martedì 17 ottobre 2017

Scampoli di fine stagione: ma la colpa è anche nostra

Avete voglia ad aspettare che piova...
di Claudio Montini

Siamo alla fine di una legislatura, in Italia, che è stata caratterizzata dalla più assurda delle logiche conseguenze del parlamentarismo scientifico adottato dai costituenti nel biennio 1946-1947 come antidoto alle derive autoritarie che, sospettavano e temevano con giusta ragione, avrebbero affascinato di nuovo la maggioranza silenziosa dei cittadini italiani. Il mito dell'uomo forte per tutte le stagioni, il capo supremo tutto d'un pezzo cui giurare eterna fedeltà, onde riceverne prebende e compensi, è una parte integrante nel corredo genetico ed etico dell'abitante della terra dove il "si" suona; altrimenti non si spiegherebbe il successo di mafia, camorra, 'ndrangheta e loro declinazioni varie ed eventuali, non si spiegherebbe il sistema appena rivelato ma non debellato che comodamente etichettiamo come "Tangentopoli", non si spiegherebbe il ricorso sistematico alla raccomandazione per entrare anche in un circolo o un'associazione ricreativa, culturale o sportiva di coloro che, da Cavour e S.A.R. Vittorio Emanuele II in poi, si illudono e si credono e si ostinano a chiamarsi italiani specialmente quando incitano undici giovanotti in maglietta azzurra e calzoncini bianchi che rincorrono un pallone, contendendolo ad altrettanti giovanotti con una maglia dal colore diverso sopra un prato verde. Purtroppo o per fortuna, la politica non è riducibile ad una partita di calcio e alla fine presenta sempre il conto di di quel che si è fatto o che si è detto sottratto delle promesse mancate: la libertà è in una matita e un foglio di carta con tanti disegni colorati e tante caselle tra cui scegliere quella da barrare, in una scatola di latta con una tenda che impedisce a chiunque di guardare dove si traccia il segno, in un'altra scatola dove depositare quel foglio piegato in modo che non si veda la scelta compiuta fino a che non si proceda allo spoglio di tutti gli altri fogli, quando tutti quelli che potevano farlo abbiano votato. Già, la libertà. Siamo alla fine di una legislatura, o meglio abbiamo iniziato il suo ultimo tratto, in cui si è assistito a un ulteriore separazione tra paese reale e paese legale con buona pace di quella libertà di cui parlavo poche righe più sopra: la politica ha preso in ostaggio il paese reale sfruttando la sua capacità di superare le crisi, di adattarsi e piegarsi alla piena come il giunco del proverbio siciliano, per foraggiare se stessa e pavoneggiarsi nel teatrino europeo e compiere comodamente i propri regolamenti di conti. Lo dimostrano i discorsi programmatici dei politici di questi giorni in cui si sta per varare una nuova legge elettorale, tutti tesi ad ottenere le più vantaggiose condizioni che consentano di raggranellare il maggior numero di seggi: sul fronte dei problemi dell'Italia, come lavoro e infrastrutture da manutenzionare e famiglie da sostenere e villaggi da ricostruire con annessi e connessi, come malati da curare e medici e tecnici da istruire a dovere e invogliare a restare a lavorare dove sono nati, come forze di polizia e di primo intervento da corroborare e incentivare con ricompense tangibili e non vacue promesse, come carceri da umanizzare e giustizia rapida e sicura affinchè smetta di essere conveniente la disonestà, il malaffare, la prevaricazione...ebbene, riguardo a tutto ciò si registra un silenzio che nessuno ha mai sentito, un vuoto senza neppure l'eco (si sono rubati pure quello, oltre alla nostra speranza), un deserto immobile di pietre dove nemmeno il vento solleva granelli di polvere tanto non ne vale la pena. La cosa peggiore è che nessuno di noi sente il bisogno di ribellarsi, di alzare la voce, di scendere in piazza o di andare alla sezione del proprio partito e chiedere spiegazioni: ci si indigna per gli espulsi dal Grande Fratello, si trepida per la Ferrari che non ne imbrocca una in ogni gran premio, si smania per l'ultimo modello di telefono cellulare quando ancora non si è finito di pagare il divano o il frigorifero o il conto dal salumiere. Non è più tempo di "Piove, governo ladro": se l'Italia va male la colpa è anche di noi italiani...oltretutto, con questo anticiclone africano (figlio anche del riscaldamento globale dovuto all'inquinamento), hai voglia ad aspettare che piova....

(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2017 Immagine di Orazio Nullo "Show must go on"

Nessun commento:

Posta un commento