di Claudio Montini
Costituzione della Repubblica Italiana (1948) - Articolo 1L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Basterebbero queste due frasi a spazzare via equivoci e fraintendimenti o, peggio, simpatie malate e ammiccamenti più o meno palesi a ogni sistema totalitario e prepotente, di qualsiasi colore siano le sue camice: lo scopo di questi ultimi è solo quello di fare soldi e soddisfare le proprie pulsioni animalesche, giammai il benessere comune e il progresso verso un mondo migliore e pacificato ed egualitario. Domani è il primo giorno del mese di maggio, è la festa dei lavoratori, la festa del lavoro inteso nel senso più ampio e nobile del termine, la festa di chi fa o produce o immagina qualcosa di bello per sé e per gli altri. Ma il lavoro o il lavorare, scegliete voi quale accezione vi fa più comodo, ha numerose sfumature o sfaccettature o interpretazioni persino definizioni: però tutte hanno il comune denominatore della fatica, del sudore, del dolore così come spesso del sopruso, dell'abuso, dello spietato sfruttamento. Anche quando ci stiamo divertendo, anche quando crediamo di spendere liberamente del nostro tempo libero, anche quando ci dimentichiamo del passato e delle sue spine, dei suoi chiodi, dei suoi manganelli e delle spranghe o delle chiavi inglesi, delle bombe sui treni e nelle stazioni per farci rodere dalla paura di uscire di casa, di dire basta e di pretendere un pezzo di spiaggia al sole col mare e un gelato al limone, un tetto sulla testa che non crolli alla prima scossa di terremoto, un piatto di minestra tutti i giorni e una maestra che ci insegni a leggere e scrivere e far di conto e a pensare con la nostra testa, così che non serva solo a portare il cappello e a ospitare la bocca per osannare uno meno cretino di noi, appollaiato come un corvaccio nero di sventura, sopra un balcone che sbraiti di sacrificarci andando avanti noi perchè a lui viene da ridere vedendo una marea di allocchi senza memoria col braccio teso al cielo. Almeno per questo giorno, lasciamo riposare in pace i morti del passato e proviamo a immaginare il modo per cui non ce ne siano più in futuro, né sui campi di battaglia né sui posti di lavoro: facciamo pace col cervello, leviamoci paraocchi e fette di salame sugli occhi affinché non sia un fungo lucente più di mille soli a illuminare un'avvenire di cadaveri e tronfi signori della guerra e delle mosche. Buon Primo Maggio a tutti, buona festa del lavoro a chi ce l'ha, a chi sogna ancora di trovarlo, a chi ha già smesso ma non è ancora così disperato da voler uscire di scena.
© 2019 Testo di Claudio Montini© 2016 Immagine di Orazio Nullo "Basic principle"
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