mercoledì 29 novembre 2017

Io non voglio morire qui: voglio vivere meglio!

Restituiteci la voglia di vivere qui e ora, senza morire ridendo...
di Claudio Montini

"Un'inquietudine impotente ci tormenta, e andiamo per acque e terre inseguendo la felicità. Ma ciò che insegui è qui, se non ti manca la ragione". L'epicureismo di Quinto Orazio Flacco anticipa Cartesio di quindici secoli e, in teoria, dovrebbe ancora indicarci la strada fornirci una chiave di lettura degli eventi, se non le risposte alla maggior parte dei nostri tormenti. In realtà, l'inquietudine che ci tormenta è quella di non conoscere cosa ci aspetta dopo i giorni che ci sono concessi in questa vita: non è tanto la ragione a mancare quanto gli strumenti per pianificare lo sviluppo degli eventi, i mezzi per prendere le decisioni giuste, la sagacia di intuire da che parte arriverà il colpo finale. A questa condizione peculiare dell'essere umano e, credo di non essere smentito da alcuno, altrettanto peculiare di ogni essere vivente razionalmente senziente oltre l'istinto di sopravvivenza, diamo i nomi più disparati e fantasiosi o inquietanti tuttavia riassumibili in una sola frase: paura della morte. Nell'assalto alla diligenza della votazione per approvare il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, nei relativi scontri ideologici tra antagonisti dell'agone politico (teatrini stucchevoli supportati da canovacci puerili simili, in tutto e per tutto, a giochi delle parti ampiamente concordati), entrano anche argomenti che poco hanno a che vedere col tema del testo in esame a Montecitorio: per esempio la legge sul biotestamento ovvero le disposizioni di legge sulla regolazione della fine della vita degli individui, cittadini italiani in questo caso. Come al solito, l'idea di partenza era buona e mirava ad evitare il triste pellegrinaggio verso cliniche specializzate, oltre confine, dove porre fine alle proprie sofferenze oppure consentire che in caso di incoscienza cronica si potessero staccare i macchinari e interrompere le cure palliative, lasciando che la natura facesse il suo corso. La cosa ancora più tragica è che la normativa esiste già ma ha un decorso e un regolamento che la rendono, di fatto, inutile e inapplicabile quando non è addirittura ignorata e sconosciuta agli operatori e agli attori protagonisti di queste dolorose vicende, ovvero pazienti e parenti e sanitari e amministratori; siccome il tema non è nuovo e i progetti di legge inerenti giacciono e si tramandano di legislatura in legislatura, perchè mai indignarsi se un esponente di spicco di una forza politica di destra, Matteo Salvini segretario federale della Lega Nord, afferma che il biotestamento non è argomento di suo interesse dal momento che lui si interessa più ai vivi che ai morti? Ci si dovrebbe incazzare perchè quella legge è stata cavata fuori come un coniglio dal cilindro a fine legislatura, giusto per accalappiare una buona dose di voti di indecisi sperando di trasformarli in seggi sicuri per il nuovo parlamento. Ci si dovrebbe incazzare perchè coloro cui abbiamo dato mandato di occuparsi dei nostri interessi, primo tra tutti una vita dignitosa e felice e sazia, si preoccupano soltanto di mantenere il proprio culo (e tutto il resto) al caldo e di farci morire con il sorriso sulle labbra. Ci si dovrebbe incazzare perchè ci sono ampi spazi d'Italia letteralmente dimenticati dallo Stato, sommersi da malavita e spazzatura e macerie di terremoto e fango di alluvioni in cui questi signori lautamente retribuiti non si degnano di farsi vedere se non quando si provvede a fare una strada dove possano non sporcarsi troppo le scarpe, salvo ragliare promesse e proclami da tutti i tubi catodici e i microfoni che si mettono proni ai loro piedi. Ci si dovrebbe incazzare perchè c'è gente che tira a campare con pochi spiccioli e c'è chi si prostituisce e alimenta beghe da cortile in televisione per ingrassare venditori di detersivi, merendine, assorbenti intimi e automobili in cambio di denaro, contratti per serate e foto e like sui social. La risposta migliore al signor Matteo Salvini sarebbe quella di pretendere che mettesse in pratica quella sua affermazione: restituirci la voglia di vivere in questo maledetto Paese, non quella di morire più facilmente e senza sforzo (per quello ci riusciamo già da soli), sarebbe il miglior viatico per una sicura vittoria elettorale. Altrimenti, ancora una volta, dagli scranni di Roma e di Bruxelles ci hanno indicato la Luna e noi abbiamo abbaiato, pardon..., belato al dito.

© 2017 Testo di Claudio Montini
© 2017 Fotografia di Orazio Nullo

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