Musica, colori e parole per un amico partito troppo presto da Lomello....
...ricordando Carlo Campari...
di Claudio Montini
Foto di Orazio Nullo e Daniele Massola
C'era tanta bella gente in San Rocco
sconsacrato, venerdì 6 marzo alle nove di sera passate: a Lomello
(PV) si ricordava un grande amico del paese tanto da esserne stato
sindaco e appassionato quanto puntiglioso storico.
Silvia Ruggia, Mario e Luigina Galli con Beppe Pasciutti |
Infatti, dalle suggestioni scaturite da
un suo libro, IL GIUDICE DEL MALEFICIO,
raccolta di atti giudiziari del XVII e XVIII secolo relativi a fatti
di cronaca "nera" (per usare un modernismo) accaduti in
Lomello, Beppe Pasciutti e Nando De Luca con Silvia Ruggia (sindaco
in carica con delega all'assessorato alla cultura, che però ha
ceduto letture e leggìo a Luigina e Piermario Galli) hanno allestito
uno spettacolo semplice, essenziale ma assolutamente magico, unico e
leggero come tulle e raffinato come seta, affatto agiografico o
nostalgico, senza fronzoli o eccessi ma anche senza cadute di ritmo o
di stile.
Una chiesa, seppure sconsacrata o radiata dall'esercizio del culto,
esercita sempre il medesimo fascino e incute il timore reverenziale
dovuto ad ogni luogo sacro, civile o religioso che sia: anche nell'ex
chiesa oratorio di San Rocco la gente è affluita lentamente e in
silenzio riempiendo il centinaio di posti a sedere ( una sessantina
di sedie imbottite e sei file di panche a ridosso dell'ingresso),
disposti in due settori separati da un corridoio centrale di fronte
all'altare maggiore (di tipica fattura barocca piemontese a marmi
policromi con prevalenza di nero e rosso) addossato a una parete
completa fino alla volta che divide l'unica navata da una parte
retrostante a soffitto più basso e volta a crociera (quasi fosse
un'abside a pianta quadrata), recante sulla parete di fondo
l'affresco di una crocefissione con Madonna e San Giovanni dolenti e
adoranti.
A questa parte si accederebbe attraverso due aperture rettangolari,
sormontate da finestre monofore, poste ai lati dell'altare che, a sua
volta in cima al tabernacolo, reca un'apertura ovale inferriata; ma
per l'occasione esse sono chiuse da tende: allora è chiaro che lo
spettacolo avrà come palcoscenico l'intera area dell'altar maggiore
delimitata da balaustre preconciliari in marmo policromo come
l'altare stesso.
Infatti, chi è entrato ha visto alla sua sinistra un pianoforte
orizzontale a coda corta classico per concerti da camera, col
coperchio del piano armonicoaperto e inclinato con l'apposita
stampella; al centro, campeggia una tela bianca da pittore da
centocinquanta per centonovanta centimetri (a occhio e croce),
sistemata su un'apposito cavalletto di legno alla cui base c'è una
scatola di colori e pennelli; a destra, invece, il leggìo e le sedie
dove prenderanno posto Luigina e Piermario Galli, dopo la breve
introduzione di Silvia Ruggia ch ha ricordato come l'evento sia stato
ideato dalla nipote di Carlo Campari con il maestro pittore e
scultore astrattista Beppe Pasciutti da Sartirana.
Insieme hanno ricordato l'eclettismo degli interessi dell'uomo e la
vivacità intellettuale dell'amico, oltre all'amore per la sua terra
e per il suo paese di cui è stato, storico e anche sindaco; a tal
proposito, l'artista sartiranese ha rivelato la profondità del suo
legame con Lomello e con Campari rammentando che la sua prima
esibizione di opere pittoriche, la sua prima mostra ufficiale, la
partenza della sua carriera, avvenne nel 1979 in questo paese con
Carlo sindaco in carica.
Dunque il modo migliore per ricordarlo non poteva essere altro che
quello di realizzare uno show che comprendesse e mostrasse la più
ampia varietà di aspetti artistici e culturali.
Nel corso della serata, ci sono stati altri due interventi musicali
nei quali Nando De Luca (che vanta collaborazioni con Tenco,
Celentano, Jannacci oltre alla composizione di colonne sonore per il
cinema e all'attività attuale, col proprio trio, nell'ambito del
panorama jazz italiano) ha proposto ed eseguito due brani di sua
composizione sempre con il tocco del concertista classico esperto,
fine e delicato ma potente e chiaro nel fraseggio, perfettamente
intellegibile da chiunque, lucido e teso ma elegante e brillante come
un'ottimo strumentista jazz: in poche parole, Enrico Intra e Arturo
Benedetti Michelangeli in una persona sola.
