VIVA L'AGRICOLA! TORTINA SALATA O
FINTA FRITTATA?
di Zio Propano
Il tritacarne a manovella ha sempre esercitato su di me un fascino
inspiegabile, secondo solo alla macchina per tirare la sfoglia con
anche le calandre per le tagliatelle e i capelli d'angelo, a casa mia
conosciuta come "l'Imperia" (dal nome della fabbrica
produttrice) ma che in televisione è stata ribattezzata "nonna
papera". Sarà perchè l'Imperia nonna e mamma la cavavano fuori
dalla credenza solo in certi periodo dell'anno, sarà perchè "..guai
a toccare la fontana con la farina e le uova!", sarà perchè
entrava in azione quasi al termine della procedura e bastava un
operatore per le manovre e un altro sarebbe stato solo d'impaccio,
quando scendeva in campo (pardon...in tavola, perchè andava fissato
con una ganascia a vite al piano del tavolo) quel connubio
contro natura di solidi geometrici con accessori al seguito era il
preludio a un evento magico, sin dal momento del montaggio di ghiere,
filtri rigidi, lame rotanti, vite senza fine e manovella: la materia
edibile, vegetale o animale, entrava dalla piramide rovesciata della
tramoggia in uno stato o in una forma e usciva dal cilindro
scanalato, con cui era fusa e che a sua volta si fondeva con la
piramide di base, in tutt'altra forma e condizione. Addirittura già
miscelata e disposta in cilindri lunghi e sinuosi e fragili che
comunque sarebbero stati frantumati e impastati, nuovamente, con uovo
di gallina e pane, o formaggio grattugiato o entrambi, per diventare
polpette o ripieno di ravioli, tortelli o anche di una gallina
eviscerata da far bollire intera per ottenere il brodo con cui
cuocere questi ultimi. Il rapporto paritetico e simbiotico tra
macchina e uomo neutralizzava il timore di incidenti e distrazioni
perniciose per la salute, a differenza dei contemporanei robot da
cucina, affettatrici e impastatrici: se non interrompi
l'approvvigionamento di energia elettrica, questi ultimi non si
fermano e ti possono rovinare la giornata e l'esistenza, con quelli
bastava smettere di girare... Comunque sia, non sono un nostalgico
retrogrado, talvolta per ottenere risultati di un certo tipo o per
fare in fretta mi avvalgo anche io della tecnologia: e meno male che
c'è! Questa volta sono ricorso al tritacarne classico (mica tanto: è
in pura plastica made in China...!), perchè volevo un impasto dalla
granulometria importante e non polverizzato; pertanto passiamo alla
lista della spesa:
- 2 uova di gallina (i gusci non servono e si possono buttare, una volta rotti)
- 1 peperone corno dolce ( vanno bene anche gli altri tipi di peperoni; questo in particolare è coltivato in Sicilia e l'hanno chiamato Cornelio: info@valfruttafresco.it)
- 1 patata pasta gialla
- 1/2 cipolla dorata
- 1 carota
- 2 bistecche di pollo
- 6/8 cucchiai da tavola di pane grattugiato
- 10/12 olive verdi denocciolate (in salamoia) (se le avete in casa solo col nocciolo, asportate da questo la polpa e sarete ricondotti al caso precedente, come dicono i matematici...)
- Olio di oliva extravergine quanto basta
Aprite il peperone e privatelo dei semi e delle parti bianche, quindi
tagliatelo a falde o a pezzi grossolani; pelate la patata e la carota
riducendole in altrettanti bocconi grossolani; fate lo stesso con la
cipolla e le bistecche di pollo per non fare eccessiva fatica a
caricare la tramoggia: ora potete cominciare a tritare inserendo i
prodotti anche a caso e avendo cura di versare un cucchiaio di pane
grattugiato di tanto in tanto (fino a quattro o al massimo cinque)
per evitare un eccessivo sbrodolamento nella ciotola che raccoglie il
triturato, ma anche per migliorare la presa delle lame e la resa del
"macchinario". In un'altra ciotola sbattete le uova intere
(i gusci no...che ve lo dico a fare? Ma quanto sono spiritoso...) con
un pizzico di sale e uno di pepe ( per i più golosi, anche un
cucchiaio da tavola di formaggio grana grattugiato) per qualche
minuto fino ad ottenere un fluido omogeneo, quindi unitelo agli altri
ingredienti triturati amalgamando per bene il tutto. Anche l'occhio
vuole la sua parte e, allora, quando il composto vi sembrerà avere
assunto una bella faccia, lo verserete in una teglia o in un
contenitore da cottura in microonde dai bordi alti, meglio se a base
quadrata, che avrete unto con l'olio extravergine e poi cosparso con
quel che resta del pane grattugiato. A questo punto, si cuoce in
microonde con coperchio, appena appoggiato e non chiuso, per 7 minuti
a potenza standard (secondo le peculiarità del vostro
elettrodomestico); lasciate riposare la tortina nel forno per un
minuto dopo la cottura e poi servite in tavola, coi miei auguri di
buon appetito!
©
2018 Ricetta e testo di Claudio Montini
© 2016 Immagine di Orazio
Nullo
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