Tra i due litiganti, il terzo gode: roba da laghèe..
Andrea Vitali
BIGLIETTO, SIGNORINA
ed. Garzanti 2014
di Claudio Montini Foto di Orazio Nullo
Alla cospicua produzione di Andrea Vitali edita presso Garzanti,
nell'ottobre 2014 si è aggiunto questo volume che mi è stato
regalato a Natale; i libri sono oggetti deliziosi, misteriosi e
delicati da destinare a regalo: esprimono la sensibilità e
l'intelligenza di chi li propone perchè dimostrano, o dovrebbero
farlo, la profonda conoscenza della personalità di chi lo andrà a
ricevere assai più di quanto possa farlo un profumo o un monile o
un'accessorio d'abbigliamento o d'arredamento.
Spesso sono una scommessa, specialmente quando si tratta di autori
italiani, troppo tesi ad imitare qualche illustre modello o a
esplorare i meandri più oscuri della sfortuna e del tormento
interiore: mai una volta che si mettano a raccontare una storia per
il gusto di narrare peripezie, talora tragiche e talvolta comiche ma
sempre umane e dal finale lieto, giusto per passare il tempo
chiacchierando in distesa letizia come dovrebbe accadere tra amici,
al bar o al parco o sulle panchine del parco sul lungo lago
sorseggiando un'aperitivo o prima di andare dal barbiere.
Con Andrea Vitali, invece, questo piccolo miracolo accade e si
realizza in BIGLIETTO, SIGNORINA edito da Garzanti: un
libro dove la storia si avvia con semplicita e si sviluppa con grande
ritmo articolandosi di particolari, di dati e di implicazioni che
allargano la visuale del lettore sui vari personaggi, sui
palcoscenici in cui essi agiscono e persino sui risvolti psicologici
delle comparse senza stancare, riducendo al minimo dialoghi e
descrizioni, concedendosi un gran finale col botto preciso come
un'orologio svizzero alla Agatha Christie o alla Alfred Hitchcock.
Siamo a Bellano, affacciati sul lago di como nell'estate del 1949,
durante i prodromi della campagna elettorale per il municipio:
l'aspirante sindaco Amedeo Torelli, commerciante di vini e attuale
vicesindaco, è disposto a fare le cose umane e divine ( lecite e no,
come certi "tagli" che fa ai vini locali con corposi vini
meridionali di cert'altri "amici degli amici") pur di
vincere alla faccia del dirigente locale del suo stesso partito, la
DC, che lo ritiene inaffidabile e trama per vederlo sconfitto una
seconda volta; in questi maneggi, il personaggio in questione ricorda
addirittura Andreotti e, fatte le debite proprozioni, lo sgambetto
che fece a Fanfani negli anni '60....
Se non che arriva in paese una bella e giovane donna, la quale pare
non spiccicare che poche parole d'italiano e altre in una lingua
incomprensibile, rea di aver viaggiato in treno senza biglietto
decisa a trovare un certo dottor Nonimporta con grande villa;
regolamenti alla mano, le Ferrovie dello Stato passano la palla ai
Carabinieri che la smistano alla più alta autorità civile presente:
il vicesindacoTorelli ( il sindaco è un medico e luminare dell'ospedale di Como,
più dedito alla medicina che alla politica ).
Da scaltro cialtrone qual'è, costui intuisce il pericolo perchè riconosce subito Marta Bisovich e imbastisce subito per lei un passato di profuga istriana in fuga dai comunisti jugoslavi, mentre la compromettente realtà è ben altra; alla ragazza basterebbe trovare un posto per sistemarsi e ricominciare a vivere rifacendosi almeno di un'aura di onestà e perciò accetta i piani del Torelli, tenendolo però in scacco con la minaccia di rivelare ciò che sa riguardo al loro primo incontro.
Da scaltro cialtrone qual'è, costui intuisce il pericolo perchè riconosce subito Marta Bisovich e imbastisce subito per lei un passato di profuga istriana in fuga dai comunisti jugoslavi, mentre la compromettente realtà è ben altra; alla ragazza basterebbe trovare un posto per sistemarsi e ricominciare a vivere rifacendosi almeno di un'aura di onestà e perciò accetta i piani del Torelli, tenendolo però in scacco con la minaccia di rivelare ciò che sa riguardo al loro primo incontro.