La sensazione che l'evento assuma una sua tridimensionalità, nella
quale i connubi tra parola e disegno e colori e musica si fanno
concreti, si intersecano e si scambiano energia, si ha mentre
scorrono le letture di brani tratti dal libro di Carlo Campari IL
GIUDICE DEL MALEFICIO: Beppe Pasciutti traccia sulla grande
tela bianca le linee guida dell'opera pittorica astratta e informale
che resterà a testimonianza dell'evento, sfatando il falso mito
secondo cui l'arte moderna viva e si nutra di sola ispirazione scevra
da regole o programmazione senza dover ricorrere a discorsi sui
massimi sistemi, stucchevoli quanto vacui.
Luigina e Piermario si alternano, acquisendo via via maggiore
sicurezza, nel dare voce e corpo a quei verbali di fatti di cronaca,
resi alle autorità costituite del sei-settecento, in un italiano che
non è ancora gonfio di burocratica retorica ma è ancora quello
pratico e diretto (quasi verista o neorealista oserei dire) che si
adoperava (e talvolta si adopera ancora dalle nostre parti) per
intendersi con chi non è avezzo ai sensi e ai suoni del dialetto
locale.
Beppe Pasciutti |
Contemporaneamente, sulla tela cominciano a posarsi, a colare, a
spalmarsi anche i colori con suggestivo tempismo rispetto alle parole
dei lettori, così che i colori danno plasticità alle parole come le
note del secondo intervento musicale pare ispirino i gesti del
pittore, che seguono il movimento della melodia e il fraseggio fino
all'ultima nota, come se stesse suonando tela e colori.
Altro grande applauso per tutti e si entra nella terza ed ultima
parte della serata in cui Beppe Pasciutti racconta un episodio della
Sartirana che fu, partendo dalla spiegazione di un quadro di Renoir
La colazione dei canottieri custodito in un museo degli Stati
Uniti.
Tanto il quadro impressionista che l'episodio piacevano anche a Carlo
Campari e sono stati il motore dell'ispirazione che ha portato
all'ideazione dello spettacolo: la naturale tendenza dell'essere
umano a stare in compagnia dei suoi simili è nota ad ogni latitudine
e in ogni tempo e, lo stare a tavola in grande compagnia, ne è
l'espressione migliore.
Accadeva anche a Sartirana, nel cortile dove Pasciutti abitava, che
la domenica tutte le famiglie si trovassero a pranzare sotto la
pergola e poi spendessero il pomeriggio in infuocate partite di
briscola in cinque; accadde che una discussione intorno a una
vittoria troppo facile (complice, pare, una lucidissima calvizie,
quasi uno specchio) degenerasse in rissa con amputazione di un dito
di uno dei contendenti, a causa di una pudarlina (piccola
roncola tascabile) comparsa tra le mani di uno dei belligeranti e
volata insieme al moncone nella letamaia al limitare del cortile
stesso.
Ora, la letamaia fungeva anche da latrina pubblica, per le famiglie
residenti, oltre che da discarica domestica e zootecnica; tra gli
spettatori della concitata scena, il gatto in attesa che i topolini
da granaio tentassero una sortita dai loro nascondigli: essendo
quelli latitanti e poco avezzo al baccano che andavano facendo i
bipedi, decise di recuperare e restituire loro il dito staccato prima
che affondasse del tutto in cosa è facile da immaginare.
Fortunatamente si rintracciò un medico che riusci persino a
riattaccare l'arto, senza porre troppo tempo in mezzo: però, questo
causò la crescita di una piccola colonia vegetale che il malcapitato
infortunato, di professione falegname, non rimosse e anzi dotò di
apposita fioriera di legno curando anche di innaffiare, di tanto in
tanto, la vegetazione.
Per dirla con De Andrè, dal letame può nascere un fiore e dai
diamanti non nasce nulla....
Sole freddo di Beppe Pasciutti 2015 |
Con il giusto tributo di applausi alle doti di affabulatore del
maestro Pasciutti e la terza parentesi musicale che dovrebbe essere
la sigla finale su cui scorrono i titoli di coda, saremmo giunti
all'inito al buffet e alla bicchierata che augura la buonanotte a
tutto il pubblico e ai protagonisti: ma il condizionale è d'obbligo
perchè Nando De Luca concede due bis fuori programma eseguendo un
medley di successi di Celentano e Jannacci (coi quali ha lungamente
collaborato) e I sogni son desideri da Cenerentola,
mentre Pietro Pastorini, ex allenatore federale FIDAL per la
marcia e già commissario tecnico anche di altre nazionali, che
conobbe Campari come assessore nel 1972 quando Lomello ospitò una
gara internazionale di marcia apprezzandolo, chiede e ottiene dal
pubblico presente una standing ovation per ricordare e ringraziare
(perchè no?) Carlo Campari per aver incrociato le nostre vite, per
l'impegno e l'amore che ha riversato nel suo lavoro, che ha mostrato
verso il suo paese e verso ogni cosa che fosse strana ma bella.
Proprio come questa serata a cui gli sarebbe piaciuto partecipare,
per vedere l'effetto che fa.
(c) 2015 Claudio Montini
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