La cartolina della regina
Sono d'accordo con voi: è un pò presto oppure è un troppo tardi per parlare di San Lorenzo e della notte delle stelle cadenti, questione di punti di vista.
Ma, dal momento che gli auguri vengono da una così nobile e antica figura ( non me ne voglia, Sua Maestà, i suoi 1400 anni li porta benissimo, come una regina d'altri tempi...appunto: però son sempre quasi millequattrocento ), io li accetto senza remore perchè mio padre buon'anima mi ha insegnato che le sole cose da rifiutare sono i calci nel sedere, pugni e schiaffi si evitano, gli insulti vanno rispediti con arguzia al mittente.
Gli artisti, si sà, sono tutti un poco pazzarielli perchè tengono la macchina dei sogni sempre accesa e pronta a partire per un baleno qualsiasi che attraversi la mente: sono loro che hanno inventato il detto secondo il quale i sogni son desideri solo per giustificare i colori e i suoni e le suggestioni con cui paludano la realtà, la travestono e ce la fanno sembrare accettabile e bella anche per una manciata di minuti.
Questo era il compito di poeti, musicanti e saltimbanchi anche presso la vostra corte, o regina Teodolinda, a Pavia e, immagino, ne avrete trovati anche qui a Lomello dove siete fuggita per evitare di fare la stessa fine del vostro primo marito e accettarne un secondo, il duca Agilulfo da Torino.
Non avevate torme di insolenti giornalisti a piazzarvi microfoni sotto le regali labbra e stringervi d'assedio, per carpirvi mezze frasi da fraintendere e diffondere ad uso e consumo dei sobillatori del popolo, non certo per lasciarvi spiegare le ragioni ideali dei vostri gesti; chi lo ha fatto, Paolo Diacono con la sua Historia Langobardorum, è stato spinto dalla nostalgia per un'età perduta, per un mondo tramontato, per non guardare l'orizzonte degli eventi carico di nebbie e cupe nubi che scorgeva dal monastero in cui si era rifugiato, dopo essere stato funzionario e servitore del vostro regno travolto dalla Storia che non perdona i difetti congeniti di chi non si evolve da tribù a nazione.
Lui ha scritto e ricordato per consolarsi nei suoi ultimi anni; a Lomello, da anni, ricordiamo il vostro matrimonio e la festa che ne fece un'evento memorabile tanto che non si è mai persa nel popolo, che tanto amavate poichè tale missione era impressa nelle radici celtiche del vostro nome (theud, popolo e lind, scudo o protezione); io, invece, aspirante parolaio impiccione, sogno di potervi incontrare e domandare mille cose, chiedervi conto e ragione, impressioni e valutazioni riguardo a tutto il tempo che è passato e che frutti ha portato.
Qualcuno ha scritto che la storia è maestra di vita, qualche d'un'altro ha cantato che il futuro è un'ipotesi: io mi metto in mezzo perchè sono capace di sognare e vi aspetto nella piazza a voi dedicata a Lomello, in una notte d'estate.
Testo: (c) 2015 Claudio Montini Fotografia e grafica: (c) 2013 Orazio Nullo
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