I Lombardi, i Veneti e l'aria fritta che sa di vittoria
di Claudio Montini
Ci vuole un bel coraggio a dire che hanno vinto i lombardi, con solo il 39% scarso di aventi diritto che si è recato ai seggi elettorali consueti per provare i nuovi giochini elettronici voluti dalla presidenza leghista della regione che si crede ancora polo economico-finanziario dell'Italia. Piaccia o meno ai professori che abbondano nella rete informatica mondiale così come abbondavano al Bar Sport o al Bar centrale (per non dire del Bar Cooperativa del Popolo) del mio paese, le stanze dei bottoni dell'economia e della finanza e della produzione industriale si sono spostate altrove, da almeno una quarantina d'anni: per qualche tempo hanno villeggiato tra la laguna che vide i fasti della Serenissima e il Piave (solo così si spiega l'alta affluenza registrata in Veneto allo Zaia Show), posso concederlo, ma ora tutto si svolge e decide in una sorta di iperuranio avulso dai contesti geopolitici che si ostinano a insegnare nelle scuole, ovvero in una sorta di quarta dimensione dove non conta la tessera politica nè l'ideologia e nemmeno la fede religiosa, ma soltanto il bilancio in partita doppia e la cassa entro cui far scorrere i denari o lasciarli riposare in attesa di tempi migliori. Domenica 22 ottobre e nei giorni seguenti, è andata in scena una tragica farsa spacciata per democrazia e rispetto delle norme di legge, in primis costituzionali: si è trattato invece di un grottesco regolamento di conti tra correnti di partito (leggi Lega Nord) finanziato e benedetto da soldi pubblici (cioè le tasse dei cittadini) e dalle istituzioni repubblicane italiane, forti del dettato della legge più bella e inapplicata mai promulgata. E' stata la dimostrazione, plastica e pleonastica, della distanza siderale tra paese legale e paese reale: quello che è stato chiesto ai cittadini è il permesso di fare una azione che è già facoltà, a questo punto anche dovere, dei governatori e delle giunte di governo di tutte e venti le regioni che compongono la Repubblica Italiana, comprese quelle a statuto speciale, ovvero dotarsi di una legge regionale che preveda la richiesta di maggiori competenze, indichi le modalità per ottenerle ed espletarle, specifichi i costi e le risorse necessarie per attuarla e sia indirizzata al Potere Esecutivo affinchè intavoli una mediazione in vista della piena realizzazione delle istanze in essa contenute. La Regione Emilia Romagna l'ha già fatta, approvata e presentata al Governo; il Veneto l'ha approntata e l'approverà cercando di usarla anche come strumento di persuasione; la Regione Lombardia non ne ha nemmeno sentito parlare e nemmeno c'è uno straccio di bozza: era troppo impegnata a trovare i soldi per i videogame e per pagare le forze dell'ordine che hanno svolto il consueto lavoro di presidio dei seggi elettorali, per non dire dei poveri tapini che si sono visti scippare un fine settimana come presidenti e scrutatori. La triste realtà, meschina e deformata fin che volete...ma non mi dite che non ci avete pensato anche voi, è quella per cui all'interno della Lega Nord ci sia stato un conteggio delle forze relative alle anime che, sotto la camicia verde, si agitano alle spalle del segretario federale: a parte piccole frange estremiste, per altro già trombate alle passate consultazioni, Roberto Maroni e Luca Zaia hanno inviato un velato messaggio al candidato primo ministro Matteo Salvini, dal momento che oggi contano i numeri e le statistiche più dei proclami, ovvero fai pure la corsa per Palazzo Chigi ma bada di non ignorarci poichè abbiamo i numeri per azzopparti e prendere il tuo posto anche dalle nostre poltrone di governatori di regione. Il tutto alla faccia dei disoccupati, delle aziende in crisi, delle collusioni con la malavita, con le deficienze in tema di infrastrutture, assistenza sanitaria, sicurezza spicciola e macroscopica dei nostri borghi come delle nostre città: vale a dire alla faccia del popolo che, a parole, è loro tanto caro e che ha pagato tutto quanto. Allora, lombardi, siete davvero sicuri di avere vinto qualcosa che non sia altro che aria fritta?
(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2012 Immagine di Michele Pini dal diario facebook
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