Le gocce di madre Teresa di Calcutta
di Claudio Montini
Madre Teresa di Calcutta, in un flm che aveva le migliori intenzioni di raccontare la sua vita e le sue opere, all'europeo scettico che le domandava se credeva di poter cambiare il mondo sola e fragile come pareva ai suoi occhi, rispose che, dal momento che ne parlavano faccia a faccia, lei non era affatto sola ma loro erano gia in due; all'obiezione che le sue fatiche erano come una goccia nel mare della sofferenza, replicò che, il fatto che loro fossero in due a parlarne e a pensare di fare qualcosa, significava che le gocce erano già due; a sua volta domandò al suo interlocutore se avesse moglie: sì? Allora siamo già in tre! E con i figli si saliva a sei, se poi si fossero interessati anche gli amici si sarebbe incrementato il numero delle gocce, fino a diventare un ruscello che sarebbe sceso a valle incontrando altri ruscelli e sarebbero diventati un fiume; fino alla pianura, dove avrebbero sì rallentato la corsa ma per incontrare altri fiumi e correre insieme fino al mare, come accade da millenni a Dio piacendo...."Dunque", concluse la piccola grande suora albanese, che aveva insegnato geografia nel collegio in India dove era stata mandata in missione, dopo aver preso i voti perpetui, "anche lei converrà che il mare sia fatto di gocce e non si è fatto da solo".
Dobbiamo ripartire da questa insolita parabola, forse vera e forse inventata dagli sceneggiatori, se vogliamo risollevarci dalla apatia morale e dalla meschinità che ci opprime in Occidente, in generale, e in Italia in particolare.
So perfettamente che quello che sto per scrivere per molti lettori avrà il sapore dell'aria fritta, come si usava dire un tempo a Milano: non mi importa!
E' troppo facile criticare stando alla finestra o in poltrona o davanti a un caffè o un bicchiere di vino e, poi, applaudire osannando il primo che grida più forte di tutti, promette ruspe e meno tasse per tutti, oppure manganello e olio di ricino per chi la pensa diversamente, dimissioni forzate e licenziamenti in tronco e rotture di trattati internazionali come se piovesse dal momento che, ignorandone l'esistenza e le implicazioni e i contenuti, in un delirio di onnipotenza, si possono riscrivere succintamente eliminando le ingombranti procedure democratiche allo stesso modo con cui Robespierre, Stalin, Hitler, Mussolini, Milosevic, Ceausescu, Pinochet, Videla, Pol pot, Mao si sono liberati di coloro che non erano della taglia giusta, dell'idea giusta, della salute giusta, dalla parte giusta.
Non servono più gulag o konzentrazionkamp (forse l'ho scritto male, ma il tedesco non lo conosco), nei Balcani e nel Sud Est asiatico ne hanno fatto a meno; quegli scarti lì, quando non si ha una foresta o una fossa profonda scavata dagli scarti stessi, basta farli arrivare su una spiaggia e farli salire su di un barcone fatiscente pigiandoli come sardine: il mare e la provvidenza divina, ammesso che esista e che non abbia smesso di assistere il genere umano che si è dimenticato in fretta di madre Teresa di Calcutta, faranno il resto del lavoro sporco che imbratta solo a parole la coscienza degli uomini di buona volontà.
Può pure capitare di guadagnarci qualcosa, anche se sopravvivono: è storia contemporanea, anzi è cronaca di questi tempi odierni.
Ecco perchè dobbiamo tornare ad essere quelle gocce, noi che vogliamo distinguerci dalla massa: il torrente Ayasse che bagna Champorcher in Valle d'Aosta, che vedete ritratto nella foto, esce goccia a goccia dal Lac Misèrin a 2700 metri sul livello del mare, dove c'è il santuario della Madonna della Neve (leggenda vuole fondato dal legionario romano convertito al cristianesimo Porzio che ha poi dato il nome al paese: erail suo eremo) e si presenta così a 1300 metri s.l.m. nel capoluogo e a valle, a Bard, si unirà alla Dora Baltea e lei farà altrettanto con il Po e tutti arriveranno all'Adriatico.
A noi basta poco: basta ritornare a pensare con la nostra testa, dire no e dire sì tutte le volte che è necessario dire no o dire sì, spegnere la televisione o la radio quando non c'è nulla per cui valga la pena starle a sentire, ricominciare a leggere, immaginare, sognare e scrivere il nostro dissenso, il nostro plauso o anche il nostro disprezzo perchè le parole volano, scivolano sull'aria e il vento se le porta via: ma le parole che scrivi restano e insegnano e trascinano verso la costruzione di un mondo migliore.
(c) 2015 testo di Claudio Montini
(c) 2010 foto di Orazio Nullo "Panta rei" in Champorcher (AO)
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