Usate la testa...è gratis!
di Claudio Montini
Non è affatto semplice trovare tutti i giorni qualcosa da raccontare: siamo tempestati da nugoli impressionanti di megafoni strillanti ogni sorta di bruttura o nefandezza o proditoria intemperanza dell'essere umano, al punto che evitiamo quasi di ascoltare o di vedere per non cader preda dell'angoscia. Così si finisce di parlare delle solite cose, la politica o il pallone o l'automobile o l'economia, per finire con la scomparsa delle mezze stagioni e delle buone maniere così come dell'educazione e del senso civico. Un momento, parlare è una grossa parola, è grasso che cola tra una sbirciata alle notifiche di facebook o a quelle del gruppo whatsup (o uàzzapp?) cui ci richiama quella sottile piastrella di silicati e poliuretano e altri metalli rari che portiamo con noi anche nei momenti intimi della vita quotidiana. Sarà capitato anche a più d'uno di voi, che mi state leggendo, di scoprire un'amico in lacrime (virtuali poichè esplicitate attraverso quei graziosi disegnini colorati, da usare come caratteri e in luogo delle parole) il quale ha assistito, atterrito, al tuffo stile Acapulco del proprio terminale nella tazza in ceramica nel quale, di solito, lui deposita ben altri conglomerati azotati: il fatto che abbia condivisa la potenziale astinenza da smartphone con la comunità telematica, significa che il tuffatore involontario è stato recuperato e rianimato (non approfondirei i particolari, per decenza: anche perchè rimane il dubbio se l'evento si sia verificato prima o dopo l'uso consueto del manufatto in ceramica...), cosi da riportare la solitudine quotidiana a scorrere sui consueti binari e tornare ad essere il necessario rumore di fondo tra una notifica e l'altra, un messaggino o una foto buffa, un cinguettio o un click qualsiasi. Così il silenzio rotto solo dai nostri passi e dal nostro respiro, come fossimo in una cattedrale; lo stupore di guardarci nello specchio e non ritrovarsi nemmeno somiglianti all'idea che ci eravamo fatti di noi stessi; lo smarrimento di fronte al buio dei giorni a venire e alle macerie che ci siamo lasciati alle spalle, ci pare insolito e, raramente piacevole: tuttavia, queste fattispecie ci fanno meno paura di trovarci in luogo dove non c'è campo, non c'è rete, non c'è connessione poichè proveremmo a risolverla spegnendo e accendendo, forsennatamente, i terminali elettronici maledicendo sottovoce gli dei che sovrintendono alla tecnologia. E se, invece provassimo a spegnerli soltanto? Abbiamo, dalla nascita, un elaboratore potente, gratuito, ecologico e ben protetto in una scatola che non serve solo a portare il cappello o, come nel mio caso, anche gli occhiali.
© 2018 Testo di Claudio Montini© 2015 Immagine di Orazio Nullo "Brain Teaser" - Atelier des pixels collection
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