martedì 12 maggio 2015

In diretta dall'altra parte della galassia - Inedito prologo di un nuovo romanzo

Avviso ai naviganti interstellari 

 

 

 

 

 di Claudio Montini

 Tratto da

 "L'ultima missione di Ulysses Xenophon"

inedito






Gli umanoidi di molte galassie hanno in comune molte caratteristiche e molti comportamenti, sebbene sia raro che lo ammettano: pensano sempre di essere i soli, i primi e, in altre parole, gli unici esseri senzienti del pianeta di cui assumono il controllo nel corso della loro evoluzione.
Quando mettono il naso, o la cosa che più vi somigli del loro organismo, fuori dal loro pianeta, o anche dal loro sistema planetario, sovente ridimensionano le loro concezioni cosmologiche e cosmogoniche mantenendo un'atteggiamento di seccata superiorità, se incontrano civiltà presso cui la ruota della comprensione e della conoscienza non ha girato con velocità pari alla propria, favorendo la crescita intellettuale.
L'universo, invece, è un posto molto trafficato, altrettanto affollato e caoticamente stratificato, dove molte cose esistono all'insaputa le une delle altre: siano esse galassie, stelle gassose o solide con atmosfera, agglomerati di energia gravitazionale e onde elettromagnetiche, particelle instabili che, contraendosi, espandendosi, collidendo danno vita a un organismo che si muove lungo fasci infiniti di linee temporali tangenti e secanti, mai parallele.
Al contrario, come linee parallele si comportano le civiltà che popolano l'universo stesso quando ancora riempiono i loro cieli di figure magiche, inconoscibili e onnipotenti perchè l'evoluzione del loro pensiero non è ancora stata in grado di sfondare la volta celeste che lo sovrasta, come una cupola infrangibile e irraggiungibile, per indagare e conoscere ciò che sta oltre i propri limiti fisiologici, spaziali e temporali: l'immaginazione non trova le prove, sul campo, a ratifica delle sue teorie e si consola inventando favole.
Eppure l'universo reale non è affatto omogeneo, pur essendo congegnato per funzionare in base a leggi valide in ogni istante e in ogni punto.
Se in una zona le trasformazioni appaiono più lente e blande, altrove sono decisamente più rapide e incisive; se vi sono civiltà che si muovono a malapena sulla superficie dei loro pianeti, in balìa degli eventi e degli elementi, ve ne sono altre che, ossessionate dalla solitudine e dalla sete di conoscienza, volano via da quella per osservare e, magari, colonizzare nuovi mondi allo scopo di scongiurare la propria estinzione.
Osservatori, esploratori, viaggiatori e ambasciatori, spesso affatto neutrali, attraversano galassie e sistemi stellari catalogando pianeti e forme di vita, partecipando e interferendo con l'evoluzione, magari, ma compilando minuziosi rapporti per i Custodi del Tempo che, utilizzando quella mole di dati, sviluppano le loro matrici di calcolo lungo tutte le direttrici temporali assegnando, in tal modo, un ventaglio completo di probabilità e di implicazioni per ogni opzione relativa all'esistenza di ciascuna particella dell'universo.
Usando una locuzione mutuata dal comandante Ulysses Xenophon, posso dire con assoluta certezza che i Custodi del Tempo conoscono vita, morte e miracoli di ogni punto dell'universo: possono addirittura prevedere il corso degli accadimenti ma non sono in grado di modificarlo.
Il Tempo ci consente di percorrerlo avanti e indietro solo come osservatori perchè, qualunque intervento volto a modificare la sequenza degli eventi, non produrrebbe effetti significativi o duraturi.
Abbiamo rilevato e verificato che, essendo esso stesso una dimensione immanente ma intrinseca eppure strutturale dell'universo, nonostante gli interventi degli Osservatori basati sui suggerimenti dei calcoli dei Custodi, il Tempo da sè medesimo produce ed esegue le correzioni di rotta per riallinearsi al percorso stabilito prima dell'origine sua e del cosmo da entità superiori e preesistenti all'ordine dei Custodi, degli Osservatori e dei Navigatori: vale a dire dell'intera nostra civiltà che continuiamo a ritenere la più evoluta in assoluto.
Dal momento in cui abbiamo individuato il vostro pianeta, tanto per fare un esempio, i membri dell'Ordine degli Osservatori che abbiamo spedito in missione hanno "interferito" con la vostra evoluzione per correggere pericolose derive, rese evidenti dalle nostre elaborazioni: ma puntualmente, confutando i nostri calcoli, il Tempo vi ha fatto percorrere comunque quelle tragiche sbandate da cui, raramente, avete tratto utili insegnamenti per evitare di ripeterle.
