giovedì 22 marzo 2018

Letti & Piaciuti: Don Winslow CORRUZIONE - Einaudi - (2017)


DULCIS IN FUNDO
di Claudio Montini
La Grande Mela è assai più bacata di quanto non appaia, nonostante tutti i suoi sforzi per mantenere la buccia intatta e luccicante, grazie al fiume di denaro e cocaina che l'attraversa e ne irrora tutti i gangli vitali senza che nessuno si faccia mai domande sulla provenienza di buste o pacchi. La violenza, la sopraffazione, la scaltrezza priva di scrupoli sono gli strumenti che, ad ogni livello di guardie e di ladri senza distinzione, garantiscono la spartizione di torte e territori in cui i vari satrapi dispensano ordini di vita o di morte; il resto sono solo chiacchiere per parolai a libro paga dei vari mezzi d'informazione, per coloro che credono ancora che New York City sia ancora la porta dell'America, della terra delle opportunità, dei grandi profitti regolati soltanto dalle leggi del libero mercato. Il sistema che tiene in vita e rigenera e fa rinascere anche dalle sue stesse ceneri la città che non dorme mai è perfettamente in grado di generare gli anticorpi necessari a limitare i danni, collaterali e non, di eventuali rigurgiti di onestà o umanità degli elementi o ingranaggi che ancora credono ad ideali di fratellanza o di famiglia o di corporazione. Lo sa bene il protagonista di CORRUZIONE (titolo originale THE FORCE, 2017 Einaudi editore per l'Italia con la traduzione di Alfredo Colitto) e la sa ancora meglio l'autore, Don Winslow, che confeziona una tragedia greca con tanto di sacrificio finale dell'eroe come atto di redenzione dai peccati commessi nelle oltre quattrocento pagine precedenti, a mio parere, non del tutto indispensabili per godersi la ruvida poesia delle sequenze finali, proposte con stile asciutto ma senza sconti o scadimenti nel tecnicismo prolisso o nell'inverosimile. Infatti, è nella terza ed ultima parte (in realtà, il quinto movimento di questa rapsodia in blu, colore principe della divisa del Dipartimento di Polizia di New York) che il romanzo prende il volo: CORRUZIONE si eleva dalla palude di luoghi comuni e richiami a trame già viste o lette, di artifici che fanno la gioia di revisori di bozze e direttori editoriali, di una certa vaghezza nel delineare le psicologie dei personaggi, per librarsi nel cielo della letteratura di genere poliziesco propria degli Stati Uniti di cui Raymond Chandler (citato in sede di dedica, avanti all'introduzione, con uno scambio di battute tratto da Addio mia amata) è uno dei capostipiti e dei capisaldi. L'abilità di Winslow risiede nel riallacciare i nodi con i temi esposti nell'introduzione, ma anche nel resto della storia (cui una decisa dieta dimagrante non avrebbe fatto male: a questo, credo, provvederanno gli sceneggiatori di Hollywood...), adottando una narrazione serrata, una tecnica di montaggio da videoclip in cui si susseguono ricordi e facce perdute con il presente in cui la vita sta scivolando via rendendo più struggente la parabola discendente di Denny Malone, sergente del NYPD Manhattan North, che desiderava essere soltanto un buon poliziotto, dopo tutto, amando la città e la gente che proteggeva e serviva assecondando quella ingenua briciola d'anima da cattolico irlandese nascosta in fondo al cuore. Intendiamoci, CORRUZIONE di Don Winslow (Einaudi, 2017, traduzione di Alfredo Colitto, titolo originale THE FORCE) non è un capolavoro ma un buon prodotto se visto nell'ottica di una futura trasposizione cinematografica; da un punto di vista politico (nel senso più stretto che gli antichi davano al termine) o sociologico non è da assumere come bussola o mappa delle lacerazioni e contraddizioni che allignano nella polpa della Grande Mela e, in generale, della superpotenza nata da tredici colonie ribelli riunite sotto una bandiera a stelle e striscie il cui credo (non ufficiale) è guadagnare e arricchirsi sempre e comunque, anche ingannando e uccidendo il prossimo poichè questi farebbe la stessa cosa alla prima occasione utile.

© 2018 Testo e fotografia di Claudio Montini

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