martedì 24 novembre 2015

Letti&Piaciuti: L'anello debole di Piera Carlomagno Ed.CentoAutori - Radio Patela Magazine

L'eloquente eleganza di Napoli


L'ANELLO DEBOLE
di Piera Carlomagno
Edizioni CentoAutori



 di Claudio Montini


La storia, secondo Giovan Battista Vico, è una successione ciclica ma non nel senso che Darwin ha voluto imporre alla natura e da millenni i brahmini indiani predicano ai seguaci della metempsicosi: prova ne è il fatto che le tragedie greche di Eschilo, Euripide e Sofocle si rappresentano ancora ai giorni nostri e sono materia di studio, oltre che fonte di ispirazione imprescindibile (quasi istintiva) per i drammaturghi e i romanzieri contemporanei che vogliano lasciare un segno nell'universo letterario.
La storia è una catena fatta di anelli agganciati gli uni agli altri, vincolati tra di loro dal destino o dall'ineluttabilità della vendetta per un'amore malato di sopraffazione, per una parola non detta o detta male, per un sentimento celato e non comunque corrisposto, per la smania di rivincita sulla miseria e le angherie del proprio passato.
L'ANELLO DEBOLE di Piera Carlomagno, edito da Edizioni Cento Autori nella collana "L'arcobaleno" diretta da Carmine Treanni, è la realizzazione e la concretizzazione cartacea e intellettuale dei concetti che ho espresso nell'esordio alla recensione di questo capolavoro letterario, piccolo solo nelle dimensioni del volume e nel numero delle pagine, centocinquantadue in tutto, ma grande nell'elevare a ulteriore maggior dignità letteraria il genere poliziesco o giallo o noir che dir si voglia.
La trama è solo in apparenza semplice: c'è un omicidio e un commissario che indaga sui mandanti, gli esecutori e le motivazioni del delitto scoperchiando un ricco calderone di malaffare i cui vapori mefitici e le relative metastasi inquinano, avvelenano, soffocano Napoli e il suo entroterra; ma non è un'affare di sola camorra: è un dolore più profondo e più grande che muove al riscatto dalle proprie radici antagonisti e protagonisti, figure maggiori e minori, mai marginali ma integranti il quadro complessivo come tutte le statuette del presepe napoletano classico, quello di casa Cupiello per intenderci.
E' la voglia di emanciparsi dalla povertà e dalla sofferenza patita nel passato sfruttando le proprie capacità, mettendole però al servizio delle cose lecite e illecite, senza scrupoli di sorta, che possano procurare denaro e agiatezza a muovere vittima e carnefice, antagonista e protagonista, sotto gli occhi di un commissario di polizia che è l'eroe destinato dal Fato a testimoniare lo sviluppo della tragedia; ma è anche un torinese trapiantato al sud per servizio che, per tristi vicende familiari, rimane scapolo per scelta e senza famiglia ma viene adottato da una città che accoglie chi la vive senza pregiudizi e la ama col buonsenso di chi ha la sensazione di aver ritrovato il suo posto nel mondo e una ragione per restare.
Ma c'è un dolore che non si può umanamente dimenticare: quello per l'amore negato, rubato per lussuria, rifiutato per disprezzo e che semina, coltiva e cresce la vendetta pianificata, allestita e attuata con precisione chirurgica.
"La morte arriva, ma non toglie nulla alle certezze. [...](lui) aveva saputo mescolare la bellezza alla violenza, l'amore all'odio, la devozione alla distruzione, il desiderio al male spietato. anche lei si teneva aggrappata alle sue origini.
In entrambi la logica aveva fatto a cazzotti con la miseria, quella se la portavano addosso. Lui nell'amarla, lei nel respingerlo ostinatamente." (pag. 146)
C'è Napoli e la sua dura realtà quotidiana, c'è Napoli e la sua umanità variegata e vivace e sanguigna, c'è Napoli ma c'è anche la tradizione della letteratura che parte dalla tragedia greca di Eschilo e passa attraverso Carlo Emilio Gadda, Eduardo de Filippo, Matilde Serao, prima grande donna giornalista e co-fondatrice de IL MATTINO di Napoli e firma di punta del quotidiano stesso, per arrivare a tutto il bagaglio culturale e professionale di Piera Carlomagno che scrive sul medesimo quotidiano partenopeo. C'è Napoli che non dimentica, che non vuole morire, che vuole sopravvivere e risorgere per ritornare ad essere quella NEAPOLIS, città nuova, che i coloni esuli dalla Grecia classica sognarono di fondare e vedere prosperare nelle generazioni successive a loro.
L'ANELLO DEBOLE di Piera Carlomagno, edito da Edizioni Cento Autori, adottando un italiano con poche indispensabili coloriture partenopee, gode di uno stile asciutto e stringato più poetico che giornalistico, cioè che lascia il compito della produzione dell'immagine e delle sequenze delle inquadrature alla fantasia del lettore, proprio il compito del coro nelle tragedie greche, proprio come i piccoli tocchi di colore degli impressionisti francesi che riproducono le sfumature della luce e movimentano il quadro nel suo complesso; esso è un capolavoro per lingua, sceneggiatura, profondità intellettuale e non per niente ha vinto il premio Lomellina in Giallo nell'edizione tenutasi nell'ottobre 2015 a Ferrera Erbognone (PV).
Un capolavoro da leggere, rileggere e regalare sicuri di fare un'ottima figura e rendere merito all'ottimo lavoro di Edizioni CentoAutori, casa editrice campana, nella persona di Davide De Marco che cura grafica, copertina e impaginazione elegante e gustosa ed efficacissima di questo volume della collana "L'arcobaleno" diretta dal già citato Carmine Treanni.


© 2015 testo di Claudio Montini
© 2014 Foto di Davide De Marco per Edizioni Cento Autori

Nessun commento:

Posta un commento