
seguendo l'ordine dei capitoli e poi rileggendolo in direzione
contraria? Va fatto per rendere omaggio al coraggio e alla fatica spesi per
creare questa storia che, a modo suo, rivitalizza il giallo
smarcandosi dall'ortodossia del genere pur rispettandone le linee
guida generali come fecero, Luigi Pirandello con SEI PERSONAGGI IN
CERCA D'AUTORE, Elio Vittorini con UOMINI E NO e Andrea
Camilleri con LA SCOMPARSA DI PATO'. Va fatto perchè in esso ritroverete il ritratto dell'umanità
attuale nelle sue tre età, con tutte le fragilità e le abitudini e
le tensioni ideali peculiari, al netto della galleria fotografica in
coda al testo e che è stata (a detta dell'autrice) fonte
d'ispirazione nella concezione dei personaggi. Va fatto perchè la felicità è una bolla effimera quanto il viaggio
punteggiato dal rombo di una marmitta cromata a stelle e strisce:
quando i bolidi colorati e personalizzati sono allineati, le giacche
variopinte come i caschi posate a loro guardia, la meta ha un senso
solo dopo aver festeggiato l'arrivo di tutta la compagnia; solo così
si può ripartire lasciandosi alle spalle la solitudine scambiata per
libertà senza riavvolgere il nastro, nemmeno quello di asfalto, per
capire chi ha infranto la bolla della felicità.
©
2019 Testo di Claudio Montini
©
2019 Immagine da Google Images/Elmi's world editore - Italy
Nessun commento:
Posta un commento