sabato 27 agosto 2016

Letti & Piaciuti: FUTURO ZERO di Jack Womack (Einaudi, 1988) - Radio Patela magazine

DOVE POTREBBE ANDARE L'AMERICA

Jack Womack
FUTURO ZERO
Einaudi (1988)

di Claudio Montini

Deve aver fatto una bella fatica oppure essersi divertito parecchio, o entrambe le cose, il traduttore Giancarlo Carlotti con questo prodotto dell'edonismo reaganiano e della ubriacatura d'ottimismo e disinvoltura che hanno regnato sovrane nei costumi e nella cultura dell'ultimo ventennio del secolo breve, il Ventesimo, quando perestrojka e scudo stellare sembravano aver esorcizzato la paura di un'olocausto nucleare come capitolo finale della guerra fredda.
FUTURO ZERO di Jack Womack è un romanzo di fantascienza, o meglio futuribile cioè con una visione del futuro prossimo venturo, la cui stesura è iniziata nel 1983 e che è stato pubblicato nel 1987 negli USA e in Italia, da Einaudi, nel 1988; è ambientato in un Ventunesimo Secolo nel quale il mondo e New York in particolare sono imbarbariti depravati tanto che violenza gratuita e soprusi sono all'ordine del giorno, i poveri sono sempre più poveri, le istituzioni sempre più evanescenti o assenti, il sogno americano è morto e sepolto mentre il mondo è dominato da multinazionali che se lo spartiscono e si fagocitano tra loro tramite attentati dinamitardi, duelli all'ultimo sangue tra dirigenti, suicidi indotti o istigati in quegli stessi che erano a capo delle aziende conquistate.
Lo stato di guerriglia permanente regolato dall'esercito, la crisi economica permanente che ha fatto ritornare in auge il baratto, la nascita di fantasiose religioni e la ghettizzazione di massa della classe media, dei nuovi poveri e dei deformi congeniti (che si sono coalizzati fino a creare una comunità strutturata con un credo religioso e una lingua propria, fuori dagli schemi sintattici usuali per sottolineare ulteriormente la propria difformità), completano il quadro entro il quale un "bravo manzoniano" del futuro, un Griso del XXI secolo, un guardaspalle e assassino viene incaricato da un figlio di attentare alla vita del proprio padre che è a capo della multinazionale che tira i fili che fanno agire lo Zio Sam e anche altri burattini nel teatrino del terzo pianeta del sistema solare.
Niente che il protagonista non abbia già svolto, il bersaglio semmai è solo più grosso: ma tutto va storto, il piano fallisce come la fuga verso un posto sicuro dove far calmare le acque; la resa dei conti, suicidio del mandante a parte, porta alla luce la verità che spiega l'intero stato delle cose (l'Ambient che è il titolo originale di FUTURO ZERO, non solo il nome che si danno i deformi congeniti) a metà strada tra l'alto medioevo a tecnologia e inquinamento oltre misura e il clima da stato sudamericano in preda alla guerra civile e alla dittatura. Esso non è dovuto al cinismo, alla malvagità congenita o alla scelleratezza di cellule impazzite del consorzio umano quanto alla velocità di calcolo e allo sviluppo di una coscienza di sè, ovvero allo sviluppo di una capacità di pensare e agire in modo autonomo, di un calcolatore elettronico prototipo di intelligenza artificiale tanto potente ed efficiente da essere in grado di ripararsi, espandersi, connettersi con altri sistemi e banche dati, ascoltare e rispondere a tono agli umanoidi che possono interrogarlo con comandi vocali: lui si riserva di obbedire o meno. E' il supervisore di tutte le attività umane, lecite e illecite; l'oracolo cui chiedere un parere o un piano d'azione; la mano di Dio che corregge le "anomalie" che disturbano i potenti come il Vecchio Mr. Dryden, che lo ha fatto installare e che sa che la macchina, a sua discrezione, può controllare l'arsenale nucleare mondiale mai smantellato ma installato in orbita intorno al pianeta.
Ma nè il Vecchio, che non l'ha mai conosciuto e neppure considerato, nè il super cervellone potranno nulla contro la forza che nell'universo muove il sole e le altre stelle: l'amore, il quale farà fare alla macchina il proprio lavoro fino in fondo e lascerà il protagonista rassegnato al proprio destino, quale che sia, con la sola consolazione di essere in compagnia delle due sole persone per cui ha messo a repentaglio la propria esistenza senza esitazioni. Il lettore, invece, rimarrà stupito e spiazzato da questo esito così irrisolto, inconcludente, irrituale, incomprensibile e anche irritante di una vicenda mai rilassante e mai rilassata.
Messa così, sembra che di FUTURO ZERO di Jack Womack (Einaudi, 1988) non ci sia molto altro di buono da dire se non stupirsi del fatto che sia entrato nel catalogo di uno degli editori italiani più prestigiosi e selettivi; in realtà, se si riesce a superare la trasgressione gratuita, l'indulgenza al macabro e alla truculenza, il retrogusto apocalittico di un futuro brutto e sporco e cattivo, elementi che a metà narrazione indurrebbero a smettere e a passare ad altro, rimane una grande e ammirevole abilità di Womack nel manipolare la lingua e il linguaggio narrativo: riesce a caratterizzare tutti i personaggi (calcolatore elettronico compreso) servendosi del loro modo di esprimersi e di sintetiche  ma efficaci descrizioni ambientali (come il titolo originale recita, Ambient) con cui rende edotto chi legge delle ragioni che portano i vari personaggi ad essere, ad agire, a parlare nel modo narrato.
Lo scrittore di Lexington nel Kentucky, innamorato fin da ragazzino di New York e del suo miscuglio di accenti e di genti, inventa almeno quattro lingue differenti da quella con cui cuce e rifinisce questo fosco affresco del XXI secolo; il divertimento di Giancarlo Carlotti, nel leggerlo in lingua originale, e la gran fatica che ha fatto nel rendere in italiano, limitando al minimo le perdite di freschezza e ritmo, la sana e cialtrona genialità yankee risiedono in questo elemento e non tanto nel valore profetico del romanzo che, in capo a una generazione o a un trentennio, è svanito o si tratta soltanto di un lieve ritardo del treno della Storia.
FUTURO ZERO, letto ai giorni nostri come è capitato a me, può essere utile a capire come potrebbe essere l'America del dopo Barack Obama, sia che fosse Donald Trump piuttosto che Hilary Clinton a prenderne il posto: nonostante la lunghezza e l'asprezza della campagna elettorale e le loro, apparentemente, differenti vedute circa le soluzioni per sviluppare far progredire la vita dei propri amministrati, sono convinto che dietro ciascuno ci sia un Mr. Dryden e un super computer (IBM non ha costruito DEEP BLUE solo per giocare a scacchi...) che ascolta tutto, vede tutto, registra tutto e ha già deciso se il futuro del genere umano sarà uno oppure zero.

© 2016 Testo di Claudio Montini
© 2016 Foto di Orazio Nullo    


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