venerdì 5 agosto 2016

La neve dei gatti tra sogno, memoria e realtà - Poema con note a margine

Il quaderno magico

di Claudio Montini

Frugando nella soffitta dei ricordi di bambino, da un vecchio baule impolverato, ho cavato fuori un quaderno rilegato in cuoio dalle pagine ingiallite, l'elastico nero che lo teneva chiuso e una fibbia anch'essa di cuoio solidale con la copertina perchè tratteneva una vecchia matita cilindrica, dorata come una bacchetta magica da prestigiatore. Siccome sono curioso come una scimmia dispettosa o come Tommaso il gatto ficcanaso che ascolta i miei borbottii, quando mi incrocia per strada e mi segue per un tratto, mentre guardo i titoli della prima pagina del giornale, mollandomi quando smetto di commentare le notizie....secondo voi che ho fatto? Ho aperto il quaderno, ho letto quello che ho trovato e...l'ho pubblicato qui!!!  

LA NEVE DEI GATTI

Se marzo si facesse gentile
e si cambiasse lesto in aprile,
scrosciando vita dal cielo
a destar anche il più gracile stelo
avrei nostalgia d’una passeggiata
in tua compagnia fino al lago Pelota
dove la superficie increspata
e le foglie lucenti celano impulsi viventi
e bramosi d’una calda giornata
per sbocciare rigogliosi e possenti.
L’almanacco appeso al muro
richiama al presente e annuncia il futuro:
la Befana è decollata da una settimana
con tutte le feste appiccicate alla sottana;
la finestra mostra l’orizzonte ricamato di brina,
indifferente alla nebbia la sera e la mattina,
ai mercanti di neve o a una bella candelora
che in quaranta dì, dall’inverno, ci porti fora.
Fingo di sonnecchiare acciambellato
sul cuscino col mio nome ricamato
dalla vedova che m’ha adottato,
dal giorno d'autunno in cui, stremato,
nella legnaia mi son rifugiato;
che curioso esemplare
d’una razza capace nello stesso momento
d’uccidere e amare,
mai per necessità o istinto
sempre per calcolo e divertimento
dimenticando chi non ha vinto:
partecipai ad ogni suo sentimento
quando posai il mio sguardo baffuto
nel suo buffamente accigliato
e ne apprezzai il distendersi improvviso.
Potevo ancora fidarmi d’un sorriso?
La mia fame aveva già deciso
perchè l’ospitale istinto femminile aveva intuito,
in modo assai preciso,
quanto l’ennesimo viaggio m’avesse sfinito:
mi rifocillai con voluttà
temendo moine a commento della mia voracità,
ma non udii da lei alcuna banalità
perchè altri compiti l’attendevano più in là.
Ah sì, se marzo si facesse gentile
vestendosi a festa da aprile,
ascolteresti mille suoni diversi
d’animali che vivono senza temersi
come quella notte al lago Pelota
quando udimmo i racconti della vecchia trota.
La saggia e longeva creatura pinnata,
che a tante reti e molti ami era scampata,
rivolse un appello a tutti i presenti
affinchè si continuasse a celebrare
la notte speciale in cui ci si poteva parlare,
senza paura di fraintendimenti
anche se le piante, ogni giorno, lo fanno
compatendo gli uomini che non lo sanno.
Qualcuno, fuori e sopra di noi, dettando
le leggi che regolano il mondo
concesse una notte d’assenza
all’istinto della sopravvivenza,
affinchè ciascuno capisse la ragione
d’ogni gioia e d’ogni tribolazione.
Le parole di Rita la vecchia trota,
regina indiscussa del lago Pelota,
suonavano amare come un’addio
ma inebrianti come il fruscìo
della tiepida brezza che sveglia
nella carne e nel sangue la voglia
di donare e donarsi alla vita
per lasciare sempre aperta la partita.
La luna, spettatrice assisa tra le stelle,
ispiratrice delle storie più belle,
riverberava luce sottile per l’intera valle
tramando l’oscurità come i fili d’uno scialle:
nei nostri occhi balenò un luccichìo
che rivelò e unì il tuo desiderio al mio,
avvolgendoci in un sogno antico
eterno come il bene d’un vero amico.
Ma i sogni sono amalgama di vento e neve dei gatti
che dura un bel niente: lo sanno anche i matti.
Non coltivo più fantasiose illusioni
e non medito proditorie azioni:
in grembo alla vedova silenziosa
ricambio le sue carezze con le mie fusa.
Mi tormentino dolcemente le memorie:
son certo che sto per viver nuove storie.
Tornino pure senza fretta Marzo e Aprile,
perchè mi aggirerò ancora in cortile
miagolando grazie alla luna
per ogni briciola di fortuna.

Il lago Pelota è realmente esistito ma una cava di inerti, fermata solo dalla potenziale franosità strada statale, se l'è portato via insieme a migliaia di metri cubi di argilla e sabbia; forse Rita la saggia trota no, ma non è detto: Sairano è un villaggio equamente diviso tra cacciatori e pescatori molti dei quali devoti a Bacco e al suo nettare e qualcuno si è lasciato sfuggire questa storia, affermando persino di averla vista coi propri occhi; la vedova e il gatto, invece, ci sono perchè in tutte le famiglie, anche ai giorni nostri, c'è una zia troppo sola che ama ricamare e apprezza un felino randagio che si lascia accarezzare.....  

(c) 2012  Poema di Claudio Montini
(c) 2016 Note di Claudio Montini
(c) 2014 Immagine di Augusta Belloni "Il magico mondo di Claudio Montini" 

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