di Claudio Montini
Quando sarà il mio momento di uscire da questa valle di lacrime, caro Charlie, arriverò proprio a quel cancello socchiuso che, mi auguro, abbiano spalancato e rivestito di tutti quei colori che fino adesso ti sono stati negati: di più, spero proprio che ci siano tanti bambini con altrettanti palloncini colorati e trombette a fare chiasso e festa come l'ultimo giorno che si sta all'asilo prima della vacanze. Io arriverò trafelato e stracciato, come al solito in ritardo, ma non troverò nessuno dei miei che mi abbia preceduto...sai com'è,...no cioè...beh è la prima volta che mi capita di morire e non saprei bene come fare...Lo so, a te non è stato nemmeno concesso di imparare a vivere...cosa vuoi mai che ti dica? Nemmeno ai tuoi genitori è stato spiegato bene come funzionava il giochino, ma loro ce l'hanno messa tutta per continuare ad amarti ed averti nelle loro vite: io non avrei avuto tutto quel coraggio. Insomma, io sono sicuro che arriverò e, sfacciato come sono, aprirò lo stesso il cancello, varcherò la soglia e non farò in tempo a posare un piede sul primo gradino che mi arriverà uno scapaccione a mano aperta e piena sulla nuca! Sarà tanto preciso e potente che sicuramente farò una capriola in aria atterrando ancora sui miei piedi ma, parola mia, quelle cinque dita le riconoscerò come le riconoscerei in ogni angolo del tempo e dello spazio!! Mi volterei lentamente, massaggiandomi la nuca e, piangendo col sorriso stampato in faccia, lo vedrei con la sua camicia bianca dalle maniche arrotolate, la marlboro rossa accesa e fumigante all'angolo della bocca, la posa leggermente inclinata e le mani poggiate sui fianchi, un po' in attesa e un po' in sfida: glielo direi in dialetto, la lingua di casa, "Ciau, papà: sum rivà!" (Ciao papà, sono arrivato).
(c) 2017 testi di Claudio Montini
(c) 2015 Immagine creata da Orazio Nullo con materiali concessi da vari archivi
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