Dritti e duri verso il sole dell'avvenire
di Claudio Montini
I coriandoli di Nonno Gelo hanno danzato per due giorni o, forse, di più tra le braccia di Burian che, dopo aver pettinato comignoli fumiganti e fronde di alti fusti anche sempreverdi, ha trascinato con sè le nuvole che ora si stanno spremendo sulla terra ancora imbiancata e gelida. La notizia del freddo nella coda dell'inverno ha riempito le bocche, gli schermi e la carta stampata nascondendo le altre urgenze e le preoccupazioni che attanagliano i nostri animi già in ansia di non poter scrutare il cielo e le stelle cui chiedere conto del nostro destino: a malincuore, dovremo fidarci di quanto ci riferiranno meteorologi e astrologi parimenti efficaci quanto puntuali nel blandirci coi loro aggiornamenti che ascolteremo con sufficienza, dimenticandoli con beata incoscienza o vituperandoli per aver mancato il bersaglio. Da vecchio anarchico infantile quel tanto che basta a serbare una briciola di fanciullesca ingenuità in fondo all'anima, mi piace pensare che la bufera nevosa tardiva sia il passo d'addio o l'arrivederci dell'inverno alla terra che aspetta, con ansia, il prorompente risveglio di primavera che vien danzando, per dirla coi poeti dei tempi andati. Una sferzata della coda velenosa da parte di quella che, comunemente, viene detta brutta stagione prima che vada in onda il mito ancestrale della resurrezione:in altre parole, l'ennesimo tiro mancino della sfortuna o l'assalto disperato dell'antagonista che, non essendo disposto alla resa e meno che mai rassegnato alla sconfitta, vuole rendere amara la vittoria al proprio competitore. In questo nuovo medioevo, peggiore del precedente poichè ha perduto la migliore qualità che ha consentito a quello di sopravvivere ed evolversi in uno stadio superiore, la memoria non si è espansa nè articolata come le macchine sofisticatissime cui domandiamo e demandiamo soluzioni a tutti i nostri problemi, in cui depositiamo ricordi e idee non per conservarle ma per manipolarle e dimenticarle, cui affidiamo anche le più intime istanze della nostra vita. Nel secolo breve abbiamo raggiunto l'apice della evoluzione dell'animale chiamato uomo, sopravvissuto all'istinto annichilatorio grazie all'anelito istintivo per la conservazione della specie e per la libertà del pensiero, ma anche alla elaborazione dei riti laici della democrazia e della partecipazione alla gestione del potere: tutto ciò, però costa fatica e sudore e lacrime e sangue da cui ci esentano il pigiare un bottone colorato, applicare una comoda etichetta autoadesiva, un codice a barre alfanumerico o una sequenza di uno e zero in groppa a oceani di elettroni e fasci infiniti di onde elettromagnetiche che attraversano invisibili praterie. In questo nuovo medioevo non abbiamo più bisogno di pensare: basta che ci sia uno, anche uno solo al comando, che ci dica quale bottone premere per marciare come un sol uomo dritti e duri verso il sole dell'avvenire.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2016 Immagine di Orazio Nullo "Country snow on winter" - Atelier des pixels collection
Nessun commento:
Posta un commento