giovedì 16 febbraio 2017

Libero arbitrio...arrivederci Dino Bettamin da Montebelluna!

Dino Bettamin e la sua scelta dignitosa
di Claudio Montini

Dino ha scelto di addormentarsi per sempre, non ce la faceva più a portare quella croce, a mordere e sbocconcellare brandelli di attimi di vita grazie alle macchine o alla chimica, a perdere ogni istante di dignità e di intimità dipendendo dalla pietà e dal mestiere di chi ti deve accudire per ogni ora del giorno. Dino ha scelto di morire, mi ostino a pensare che abbia scelto in tempi non sospetti, cioè quando tutti intorno a lui, mentendo spudoratamente, giuravano che quel giorno sarebbe stato lungamente di là da venire e che nel frattempo avrebbero fatto di tutto perchè ogni giorno fosse pieno di senso, di cose da fare, di voglia di vivere. Dino ha scelto di andare incontro alla fine nel modo più sereno e dolce e dignitoso che l'uomo, il filosofo, il legislatore possano mai immaginare e concepire da qui a trenta secoli indietro nella storia dell'animale presuntuoso e intelligente: dormire, forse, sognare... Perchè quando si dorme, si entra in un'altra dimensione, in un altro spazio, in un altro tempo in cui non c'è bisogno di bere nè di mangiare, di respirare nè di sudare, di correre nè di stare fermi: il destino trova la strada da sè, ci viene incontro e ci porta altrove in altre piazze, in altre stanze, in altre sacrestie e forse in altre cattedrali da una terra di nessuno, il sonno appunto, a un nuovo universo fatto di regole eterne e sempre nuove ma lontano dalle meschinità della valle di lacrime alle nostre spalle. Dino era affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, SLA, aveva fatto il macellaio nel suo paese (Montebelluna in provincia di Treviso, Regione Veneto) fino a cinque anni fa, probabilmente alle soglie della pensione (allora ne aveva 66 di anni), quando gli è stata diagnosticata la malattia neurologica degenerativa impedisce progressivamente il controllo del proprio corpo, compresi i movimenti automatici o involontari tra i quali la respirazione. Dino ha deciso che il culmine del suo personale Monte Golgota fosse lì davanti a lui e ha chiesto di poter piantare lì la sua croce per poter andare incontro a Colui che Lassù Risiede, sognando di essere ancora una volta dietro al bancone della sua macelleria a preparare bistecche e arrosti o a ripulire gli attrezzi del mestiere. Lo ha chiesto ai sanitari che lo seguivano e che lo hanno fatto perchè è previsto dai protocolli: non ha chiesto niente di più di quello che è possibile fare, non ha chiesto niente di più di quello che è lecito fare per pietà verso la sofferenza altrui, ha voluto soltanto restituire l'amore ricevuto troncando la litania dolente di uno stillicidio. Perchè anche chi ama e vive accanto a un paziente incurabile soffre la medesima pena, patisce la medesima impotenza, geme dello stesso dolore. Chiunque abbia approfittato di questa vicenda per mettersi davanti a un microfono o una telecamera, perorando le ragioni per cui essere a favore o contro l'eutanasia, come disse un falegname di Palestina oltre venti secoli fa, farebbe bene a legarsi una macina di mulino al collo e gettarsi nel mare: anzi, non ne avrebbe neppure bisogno dato che ha dimostrato di averla già, una pietra, al posto del cuore.

(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Immagine di Orazio Nullo "Cathedral on the sea" - Atelier des Pixels Collection

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