di Claudio Montini
Di fronte a una vita che non è mai sbocciata ma che si ostina ad accumulare ore e giorni e mesi di resistenza contro ogni logica, ogni pietà, ogni strazio di cuore di madre dovremmo tutti inchinarci e fare ammenda dei nostri capricci, delle nostre debolezze puerili e sterili, della nostra ignavia intellettuale spacciata per sapienza professionale. Eppure non ci riusciamo, o meglio, io non ci riesco: posso soltanto provare ad alleggerire il peso che non hanno mai voluto nè chiesto, con una parola o un gesto o un silenzio (che spesso vale più di mille parole) senza che da essi faccia mai capolino un briciolo di pietosa commiserazione e nemmeno disperazione o rammarico, poichè queste cose sono quelle maggiormente percepite, immediatamente colte e duramente laceranti per questi esseri umani meno fortunati di noi che ci crediamo normali. Quando il destino, o chi per esso, ti ha preso a calci e pugni persino in posti nemmeno immaginavi di avere e, per dispetto, ti ha lasciato la consapevolezza di te stesso ma non quella di esprimerti, i lati peggiori del tuo carattere prendono il sopravvento insieme alla rassegnazione e all'euforia contenuta per ogni piccolo progresso su quella che chi ti circonda, mentendo, si ostina a indicare come la via della guarigione sebbene faccia parte del proprio mestiere. Eppure basta la pazienza e la passione di pochi e la visionaria lungimiranza di chi, per fede e per scelta di vita, crede ancora ai miracoli e a un dio che si è fatto uomo per riaccendere anche a giorni alterni la speranza e la voglia di lottare, di continuare ad esistere, di provare a risalire l'imbuto che si è rovesciato per inghiottirci nell'oblio dei vivi, diventando ricordi sbiaditi prima ancora di essere tornati cenere alla cenere e polvere alla polvere. Esistono questi avamposti della pietà (intesa alla latina) e della carità, in cui nessuno è perduto anche se si è fermato qualche passo indietro, in cui ci si ferma ad aspettare proprio questi ultimi e caso mai si va loro incontro a braccia aperte, perchè con un sorriso e tenendosi stretti e per mano si ricomincia insieme ad andare avanti fino all'inevitabile traguardo. Se avete ancora qualche dubbio sulla destinazione del vostro cinque per mille, guardatevi intorno, alzate lo sguardo da quella piastrella di silicio e plastica ed entrate in uno qualsiasi di questi cronicari: io posso solo suggerivi, per esperienza pressoché diretta, di cercare la Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus dove prendersi cura della disabilità è pane quotidiano, così come la riabilitazione dopo gravi infortuni e malattie invalidanti pur con tutti i limiti che le cose umane hanno. Basta una firma e si diventerà quegli amìs (amici) cui, prima di spirare, il beato don Carlo Gnocchi, raccomandò la sua baracca che da settant'anni accoglie e aiuta bambini e ragazzi con disabilità, anziani in difficoltà, pazienti con gravi lesioni cerebrali e malati terminali, in tutta Italia: giusto per stare accanto alla vita, sempre. (maggiori informazioni su 5X1000.dongnocchi.it)
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Road to eternity"
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