Ma il diavolo, o chi per esso, fa le pentole e non i coperchi e
l'ingordigia e la superbia italica e slava saranno sconfitte proprio
dall'unico povero diavolo onesto, dal parroco un po' padre Brown e
dal maresciallo Pezzati che come il maresciallo Rocca di Gigi
Proietti sa essere al posto giusto nel momento giusto.
Andrea Vitali con BIGLIETTO, SIGNORINA ci illustra,
descrivendola in modo assai essenziale, quasi senza citarla ma
lasciandocela intuire con poci sagaci tratti di penna, l'Italia che
risorge dalle macerie del secondo conflitto mondiale, in cui ognuno
tenta la sorte per imbastire il proprio futuro e fare in modo che sia
davvero nuovo e ricco e sicuro: ci sono tutti i caratteri e le
macchiette e anche le manie che, da allora consapevolmente o no, la
società italiana tutta e la provincia in particolare si sono tirate
dietro facendone la propria fortuna o, talvolta, la propria
disgrazia.
L'operazione riesce grazie alle scelte stilistiche, di struttura
narrativa più che linguistiche, queste ultime quasi obbligate, ma
altrettanto vincenti: ci sono 146 capitoli brevi e brevissimi, anche
di una sola pagina, più un epilogo; in questi, si alternano e si
rincorrono i vari sviluppi della vicenda in cui vengono coinvolti i
personaggi e anche i loro travagli interiori, in modo tale che ogni
capitolo crei un'atmosfera di attesa che sospinge il lettore ad
affrontare il successivo voracemente: per scoprire come va a finire
in quello ancora successivo: ma, così facendo, si trova alle prese
con un'altra strada appena imboccata e che deve assolutamente
seguire, riattivando il meccanismo fino all'ultimo capitolo e
all'epilogo che dipana tutte le matasse e chiude il cerchio.
Anche la lingua si adatta a questo ritmo da boogie-woogie evitando
descrizioni di cose, persone, animali, paesaggi ma affidandosi a un
sentore, piacevole, di italiano lombardizzato che ama seminare frasi
fatte o proverbiali qua e la e aborre la retorica ma ama la
semplicità, la schiettezza e la praticità; inoltre per non perdere
il ritmo, i dialoghi sono ridotti all'osso come le descrizioni delle
scene: anzi per i dialoghi, spesso Vitali ricorre al discorso
indiretto alternato a quello diretto, quello che viene messo tra
virgolette.
Una vera genialata! Il ragionamento, la riflessione, il disegno
interiore si fa parola e diventa palese solo per il lettore, come se
quest'ultimo stesse ascoltando la storia da un terzo narratore:
proprio come accade nei tavolini dei bar del lungolago o sulle
panchine di parchi o della passeggiate di paesi affacciati sul Lario
come lo è Bellano, dove la gente si ritrova in accrocchi
improvvisati e si mette a chiacchierare, a rammentare episodi del
passato, a raccontarli all'amico che è stato via in quel tempo là o
che è tornato a vivere in paese dopo tanto tempo e va aggiornato su
come e perchè certe faccende sono andate a finire bene per alcuni e
male per altri, su chi ci ha guadagnato e su chi ci ha rimesso, su
chi è venuto e su chi se ne è andato.
Non c'è traccia alcuna di nostalgia per il tempo che fu, in
BIGLIETTO, SIGNORINA: nemmeno nella foto di copertina
con una coppia su una macchinina degli autoscontri, databile a una
decina d'anni dopo l'anno in cui il romanzo è ambientato; pensare
una cosa del genere è fare un torto ad Andrea Vitali che arricchisce
il catalogo pluripremiato, che vanta presso l'editore Garzanti, con
un opera fresca, leggera, addirittura dissetante nel deserto della
produzione letteraria italiana troppo ricca di sussiego e aggrappata
alle sue nicchie tanto da dimenticare che la letteratura è anche
divertimento, svago, evasione dalle asprezze della vita quotidiana.
Grazie Andrea Vitali: BIGLIETTO, SIGNORINA (ed.
Garzanti 2014) mi ha regalato piacevoli momenti di serenità,
tanto che ricomincerei a leggerlo anche subito....
Se non ne avessi gia altri in attesa d'esser letti!
©
2015 Claudio Montini per il testo ©
2015 Orazio Nullo per la foto
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