La Primavera del fiume
di Patrizio Ventura
Al tepore di Primavera che si rinnova
ricalpesto le orme che negli anni ho inciso,
mi perdo nei luoghi che più conosco
ed ancor di più, quando mi cerco.
Mi sento albero
le cui radici non capisco se trattengono la terra
o se è la terra mia che mi tiene a sè.
Le mie foglie
come pensieri che tornano a colorarsi e brillare,
illudendomi che il tutto sia diverso,
usando il sole che non muta mai.
Il mio tronco
un tempo liscio e flessibile, forte e sicuro nella sua esilità,
or coperto da rughe profonde
che dicon del vero che l'ampiezza mente.
Ed il mio stare insieme ad altri
per confondermi o rassicurarmi,
guardo all'acque che mi han cresciuto
e con amarezza scopro,
quante ferite ci han procurato.
Tutto va, tutto scende,
mentre io son salito
e l'aria che ruban le mie foglie
o l'acqua che le radici avide bevono,
non hanno il profumo ed il sapore di allora.
Aspetto!
Aspetto la piena giusta che mi porti con sè,
nell'abbraccio opaco di quella corrente
figlia di quella trasparente madre che mi cullò!
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