Sapevamo tutto di voi, destini passati e presenti e futuri: vi abbiamo insegnato il concetto di destino combinato con il libero arbitirio; vi abbiamo insegnato a porvi domande e a cercare risposte concrete e dimostrabili; avremmo voluto insegnarvi anche la compassione e debellare l'egoismo dal vostro DNA: ma non ci siamo riusciti, dal momento che numerose guerre hanno stremato il pianeta e fiaccato la vostra civiltà fino a portarvi sull'orlo dell'estinzione, come quella immediatamente successiva alla partenza della missione Eureka Kalymera del comandante Xenophon e dei suoi quaranta compagni.
Quando furono agganciati dai nostri rilevatori, sul limitare del nostro sistema stellare, la prima "santa" guerra atomica aveva avvolto, da molto tempo, il vostro pianeta del nero sudario della morte e della desolazione: qualcuno tra voi voleva vincere a tutti i costi e fece ricorso a forze che aveva maldestramente imparato a produrre senza saperle mai controllare e limitare, nei loro effetti più perniciosi.
L'equipaggio di quella missione esplorativa dello spazio esterno al sistema solare ignorava cosa fosse successo sul proprio pianeta, dopo l'innesco della "fionda orbitale" con cui avevano lasciato dietro di se l'ultimo planetoide e l'attivazione del propulsore ad antimateria progettato e approntato da un misterioso ingegnere aggregatosi all'ultimo minuto, perchè non era mai stato completato il programma di collaudo.
La distanze siderali erano un problema già per le nostre comunicazioni con gli osservatori, sebbene ci basassimo sulle onde di fotoni e particelle "eccitate" energeticamente oltre ai network sub-luce che condividevamo con altre civiltà, passava un certo tempo tra invio e ricevimento dei dati e dei rapporti: certamente non mesi come a bordo dell'Eureka Kalymera, oltretutto con una qualità bassa e incostante, pari solo alla inattendibilità delle notizie che ricevevano, finchè la loro "base" smise di trasmettere e l'equipaggio si convinse che fosse dovuto alla enorme distanza che avevano già percorso.
Non potevano immaginare che chi li aveva lanciati in quella missione, frutto della collaborazione internazionale, aveva scelto di porre fine ad ataviche rivalità con gli strumenti della sopraffazione e dello sterminio che, in tutto l'universo, vengono condensati in una sola parola: la guerra nucleare non venne mai menzionata nei bollettini informativi del centro controllo missione, per cui il mondo continuava a girare e si aspettava enormi ricadute tecniche e scientifiche dai dati che quell'esplorazione avrebbe prodotto, ovvero nuovo benessere e nuova prosperità.
Invece i rapporti di Zosymer Myryon, successore del padre Elyseon nel ruolo di Osservatore, giunti ben prima della Eureka Kalispera, raccontarono tutta un'altra verità: fino a che non cessarono del tutto.
Elyseon Myryon aveva dato tutto il possibile alla causa della nostra civiltà, l'intera sua esistenza e un figlio che amava e da cui era amato: un padre non dovrebbe mai essere costretto a seppellire un figlio o, tutt'al più, a sopravvivergli.
Egli, però, non consultò mai le proiezioni dei Custodi, nè per sè nè per il figlio, accettando la sequenza degli eventi così come si presentarono e come in ogni caso era stato disposto dal Tempo prima della nostra stessa esistenza: parafrasando, così, il pensiero dell'Osservatore che lo aveva preceduto sul vostro pianeta e che, dato da noi per disperso, Elyseon aveva rintracciato pochi anni prima che fosse messo a morte dal popolo che li ospitava.
"Aveva pagato il prezzo delle sue eresie", scrisse nel rapporto: ma io sapevo che non era affatto il suo pensiero e non mi stupii nell'apprendere che ritornava su quel pianeta in appoggio alla missione di spionaggio del comandante Xenophon.
Mentre quest'ultimo cercava notizie sulle mire colonizzatrici della sua sciagurata civiltà, l'altro voleva trovare risposte per la fine del figlio che bastassero a sua madre per sciogliere lacrime alla sua memoria.
Ora che tutti i calcoli sono stati completati e giustificati, tutti i rapporti depositati e tutti i protagonisti ammessi al riposo, liberi di concludere come meglio credono il loro ciclo vitale, noi Cronistorici possiamo scrivere la storia definitiva dell'ultima missione, l'imperativo che riecheggia e regge l'universo intero: sopravvivere!
Lanceremo questa stessa storia lungo le direttrici del Tempo, come un messaggio affidato alle correnti elettromagnetiche che attraversano le galassie e l'universo intero: ecco perchè, ora, è tra le vostre mani.



Sweton Tranzil, Ordine dei Cronistorici


(c) 2014  Claudio Montini
Foto Google Images  Giacomo Balla "Il pianeta mercurio che passa davanti al sole" 1914 

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